a) “L’Università assassinata” e i “liberisti di sinistra”: Daniele Giglioli su Alfabeta2 e Marco Bascetta sul Manifesto del 24 luglio 2010.
Giglioli ricostruisce la lunga storia della distruzione dell’Università: “dalla riforma Ruberti del 1990 a quella Berlinguer (poi Zecchino, poi De Mauro poi Moratti poi Mussi e infine Gelmini)”. Giglioli si “inquieta e dispera” perchè non si oppone “né quel che resta della sinistra parlamentare” “né la sinistra cosiddetta radicale”.
Bascetta attribuisce “ai cosidetti liberisti di sinistra” la paternità dell’attuale stato dell’Università italiana. Va aggiunto che gli stessi ‘padri’ stanno ora operando, attravero il DDL ingiustamente attribuito al ministro Gelmini, per abolire del tutto l’Università statale consegnadola ai potentati nazionali e locali.
b) Il senatore del PD Mauro Ceruti, professore ordinario, sostiene sull’Unità del 23 luglio 2010 che “i principi ispiratori che volevano essere alla base del progetto di riforma Gelmini” sono “condivisi dal Partito Democratico, così come dalle parti sociali, dalla Confindustria che ha fortemente sostenuto questa riforma, e dagli attori del modo accademico”. E’ vero che la Confindustria vuole fortemente e il PD sostiene i contenuti principali dell’attuale DDL in discussione al Senato: commissariamento del Sistema nazionale con l’ANVUR e ‘aslillazzione’ degli Atenei attraverso il CdA aperto agli esterni e con poteri assoluti. Non è vera la condivisione delle Organizzazioni rappresentative dell’Università. E’ vera quella degli “attori del mondo accademico” solo se per “attori” non si intenda la maggioranza del mondo universitario che si oppone al DDL, ma il ristretto numero di accademici che contano, ben rappresentati dai professori-opinionisti e dalla Conferenza dei Rettori, il cui Presidente ha definito “fatto positivo” l’approvazione della legge che assegna poteri ‘totali’ ai Rettori. Sullo stessa materia, per parlar d’altro, è intervenuto, sull’Unità del 24 luglio 2010, Marco Meloni, “coordinatore del PD sulle politiche universitarie”.
c) Giavazzi, Boeri e Mussi. E’ noto che il DDL sull’Università è voluto-dettato in maniera forte (a volte anche con toni isterici) dalla Confindustria che, si sa, si occupa di economia. E’ quindi ‘logico’ che il giorno dell’inizio della discussione del DDL nell’Aula del Senato, il 22 luglio 2010 sui due più ‘grandi’ quotidiani la cosiddetta opinione pubblica l’abbiano fatta due economisti, meglio se professori universitari e ancora meglio se bocconiani.
Sul Corriere della Sera Francesco Giavazzi ha elogiato l’istituenda ANVUR, “il vero perno della riforma”, cioè, in realtà, lo strumento con il quale si opererà la confisca del Sistema nazionale da parte dei potentati nazionali accademico-economici. Nel suo intervento Giavazzi parla dei professori universitari come se lui non lo fosse. Eppure lo era, eccome, quando dal ‘suo’ solito Corriere della Sera si è (pre)occupato di un ‘particolare’ concorso per trasferimento.
Su Repubblica Tito Boeri si è lamentato che “il peso degli esterni nei consigli di amministrazione è stato ulteriormente ridotto” dalla Commissione Istruzione del Senato. Evidentemente Boeri legge i commenti dei suoi ‘colleghi’ opinionisti e non le norme: in realtà è stato ridotto, di poco, il numero minimo, non il numero possibile, degli esterni, attraverso i quali i locali poteri affaristisco-politici, assieme alle locali oligarchie accademiche, potranno trasformare in ASL gli Atenei.
In questo quadro è riuscito a trovare spazio Fabio Mussi, il più ‘parlante’ e il più spiritoso (non)ministro dell’Università, per rivendicare sul Corriere della Sera, in ‘polemica’ con Giavazzi, il merito di avere voluto l’ANVUR prima dell’attuale (non)Ministro.
d) Il testo degli emendamenti al DDL presentati dal Relatore e dai Gruppi parlamentari.
e)Articolo di Anna Maria Sersale sul Messaggero del 26 luglio 2010 su pensionamento a 65 anni e Consiglio di Amministrazione. Va precisato che sull’età di pensionamento dei docenti, che comunque va resa uguale per le tre fasce della docenza, l’ANDU non si è ancora espressa ritenendo questo un problema distinto e meno urgente e drammatico rispetto a quello del reclutamento in ruolo che è e rimarrà bloccato. Con la messa a esaurimento del ruolo dei ricercatori e l’introduzione del ricercatore a termine il numero dei precari crescerà a dismisura assieme agli anni di precariato.
