DDL mortale per l’Università statale

= 26.12.10. 

1. “Napolitano non firmi”
2. Legge da ‘disattivare’ e abrogare
3. L”ostruzionismo’ del giorno dopo e di due giorni prima (di Natale)
4. Decleva con lo staff ministeriale
5. Fuori dalla CRUI
6. “L’Università e il mito meritocratico”
7.  Me ne vado per protesta

 

1. “Napolitano non firmi”.
         Il Presidente della Repubblica, giustamente, ha ricordato che non può entrare nel merito delle leggi.
         Nella Legge sull’Università appena approvata però “c’è un errore talmente palese che meriterebbe il rinvio alle Camere dal Quirinale”, si legge sul Manifesto del 24 dicembre scorso.
      “Proprio perchè si tratta di un problema formale e non di merito, Napolitano potrebbe rinviare la legge chiedendo alle camere un intervento, spiega Gaetano Azzariti docente di Diritto costituzionale all’università La Sapienza.”
       Azzariti ricorda, tra l’altro, che il Presidente ha anche il compito di segnalare “evidenti vizi di incostituzionalità”. Ed è a nostro avviso, evidente l’incostituzionalità dei poteri previsti per l’ANVUR e per i Consigli di Amministrazione degli Atenei che ledono gravemente l’autonomia dell’Università, dell’insegnamento e della ricerca, garantiti dalla Costituzione.

        L’avere ricordato, da parte del Presidente della Repubblica, i limiti del proprio intervento sulle leggi, riteniamo costituisca anche una indiretta risposta alle gravissime effermazioni dell’on. Fabio Granata (FLI), quando il 25 novembre, sul tetto di Architettura di Roma, ha affermato: “E’ ufficiale (sic!) ed è risaputo che c’è stata una forte pressione da parte del Capo dello Stato perché la riforma passi avanti e questo ha in un certo senso condizionato fortemente alcuni atteggiamenti ANCHE del nostro gruppo”. E poi, subito dopo, l’on. Benedetto Della Vedova (FLI) ha aggiunto “c’erano pressioni convergenti a che comunque si proseguisse l’esame di questa riforma” (per ascoltare Granata e Della Vedova  v. video).
        Invece di smentire queste inaudite affermazioni, l’indomani l’on. Gianfranco Fini, capo di FLI, ha chiarito definitivamente la posizione di FLI: “la riforma Gelmini è quanto di meglio abbia fatto questo Governo”.
       Va registrato che sulle gravissime affermazioni di Granata e di Della Vedova, TUTTA la stampa ha taciuto, eccetto due brevi ‘incisi’ sul Manifesto e su Repubblica.

2. Legge da ‘disattivare’ e abrogare.
         Già prima della ‘scontata’ approvazione del DDL, era emersa una diffusa convinzione che questo provvedimento, letale per l’Università statale e quindi per il Paese, dovesse essere ‘disattivato’ e comunque abrogato.
        Questa convinzione si è ancora più rafforzata ed estesa dopo le grandi manifestazioni di protesta che hanno accompagnato l’approvazione del DDL.
        In questa direzione va anche l’Assemblea di Palermo del 23 dicembre, convocata dal Coordinamento di Ateneo di tutte le componenti:
        “Sul piano degli obiettivi, è necessario muoversi adesso su tre livelli: 1. ostacolare in ogni modo l’entrata in vigore delle norme da più parti ritenute inaccettabili per il sistema universitario pubblico; 2. chiedere l’abrogazione della legge; 3. creare le condizioni per la definizione di una vera, condivisa e partecipata riforma”. E tra “le azioni indispensabili da mettere in campo” c’è “l’avvio delle procedure per la promozione di un referendum abrogativo.” E inoltre: “si chiede con forza al Senato e al Consiglio di Amministrazione che la nomina dei 12 componenti della Commissione prevista dalla legge (cui si aggiungono due studenti ed il Rettore) avvenga a valle di una procedura elettorale identica a quella seguita per l’elezione dei rappresentanti dei docenti in CdA” (dal documento dell’Assemblea).

3. L”ostruzionismo’ del giorno dopo e di due giorni prima (di Natale).
         Gli esponenti del PD e dell’IDV, nelle loro dichiarazioni nelle quali avrebbero dovuto illustrare i motivi del voto contrario al DDL, sono riusciti a non nominare nemmeno i principali e negativi contenuti del provvedimento: poteri assoluti al Consiglio di Amministrazione e presenza in esso degli esterni (Atenei-ASL), messa ad esaurimento del ruolo dei ricercatori che comporta la crescita ulteriore del precariato e l’espulsione degli attuali precari, accentuazione del localismo nel reclutamento e nelle carriere, conferma del ruolo NON unico dei docenti, Commissariamento del Sistema nazionale degli Atenei con l’ANVUR.
        In particolare la senatrice Anna Finocchiaro, del PD, ha speso buona parte del suo intervento per elogiare il ’68, dimenticando di spiegare perchè lei, nell’ambito della Capigruppo, avesse chiesto di annullare le votazioni gestite con inaudita ‘ferocia’ dalla Vice-presidente Rosi Mauro, della Lega (http://webtv.senato.it/ (seduta n. 482).
        A questo proposito, Roberto Ciccarelli sul Manifesto del 24 dicembre si chiede: “Cosa sarà mai successo durante le due ore di interruzione dei lavori del Senato tre giorni fa? Il Pd avrebbe potuto serenamente guardare i filmati su You-Tube, verificare l’approvazione di 4 emendamenti e chiedere il rinvio del Ddl alla Camera o, in punta di regolamento, spostare la discussione al 24 dicembre. Sarebbe stato più utile rovinarsi la vigilia piuttosto che rifare in diretta la storia del 68″.
       Sul vero ruolo del PD nell’approvazione del DDL, Alberto Burgio su Liberazione del 24 dicembre sostiene: “anche le forze del centrosinistra hanno gravi responsabilità, per la mancata opposizione di questi mesi e per le scelte compiute a partire dagli anni Novanta. La privatizzazione dell’Università, la legge sull’autonomia che ha trasformato le università in aziende, l’idea delle Fondazioni universitarie, l’apertura dei consigli di amministrazione alle impresre, lo strapotere dei rettori, la messa ad esaurimento del ruolo dei ricercatori, tutto questo è farina del sacco dei partiti che hanno dato vita al Pd. Non basta votare contro una legge per cancellare le proprie scelte sbagliate. Non basta l’ostruzionismo del giorno dopo per proclamarsi immuni da colpe. Purtroppo non c’è solo la firma della destra in calce a questa pagina vergognosa.”
       Sempre sul vero ruolo del PD, Fulvio Vassallo, nel suo documento “Passa la riforma Gelmini, Maroni criminalizza gli studenti, a gennaio si riparte”, scrive: “Come già avvenuto in passato, il PD ha giocato ancora una volta un ruolo di opposizione a geometria variabile, consentendo nei fatti l’avanzamento dell’esame del provvedimento, dopo avere condiviso intere parti del DDL Gelmini, soprattutto per quanto concerne la governance e la cd valutazione.”

4. Decleva con lo staff ministeriale.
          Dal Messaggero del 24 dicembre: “Dalla Conferenza dei rettori il presidente definisce il provvedimento «un punto di partenza. Ora – ha detto Enrico Decleva – bisogna fare in fretta i decreti, in collaborazione con l`universita’». Collaborazione che deve essere già partita: Decleva negli scorsi giorni era in Senato con lo staff del ministro.”
          In realtà la “collaborazione” per l’eleborazione del DDL e il ‘militante’ e “leale” sostegno da parte di Decleva e della ex CRUI  è “partita” da anni.
           In contemporanea alla soddisfazione del rettore Decleva per l’approvazione del DDL che fa diventare i rettori dei dittatori affiancati da rappresentanti delle oligarchie economico-politiche, Gianfelice Rocca, vice-presidente di Confindustria, ha espresso la sua ‘parallela’ soddisfazione.

5. Fuori dalla CRUI.
           “L’Università di Torino ha deciso di non versare per il 2011 la quota d’iscrizione alla Crui”. Il rettore Ezio Pelizzetti ha dichiarato: “io da tempo non mi sento rappresentato, sono in disaccordo con le posizioni della Crui e del suo presidente Decleva” (v. articolo sulla Stampa)..
 
6. “L’Università e il mito meritocratico”.
       Invitiamo a leggere l’intervento di Guglielmo Forges Davanzati, dell’Università del Salento. Nell’intervento si spiega perché “il DDL Gelmini, come è noto, è apertamente sostenuto da Confindustria, ed è di fatto pensato dal Ministero dell’Economia.”

7.  Me ne vado per protesta.
        Rita Calabrese dell’Università di Palermo: in “pensionamento anticipato” come ”atto di protesta contro lo smantellamento di ogni istanza di cambiamento”
 (v. lettera).

 

= 22.12.10.

1. Costituzione, con le lacrime
2. La presidenza del Senato come un manganello
3. Contro il nepotismo dei Rettori, potere assoluto ai Rettori e ai Baroni

1. Costituzione, con le lacrime.
           Il 14 dicembre a Roma Michela, una studentessa di Pisa, è andata incontro a coloro che l’avevano appena manganellata e li ha fermati leggendo, “con le lacrime agli occhi”, la Costituzione (v. articolo sul Tirreno).
           Con la Costituzione si possono fermare i manganelli, ma la Costituzione non riesce a fermare coloro che, su ordine della Confindustria e con il consenso di pochi Rettori, hanno deciso di cancellare quanto previsto dalla Costituzione stessa: l’autonomia degli Atenei e la libertà di insegnamento e di ricerca.
          Infatti tutti i Gruppi parlamentari hanno accettato quanto pre-scritto dalla lobby confindustriale trasversale TreeLLLe: il commissariamento del Sistema nazionale universitario e dei singoli Atenei.
           Tutto questo è stato scritto già nel 2003, trascritto nei DDL del PD e del Governo e, ad ogni costo e con tutti i mezzi, deve essere trasformato in legge.  
           L’Opposizione voterà contro il DDL, mentre in realtà condivide i pilastri del DDL stesso. La NON-opposizione al DDL è confermata dall’intervento sull’Unità di oggi della senatrice Franco del PD, che NON si oppone (non li nomina nemmeno) ai contenuti veri del DDL approvato: poteri assoluti al Consiglio di Amministrazione e alla presenza in esso degli esterni (Atenei-ASL), messa ad esaurimento del ruolo dei ricercatori che comporta la crescita ulteriore del precariato e l’espulsione degli attuali precari, accentuazione del localismo nel reclutamento e nelle carriere, conferma del ruolo NON unico dei docenti, commissariamento del Sistema nazionale degli Atenei con l’ANVUR.
 
2. La presidenza del Senato come manganello.
        I pochi secondi di gestione assatanata della Presidenza del Senato da parte della senatrice Rosi Mauro, della Lega (v., tra l’altro, Francesco Merlo su Repubblica e, soprattutto, la diretta del Senato) sono la sintesi ‘eclatante’ di una casta politica e, più in generale, di una classe dirigente di alieni abituati a disporre di tutto (Istituzioni, informazione, ecc.) senza mai rapportarsi al mondo reale, preoccupati solo di servire i poteri forti.
        Un ‘sistema alieno’ che, per quanto riguarda il DDL, è rimasto totalmente impermeabile alle richieste del movimento di protesta: nessun Gruppo Parlamentare ha ritenuto di potere accogliere e rappresentare le critiche ai contenuti veri del DDL.
 
3. Contro il nepotismo dei Rettori, potere assoluto ai Rettori e ai Baroni.
        Con l’obiettivo di avvalorare i non esistenti contenuti antibaronali del DDL, si è oggi denunciata la parentopoli di due Rettori romani (Corriere della Sera, Messaggero) .
        Il fatto è che la parentopoli è solo la manifestazione parziale di un fenomeno ben più vasto che è quello del nepotismo, cioè la scelta di fatto diretta da parte del ‘maestro’ di chi reclutare e di chi promuovere nella carriera.
         Ma è più facile fare denigrazione e propaganda contro l’Università e approvare norme, incostituzionali e inefficaci, contro parentopoli, piuttosto che rompere il ‘giocattolo’ della cooptazione personale, massimo male dell’accademia italiana.
         Per smantellare questo che è il principale strumento del potere baronale occorrerebbe eliminare la possibilità di arbitrio del singolo ‘maestro-barone’, affidando la scelta dei nuovi docenti e la decisione sulle promozioni a commissioni nazionali composte esclusivamente da sorteggiati.
         E invece il DDL, con il consenso di tutti i Gruppi parlamentari, accentua il localismo nel reclutamento e nella promozione dei docenti e quindi accresce il nepotismo e quindi parentopoli.
         E’ invece più facile e più ‘utile’ attaccare i due Rettori per il reclutamento di loro parenti, piuttosto che impedire il reclutamento anche di amici, figli di amici, fidanzate/i, allievi prediletti, appartenenti ad associazioni e gruppi vari.
     Il ‘bello’ è che, per punire la parentopoli dei Rettori, con il DDL si danno ai Rettori poteri immensi anche sul reclutamento e sulle promozioni!

 

= 20.12.10.

1. L’Università contro il DDL
2. No alla criminalizzazione
3. “Ma se la legge l’abbiamo scritta insieme!”
4. Ancora Decleva

1. L’Università contro il DDL.
        ADI, ADU, AND, ANDU, AURI, CISL-Università, CNU, ConPAss, CSA-CISAL-Università, FLC-CGIL, Rete 29 Aprile, SNALS-Docenti Universita’, SUN, UDU, UGL-Università e Ricerca, UILPA-UR, USB-Pubblico Impiego
hanno invitato alla mobilitazione nazionale contro l’approvazione del DDL sull’Università.
Per leggere il documento unitario cliccare qui.

2. No alla criminalizzazione.
        Si vuole criminalizzare e reprimere un movimento di protesta che vuole impedire che venga portata a compimento l’opera di smantellamento dell’Università statale che si completerebbe con l’approvazione di un DDL imposto dalla Confindustria e sostenuto da ormai pochi Rettori e che e’ invece rifiutato da tutte le componenti universitarie.
        Dopo una lettura semplicistica e ‘tradizionale’ della protesta degli studenti, all’indomani del 14 dicembre, sono ora tanti i commenti e le analisi che cercano di ‘fare i conti’ con un movimento studentesco le cui caratteristiche e la cui ampiezza sono certamente nuove e complesse. Ma oltre a coloro che vogliono sinceramente capire, vi sono quelli che concedono al movimento di avere alcune buone ragioni, ma non quella della critica al DDL che sarebbe al più un mero pretesto, una fortuita occasione per manifestare un disagio che è ‘altro’. Certamente c’e’ anche ‘altro’ nel movimento degli studenti, ma principale è il disagio di una Università ridotta in macerie da coloro che ora riceveranno in ‘dono’ le risorse pubbliche ad essa destinate e ne diventeranno i commissari unici. 

3. “Ma se la legge l’abbiamo scritta insieme!”.
        All’inizio del 1990 il movimento degli studenti (la Pantera) si battè contro la legge sull’autonomia universitaria. Sul Manifesto l’articolo “Il balzo rimosso della Pantera”. Nel pieno della protesta di allora, in un confronto televisivo, il ministro Ruberti, ‘intestatario’ di quella Legge, era contestato da  Luigi Berlinguer, del PCI. A un certo punto Ruberti, rivolto a L. Berlinguer, sbottò: “ma se la legge l’abbiamo scritta insieme!”.
         Qualcosa di analogo è successo l’altro giorno in Commissione Istruzione del Senato.
        Dal resoconto della seduta: “Il senatore ASCIUTTI (PdL) rammenta che nelle fasi iniziali dell’iter c’è stato un ampio confronto tra maggioranza e opposizione al punto che vennero presentati diversi testi che erano in sintonia nell’impianto organizzativo generale, differenziandosi solo per alcuni aspetti specifici.”
         Nella stessa seduta della Commissione il sen. Valditara, FLI e relatore del DDL, intervenendo sulla ‘governance’, ha detto: “Al riguardo, nel rammentare che la filosofia di fondo non differisce di molto da quella sottesa al disegno di legge n. 1579 (il DDL del PD, ndr), prima firmataria la senatrice Mariapia Garavaglia, e sostenuta da molti autorevoli esponenti dell’opposizione, sottolinea l’importanza di prevedere membri esterni nel consiglio di amministrazione onde evitarne l’autoreferenzialità.”
         E poi ancora Valditara: “Prima di esprimersi sugli emendamenti, richiama inoltre l’attenzione sul disegno di legge n. 1579 della senatrice Mariapia Garavaglia, che per molti versi delinea un’articolazione della governance simile a quella del provvedimento in titolo. Quanto all’elezione del rettore, ad esempio, prevede un’ipotesi di secondo grado che risulta addirittura meno democratica rispetto al coinvolgimento di tutto il corpo accademico. Esso stabilisce altresì che possano essere eletti anche professori di altre università, essendo l’elettorato passivo esteso a qualunque professore di ruolo di prima fascia. Quanto alla durata del mandato, esso è previsto in otto anni consecutivi, non escludendo quindi il mandato unico. Nell’osservare che anche quel testo prevede la possibilità di sfiduciare il rettore con una maggioranza dei due terzi, riferisce sulle competenze del senato accademico che in effetti appaiono piu’ consistenti in ordine al documento strategico triennale. Ricorda tuttavia che in prima lettura è stato attribuito al senato accademico il parere su tale atto di indirizzo. Il disegno di legge n. 1579 attribuisce inoltre competenze residuali al consiglio di amministrazione, tra cui quella di attivazione dei corsi di studio con riferimento alla quale il Senato ha comunque previsto il parere del senato accademico.” E ancora: “Con riguardo al direttore generale, oggetto di numerose contestazioni, rammenta nell’impostazione del Partito Democratico esso è membro con diritto di voto nel consiglio di amministrazione.” “Passando alla composizione del consiglio di amministrazione, egli pone in luce come, secondo il disegno di legge n.1579, esso sia nominato per il 50 per cento dal rettore, che quindi ne controlla l’operato. Il disegno di legge n. 1905-B sancisce invece che la composizione sia definita dallo statuto.” “Dopo aver sottolineato come anche la proposta del Partito Democratico prevedesse un terzo dei componenti esterni”.
           Insomma Valditara sostiene che il DDL del PD è addirittura peggio di quello che sta per essere approvato.
         L’ANDU da mesi documenta e denuncia che i DDL del PD e del Governo sono sostanzialmente uguali e tutte e due ‘ricopiano’ quanto pre-scritto già nel settembre del 2003 dalla confindustriale lobby trasversale TreeLLLe (clicca qui).
         Ora il PD, dopo lo scoppio del grande movimento di protesta e in vista delle probabili elezioni anticipate, ha attivato un ‘ostruzionismo del giorno dopo’, quando i giochi sono fatti e il DDL sarà approvato con il voto contrario del PD che non si è mai realmente opposto ai suoi principali contenuti: poteri assoluti al Consiglio di Amministrazione e alla presenza in esso degli esterni (Atenei-ASL), messa ad esaurimento del ruolo dei ricercatori che comporta la crescita ulteriore del precariato e l’espulsione degli attuali precari, l’accentuazione del localismo nel reclutamento e nelle carriere, la conferma del ruolo NON unico dei docenti, il Commissariamento del Sistema nazionale degli Atenei con l’ANVUR.
         L’ostruzionismo, quello vero, andava fatto mesi fa al Senato in prima lettura e poi alla Camera. Occorreva esprimere una opposizione vera, ma che si poteva fare solo a partire da contenuti veramente OPPOSTI a quelli del DDL. Ma per fare questo si sarebbero dovuti sconfessare anni di lavoro, anche nei Governi e nel Parlamento, volti alla distruzione dell’Università statale. Ci si sarebbe dovuti mettere contro i poteri forti economico-accademici e, in particolare, contro la Confindustria e quindi anche contro Enrico Letta, vice-segretario del PD, che ha invece pubblicamente “apprezzato” la linea di Confindustria sul DDL.
 
4. Ancora Decleva.
         Alla vigilia di ogni inizio di una votazione del DDL sull’Università statale Enrico Decleva, “presidente dei rettori e vertice della Statale di Milano”, interviene a sostegno della controriforma, rigettata invece dalla comunità universitaria e negli ultimi tempi anche dalla maggioranza dei Rettori: è stato lo stesso ministro Gelmini ad affermare che nell’ultima Assemblea della CRUI Decleva ha rischiato di essere sfiduciato. ‘Inspiegabilmente’, anche oggi Decleva sostiene che “bisogna chiudere” su questo DDL che “è una legge seria” e trova “paradossale protestare contro il Parlamento in un’occasione in cui si è fatto un grande lavoro, da parte di maggioranza e opposizione, per migliorare la riforma.” Più ‘logica’ è invece la difesa del DDL che demolirebbe del tutto l’Università statale, che fa, contestualemnte a Decleva, Mario Monti, presidente della Bocconi.

 

= 15.12.10.

DISORDINE PUBBLICO E ALIENI:
il 20 dicembre DDL in Aula al Senato, il 22 l’approvazione definitiva      

  Dal resoconto stenografico dell’Aula del Senato di oggi, 15 dicembre 2010:
        “L’esame del disegno di legge sull’università si concluderà entro la seduta antimeridiana di mercoledì 22 dicembre”.
         La calendarizzazione del DDL è stata decisa con il voto farevole di FLI e dell’UDC.
         Il sen. Viespoli di FLI, da ieri all”opposizione’, ha dichiarato: “Per quanto riguarda poi la questione dell’università e della sua riforma, al di là del merito e ferme restando le giuste esigenze del confronto e del dialogo, tuttavia credo che, proprio per quel che sta accadendo, il Senato abbia il dovere istituzionale di dimostrare una capacità di intervenire sul provvedimento.”
         Il sen. D’Alia dell’UDC, della vecchia ‘opposizione’, ha dichiarato: “Queste sono le ragioni per le quali, pur avendo una forte contrarietà rispetto al provvedimento testè citato, non ci siamo espressi in termini contrari al suo inserimento nel calendario in sede di Conferenza dei Capigruppo.”

        Ieri, 14 dicembre, subito dopo la fiducia al Governo, la Commissione Istruzione del Senato si è precipitata a iniziare la fase finale dell’iter del DDL sull’Università contro il quale in tutti gli Atenei da settimane si protesta sempre più.
        Il motivo principale per cui si DEVE approvare subito e comunque questa controriforma lo ha esplicitato candidamente il Presidente della Commissione stessa: “Il PRESIDENTE chiarisce che la necessità di concludere il provvedimento tempestivamente è motivata anche da ragioni di ordine pubblico (sic!). Ritiene peraltro che le audizioni siano finalizzate ad un’attivita’ emendativa che, allo stato attuale, non sembra politicamente sostenibile.”
         E si tratta di una fretta a fin di bene. Infatti “il senatore PITTONI (LNP) ritiene che l’approvazione in tempi rapidi del disegno di legge sull’università sia un atto di responsabilità nei confronti degli studenti.” (dal resoconto della Commissione).
       Bisogna fare presto per fare smettere le proteste (nell’interesse di chi protesta) e non c’è tempo da perdere per ascoltare nessuno.
       E per chiudere subito la partita è stato approntato un calendario dei lavori della Commissione da ‘tappe forzate': oggi si chiude le discussione e domani si conclude la votazione-bocciatura degli emendamenti (v. il calendario della Commissione).
 Insomma, si DEVE approvare definitivamente entro Natale l'”epocale riforma”, dettata dalla Confindustria e sostenuta dalla lobby trasversale dei potenti baroni, con la speranza di mandare a casa coloro che si sono illusi che protestando si potesse contare qualcosa.