= AGGIORNAMENTO del 21.7.10.
a) “Lo sfascio voluto dalla Gelmini, ‘complice’ il PD”: intervento di Renato Nicolini sul Manifesto del 21 luglio 2010. COMMENTO. Il Manifesto preferisce titolare il duro attacco di Nicolini alle posizioni del PD definendo il PD complice (e per giunta tra virgolette). In questo modo il Manifesto continua a non volersi arrendere al fatto che il PD (e le sue precedenti ‘versioni’) ha in prima persona elaborato e applicato negli anni la linea di demolizione dell’Università statale: finta autonomia finanziaria e statutaria, svuotamento del CUN, finti concorsi locali, disastroso “3 + 2”. Per quanto riguarda il DDL, il PD l’ha costruito ‘collaborando’ nel 2003 alla stesura della posizione della “lobby trasversale” della confindustriale Treellle, presentando conseguentemente nel 2006 il DDL sull’Agenzia di Valutazione e più recentemente il DDL che anticipa i contenuti di quello governativo, attraverso le dichiarazioni pro-Confindustria del Vice-segretario e quelle ‘incolori’ del Segretario e con gli emendamenti e i comportamenti ‘responsabili’ al Senato.
Per leggere le posizioni e i DDL del PD v. più sotto “Aggiornamento del 25.5.10”.
b) Articolo sugli emendamenti del Relatore al DDL che l’Aula del Senato inizierà a discutere il 22 luglio e voterà entro il 6 agosto 2010.
c)Documento della CGIL contraria alla messa ad esaurimento dei ricercatori e al precariato.
= AGGIORNAMENTO del 18.7.10. Il ministro Gelmini, in una intervista al Corriere della Sera del 17 luglio 2010 (“Gelmini: i prof universitari vadano prima in pensione”) ha ripreso la proposta del PD (?) di anticipare a 65 anni la pensione dei professori per dare spazio ai giovani. La proposta era stata bocciata dalla Commissione Istruzione del Senato anche da diversi Senatori del PD. In realta’ gia’ nel DDL sembra essere previsto il pensionamento degli Associati a 65 (leggi il commento). Lo ripetiamo, i problemi sono due e DISTINTI: il reclutamento in ruolo dei docenti quando sono ancora veramente giovani (eliminazione del precariato) e l’eta’ della pensione che comunque deve essere uguale per le tre fasce.
Il principale, gravissimo e urgentissimo problema è quello di eliminare il precariato reclutando IN RUOLO i giovani a 30 anni e non a 40 come oggi, o a 50 come avverrebbe con il DDL gia’ approvato in Commissione al Senato: la Maggioranza, con la ‘resa’ dell”Opposizione’, mettendo ad esaurimento il ruolo dei ricercatori e introducendo il ricercatore a tempo determinato, punta in realtà ad aumentare a dismisura il precariato e a prolungarne notevolmente la durata. Altro che ringiovanimento della docenza! La “gerontocrazia” dei docenti italiani si combatte realmente non con la ‘desertificazione’ ma sbloccando il reclutamento in ruolo (di fatto fermo da anni) con il bando nei prossimi anni, su specifici fondi nazionali, di almeno 20000 posti di ricercatori di ruolo. Se non si fa questo, tutto il resto è solo demagogia e provocazione.
= AGGIORNAMENTO del 27.5.10. Il PD, “tenendo conto dell’evoluzione del DDL Gelmini”, si adegua all’impianto del DDL approvato ‘trasversalmente’ dalla Commissione Istruzione del Senato; impianto che peraltro e’ sostanzialmente quello contenuto nel DDL presentato dallo stesso PD prima di quello governativo. Accanto a punti non completamente chiari, e’ invece molto chiaro che il PD non considera docenti gli attuali ricercatori, nonostante quanto previsto dagli Statuti e dalle leggi e nonostante l’attivita’ di piena docenza effettivamente svolta. Il PD infatti prevede che gli attuali ricercatori possano entrare nel “ruolo unico dei docenti universitari, articolato in livelli” solo “se ricercatori da almeno 6 anni e in caso di valutazione positiva dell’attivita’ svolta e conseguimento dell’abilitazione” oppure attraverso “nuovi concorsi”.
= AGGIORNAMENTO del 25.5.10:
a) Il 21 maggio il sen. Giuseppe Valditara, relatore del DDL, sul Sole 24-ore (giornale della Confindustria) ha illustrato i contenuti del DDL approvato dalla Commissione Istruzione del Senato “dopo un attento lavoro SPESSO condiviso con l’opposizione”: i contenuti corrispondono sostanzialmente a quanto ‘dettato’ dalla Confindustria (dal documento TreeLLLe del 2003 alle recenti pesantissime ‘spinte’ del Presidente e del Vice-presidente), voluto dalla CRUI e previsto dai DDL del PD (che ha anche ufficialmente apprezzato la linea della Confindustria) e del Governo. Infatti: 1. Gli Atenei diventano ASL, privi i autonomia e democrazia, con un rettore-sovrano assoluto, un CdA (con almeno 3 ‘esterni’ su 11) con pieni poteri e un SA privo di reali funzioni. E, per non lasciare dubbi sul nuovo ‘regime’, è stato introdoto il collegio di disciplina di ateneo, micidiale strumento di ‘controllo’ dei comportamenti dei docenti. 2. Il commissariamento del Sistema degli Atenei con l’ANVUR, secondo un ‘vecchio’ progetto dei DS (DDL Tocci e Modica). 3. Aumento della cooptazione personale (localismo, nepotismo, clientelismo) dopo una inutile abilitazione nazionale. 4. Messa ad esaurimento-emarginazione egli attuali ricercatori di ruolo e loro sostituzione con una nuova figura che aumenta e allunga il precariato. 5. Blocco per anni del reclutamento e degli avanzamenti con espulsione di migliaia di attuali precari anche dopo decenni di attività. E le proteste e le richieste del mondo universitario? Evidentemente valgono molto di più le ‘ragioni’ dei poteri forti.