       Alieni, ecco cosa sono i componenti di questa casta politica di nominati, fedeli a chi li ha nominati. Quasi nessuno di loro capisce nulla di Università e chi capisce qualcosa – poco e male – pasticcia, preoccupato solo di tradurre in legge quanto pre-scritto dalla Confindustria.
       Alieni impegnati a confezionare il regalo di natale ai padroni, senza capire che il mondo universitario NON consentirà comunque l’applicazione di un provvedimento che trasformerebbe in caserme gli Atenei, sottomettendoli a un potere assoluto accademico-economico-politico, interessato solo a dilapidarne le risorse (Atenei-ASL).

 

= 11.12.10.

1. Chi e perché teme la protesta:

            a) il ‘Programma dei padroni’

            b) i DDL di Modica-Tocci, del PD e del Governo

2. A. Ichino, il PD e TreeLLLe

3. Comunicato ANDU su incontro Ministro-CNRU

4. Intervista all’ANDU su DDL

5. Qualità sito ANDU

 

1. Chi e perché teme la protesta.

            E’ iniziato, come da manuale, lo ‘studio’ della protesta. Non passa giorno senza almeno un intervento ‘sociologico’ sulla ‘vera’ motivazione della protesta negli Atenei, che coinvolge soprattutto e sempre di più gli studenti. E i tanti ‘analisti’ del movimento o sorvolano su quello che ritengono solo un occasionale ‘pretesto’ (il DDL sull’Università) o vi accennano appena, elogiandone comunque i pregi.

            A questo proposito Giulio Peruzzi, sull’Unità, scrive-denuncia che sta passando “il messaggio sbagliato che la protesta dei giovani sia stata innescata dal ddl sull’Università, ma abbia cause riconducibili essenzialmente al disagio sociale sempre più diffuso e finisca per risolversi in un mantenimento dello status quo.” Le “analisi sociologiche e psicologiche” “aiutano sicuramente a capire le dimensioni e la durata di un fenomeno di protesta come quello cui assistiamo. Ma risulta francamente discutibile fare queste analisi ‘senza entrare nel merito della riforma'”.

            Naturalmente le ‘analisi’ sul movimento sono ospitate soprattutto da quegli stessi quotidiani-portaerei dai quali partono i ‘fondi’ contro la protesta e a favore di un provvedimento che, con tutta evidenza, i professori-economisti-opinionisti non hanno letto, accontentandosi di riferirsi a quanto pre-scritto dalle veline ministeriali.

             Insomma, i giovani, secondo gli ‘analisti’, credono di battersi contro un DDL che demolirebbe del tutto l’Università statale, ma in realtà sarebbero mossi da ALTRI ‘strutturali’ e ben più profondi motivi.

           Peraltro sono studenti che non studiano (Berlusconi) e sono pure fessi visto che si fanno strumentalizzare dai baroni (Gelmini) e visto che battendosi “contro la riforma universitaria Gelmini si battono a proprio danno e per il proprio male” (Sartori).

       a) il ‘Programma dei padroni':

            Tanto fumo per nascondere l’arrosto: da molto tempo è stato deciso dalla Confindustria, affiancata da un gruppo di potenti baroni, di cancellare del tutto l’idea stessa di un’Università aperta, democratica e diffusa nel Paese, per sostituirla con pochi Atenei veri (diciassette e quasi tutti al Nord) e tanti Atenei-licei, tutti comunque cogestiti dalla crema delle oligarchie accademiche e dai rappresentanti dei poteri economico-politici locali (Atenei-ASL). Il tutto sotto la regia di un grande ‘commissario nazionale’ (l’ANVUR) che avrà potere di vita e di morte sull’alta formazione e sulla ricerca in Italia.

            E la demolizione dell’Università statale non è un obiettivo di una loggia segreta, ma di una esibita “lobby trasparente”, l’Associazione TreeLLLe, che ha definito già nel settembre 2003, per iscritto e pubblicamente, il suo programma e la sua strategia.

            Nel 2003 questa Associazione si è proposta di svolgere “attività di lobby trasparente al fine di diffondere dati e informazioni, promuovere le tesi presso i decisori pubblici a livello nazionale e regionale, i parlamentari, le forze politiche e sociali, le istituzioni educative affinche’ le proposte di TreeLLLe influenzino le azioni di governo e si trasformino in sperimentazioni concrete.” (pag. 4 “Quaderno n. 3 del settembre 2003” della TreeLLLe)

            E “influenzare le azioni di governo” non poteva essere difficile visto che tra i componenti dell’Associazione vi erano ex ministri, sottosegretari passati e futuri, il futuro relatore del DDL e tanti altri accademici e giornalisti di sinistra, di centro e di destra (a pag. 5 del Quaderno, “Chi fa parte dell’Associazione”).

            Il programma riguardava la ‘governance’ del Sistema nazionale (a pag. 89 del Quaderno “la governance del sistema universitario”) e dei singoli Atenei (a pag. 105 del Quaderno “la governance di ateneo”). 

      b) i DDL di Modica-Tocci, del PD e del Governo:

            I contenuti della “lobby trasparente” sono stati sostanzialmente ‘riversati’ da Luciano Modica e da Walter Tocci in due paralleli e uguali disegni di legge da loro presentati nel febbraio 2006, per quanto riguarda la ‘govenance’ nazionale, e nei DDL del PD e del Governo per quanto riguarda la ‘governance’ degli Atenei.

            La bontà di queste ‘traduzioni’ normative di quanto pre-scritto dalla confindustriale e trasversale TreeLLLe è confermata dalla vasta e martellante campagna di promozione-sostegno del DDL che si vorrebbe definitivamente approvare a giorni con il voto contrario, come da manuale, della non-opposizione.

            Una campagna di disinformazione condotta in prima persona dalla Confindustria e dai Rettori della ex CRUI, con il sostegno dell’opinione pubblica, ovvero di quegli opinionisti che nei secoli hanno avuto il compito di difendere tutte le normative finalizzate al massacro dell’Università statale: finta autonomia finanziaria e statutaria, finti concorsi locali, “3 + 2″, svuotamento del CUN, messa a esaurimento del ruolo dei ricercatori e ampliamento del precariato, progressiva riduzione dei finanziamenti, blocco del reclutamento e degli avanzamenti.

            Di tutto questo chi protesta nell’Università è bene che non si occupi, rendendosi conto di essere mosso in realtà da altro, e comunque è bene che non si occupi più di Università che è cosa d’altri.

2. A. Ichino, il PD e TreeLLLe.

            Andrea Ichino si lamenta, sul giornale della Confindustria, che NESSUN progetto propone “una riforma basata sul binomio ‘autonomia-valutazione’, che lasci liberi gli atenei di organizzarsi liberamente come meglio preferiscono soprattutto nella gestione delle risorse umane e dell’offerta formativa, salvo erogare a loro i fondi solo sulla base del raggiungimento di risultati soddisfacenti nella ricerca e nella didattica.”

           A Ichino, evidentemente, sono sfuggiti i tanti documenti del PD e in particolare di Walter Tocci di qualche tempo fa e più  recente. E gli è sfuggito anche quanto c’è scritto nel ‘volantino’ distribuito oggi alla manifestazione di Roma del PD:  “Atenei autonomi e responsabili. Autonomia vera e valutazione severa: poche regole chiare e per il resto liberta’ di organizzazione. Risorse in base alla valutazione di ricerca, didattica, livello di apprendistato degli studenti. Rigidi criteri di accreditamento, no agli atenei fantasma.”

        E soprattutto, Andrea Ichino sembra non avere letto il progetto organico dell’Associazione TreeLLLe che nel “Quaderno n. 3” del 2003 aveva dettato le ‘direttive’ riprese costantemente e trasversalmente negli anni successivi. In particolare, a pag. 102 del Quaderno si ‘anticipano’ proprio le opinioni di A. Ichino e, in particolare, al punto 5 delle “Proposte operative”, si legge: “Riconoscere e sostenere il processo di autonomia progettuale e gestionale delle universita’, e percio’ la loro diversificazione, anche per favorire un modello di “quasi mercato” (sic!) che stimoli l’emulazione competitiva a livello nazionale e internazionale.”

3. Comunicato ANDU su incontro Ministro-CNRU.

            Per leggere il Comunicato dell’ANDU e il Comunicato ministeriale relativo all’incontro Ministro-CNRU cliccare qui.

 4. Intervista all’ANDU su DDL.      

      Per leggere l’intervista di CorriereUniv.it all’ANDU cliccare qui.

 5. Qualità sito ANDU.

      “Secondo Google, la qualità di questo sito e’ molto buona”. Per approfondire cliccare qui.

 

= 7.12.10.

1. Uniti contro il DDL
2. “DDL bipartisan”
3. “Divisioni nella CRUI”

1. Uniti contro il DDL.
        ADI, ADU, AND, ANDU, AURI, CISL-Università, CNRU, CNU, ConPAss, CPU, CSA-CISAL-Università, FLC-CGIL, Rete 29 Aprile, SNALS-Docenti Università, SUN, UDU, UGL-Università e Ricerca, UILPA-UR, USB-Pubblico Impiego:
     – il 14 dicembre: Giornata nazionale di mobilitazione, con l’occupazione simbolica dei rettorati;
     – il giorno dell’inizio della discussione: Presidio davanti al Senato;
     – poi anche: Sciopero in tutti gli Atenei.
Per leggere il documento unitario cliccare qui.

2. “DDL bipartisan”.
       Nel suo intervento “Riforma Gelmini, frutto bipartisan”, sul Manifesto, Alberto Burgio si chiede “come mai (il DDL) è arrivato indenne al voto della Camera, mentre il governo (è) paralizzato”? “Quale forza gli ha permesso di arrivare in fondo, in un parlamento blindato come un bunker?
       L’unica risposta onesta – almeno evitiamo ipocrisie – è che questa è una ‘riforma’ bipartisan. E che a sponsorizzarla c’è anche il presidente della Repubblica. Il segretario del Partito democratico è salito fin sul tetto di Architettura. Ha lamentato la carenza di fondi per l’università. Ha detto che il governo ha sbagliato a incaponirsi e, finalmente, ha votato contro martedì alla Camera. Ma questo dissenso, vero o simulato, non sposta di una virgola il fatto che nel merito la ‘riforma’ realizza un progetto in gran parte concepito dagli ‘esperti’ del Pd. Che vede di buon occhio l’ingresso dei privati e la precarizzazione dei ricercatori. Che cavalca la retorica ‘modernizzatrice’ della meritocrazia. E che considera un inservibile vecchiume l’idea costituzionale di una università pubblica al servizio del ‘progresso intellettuale di massa’, come dimostra la brillante formula della ‘concorrenza tra gli atenei’, quasi si trattasse di supermercati o di compagnie di assicurazione.”

3. “Divisioni nella CRUI”.
        Nell’intervista sul Manifesto ai Rettori di Pisa e Sassari, tra l’altro, si legge: “E’ ormai noto che, nella seduta del 25 l’associazione dei rettori si è spaccata sulla linea del presidente Enrico Decleva. I rettori di Pisa e Sassari, di Cagliari, Udine, Trieste e Foggia, insieme ad altri 15, gli hanno chiesto di non esprimere un appoggio incondizionato al Ddl per conto della Crui.”
       E’ anche noto, aggiungiamo noi, che il ministro Gelmini a Porta a Porta ha affermato che non è vero che i Rettori sostengono il ‘suo’ DDL: l’unico a farlo è il Presidente della CRUI che, ha dichiarato il Ministro, ha rischiato di essere sfiduciato dalla stessa CRUI dove “c’è stata quasi la sommossa contro di lui”. (v. la trasmissione).
     Ma è anche noto che, DOPO il 25 novembre, il Presidente della CRUI si è affiancato pubblicamente alla Confindustria e al Ministro Gelmini nella richiesta di approvazione rapida della Controriforma da parte del Senato.

 

= 5.12.10.

1. Il DDL GeLLLmini è di TreeLLLe
2. Furio Colombo su DDL, Governo e Opposizione

1. Il DDL GeLLLmini è di TreeLLLe.
        L’ANDU non mai chiamato il DDL governativo sull’Università “DDL Gelmini” per il semplice fatto che questo Ministro non ha scritto e nemmeno letto il ‘suo’ DDL.
       Il DDL governativo, come quello del PD, per la ‘governance’ è stato pre-scritto già nel 2003 dalla confindustriale “lobby trasversale” TreeLLLe.
       Questa ‘semplice’ verità spiega perché il maggiore sostenitore del DDL sia la Confindustria, affiancata dai suoi ‘amici’ opinionisti e da ‘alti’ politici di maggioranza e di opposizione.
       Questa ‘semplice’ verità è stata ora ripresa e approfondita da Alessio Quinto Bernardi nell’intervento “Da dove viene la riforma ‘GeLLLmini': l’Universitaà ai poteri forti. Le proposte di TreeLLLe si fanno legge GeLLLmini”.

2. Furio Colombo su DDL, Governo e Opposizione.
       Segnaliamo l’intervento di Furio Colombo sul Fatto Quotidiano. L’intervento di Colombo si conclude così: “Una opposizione che non alza la voce e cammina disciplinatamente allo stesso passo della maggioranza imperiosa, quando dice educatamente “no” non si nota. Poiché l’opposizione non ha saputo rompere in alcun punto e in nessun modo le sequenze ordinate, vuol dire che niente di eccezionale sta accadendo. Resta il sigillo finale con cui andremo alle urne: “La Camera approva”. Resta il distacco completo da coloro che l’opposizione avrebbe dovuto e voluto rappresentare.”

= 3.12.10. 

1. Presidente della CRUI?
2. Contro terrorismo mediatico
3. Il ritardo del PD
4. L’Italia dalla Francia
5. Testo DDL Camera

1. Presidente della CRUI?
        Come abbiamo denunciato nel nostro Comunicato di ieri, il Presidente della CRUI si è affiancato alla Confindustria e al Ministro Gelmini nella richiesta di approvazione rapida della Controriforma da parte del Senato. Molti Rettori invece, specie negli ultimi giorni, si erano espressi contro il DDL.
        Il Ministro ieri sera a Porta a Porta ha affermato che non è vero che i Rettori sostengono il ‘suo’ DDL: l’unico a farlo è il Presidente della CRUI che, ha dichiarato il Ministro, ha rischiato di essere sfiduciato dalla stessa CRUI dove “c’è stata quasi la sommossa contro di lui” (v. la trasmissione).
        Chiediamo ai Rettori: a nome di chi parla il loro Presidente?
        Il DDL è epocale per l’Università. Proprio per questo a nessuno dovrebbe essere consentito di sostenere in qualità di Presidente un tale DDL, che distrugerebbe del tutto gli Atenei statali, quando la maggioranza dell’Organismo presieduto non dovesse condividere tale posizione.
       Ognuno, singolarmente, deve assumersi le proprie responsabilità PUBBLICAMENTE, sensa ambiguità. Lo si deve, quantomeno, a tutti quei giovani che stanno protestando per salvare l’Università statale dalle fameliche e distruttive intenzioni della Confindustria e della lobby accademica.

2. Contro il terrorismo mediatico.
        E’ in corso da parte di Confindustria, delle ‘alte’ cariche ‘accademiche’ e, quindi, da parte del Ministero un’azione di ‘terrorismo mediatico’ volta a sostenere che senza il DDL si bloccherebbe l’Università. Una campagna che l’ANDU ha già denunciato e confutato nel Comunicato di ieri. Contro questo vero e proprio imbroglio mediatico segnaliamo anche le risposte del Rettore di Pisa e dell’on. Walter Tocci del PD.

Il ritardo del PD.
        In una intervista al Manifesto l’on. Walter Tocc del PDi, alla domanda “Vi siete accorti in ritardo dei guasti della riforma?”, ha risposto: “Forse qualcuno, sia nel mondo dell’accademia che in quello della politica, all’inizio ha sottovalutato l’intenzione distruttiva della manovra governativa”.
        Eppure fin dall’inizio, cioè ormai molti mesi fa, le Organizzazioni universitarie hanno denunciato i contenuti “distruttivi” del DDL, chiedendo – invano –  a tutti i Partiti (anche al PD, ovviamente) un serio e puntuale confronto.
        In particolare, l’ANDU ha anche proposto precise altenative ai contenuti del DDL, documentando, tra l’altro, come l’impostazione del DDL governativo e i suoi contenuti principali fossero sostanzialmente uguali a quelli del DDL presentato PRIMA dal PD e che entrambi i DDL ‘derivassero’ da quanto pre-scritto dalla confindutriale “lobby trasversale” TreeLLLe giaànel 2003.
        Ma ancora oggi, a leggere i più recenti emendamenti e documenti elaborati dal PD, sembra che da quell’impianto e da quei contenuti non ci si riesca a distaccare sufficientemente. 
 
4. L’Italia dalla Francia.
       La grande protesta nelle Università italiane è seguita con molta attenzione e interesse in Francia: cliccare qui e qui.
 

5. Testo DDL Camera.
        Per leggere il testo del DDL approvato dalla Camera cliccare qui.

 

= 30.11.10. “Guardatevi dalla sinistra!”

               Ieri abbiamo ancora una volta denunciato e documentato come il PD si arrampichi sui tetti e sugli specchi per tentare di nascondere al mondo universitario il proprio ruolo di protagista principale nell’elaborazione di un provvedimento che corona il lavoro di demolizione dell’Universita’ statale portato avanti negli ultimi decenni dai potenti ‘baroni sinistra’, che hanno avuto a loro disposizione i Governi, il Parlamento e la ‘grande’ stampa. Questi potenti baroni hanno elaborato da tempo con (e per) la Confindutria i contenuti portanti del DDL. Un DDL che consentirebbe a loro, affiancati dalle oligarchie economico-politche, di impossersarsi del tutto degli Atenei e delle risorse pubbliche per la ricerca e l’alta formazione.  

              Oggi è Marco Bascetta a scrivere sul Manifesto:
                    “Agli studenti e ai ricercatori che si battono contro la riforma, la riesumazione televisiva di Luigi Berlinguer da parte del Tg di regime dovrebbe suonare come un serio avvertimento: guardatevi dalla sinistra! Guardatevi da un Bersani che, dopo doverosa passeggiata sui tetti, offre alla ministra un confronto per ‘correggere’ le ‘distorsioni’ e i difetti del suo disegno di legge. Senza una spietata autocritica, senza un totale abbandono della politica universitaria e scolastica praticata per decenni dalla sinistra, senza un radicale cambio di rotta dal dirigismo ministeriale e dalle allucinazioni liberiste all’ascolto dei soggetti che costruiscono la cultura del paese e la liberta’ della ricerca, neanche da quella parte c’e’ da attendersi nulla di buono.”

= 28.11.10.

 1. Decleva, Fini, Fabiani, tetti e specchi“Cari ragazzi, non fatevi strumentalizzare dalla Gelmini”

2. “Cari ragazzi, non fatevi strumentalizzare dalla Gelmini”

1. Decleva, Fini, Fabiani, tetti e specchi.

DECLEVA

      “Il Presidente (della CRUI) Decleva ha ritenuto che esiste un’evidente sproporzione nella rappresentazione da parte degli organi di informazione del dissenso rispetto al DDL Gelmini, che invece rappresenterebbe un passo in avanti positivo e andrebbe lealmente sostenuto”  (da un resoconto della seduta della CRUI del 25 novembre 2010: per leggere il resoconto v. più sotto il punto 2 del messaggio del 26.11.10).

      Bisogna dare atto a Decleva della coerenza con la quale da mesi si è impegnato lealmente (leale a chi?) nella collaborazione alla scrittura del DDL e nel sostenerlo; DDL che eè stato ‘ispirato’ da Confindustria per distruggere l’Università  statale. Decleva chiede ai Rettori di mantenere questo impegno anche il giorno in cui si stava mettendo la parola “fine” alla ‘sua’ CRUI, la quale si e’ retta su un “unanimismo di facciata”, come ha stigmatizzato il Rettore di Pisa.

       Decleva sembra non rendersi conto di questo, ma soprattutto non comprende la  vastità e la qualità del movimento di protesta. La verità e’ che “gli organi di informazione” finora hanno dato spazio solo alle ragioni e agli interessi della Confindustria e dei Rettori della ormai defunta CRUI.

      Ora questi stessi “organi di informazione” danno notizia delle iniziative ‘clamorose’ che il movimento  è costretto a inventarsi per perforare una stampa abituata a rispettare i poteri forti: una stampa che  continua però a non dare adeguato spazio alla ragione vera della protesta: fermare un DDL letale per l’Universita’ statale.

            Luigi XVI, il giorno della presa della Bastiglia, scambiò la rivoluzione per una sommossa. E i ‘Luigi XVI’ di oggi nell’Università sono soprattutto sono i pochi Rettori che ancora non capiscono che il loro tentativo di ‘impadronirsi’ del tutto degli Atenei non riuscirà, perché questa protesta lo impedira’ comunque, anche se la legge dovesse essere approvata.

            E’ pura follia pensare che una controriforma cosi’ “epocale” (l’unico cosa vera che hanno fatto dire al Ministro) possa essere applicata contro coloro che operano e studiano nell’Università.

FINI

            I ‘Luigi XVI’ sono anche quei politici, appartenenti a tutti i partiti, che credono di potere ‘giocare’ con questa protesta, così come sono abituati a ‘giocare’ con tanti altri eventi, per condurre le loro battaglie ‘politiche’: tattiche parlamentari, video-messaggi e le solite presenze  nei ‘salotti’ televisivi e radiofonici.

            Costoro non hanno capito che si è sviluppata in questi mesi nell’Universita’ una informazione alternativa alla disinformazione ufficiale e che è cresciuta una conoscenza e una consapevolezza sui contenuti del DDL che NESSUNO dei ‘capi’ della politica possiede.

            In questo ‘uso’ disinvolto del movimento Gianfranco Fini ha superato tutti. Giovedi’ scorso due dei suoi piu’ importanti ‘colonnelli’ (Granata e Della Vedova) sono saliti sui tetti per solidarizzare (sic!) con la protesta contro il DDL, attribuendo il loro comportamento ondivago in Parlamento a “pressioni convergenti a che comunque si proseguisse l’esame di questa riforma” (Della Vedova), tra le quali quella del Capo dello Stato (Granata). Di fronte a queste clamorose e gravissime affermazioni (censurate da tutta la stampa) ci si aspettava una smentita generale, a cominciare dal ‘Generale’ dei “futuristi”. La smentita soprattutto di quanto affermato da Granata: non si può infatti nemmeno pensare che un Capo dello Stato possa volere la morte dell’Università statale. E non la puoò certo volere Napolitano, che ha sempre dichiarato di comprendere le ragioni della protesta (pe leggere e sentire/vedere le affermazioni di Granata e Della Vedova v. iù sotto il punto 1 del messaggio del 26.11.10)

      E due giorni dopo Fini, invece di smentire i suoi ‘colonnelli’,  ha sciolto il ‘nodo’ del DDL  e a Lecce ha assicurato che i suoi smetteranno di ‘giocherellare’ con  esso e lo approveranno perché ha finalmente scoperto  che “la riforma Gelmini e’ quanto di meglio abbia fatto questo Governo”.