b) Il 23 maggio il Corriere della Sera ha espresso una qualche insoddisfazione sull’operato della Commissione nell’articolo “Universita’, freno nella riforma alla mossa contro i ‘baroni'”.
c) Il 24 maggio Valditara scrive al Corriere della Sera (“In Senato nessuna retromarcia sulla riforma delle universita’”) rassicurando coloro che hanno ‘commissionato’ la controriforma che demolisce del tutto l’Universita’ pubblica.
d) Il 24 maggio Mario Pirani ha attaccato duramente la proposta del PD (?) di anticipare a 65 anni la pensione dei professori per dare spazio ai giovani. La proposta e’ stata bocciata al Senato anche da diversi Senatori del PD. I problemi sono due e DISTINTI: il reclutamento in ruolo dei docenti quando sono ancora veramente giovani (eliminazione del precariato) e l’eta’ della pensione che comunque deve essere uguale per le tre fasce.
e) La denuncia di Rino Falcone sulla non autonomia degli Enti di ricerca.
f) Su possibili pesanti tagli agli Atenei e agli stipendi dei docenti universitari un articolo sul Manifesto del 25 maggio 2010.
= AGGIORNAMENTO del 20.5.10. La Commissione Istruzione del Senato ha completato la votazione del DDL che ora sarà discusso e votato dall’Aula. Ecco il testo ‘ricostruito’ con gli emendamenti approvati dalla Commissione (frutto del meritevole lavoro del CIPUR). Gli ultimi articoli (11-15) sono stati discussi e votati nelle sedute del 18 maggio (1a pomeridiana e 2a pomeridiana) e del 19 maggio 2010.
1)Il Ministro il 13.5.10 è intervenuto alla Commissione Istruzione del Senato dove poi sono intervenuti anche diversi Senatori, tra i quali Vita del PD (v. resoconto della seduta).
2) Il 12.5.10 sono stati approvati dalla stessa Commissione alcuni emendamenti all’art. 9 che riguarda il reclutamento e la progression dei docenti (v. resoconto della seduta).
3) Marco Meloni, della Segreteria nazionale del PD, in una intervista ha, tra l’altro, dichiarato che occorre “consentire ai ricercatori (strutturati e precari) di avere reali opportunità, con una giusta selezione, di entrare nella docenza”. E ancora: “abbiamo proposto (per gli attuali ricercatori, ndr) già in Senato una prima norma per attivare, a cadenza regolare, per i prossimi 8 anni, concorsi che consentano a tutti coloro i quali supereranno le procedure selettive di entrare nei ruoli di docenza.” Il massimo responsabile del PD del Settore evidentemente non ritiene docenti i ricercatori, a differenza di quanto riconosciuto da quasi tutti gli Statuti e da tante Leggi. Il fatto è che i ricercatori sono già “nei ruoli della docenza” e ad essi vanno ancora ‘solo’ riconosciute le funzioni di professore che stanno già da anni svolgendo. Ribadiamo che per il passaggio da una fascia all’altra (da ricercatore ad associato e da associato a ordinario) va prevista una valutazione nazionale individuale, superata la quale si acquisisce automaticamente e pienamente il nuovo status: i concorsi devono essere invece utilizzati per il reclutamento, cioe’ per assumere in ruolo chi non lo è ancora.
= AGGIORNAMENTO del 6.5.10: i resoconti e gli emendamenti della sedute del 4 (una e due) e del 5 della Commissione Istruzione. La discussione del DDL parlamentare in Aula dovrebbe cominciare il 18 maggio 2010.
= AGGIORNAMENTO del 29.4.10:emendamenti approvati nelle sedute del 27 e 28 aprile della Commissione Istruzione del Senato ed emendamento aggiornato del Relatore sullo Stato giuridico. Resoconti sommari delle sedute del 27 (prima e seconda pomeridiana) e del 28 aprile 2010.
= AGGIORNAMENTO del 27.4.10: Contro la messa ad esaurimento del ruolo dei ricercatori segnaliamo l’intervento di Vincenzo Milanesi “Università. Il governo crea nuovi precari. Il binario morto dei ricercatori” del 27.4.10 e una lettera su Repubblica del 25.4.10.
Segnaliamo la Conferenza stampa (audio) del 21.4.10 del PD sul DDL. Il Segretario del PD non vuole “bidoni” e “controriforme”, avanzando “richieste puramente rituali”, come scrive oggi Alessandro Dal lago sul Manifesto. Evidentemente Bersani non ha letto il DDL presentato dal PD (sostanzialmente uguale a quello del Governo e ‘rispondente’ alle richieste della Confindustria e della CRUI), gli emendamenti presentati dal PD e quelli già approvati dal PD (CdA con almeno 3 o 2 esterni, come ‘dettato’ dalla Confindustria, e Rettore ‘capitano di ventura’, cioè anche esterno all’Ateneo). Però il PD condivide le proteste contro il DDL governativo!
= AGGIORNAMENTO del 21.4.10: Resoconto della seduta del 20.4.10 della Commisione Istruzione. Testo degli emendamentiapprovati o accantonati. Testo del DDL al quale si riferiscono. Calendario dei lavori: le sedute previste per mercoledì 21 aprile, alle ore 20,30 e giovedì 22 aprile, alle ore 14,30 non avranno più luogo. Restano invece ferme le sedute di domani mercoledì 21 aprile, alle ore 14,30 e di giovedì 22 aprile, alle ore 8,30.
Segnaliamol’intervento di Adriano Prosperi su Repubblica del 21.4.10. Prosperi, tra l’altro, scrive: “immettere nel governo dell’Università (come ha confermato ieri la Commissione, ndr) esponenti del mondo della produzione e degli affari è una scimmiottatura“.
= AGGIORNAMENTO del 19.4.10: segnaliamo il documento dell’Associazione Venti Maggio che propone il ruolo unico della docenza in tre fasce. Su questa stessa tematica ricordiamo la Proposta dell’ANDU. Invitiamo anche a leggere l’intervento di Fulvio Vassallo Palerologo, dell’Università di Palermo, sul disegno del DDL e la rottamazione dei ricercatori.
Leggendo il resoconto della seduta del 14 aprile 2010 si coglie bene il clima ‘unanime’ che si respira nella Commissione Istruzione del Senato: “la Commissione ha avviato un percorso condiviso da tutte le forze politiche (sen. Giambrone, IDV). “Condivisi” sono stati anche gli emendamenti approvati riguardanti l’art. 1 del DDL.
scrive con lettera aperta il responsabile della scuola superiore Catanese:
L’avvio dell’attività didattica per il prossimo anno accademico è a rischio per l’agitazione dei ricercatori universitari, le cui opportunità di carriera accademica rischiano di essere
mortificate da alcune norme del disegno di legge governativo e che, più in generale, ritengono non adeguatamente apprezzato il loro contributo all’attività didattica. Le risorse finanziarie per le Università sono state ridotte, come in nessun altro ambito del settore pubblico: nel 2010, il Fondo di finanziamento delle
Università subirà una riduzione del 4% circa, rispetto al 2009, e nel 2011 esso diminuirà di un ulteriore 14%. Le risorse finanziarie che lo Stato destinerà agli Atenei, nel 2011, non saranno, così, sufficienti, per molti di essi, a pagare gli stipendi al proprio personale. Non è allarmistico affermare che, in tal modo, gli
Atenei andranno incontro ad una seria crisi finanziaria, con conseguenze negative sulla capacità stessa di erogare il servizio ai propri studenti. Già oggi, come denunziato in diverse manifestazioni di protesta, che abbiamo registrato anche nel nostro Ateneo (a Fisica, a Chimica, a Farmacia, con un documento dei nostri
ricercatori, con varie assemblee, che hanno portato anche alla costituzione di un Coordinamento dei docenti), alcune strutture dipartimentali rischiano la chiusura, a causa dei tagli che subiremo nel corso del 2010, nonché per le inadempienze ministeriali riguardanti la mancata erogazione di finanziamenti FIRB e FAR, e
per il ritardo nella pubblicazione di bandi per la ricerca. D’altra parte l’introduzione di requisiti relativi ad un numero minimo di docenti per corso di laurea e per numero di studenti, ampiamente giustificata dall’eccessiva facilità con cui il sistema universitario ha, purtroppo, attivato tali corsi, abbinata alla riduzione
delle risorse e, quindi, all’impossibilità di adeguare il numero dei docenti ai corsi più richiesti, taglierà fuori, già da quest’anno, molti potenziali studenti dall’accesso alla formazione universitaria, con le inevitabili conseguenze sul diritto allo studio e sulla “società della conoscenza”. Per non dire, poi, della mortificazione,
finanziaria e professionale, del personale universitario, essendo rimasto il solo, tra le categorie di dipendenti pubblici non contrattualizzati, a subire una riduzione del proprio stipendio, che non si ferma al 2013, ma che promanerà i suoi effetti lungo tutta la vita, lavorativa e non. Non è in discussione, ovviamente, il contributo che si è chiamati a dare al risanamento della finanza pubblica, ma questo non può essere indipendente da una
logica di equità distributiva: è equo che un giovane ricercatore, che percepisce uno stipendio di poco più di mille euro al mese, sia chiamato a dare un contributo di migliaia e migliaia di euro.
Ho notato che due gruppi di saggisti militanti, precisamente i redattori di “MicroMega” e di “Agenda Coscioni”, apprezzano anche loro i concetti ispiratori della Riforma c.d. Gelmini, fra i quali
– quello che a loro sembra una “responsabilizzazione delle Università” (cioè la concentrazione dei poteri in due soli organi, e la chiamata diretta dei docenti dai Dipartimenti) e
– quello delle Università naturaliter di almeno due livelli.
L’ANDU ha un’idea delle radici ideologiche di questa collocazione di “MicroMega” e “Agenda Coscioni” sul tema Università in un fronte autoritario, compromessista e affarista, contro il quale normalmente esse si battono con coerenza e competenza?
miriam
14 anni fa
I pensionamenti a 65 anni sono la sola proposta progressista ed intelligente arrivata in campo universitario negli ultimi 20 anni. Auguriamoci che le pressioni dei baroni e della crui non spingano nessuno ad abbandonarla.