            L’ANDU ha in questi anni denunciato e documentato che l’Università è sempre stata un ‘affare’ extra-parlamentare, appannaggio dei poteri forti accademico-confindustriali. Che l’Università venga ora tolta da Fini dagli ‘oggetti contundenti’ usati per la lotta ‘politica’ non è certo segno di rispetto per l’Istituzione, ma ‘solo’ di sottomissione a quei poteri forti.

FABIANI

     Mentre la maggioranza dei Rettori hanno messo a tacere la CRUI come Organo di sostegno della controriforma, Guido Fabiani, rettore di Roma 3, si è incaricato di perseverare pubblicamente nel sostegno a un DDL che tutto il mondo universitario chiede di ritirare. Fabiani, uno dei tanti rettori ‘eterni’ (in carica dal 1998!), ieri in un suo intervento ha richiamato il giudizio positivo di Luigi Berlinguer (il principale protagonista della demolizione dell’Universita’ statale) e ha elencato come positivi i pessimi contenuti del DDL, il quale  “non e’ la distruzione dell’universita'”. Fabiani si e’ infine augurato “che si porti a compimento la discussione in Parlamento, procedendo con i necessari emendamenti migliorativi”.

SUI TETTI E SUGLI SPECCHI

            Riferendosi alle ‘arrampicate’ sui tetti degli esponenti dell’Opposizione, Alberto Burgio, dell’Università di Bologna, ha affermato che “una dose di strumentalismo è inevitabile” e ha aggiunto di non credere “che se Bersani andasse al governo abolirebbe la riforma come ha detto. Ci avrei creduto se avesse fatto di tutto, a cominciare dal più oltranzista ostruzionismo parlamentare, per bloccarla. Il punto è’ che è anche farina del loro sacco.”

            Il fatto è che la farina del PD è tanta e per accertarlo basta leggere il DDL dello stesso PD, le ‘direttive’ confindustriali scritte assieme anche all’accademia di ‘sinistra’ già nel 2003 e i successivi documenti delle varie ‘edizioni’ partitiche dell”Opposizione’ di sinistra. I contenuti sulla ‘governance’ e sulla docenza in ruoli distinti sono identici. 

           In Parlamento una vera opposizione al DDL non si fa con la “tattica per guadagnare tempo”, ma a partire da contenuti ‘opposti’ e sono questi che continuano a mancare, come dimostra quanto scritto nella “Relazione di minoranza”, dove, tra l’altro, si legge: “Al consiglio di amministrazione va assegnato un deciso compito di programmazione e di GOVERNO e il contributo di competenze esterne è senz’altro occasione di rafforzamento per l’Ateneo, a condizione che siano individuate funzioni chiare e specifiche per tali componenti.” Questo è il contrario di una gestione democratica di un Ateneo, che si può avere solo se il potere di gestione è affidato al Senato Accademico, reso finalmente democratico con l’esclusiva (senza alcun ‘esterno’) presenza di rappresentanti di tutte le componenti eletti direttamente. E inoltre non è certo un contenuto alternativo al DDL l’emendamento, ripresentato dal PD qualche giorno fa, che prevede due ruoli docenti (altro che docente unico!) e la messa ad esaurimento del ruolo dei ricercatori, che comporta l’aumento a dismisura e l’allungamento del precariato, oltre all’espulsione dall’Università degli attuali oltre 50.000 precari.

 

 2. “Cari ragazzi, non fatevi strumentalizzare dalla Gelmini”
                         Il non-ministro Gelmini ha lanciato un video-appello a quei giovani ‘fessi’ che si starebbero facendo abbindolare dai baroni veri (non quelli finti che, come i rettori Decleva e Fabiani, apprezzano e difendono la ‘sua’ “epocale riforma”). Alcuni giovani ‘fessi’ hanno diffuso un video-appello dove, con molta competenza e precisione, spiegano i veri contenuti del DDL, che il non-ministro non ha mai letto.

= 26.11.10. 

1. FLI: “pressioni” da Napolitano
2. CRUI: Decleva ‘ribaltato’

1. FLI: “pressioni” da Napolitano.
        Fabio Granata (FLI), sul tetto di Architettura di Roma, ha affermato:
       “E’ ufficiale (sic!) ed è risaputo che c’è stata una forte pressione da parte del Capo dello Stato perché la riforma passi avanti e questo ha in un certo senso condizionato fortemente alcuni atteggiamenti ANCHE del nostro gruppo”.
        E poi Benedetto Della Vedova (FLI) ha aggiunto “c’erano pressioni convergenti a che comunque si proseguisse l’esame di questa riforma”. “Pressioni convergenti” da parte di chi?
       La gravità politico-istituzionale della affermazioni degli esponenti di FLI richiede un URGENTISSINO chiarimento da parte di TUTTI e, in particolare, dello stesso Capo dello Stato che non può avere fatto la “forte pressione” che gli viene attribuita, avendo sempre pubblicamente dichiarato di comprendere le ragioni della protesta.
       Per ascoltare/vedere le dichiarazioni di Granata e Della Vedova cliccare qui.

2. CRUI: Decleva ‘ribaltato’.
       L’Assemblea della CRUI di ieri NON ha avallato le prese di posizioni del suo Presidente a sostegno del DDL.
       In un resoconto dell’Assemblea, tra l’altro, si legge: “il Presidente Decleva ha ritenuto che esiste un’evidente sproporzione nella rappresentazione da parte degli organi di informazione del dissenso rispetto al DDL Gelmini, che invece rappresenterebbe un passo in avanti positivo e andrebbe lealmente sostenuto.
       Tale posizione del Presidente è stata ribaltata nel corso della discussione, alla quale hanno partecipato oltre 20 Rettori, prevalentemente critici nei confronti della posizione favorevole dei vertici della CRUI al DDL Gelmini nella stesura emendata in approvazione alla Camera.
        Il Rettore Attilio Mastino non ha ritenuto fondato il giudizio del Presidente sul malcontento che sta effettivamente esplodendo in tutte le sedi ed ha comunicato i dettagli sull’occupazione del Rettorato e sulle manifestazioni in Piazza Università a Sassari: i mezzi di informazione fanno il loro dovere e rappresentano esattamente il malessere di ricercatori e studenti, mossi dalle gravi incognite sul proprio futuro.”
        E infine: “La seduta si è conclusa a tarda ora senza l’approvazione di un ordine del giorno, con un invito al Presidente ad EVITARE DICHIARAZIONI A SOSTEGNO DEL DDL GELMINI.”. (dal resoconto della seduta della CRUI elaborato dal Rettore di Sassari).

 

= 25.11.10. 

 GELMINI, DECLEVA, VALDITARA, BERSANI

GELMINI
        Il ministro Gelmini ha dichiarato: «Gli studenti che contestano le riforme del governo rischiano di difendere i baroni, i privilegi e lo status quo.”  Evidentemente il Ministro non considera “baroni” i Rettori della CRUI che hanno contribuito a scrivere e hanno sempre sostenuto con forza il ‘suo’ DDL.
       La dichiarazione del Ministro dimostra che lei non ha nemmeno letto il ‘suo’ DDL, voluto in realta’ da Confindustria.

DECLEVA
         Mentre l’Università insorge, Decleva, presidente della CRUI, ha dichiarato: “non e’ vero che (le Università) sono in rivolta”. “La Crui è sempre stata favorevole alla riforma sia pure con correzioni”. “Il taglio è stato recuperato”.
 
VALDITARA 
          A dettare la linea dei ‘finiani’ è Giuseppe Valditara, relatore al Senato del DDL. Valditara è “Senatore della Repubblica – Professore ordinario di Diritto Romano, Università di Torino – Coordinatore del Corso di Laurea Magistrale in Giurisprudenza della U.E.R. – Membro del Comitato Ordinatore della U.E.R.” U.E.R. sta per “Università Europea di Roma”, un’Università privata, fondata e finanziata dai Legionari di Cristo (v. sito U.E.R.).
        E Valditara non sente ragioni: il DDL deve essere approvato, visto che, come ha dichiarato, FLI “ha raggiunto un importante risultato ottenendo l’assunzione di 4500 vincitori di concorso a professore associato per i tre anni successivi all’approvazione della riforma”.
        Valditara fa finta di non sapere che nessun ricercatore in ruolo ha chiesto di barattare questi posti con l’approvazione del DDL e non considera che questi posti non servono agli attuali oltre 50.000 precari che saranno espulsi dall’Università.

BERSANI
        Luigi Bersani, segretario del PD,  ha solidarizzato con la protesta, dimenticando però che alle soglie dell’approvazione del DDL si è giunti anche per la non ferma opposizione dell”Opposizione: il PD ha presentato e non ha mai ‘ritirato’ un DDL che ha, sulla ‘governance’ e sulla docenza, sostanzialmente gli stessi contenuti del DDL governativo: un Consiglio di Ammnistrazione despota e con ‘esterni’ (ASL) e una docenza in due ruoli separati (altro che ruolo unico!), con la messa ad esaurimentio del ruolo dei ricercatori che renderebbe ancora piu’ vasto e piu’ lungo il precariato.
       Se il PD vuole veramente opporsi al DDL governativo ‘ritiri’ il suo DDL e ‘ritiri’ la dichiarazione del suo Vice-segretario che ha pubblicamente “apprezzato” la linea di Confindustria sul DDL governativo ed elabori finalmente un progetto veramente alternativo al suo DDL e a quello governativo, confrontandosi sul serio con tutto il mondo universitario.

 

= 22.11.10. “Domani sarà troppo tardi!”: invito alla protesta da ADI, ADU, ANDU, APU, CISL Università, CNRU,  CNU, CONPASS, CPU, FLC-CGIL, Link Coordinamento Universitario, RDB-USB Università, Rete 29 Aprile, SNALS Docenti Università, UdU – Unione degli Universitari, UGL Università, UILPA-UR

= 21.11.10.

1. No alla confisca
2. L. Berlinguer
3. Nuovo testo DDL
4. Granata (FLI) è contro, ma è a favore

1. No alla confisca.
       Occorre impedire la confisca degli Atenei statali da parte della Confindustria e dei Rettori della CRUI.
       Con l’ANVUR e il Ministero dell’Economia si vuole commissariare il Sistema nazionale dell’Università, con i rettori-sovrani assoluti, affiancati dai rappresentanti delle oligarchie locali economico-politiche, si vogliono commissariare gli Atenei, trasformati in ASL.
       Occorre impedire:
– la cancellazione del diritto allo studio;
– l’espuslsione dall’Università degli attuali precari con la messa ad esaurimento del ruolo dei ricercatori;
– il blocco delle carriere e la insopportabile decurtazione delle retribuzioni.
 Occorre rendere effettiva la democrazia e l’autonomia degli Atenei.
       Non è in gioco solo l’esistenza dell’Università statale, ma la stessa democrazia nel nostro Paese.
       Per tutto questo, in tutti gli Atenei, tutti dobbiamo mobilitarci subito per impedire che tra pochi giorni si approvi una legge devastante.
       Nelle prossime ore, in tutti i Dipartimenti, in tutte le Facoltà, in tutti gli Organi collegiali, occorre impegnarsi al massimo per impedire lo scempio della nostra Università.
       Importante è anche la partecipazione al presidio davanti alla Camera a partire dalle ore 10 di mercoledi 24 novembre 2010.

2. L. Berlinguer.
       Alla vigilia dell’approvazione del DDL sull’Università, Luigi Berlinguer, deputato europeo del PD, interviene sul quotidiano della Confindustria, l’Associazione che ad ogni costo e con tutti i mezzi, vuole imporre un provvedimento che distruggerebbe del tutto l’Università statale, offrendo ai poteri forti economico-politici la cogestione degli Atenei.
      L. Berlinguer, giustamente, scrive che “l’università italiana attraversa una crisi profonda.” Omette però  di ricordare di essere lui stesso uno dei principali responsabili di questa crisi, avendo sostenuto o direttamente deciso le norme che hanno prodotto questa crisi: finta autonomia finanziaria, finta autonomia statutaria, svuotamento del CUN, finti concorsi locali, devastante “3 +2″, ampliamento del precariato, progressiva riduzione dei finanziamenti.
       E ora L. Berlinguer sostiene il provvedimento che rappresenta il coronamento della sua costante e lunga opera di distruzione dell’Università statale: “non posso non trovare giustificata l’insistenza del ministro Gelmini nel richiedere misure legislative urgenti per gli atenei.”
     A L. Berlinguer non interessa affatto che questa ‘riforma’ non sia voluta da tutto il mondo universitario (eccetto i Rettori della CRUI).
       Anzi, secondo L. Berlinguer, il testo di questa ‘riforma’ andrebbe “molto migliorato” dando “nuova forza e vitalità al consiglio di amministrazione che non puo’ essere nominato da corporazioni interne”. Insomma, sembra che a L. Berlinguer non basti il CdA previsto dal DDL, che per la sua composizione e per i suoi poteri trasformera’ gli Atenei in ASL.
       L. Berlinguer ritiene che spetti “SOPRATTUTTO” agli “stakeholder” “il compito di dispiegare strategie di amministrazione”. Certo, aggiunge, “quel mondo – enti locali, imprese, sindacati, associazioni – deve meritare un simile ruolo perche’ non sempre, AD OGGI, ha espresso rappresentanze adeguate a tale decisivo compito.”
      Ci risiamo, L. Berlinguer crea/sostiene, al solito, ‘riforme’ che affosseranno l’Università, ma già si prepara a dire, a danno fatto, che il male lo avranno prodotto gli altri, quelli che avranno applicato non correttamente le giuste riforme europee (l’Europa viene sempre messa di mezzo).
      Il disastro annunciato (e dall’ANDU previsto) della ‘riforma’ dei concorsi? Il localismo, il nepotismo, il clientelismo e parentopoli non sono colpa di L. Berlinguer che quella legge ha prodotto, ma sono colpa di quell’accademia (e lui non la conosceva) che  tende sempre e comunque ad approfittare delle giuste leggi. Lo stesso vale per il “3 + 2″: non è stato sbagliato imporlo, ma è stato è stato applicato male da parte della solita accademia che non vuole diventare ‘europea’,  quell’accademia che lui non conosce. 
     Il fatto è che:
     “Di recente sono ripartite – con più virulenza che mai – le fantasie sulla “privatizzazione”, ammantate di modernismo e celate dietro un inaccettabile disfattismo sul presunto sfascio della scuola pubblica. Si confonde autonomia con privato, quasi che il concetto di autonomia non fosse un concetto anche e corposamente pubblicistico. Si rimette in discussione il patto costituzionale che cattolici e laici democratici hanno stipulato per impegnarsi nella qualificazione e nelle garanzie pluralistiche della scuola pubblica. Si diffonde l’insana illusione che la salvezza educativa del paese sia nelle mani dell’efficienza di novelli managers privati (che tutti sanno abilissimi nell’attingere continuamente ai fondi dello Stato). Ora poi si racconta che le università – sprecone e inconcludenti – devono procacciarsi da sé i mezzi per lavorare, stravolgendo così una grande tradizione e valori radicati nella storia d’Europa, che hanno fatto libera (e per questo grande) la nostra ricerca. Reaganismo e confessionalismo d’accatto.
      Sono solo alcuni esempi di una martellante campagna demolitrice che penetra insidiosamente nell’opinione pubblica con esiti infausti, di cui mi domando quanti suoi promotori siano consapevoli. Si provocano così sconforto e demotivazione fra i docenti, e se ne piangeranno le conseguenze. Comprendo che tutta questa bagarre fa parte di un gioco tattico di punzecchiamento fra i due maggiori partners rivali di governo, ma non posso fare a meno di notare che questo disinvolto strumentalismo rischia di sconvolgere i valori fondamentali della moderna convivenza sociale e dello Stato. Intollerabile. …”
(Luigi Berlinguer su Repubblica del 28 settembre 1988, un secolo fa).

3. Nuovo testo DDL.
      Per leggere il testo del DDL con le modifiche della Commissione Bilancio, accettate dalla Commissione Cultura della Camera.

4. Granata (FLI) è contro, ma è a favore.
       “Benedetto Fabio GRANATA (FLI) …  Sottolinea, altresì, che rimangono vive tutte le perplessità più volte espresse sul provvedimento: in particolare, stigmatizza che, con l’approvazione dell’articolo 25, come modificato nella seduta odierna, di fatto il Ministero dell’economia e delle finanze assume un ruolo preponderante nei settori dell’istruzione e dell’universià, a scapito dei Ministeri competenti. Conclude preannunciando il voto favorevole (sic!) del suo gruppo sulla proposta di conferire al relatore il mandato a riferire in senso favorevole all’Assemblea sul provvedimento” (dal resoconto della Commissione Cultura della Camera del 19 novembre 2010 che contiene anche gli emendamenti approvati).

= 19.11.10.

1. DDL. Presidio alla Camera
2. “Europa: l’autunno 2010 è ventoso”
3. L’eccellente ricchezza dell’IIT

1. DDL. Presidio alla Camera.
        Contro l’approvazione del DDL e a sostegno delle richieste unitarie mercoledì 24 novembre 2010, a partire dalle ore 10, comincerà il presidio promosso da ADI, ADU, AND, ANDU, AURI, CISL-Università, CNRU, CNU, CSA-CISAL Università, FLC-CGIL, LINK-Coordinamento Universitario, RDB-USB, RETE 29 APRILE, SNALS-Docenti Università, SUN, UDU, UGL-Università e Ricerca, UILPA-UR (v. documento unitario).

2. “Europa: l’autunno 2010 è ventoso”
        Su “Sauvons la recherche” un quadro della protesta nei Paesi europei.
 
3. L’eccellente ricchezza dell’IIT.
        Invitiamo a leggere l’intervento di Francesco Sylos Labini sull’IIT “L’eccellenza de’ noantri”. Le modalità di fondazione, gestione e finanziamento dell’IIT sono ‘eccezionali’.
        L’IIT, con il sostegno del solito Francesco Giavazzi, è stato voluto da Vittorio Grilli “diventato Presidente del nuovo Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) nel 2005, carica che ha conservato fino ad oggi, insieme a quella di direttore generale del tesoro al  Ministero dell’Economia da cui l’IIT dipende.”
        L’IIT riceve “100 milioni di euro all’anno dal 2005 al 2014, ovvero una spesa enorme visti gli attuali chiari di Luna. Infatti questa stessa cifra, 100 milioni di euro all’anno, è approssimativamente quanto viene speso, all’anno, per finanziare l’intera ricerca scientifica italiana”.
        Sylos Labini ricorda “le dichiarazioni di alcuni scienziati di prestigio che erano stati chiamati a progettare l’istituto e i cui suggerimenti sono stati completamente ignorati. La loro impressione era quella di essere stati usati come specchietto per le allodole, per coprire scelte arbitrarie.”
        E ricorda anche che “poco tempo fa i deputati Bachelet, Tocci e Ghizzoni (PD) hanno fatto una interrogazione parlamentare per sapere “quando e con quale modalità si intenda rendere pubblico il rapporto indipendente commissionato nel 2007 dal Ministro dell’economia e delle finanze Tommaso Padoa Schioppa”.
        Infine Sylos Labini mette a confronto l’IIT e l’MIT, concludendo: “Non ci si venga comunque a raccontare la favola sul MIT italiano fatto di “rigore, controlli ed incentivi” perché, come anche spesso accade, si unisce al danno la beffa soprattutto verso i tanti che lavorano nelle università e nei centri di ricerca pubblici e che sono stimati e rispettati nel mondo.”
       In tutta questa vicenda, quello che colpisce, ancor più dello straodinario ‘fenomeno dell’IIT’, è il silenzio, a tutti i livelli, del mondo universitario che sembra accettare che UN SOLO Istituto possa disporre di un finanziamento per la ricerca pari a quello di TUTTA l’Universita’ italiana. Un silenzio ancora più assordante nel momento in cui gli stessi ‘ambienti’ che hanno inventato e finanziato con i soldi pubblici l’IIT, stanno affamando l’Università statale e stanno imponendo un DDL che ne provocherebbe la definitiva demolizione.

= 18.11.10. 

1. DDL. ‘Golpe’ alla Camera:
      a) Gelmini
      b) il cerino di Confindustria
      c) il prof. Valditara
      d) il prossimo iter del DDL
      e) la protesta e il presidio alla Camera
2. Nasce il Coordinamento nazionale degli Associati
3. Appello all’Opposizione
4. Giù le statali, su le private e le ‘CEPU’
5. Tocci contro il ruolo unico
6. Sul ‘Giavazzi pensiero’ altra critica puntuale
 

1. DDL. ‘Golpe’ alla Camera:
      a) Gelmini
      b) il cerino di Confindustria
      c) il prof. Valditara
      d) il prossimo iter del DDL
      e) la protesta e il presidio alla Camera

         Il DDL deve essere approvato la prossima settimana: questa è la risposta al grande successo della Giornata internazionale per il diritto allo studio, con tante manifestazioni alle quali hanno partecipato studenti, docenti, precari e tecnico-amministrativi.

a) Gelmini.
        E mentre si continua a far ripetere al ministro Gelmini che “Bisogna avere il coraggio di cambiare” e che “è indispensabile proseguire sulla strada delle riforme», la Capigruppo della Camera ha deciso di calendarizzare il DDL per la prossima settimana, con il voto favorevole dl PDL, Lega e UDC e quello contrario di PD, IDV e FLI. E la copertura economica? “La volontà politica supera le questioni tecniche”, è arrivato a dichiarare, senza alcun pudore politico, il ministro Gelmini.
       E’ gravissimo, inaccettabile, che un Ministro che non non c’è (il vero Ministro dell’Università è Tremonti) e che sta in un Governo in stato preagonico e con un Parlamento di nominati fedeli ai loro capi (come ha detto Enrico Letta), dichiari che si debba imporre un provvedimento che tutto il mondo universitario chiede di RITIRARE e di sostituire con una vera riforma condivisa, utile all’Università e al Paese.

b) il cerino di Confindustria.
        Felice è la Confindustria: nel suo giornale oggi compare un trafiletto (“Un bel segnale da non sprecare”) che comincia: “Si è accesso ieri il cerino della riforma dell’università.” “Un bel segnale, piccolo piccolo, ma importante per il paese che sta fuori dei Palazzi. Teniamolo accesso quel cerino, fino al traguardo.”

c) il prof. Valditara.
       Felice è anche Giuseppe Valditara, professore di Giurisprudenza di Torino e senatore di FLI. Si’ di FLI!. Alla Camera i ‘finiani’, giustamente, si oppongono alla discussione del DDL, mentre invece il ‘finiano’ professore Valditara dichiara: “E’ necessario salvaguardare la riforma dell’università approvandola rapidamente.”

d) il prossimo iter del DDL.
       Il giornale della Confindustria, il quotidiano più interessato al DDL, scrive che “il fattore tempo è fondamentale. Oggi (18 novembre 2010, ndr) la commissione bilancio della Camera darà il suo parere, chiedendo di eliminare dal testo le disposizioni prive di copertura (come il piano da 1,7 miliardi per assumere 9mila associati in sei anni). Dopodiche’ la palla passerà alla commissione istruzione che cancellerà le norme controverse (tanto l’assunzione degli associati è già prevista nella legge di stabilità) e voterà il mandato al relatore Paola Frassinetti (Pdl). Lunedì comincerà la discussione generale in assemblea e il voto finale potrebbe arrivare entro venerdi’ prossimo. Quindi si andra’ al Senato dove bisognera’ attendere la chiusura della sessione di bilancio, attesa per 10 dicembre. A quel punto resteranno solo quattro giorni per il si’ definitivo al ddl Gelmini.” Il Sole 24-ore è il quotidiano più interessato al DDL ma non troppo ‘preciso': sembra non sapere che “la legge di stabilità” non prevede affatto l’assunzione di 9mila associati.

e) la protesta e il presidio alla Camera.
        Spetta ora al mondo universitario che si oppone ad un DDL che cancellerebbe l’Università statale rendere ad ostacoli il percorso descritto dal Sole 24-ore, facendosi infiammare dal cerino acceso dal “Paese che sta fuori (e dentro) i Palazzi”, cioè da Confindustria, dai Rettori della CRUI e dai “capi” che controllano le persone a loro fedeli che formano il Parlamento: bisogna assolutamente bloccare questo DDL che è letale per l’Università e per il Paese.
       Un importante momento della protesta sarà il presido davanti alla Camera, promosso da 18 Organizzazioni dell’Università, che si terrà la prossima settimana (v. documento unitario). 