Avanti così, i precari sono con voi!
Luca Schiaffino
14 anni fa
A me l’articolo di Nicolini pare irricevibile.
Innanzitutto i colleghi fisici potrebbero enunciare una nuova legge
universale: l’età di chi si oppone ai pensionamenti a 65 anni è compresa fra i 55 e i 70 anni (68 nel caso di Nicolini) e il suo status è quello di professore ordinario. Gli argomenti, invece, i più vari: ora siamo arrivati all’accanimento contro il ’68!!!
E poi la conclusione. A parte il fatto che non si riesce ad estrapolarne un significato, ma si rende conto il prof. Nicolini che il clima di ricerca non solidale esiste già, anche se non è lui personalmente a farne le spese? Quale solidarietà pensa che esista già oggi in un ambiente lavorativo nel quale anziani professori ordinari inamovibili vanno offrendo contratti trimestrali da 700 euro mensili lordi senza tutele e diritti come se fossero imperdibili e gratificanti elargizioni?
Questo articolo è un insulto ai precari.
Graziano
14 anni fa
Come al solito, non c’è l’ombra di un confronto ,una meticolosa messa sotto sorveglianza del sistema universitario da parte dei Ministeri, in particolare quello dell’Economia.
il senatore Valditara relatore e garante della incostituzionalità del DDL .I ricercatori confermati ed associati privati dell’elettorato passivo ed attivo per tutte le cariche accademiche, non più commissari,lo stesso lavoro degli altri ma differente e peggiora la retribuzione.istituzione di una idoneità scientifica nazionale senza alcun valore legale.rettore come il potestà, la sinistra compiacente,Non se ne può più di questo degrado morale e civile .
[…] Lo stesso ‘gruppo’ ha imposto anche i finti concorsi locali e ora sostiene il DDL governativo, che e’ sostanzialmente lo stesso dei quello presentato poco prima dal PD e sostenuta anche ufficialmente da questo Partito, come la Confindustria. […]
Giovanni Federico
14 anni fa
DDL: ESTERNI COME I PRIMARI
di Giovanni Federico
Ben vengano gli esterni se sono imprenditori. Purtroppo saranno solo amministratori regionali e locali che con la scusa del rapporto col territorio asserviranno l’università alla casta politica in cambio di un piatto di lenticchie – pagate oltretutto con i soldi pubblici. I governatori regionali imporranno non solo le linee di ricerca (p.es. no alla ricerca sugli OGM in Veneto o studi di storia locale dovunque per rafforzare l’identità locale) e sopratutto inizieranno a decidere le promozioni – come hanno fatto già con i primari.
Miriam Del Salto
14 anni fa
Bene la proposta 20 maggio. Un documento che davvero può mettere tutti d’accordo.
E benissimo le tutele per i lavoratori precari.
maria rosaria marella
14 anni fa
UNIVERSITA’: 8 PROFESSORI A MARCEGAGLIA: INDIGNA SUA SICUMERA
DIFENDE DDL GELMINI PERCHE’ CONSEGNA RICERCA PUBBLICA A PRIVATI
(ANSA) – ROMA, 14 APR – ”Stupisce e indigna la sicumera con cui la presidente di Confindustria liquida la questione dell’universià e della ricerca in Italia in poche battute, sparando a zero su un mondo assai complesso che ignora e appoggiando incondizionatamente il ddl Gelmini”. A criticare apertamente Emma Marcegaglia per le dichiarazioni fatte in occasione del forum di Parma sono otto professori universitari, in un documento di cui il primo firmatario e’ Guido Alpa, docente ma anche presidente del Consiglio nazionale forense.
Alla riforma Gelmini – affermano con Alpa, Alberto Burgio Alessandro Somma, Raffaele Di Raimo, Maria Rosaria Marella Luca Nivarra, Riccardo Bellofiore e Ugo Mattei – Marcegaglia
”attribuisce la capacità di salvare l’università da se stessa, secondo il trito stereotipo dello ‘strapotere delle baronie”’.”I baroni universitari – chiariscono gli otto
firmatari – rappresentano una categoria ormai quasi del tutto estinta, formata per lo più da accademici di grande levatura (e di grande potere). Ciò che oggi si definisce ‘baronia’ è in realtà il sottoprodotto di pessime riforme, volute dalla politica (certo anche con il contributo di alcuni professori) che da una parte hanno consentito il proliferare delle sedi universitarie e dall’altra hanno indotto una sorta di aziendalizzazione dell’università che si manifesta ad es. nella misurazione degli insegnamenti e dei saperi in crediti. Dietro tutto questo il tentativo, nel migliore dei casi, di adeguare il sistema universitario all’evolvere del capitalismo e alle esigenze del mercato, ma soprattutto un’idea assai confusa di ciò che debba essere il ruolo sociale dell’università in questo paese”.