 2. Nasce il Coordinamento nazionale degli Associati.
       Il 15 novembre 2010 si è costituito “ufficialmente il CoNPAss – COordinamento Nazionale dei Professori Associati, con l’approvazione di un documento-manifesto dal titolo “Manifesto per l’Università Italiana” (v. comunicato).
        Nel “Manifesto” sono previste le seguenti “forme di protesta”:
“- la limitazione allo svolgimento dei soli carichi didattici istituzionali, rispetto al­la quale (gli associati) non potranno certamente accettare alcun invito al loro “senso di responsabilità”, che in que­sto momento si richiede – invece – alle forze parlamentari e a fortiori alla Conferenza dei Rettori, dalle prime tanto invariabilmente quanto indebitamente individuata, all’interno del mondo dell’università, come proprio unico e tuttavia non affatto legittimato interlocutore;
– l’opposizione negli organi collegiali a qualunque chiamata extraconcorsuale.”

3. Appello all’Opposizione.
        Segnaliamo un “Appello all’Opposizione” che si conclude così:
 “Dichiarazioni pubbliche, emendamenti e voto contrario non bastano. Si dimostri limpidamente, nei fatti, di fronte a tutto il paese e all’opinione pubblica internazionale che il parlamento e’ diviso su questioni strategiche di grande rilevanza collettiva, e non solo sulle vicende private del Presidente del Consiglio. L’opposizione parlamentare chieda con forza e determinazione il ritiro del DdL, esca dall’Aula al momento del voto, rendendo esplicite le responsabilita’ politiche di ciascuno.” “Se si tiene al futuro del paese, ci si assuma la responsabilita’ di opporsi con tutte le energie a questa riforma”.
 

4. Giù le statali, su le private e le ‘CEPU’.
       Mentre si tagliano i finanziamenti alle Università statali, fingendo di non farlo, (v. articolo) si sono dati milioni alle università private e ora si vogliono fare diventare le università telematiche atenei ‘normali’ (v. articolo).

 5. Tocci contro il ruolo unico.
       Invitiamo a leggere l’ultimo documento di Walter Tocci, deputato del PD. Tocci ribadisce la sua visione dell’Università iper-autonomista e iper-centralista: da un lato, no a “un modello unico” e quindi “sostanziale differenziazione” tra gli Atenei, che diano “un’offerata molteplice di percosi formativi e diversi assetti dell’attività di ricerca”; dall’altro lato, rilancio della valutazione ‘terza’ dell’ANVUR, e finanziamento secondo merito degli Atenei (punti 1-4 del documento).
      Abbiamo altre volte commentato puntualmente le non nuove proposte iper-liberiste e iper-stataliste di Tocci, mentre nuova, se non sbagliamo, è  la sua visione dell’organizzazione della docenza. Su questo, come su altro, Tocci ha idee molto precise, derogando dal suo ‘credo’ autonomista. A Tocci non piace affatto il “ruolo unico” della docenza, auspicato dall’ANDU e da altre Organizzazioni della docenza. Ed è tanto contrario che riesce a vederlo anche nel DDL governativo, quando è chiaro a chiunque come in quel provvedimento le fasce degli associati e degli ordinari siano due ruoli distinti, come distinti sono nell’emendamento del PD e nella legislazione attuale. Tocci arriva a scrivere che “il ddl governativo realizza il sogno sindacalese (sic!) degli anni settanta.”  Mentre, secondo Tocci, “al contrario, la complessità organizzativa della moderna università richiedere ruoli di versi per competenze scientifiche, didattiche e gestionali e uno sviluppo davvero basato sul merito e sull’impegno dei professori. Questa era la vera riforma da fare, ormai matura nella consapevolezza generale, ma il ddl invece di andare avanti guarda al passato.” Com’era bello il “futuro” degli anni settanta quando i docenti erano ‘perfettamente’ distinti in professori ordinari e assistenti! (punti 5 e 6 del documento).
       Totalmente condivisibile è invece l’attacco di Walter Tocci all’IIT: Tocci è uno dei pochi che ha il ‘coraggio’ di criticare l’IIT, che è stato criticato da tutti prima della sua costituzione, ma è diventato dopo un tabù. Tocci, tra l’altro, scrive che “diventa sempre più un’altra fonte di finanziamento della ricerca che opera in assoluta discrezionalità. L’IIT ha in dote circa 300 milioni di euro non spesi e un finanziamento annuo di circa 100 milioni, superiore a quello disponibile per tutte le universita’ italiane e in tutte le discipline. Chi ha i denti non ha il pane e chi ha il pane non ha i denti. L’istituto si trova col problema insolito in Italia di possedere risorse superioro alle sue possiblità di spesa. Ha deciso quindi di investire nel consenso stipulando convenzioni con diversi rettori per distribuire finanziamenti senza bandi ai rispettivi atenei e ottenendo in cambio un clima più favorevole verso la propria esistenza. E questo dovrebbe essere il soggetto innovativo della ricerca italiana!” (punto 7 del documento). Dell’IIT più volte si è occupato l’ANDU (v., tra l’altro, questo messaggio).
       Come totalmentete condivisibile è la denuncia che Tocci fa dell’operazione in corso per trasformare le universitaà telematiche in Atenei ‘normali’ (punto 10 del decumento).

       L’ANDU ha riportato e commentato più volte le posizioni di Tocci: “Walter Tocci (PD): da una giusta analisi un mortale rimedio” (gennaio 2010), “L’on. Tocci e l’Agenzia dei DS”(novembre 2006), “DS peggio di Moratti? Molto peggio” (novembre 2005).

6. Sul ‘Giavazzi pensiero’ altra critica puntuale.
       Invitiamo a leggere la puntuale critica di Francesco Sylos Labini alle idee ‘imprecise’ di Francesco Giavazzi.
 

= 13.11.10. 

1. DDL: “epocale” trasversalismo
     a. Paolo Bertinetti
     b. Manuela Ghizzoni
     c. Pier Luigi Celli
2. Contro DDL manifestazione alla Camera
3. Assemblea nazionale Associati
4. CNRU contro DDL
5. A Camerino Congresso ANDU
6. A Lecce Assemblea Ateneo


1.
DDL: “epocale” trasversalismo. Ghizzoni. Bertinetti. Celli.
        “Epocale”, così il ministro Gelmini ha definito il DDL sull’Università che le viene attribuito. I suoi Consiglieri, in questo caso, le hanno suggerito di dire una cosa vera.
        Infatti epocale sarebbe il cambiamento della natura stessa dell’Università statale che verrebbe definitivamente confiscata dai poteri forti nazionali e locali: il Sistema degli Atenei verrebbe commissariato attraverso l’ANVUR e i singoli Atenei sarebbero consegnati a rettori-dittatori, affiancati dai rappresentanti delle oligarchie politico-economiche locali.
        Epocale sarebbe anche la nuova configurazione della docenza: pochi professori veri (gli ordinari), un numero un pò maggiore di assistenti (gli associati), una marea di precari (ricercatori a termine, assegnisti, borsisti, contrattisti, ecc. ecc.) e, ‘a perdere’,  gli attuali ricercatori di ruolo.
        Epocale sarebbe anche il rafforzamento del nepotismo, del clientelismo e della parentopoli, poiché totale diventerebbe l’arbitrio nel reclutamento e nelle promozioni dei docenti, dopo un’inutile abilitazione nazionale.
       Epocale sarebbe infine la cancellazione del diritto allo studio, con i tagli, l’abbattimento della qualità dell’insegnamento e l’emarginazione o chiusura della maggior parte degli Atenei.
 
      Ma con quale legittimità politica una legge certamente “epocale”, come questo DDL, può essere approvata da un Parlamento di “fedeli nominati” e da un Governo che non c’è?
       Che l’attuale Parlamento sia composto da fedeli ai capi che li hanno nomitati lo dicono tutti e l’ha ripetuto recentemente anche un “capo di sinistra”, Enrico Letta, vice-segretario del PD. Che il Governo non c’è più è sotto gli occhi di tutti.
      Ma come può un ‘vuoto’ imporre un provvedimento che cancellerebbe del tutto l’idea stessa di università statale efficiente, autonoma, democratica e aperta a tutti? Semplice: i “capi di sinistra, di centro e di destra” che ‘amministrano’ il Parlamento hanno scelto di servire gli interessi di Confindustria e dei Rettori della CRUI, piuttosto che ascoltare le richieste che provengono da tutto il mondo universitario (docenti, precari, tecnico-amministrativi, studenti) e piuttosto che incontrare le 18 Organizzazioni dell’Università che da tempo, inascoltate, hanno chiesto un confronto su precise e alternative proposte di vera riforma.
  
a. Paolo Bertinetti.
            Questi “capi” hanno deciso di imporre l’approvazione immediata del DDL: “silenziosamente, i capigruppo della Camera concordarono che il ddl sarebbe stato discusso dal 18 al 25 novembre”, cosi’ come hanno chiesto “a gran voce” “i portavoce della Confindustria e i soliti economisti delle universita’ private”, così denuncia Paolo Bertinetti, Preside della Facoltà di Lingue di Torino. Lo stesso Bertinetti aggiunge: “In questo momento di difficolta’ del Cavaliere, le opposizioni hanno pensato bene di accettare che il ddl fosse discusso alla Camera anticipatamente e consentire cosi’ al nostro gioioso premier di dire che il governo del non fare ha fatto la riforma dell’Università. Alcuni ritengono che le mosse dell’opposizione siano dettate da un’astuta tattica parlamentare: si finge di collaborare per poi bocciare. Il rischio invece è che i deputati dell’opposizione, magari senza volerlo, si apprestino a dare indirettamente una mano al governo del non fare per fare la riforma che distruggera’ l’Università pubblica.”
        “Magari senza volerlo”? E no! I “capi” dell”opposizione’ hanno DECISO da molto tempo che questo DDL deve essere approvato perchè è sostanzialmente lo stesso di quello da loro presentato prima della versione governativa, ed entrambi i DDL ricopiano sostanzialmente quanto SCRITTO dalla confindustriale “lobby trasversale” TreeLLLe già nel 2003. E non è un caso che lo stesso E. Letta abbia pubblicamente dichiarato di “apprezzare” la linea di Confindustria sul DDL.