Gli otto docenti spiegano che il ddl Gelmini piace a Confindustria ”perchè consegna la ricerca pubblica agli imprenditori privati consentendo loro di continuare a non investire un euro in innovazione” E sparano a zero sulla riforma: ”ammazza la ricerca di base e asservisce l’istruzione al mercato; ammazza l’autonomia degli atenei voluta dalla Costituzione” ma insieme ”sancisce lo strapotere dei rettori contro ogni principio di democrazia”; ed ”apre l’ingresso dei cda delle università (peraltro privati di risorse da gestire) a
componenti esterni, imprenditori, ma anche politici locali”. Inoltre ”istituzionalizza la precarizzazione del lavoro di ricerca”. (ANSA).
Graziano
14 anni fa
emergenza Università
Esiste un’emergenza nella ricerca e nella didattica ,nell’assistenza cui far fronte senza altri indugi: occorre immediatamente a livello parlamentare specifiche norme atte ad impedire sia il depauperamento dei ricercatori che l’allontanamento di quei precari che fino ad oggi hanno contribuito con la loro professionalità alla crescita dei centri di ricerca e all’ampliamento dell’offerta formativa nelle facoltà.
Occorre avere allora chiaro : sia la stabilizzazione dei precari , reclutamento straordinario, progressione con valorizzazione del personale docente che da tantissimi anni opera nel silenzio che tale professione esige , fuori dalle logiche del nepotismo e favoritismo.
Marinella Lorinczi
14 anni fa
DDL: “PROVOCHERA’ UN VERO DISASTRO”
di Marinella Lorinczi dell’Università di Cagliari
E’ interessante leggere il susseguirsi delle modifiche suggerite. Anticipando le mie conclusioni personalissime e derivanti da una lettura rapida nonché dai commenti circolanti tra colleghi, l’applicazione provocherà un vero disastro. E’ già sconcertante leggere che trattasi di “una riforma profonda” o di una “profonda riforma” (cincischiamo un po’ con gli aggettivi che piacciono poco in alto), come se da una dozzina di anni a questa parte non stesse succedendo niente, come se quest’incubo collettivo che si è sviluppato lentamente fosse soltanto nelle nostre menti e non nella realtà. Che ci vogliano prendere per stanchezza, è evidente, ma che ci vogliano prendere anche per f—i, è troppo. Intervenire così pesantemente su un sistema logorato, è come dare un’ultima scossa ad un edificio già lesionato.
Detto questo, mi sembra che si siano accaniti su 1. definizione di “università”, che a quanto pare, sempre che rimanga statale o pubblica, sarà “libera” ( o qualcuno la vuole così); cosa significa?; su 2. la cosiddetta “valutazione”, ANVUR e compagnia bella: se non assistessimo a cosa stanno diventano i RAV, direi che la valutazione è opportuna, in genere e comunque, ma va preparata adeguatamente; tutti questi orgasmi valutativi nessuno li aveva tra il 2000-2005, quando sono stati perpetrati gli scempi, meno che meno la CRUI; è vero che c’era il CampusOne, ma ne abbiamo anche visti i risultati, anzi non li abbiamo proprio visti, perché ce li occultavano, cosicché se valutazione c’è stata, noi alla base non ne sapevamo niente; infatti avremmo potuto usarla per introdurre correttivi (sui nuovi ordinamenti, ad esempio), invece abbiamo corretto sempre dietro iniziative dall’alto (nuove leggi, CUN ecc.) perché l’autovalutazione era assente ai fini pratici e costruttivi. Su 3. rapporti tra atenei e ministero, che si differenzieranno in base ad accordi stipulati volta per volta o caso per caso; anche qui è prevedibile caos e iperburocratizzazione, che c’è già in abbondanza. La mia conclusione generale è che tutti i parlamentari si vogliano lavare la coscienza per non aver monitorato con la massima attenzione e diligenza l’andamento degli ultimi dieci-15 anni.
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scrive con lettera aperta il responsabile della scuola superiore Catanese:
L’avvio dell’attività didattica per il prossimo anno accademico è a rischio per l’agitazione dei ricercatori universitari, le cui opportunità di carriera accademica rischiano di essere
mortificate da alcune norme del disegno di legge governativo e che, più in generale, ritengono non adeguatamente apprezzato il loro contributo all’attività didattica. Le risorse finanziarie per le Università sono state ridotte, come in nessun altro ambito del settore pubblico: nel 2010, il Fondo di finanziamento delle
Università subirà una riduzione del 4% circa, rispetto al 2009, e nel 2011 esso diminuirà di un ulteriore 14%. Le risorse finanziarie che lo Stato destinerà agli Atenei, nel 2011, non saranno, così, sufficienti, per molti di essi, a pagare gli stipendi al proprio personale. Non è allarmistico affermare che, in tal modo, gli
Atenei andranno incontro ad una seria crisi finanziaria, con conseguenze negative sulla capacità stessa di erogare il servizio ai propri studenti. Già oggi, come denunziato in diverse manifestazioni di protesta, che abbiamo registrato anche nel nostro Ateneo (a Fisica, a Chimica, a Farmacia, con un documento dei nostri
ricercatori, con varie assemblee, che hanno portato anche alla costituzione di un Coordinamento dei docenti), alcune strutture dipartimentali rischiano la chiusura, a causa dei tagli che subiremo nel corso del 2010, nonché per le inadempienze ministeriali riguardanti la mancata erogazione di finanziamenti FIRB e FAR, e
per il ritardo nella pubblicazione di bandi per la ricerca. D’altra parte l’introduzione di requisiti relativi ad un numero minimo di docenti per corso di laurea e per numero di studenti, ampiamente giustificata dall’eccessiva facilità con cui il sistema universitario ha, purtroppo, attivato tali corsi, abbinata alla riduzione
delle risorse e, quindi, all’impossibilità di adeguare il numero dei docenti ai corsi più richiesti, taglierà fuori, già da quest’anno, molti potenziali studenti dall’accesso alla formazione universitaria, con le inevitabili conseguenze sul diritto allo studio e sulla “società della conoscenza”. Per non dire, poi, della mortificazione,
finanziaria e professionale, del personale universitario, essendo rimasto il solo, tra le categorie di dipendenti pubblici non contrattualizzati, a subire una riduzione del proprio stipendio, che non si ferma al 2013, ma che promanerà i suoi effetti lungo tutta la vita, lavorativa e non. Non è in discussione, ovviamente, il contributo che si è chiamati a dare al risanamento della finanza pubblica, ma questo non può essere indipendente da una
logica di equità distributiva: è equo che un giovane ricercatore, che percepisce uno stipendio di poco più di mille euro al mese, sia chiamato a dare un contributo di migliaia e migliaia di euro.
Ho notato che due gruppi di saggisti militanti, precisamente i redattori di “MicroMega” e di “Agenda Coscioni”, apprezzano anche loro i concetti ispiratori della Riforma c.d. Gelmini, fra i quali
– quello che a loro sembra una “responsabilizzazione delle Università” (cioè la concentrazione dei poteri in due soli organi, e la chiamata diretta dei docenti dai Dipartimenti) e
– quello delle Università naturaliter di almeno due livelli.
L’ANDU ha un’idea delle radici ideologiche di questa collocazione di “MicroMega” e “Agenda Coscioni” sul tema Università in un fronte autoritario, compromessista e affarista, contro il quale normalmente esse si battono con coerenza e competenza?
I pensionamenti a 65 anni sono la sola proposta progressista ed intelligente arrivata in campo universitario negli ultimi 20 anni. Auguriamoci che le pressioni dei baroni e della crui non spingano nessuno ad abbandonarla.
Avanti così, i precari sono con voi!
A me l’articolo di Nicolini pare irricevibile.
Innanzitutto i colleghi fisici potrebbero enunciare una nuova legge
universale: l’età di chi si oppone ai pensionamenti a 65 anni è compresa fra i 55 e i 70 anni (68 nel caso di Nicolini) e il suo status è quello di professore ordinario. Gli argomenti, invece, i più vari: ora siamo arrivati all’accanimento contro il ’68!!!
E poi la conclusione. A parte il fatto che non si riesce ad estrapolarne un significato, ma si rende conto il prof. Nicolini che il clima di ricerca non solidale esiste già, anche se non è lui personalmente a farne le spese? Quale solidarietà pensa che esista già oggi in un ambiente lavorativo nel quale anziani professori ordinari inamovibili vanno offrendo contratti trimestrali da 700 euro mensili lordi senza tutele e diritti come se fossero imperdibili e gratificanti elargizioni?
Questo articolo è un insulto ai precari.
Come al solito, non c’è l’ombra di un confronto ,una meticolosa messa sotto sorveglianza del sistema universitario da parte dei Ministeri, in particolare quello dell’Economia.
il senatore Valditara relatore e garante della incostituzionalità del DDL .I ricercatori confermati ed associati privati dell’elettorato passivo ed attivo per tutte le cariche accademiche, non più commissari,lo stesso lavoro degli altri ma differente e peggiora la retribuzione.istituzione di una idoneità scientifica nazionale senza alcun valore legale.rettore come il potestà, la sinistra compiacente,Non se ne può più di questo degrado morale e civile .
[…] Lo stesso ‘gruppo’ ha imposto anche i finti concorsi locali e ora sostiene il DDL governativo, che e’ sostanzialmente lo stesso dei quello presentato poco prima dal PD e sostenuta anche ufficialmente da questo Partito, come la Confindustria. […]
DDL: ESTERNI COME I PRIMARI
di Giovanni Federico
Ben vengano gli esterni se sono imprenditori. Purtroppo saranno solo amministratori regionali e locali che con la scusa del rapporto col territorio asserviranno l’università alla casta politica in cambio di un piatto di lenticchie – pagate oltretutto con i soldi pubblici. I governatori regionali imporranno non solo le linee di ricerca (p.es. no alla ricerca sugli OGM in Veneto o studi di storia locale dovunque per rafforzare l’identità locale) e sopratutto inizieranno a decidere le promozioni – come hanno fatto già con i primari.
Bene la proposta 20 maggio. Un documento che davvero può mettere tutti d’accordo.
E benissimo le tutele per i lavoratori precari.
UNIVERSITA’: 8 PROFESSORI A MARCEGAGLIA: INDIGNA SUA SICUMERA
DIFENDE DDL GELMINI PERCHE’ CONSEGNA RICERCA PUBBLICA A PRIVATI
(ANSA) – ROMA, 14 APR – ”Stupisce e indigna la sicumera con cui la presidente di Confindustria liquida la questione dell’universià e della ricerca in Italia in poche battute, sparando a zero su un mondo assai complesso che ignora e appoggiando incondizionatamente il ddl Gelmini”. A criticare apertamente Emma Marcegaglia per le dichiarazioni fatte in occasione del forum di Parma sono otto professori universitari, in un documento di cui il primo firmatario e’ Guido Alpa, docente ma anche presidente del Consiglio nazionale forense.
Alla riforma Gelmini – affermano con Alpa, Alberto Burgio Alessandro Somma, Raffaele Di Raimo, Maria Rosaria Marella Luca Nivarra, Riccardo Bellofiore e Ugo Mattei – Marcegaglia
”attribuisce la capacità di salvare l’università da se stessa, secondo il trito stereotipo dello ‘strapotere delle baronie”’.”I baroni universitari – chiariscono gli otto
firmatari – rappresentano una categoria ormai quasi del tutto estinta, formata per lo più da accademici di grande levatura (e di grande potere). Ciò che oggi si definisce ‘baronia’ è in realtà il sottoprodotto di pessime riforme, volute dalla politica (certo anche con il contributo di alcuni professori) che da una parte hanno consentito il proliferare delle sedi universitarie e dall’altra hanno indotto una sorta di aziendalizzazione dell’università che si manifesta ad es. nella misurazione degli insegnamenti e dei saperi in crediti. Dietro tutto questo il tentativo, nel migliore dei casi, di adeguare il sistema universitario all’evolvere del capitalismo e alle esigenze del mercato, ma soprattutto un’idea assai confusa di ciò che debba essere il ruolo sociale dell’università in questo paese”.
Gli otto docenti spiegano che il ddl Gelmini piace a Confindustria ”perchè consegna la ricerca pubblica agli imprenditori privati consentendo loro di continuare a non investire un euro in innovazione” E sparano a zero sulla riforma: ”ammazza la ricerca di base e asservisce l’istruzione al mercato; ammazza l’autonomia degli atenei voluta dalla Costituzione” ma insieme ”sancisce lo strapotere dei rettori contro ogni principio di democrazia”; ed ”apre l’ingresso dei cda delle università (peraltro privati di risorse da gestire) a
componenti esterni, imprenditori, ma anche politici locali”. Inoltre ”istituzionalizza la precarizzazione del lavoro di ricerca”. (ANSA).
emergenza Università
Esiste un’emergenza nella ricerca e nella didattica ,nell’assistenza cui far fronte senza altri indugi: occorre immediatamente a livello parlamentare specifiche norme atte ad impedire sia il depauperamento dei ricercatori che l’allontanamento di quei precari che fino ad oggi hanno contribuito con la loro professionalità alla crescita dei centri di ricerca e all’ampliamento dell’offerta formativa nelle facoltà.
Occorre avere allora chiaro : sia la stabilizzazione dei precari , reclutamento straordinario, progressione con valorizzazione del personale docente che da tantissimi anni opera nel silenzio che tale professione esige , fuori dalle logiche del nepotismo e favoritismo.
DDL: “PROVOCHERA’ UN VERO DISASTRO”
di Marinella Lorinczi dell’Università di Cagliari
E’ interessante leggere il susseguirsi delle modifiche suggerite. Anticipando le mie conclusioni personalissime e derivanti da una lettura rapida nonché dai commenti circolanti tra colleghi, l’applicazione provocherà un vero disastro. E’ già sconcertante leggere che trattasi di “una riforma profonda” o di una “profonda riforma” (cincischiamo un po’ con gli aggettivi che piacciono poco in alto), come se da una dozzina di anni a questa parte non stesse succedendo niente, come se quest’incubo collettivo che si è sviluppato lentamente fosse soltanto nelle nostre menti e non nella realtà. Che ci vogliano prendere per stanchezza, è evidente, ma che ci vogliano prendere anche per f—i, è troppo. Intervenire così pesantemente su un sistema logorato, è come dare un’ultima scossa ad un edificio già lesionato.
Detto questo, mi sembra che si siano accaniti su 1. definizione di “università”, che a quanto pare, sempre che rimanga statale o pubblica, sarà “libera” ( o qualcuno la vuole così); cosa significa?; su 2. la cosiddetta “valutazione”, ANVUR e compagnia bella: se non assistessimo a cosa stanno diventano i RAV, direi che la valutazione è opportuna, in genere e comunque, ma va preparata adeguatamente; tutti questi orgasmi valutativi nessuno li aveva tra il 2000-2005, quando sono stati perpetrati gli scempi, meno che meno la CRUI; è vero che c’era il CampusOne, ma ne abbiamo anche visti i risultati, anzi non li abbiamo proprio visti, perché ce li occultavano, cosicché se valutazione c’è stata, noi alla base non ne sapevamo niente; infatti avremmo potuto usarla per introdurre correttivi (sui nuovi ordinamenti, ad esempio), invece abbiamo corretto sempre dietro iniziative dall’alto (nuove leggi, CUN ecc.) perché l’autovalutazione era assente ai fini pratici e costruttivi. Su 3. rapporti tra atenei e ministero, che si differenzieranno in base ad accordi stipulati volta per volta o caso per caso; anche qui è prevedibile caos e iperburocratizzazione, che c’è già in abbondanza. La mia conclusione generale è che tutti i parlamentari si vogliano lavare la coscienza per non aver monitorato con la massima attenzione e diligenza l’andamento degli ultimi dieci-15 anni.