b. Manuela Ghizzoni
          Il tentativo della (non)opposizione di mascherare il prorio vero ruolo ormai è sempre più arduo, come dimostra anche il confronto pubblico svoltosi ieri a Pisa: alla richiesta di tutti di RITIRARE il DDL e alla sollecitazione di una vera opposizione ad esso, gli esponenti della (non)opposizione balbettano: “Nella sala si percepisce forte lo scetticismo da parte dei presenti rispetto all’effettiva azione che le opposizioni stanno portando avanti in Parlamento contro il DDl Gelmini. In diversi criticano il disegno di legge presentato dal Pd sull’università, che secondo qualcuno degli intervenuti “nella filosofia non è dissimile da quello che sta facendo il Governo Berlusconi, anche se nella sua traduzione concreta vi sono delle differenze”. C’e’ chi chiede a Pardi e Ghizzoni “parole chiare e garanzie per il futuro. Questo DDL risponde chiaramente ad esigenze e pressioni di Confindustria e dei poteri forti di questo paese, nel caso che andrete voi a governare saprete resistere e dire no a queste pressioni?” Secondo Ghizzoni “Confindustria questo DDL non l’ha neanche letto” e rivendica “il proprio ruolo di opposizione”. (dall’articolo-resoconto su PisaNotizie). La risposta dell’on. Ghizzoni sulle “esigenze di Confindustria” ha dell’incredibile: sembra essere lei a non avere mai letto l’attuale DDL, il DDL del PD, le ‘direttive’ confindustriali scritte assieme anche all’accademia di ‘sinistra’ già nel 2003 e i successivi documenti delle varie ‘edizioni’ partitiche dell”oppozione’ di sinistra. I contenuti sulla ‘governance’ e sulla docenza in ruoli distinti sono identici.
        In Parlamento la vera opposizione al DDL non si fa con la “tattica per guadagnare tempo”, ma a partire da contenuti ‘opposti’ e sono questi a mancare.

c. Pier Luigi Celli.
        Per conoscere meglio la ‘qualità’ e la portata degli interessi sull’Università è utile leggere quanto dichiarato all’Espresso da Pier Luigi Celli, “attuale direttore generale della Luiss, l’università di Confindustria” e “che è stato nelle stanze dei bottoni di Enel, Eni, Omnitel, Olivetti, e persino direttore generale della Rai”. Celli chiede di “togliere la governance totale dell’università all’accademia. E aprirla alle imprese, alle istituzioni, alla societa’ civile.”
 
         Non rimane molto tempo per impedire che i poteri forti mettano le mani definitivamente sull’Università statale servendosi dei “capi” che ‘gestiscono’ il Parlamento: occorre mobilitarsi con più forza per impedire lo scempio di una Istituzione che è centrale anche per la democrazia nel nostro Paese.

2. Contro DDL manifestazione alla Camera.
        Le Organizzazioni dell’Università dei docenti, dei precari, dei dottorandi, dei lettori, dei tecnico-amministrativi e degli studenti, “in vista della discussione del Disegno di Legge aderiscono alla Giornata di mobilitazione internazionale dello studente del 17 novembre, promuovono un presidio nazionale davanti alla Camera in concomitanza con l’inizio della discussione e invitano a partecipare alle iniziative di protesta.” (v. documento).

3. Assemblea nazionale Associati.
       A Roma lunedì 15 novembre 2010 alle ore 11.30 presso la Facoltà di Statistica (Aula Gini) si terrà l’Assemblea nazionale degli Associati.

4. CNRU contro DDL.
       Nel comunicato, tra l’altro, si afferma che i tagli e i “contenuti del Disegno di Legge sull’Università attualmente in discussione alla Camera, che non risponde alle richieste delle varie componenti universitarie, accentuando le caratteristiche di verticismo a livello di governance e le difficoltà di inserimento dei più giovani, sono ragioni più che sufficienti per mantenere lo stato di agitazione dei ricercatori universitari e per richiedere profonde modifiche del DdL o in ultima istanza il suo ritiro” e si chiede per i ricercatori “di veder riconosciuto il ruolo docente svolto attraverso la soluzione del problema dello stato giuridico atteso da 30 anni”. 
 

= 11.11.10. 

1. Studenti inglesi in lotta per il diritto allo studio
2. CPU e Rete29Aprile contro DDL
3. Assemblea nazionale Associati
4. Sentenza TAR del Lazio contro la rottamazione
5. Articolo sul “Colpo d’ala”
 

1. Studenti inglesi in lotta per il diritto allo studio.
        A Londra un grande movimento di protesta degli studenti contro i pesanti tagli al diritto allo studio (articoli su Repubblica e sul Corriere della Sera).

2. CPU e Rete29Aprile contro DDL.
         Nel comunicato congiunto si legge, tra l’altro,: “Ribadiamo la nostra ferma opposizione ad un DdL che intende cancellare il carattere pubblico dell’istruzione universitaria, concedere poteri smisurati alle stesse caste responsabili della cattiva gestione degli atenei negli ultimi anni, trasformare i consigli di amministrazione delle università in luoghi di lottizzazione i cui seggi saranno spartiti fra amici e sodali del potente di turno, trasformare il diritto di studio in indebitamento preventivo, estendere la precarizzazione della docenza e della ricerca”.

3. Assemblea nazionale Associati.
         A Roma lunedì 15 novembre 2010 alle ore 11.30 presso la Facoltà di Statistica (Aula Gini) si terrà l’Assemblea nazionale degli Associati.

4. Sentenza TAR del Lazio contro la rottamazione.
           Il TAR del Lazio il 13.10.10 ha annullato il provvedimento del Rettore dell’Università di Messina con il quale si era rottamato un ricercatore. Per leggere la sentenza cliccare qui.

5. Articolo su Ustation sul precedente messaggio dell’ANDU “Un colpo d’ala” per l’Università”.

  

= 7.11.10. 

1. Ai Gruppi parlamentari: “un colpo d’ala” per l’Università
2. DDL. Documento-appello contro “progetto scellerato”
3. Sul miliardo di Tremonti.

1. Ai Gruppi parlamentari: “un colpo d’ala” per l’Università.
        “Un colpo d’ala” chiede Fini a Berlusconi, nell’interesse del Paese. “Un colpo d’ala”, nell’interesse dell’Università e del Paese, si chiede a tutti i Gruppi parlamentari: tolgano dall’agenda della Camera la discussione di un DDL che finirebbe di demolire l’Università statale, sottomettendola ai famelici interessi dei poteri forti, con in testa Confindustria e Rettori della CRUI.
      Hanno ragione Fini e tutte le persone di buon senso nel sottolineare che in tutti gli altri Paesi, per uscire dalla crisi, si aumentano gli investimenti per la ricerca e l’alta formazione. Ma per rendere veramente utili al Paese questi finanziamenti (che devono andare ben oltre il miliardo concesso/promesso da Tremonti), e non farli sperperare ai nuovi Consigli di Amministrazione ‘modello ASL’ previsti dal DDL, è necessario dare vera autonomia e democrazia agli Atenei, che vanno liberati dai poteri baronali e dal precariato, cosi’ come chiede il mondo universitario.
      Invitiamo tutti i Gruppi parlamentari a staccare la spina da una ‘abitudine’ che li vede sottomessi agli interessi di chi opera da anni per smantellare l’Università statale e per potere gestire ‘in proprio’ le risorse pubbliche ad essa destinate.
       Per la prima volta si leggiferi per e non contro l’Università, con un provvedimento non deciso fuori dal Parlamento, ma frutto di un reale e serio confronto con tutte le componenti universitarie.
       Insomma, si chiede a tutti i Gruppi parlamentari una scelta che darebbe un enorme contributo al rilancio culturale, economico e democratico del nostro Paese.

2. DDL. Documento-appello contro “progetto scellerato”.
       Segnaliamo l’Appello “Non disponibili a distruggere l’Università pubblica” le cui firmatarie e cui firmatari “invitano i rettori, il Governo e il Parlamento a mettere da parte questo progetto scellerato e ad avviare un vero processo di riforma coinvolgendo tutte le componenti del mondo universitario.”
       Mettere da parte un DDL che “mira a smantellare l’università pubblica lasciando inalterati i vizi attuali (clientelismo, nepotismo, finte valutazioni comparative, sacche di assenteismo, nessun controllo sulle ricerche finanziate, feudalesimo ex cathedra).”
       Un DDL che prevede “da un lato, la riduzione delle componenti elettive e l’accentramento dei poteri decisionali; dall’altro, il rafforzamento del Consiglio di amministrazione, che diventa a tutti gli effetti il principale organo politico”. Un DDL che “affida alla burocrazia accademica (ANVUR in primis) la valutazione delle strutture ex post, secondo criteri generali che non garantiscono il reale riconoscimento delle competenze; inoltre abolisce la ricostruzione della carriera e la conferma nazionale per i professori di prima e seconda fascia” e con “l’introduzione del Fondo per il merito, sacrifica il diritto allo studio sull’altare di una fasulla meritocrazia, senza tener conto del reddito e, soprattutto, senza oneri per lo Stato.”
       E inoltre il DDL “rende ancora più precari i percorsi lavorativi dei  giovani studiosi, introducendo la figura del ricercatore a tempo determinato (RTD)” e ” si arriva a quindici anni post lauream per poter ottenere un contratto a tempo indeterminato.” Un DDL, infine, che lascia “ai dipartimenti ampi poteri discrezionali nel reclutamento, nella programmazione triennale e nell’attribuzione degli aumenti stipendiali, svincolandoli il più possibile dal controllo della comunità scientifica nazionale.”
       Per tali motivi coloro che hanno sottoscritto e sottoscriveranno l’Appello “comunicano ai Rettori, al Governo e al Parlamento che, all’indomani dell’approvazione del disegno di legge di riforma dell’università presentato dal Ministro Gelmini, non saranno disponibili a sostenere carichi didattici non previsti dal loro stato giuridico.”
      Per leggere integralmente e sottoscrivere il Documento-appello cliccare qui.

3. Sul miliardo di Tremonti.
 Segnaliamo gli articoli su Step1 (“Il miliardo di Tremonti e la riforma dei rettori”) e su CorriereUniv.it (“1 miliardo all’Università”).

 

= 5.11.10.

1. Fermiamo la controriforma!
2. Il PD ‘ritiri’ il suo DDL
3. Il falso “ruolo unico”
4. Appello: “Atenei fuori dalla “CRUI”
 

1. Fermiamo la controriforma!
       Un miliardo all’Università nella Finanziaria. Questo ha annunciato oggi Tremonti, ministro vero dell’Università (v. Conferenza stampa). Si tratterebbe di un recupero parziale dei tagli, forse sufficienti a fare sopravvivere gli Atenei. In ogni caso questi soldi NON devono servire a finanziare la Controriforma dell’Università che si vorrebbe fare approvare alla Camera entro il 25 novembre. Una riaccellerazione dell’iter di un provvedimento che toglierebbe del tutto all’Università autonomia e democrazia e che il mondo universitario chiede invece di ritirare.
      I poteri forti (con in testa la Confindustria e i Rettori della CRUI) hanno deciso di imporre il loro DDL, servendosi di “un parlamento commissariato”, composto da persone, “fedeli di un capo di destra, di centro, di sinistra”, che non rappresentano nessuno, secondo quanto ha recentemente affermato E. Letta, vice-segretario del PD (v. intervento di E. Letta).
      Ed E. Letta, “capo di sinistra”, ha pubblicamente dichiarato di “apprezzare” la linea di Confindustria sul DDL. E la Confindustria vuole, ad ogni costo e con tutti i mezzi, l’approvazione del ‘suo’ DDL, le cui basi sono state (pre)stabilite già nel 2003, con la ‘collaborazione’ dell’accademia che conta di sinistra, di centro e di destra.
      Ancora una volta contro l’Università si vogliono imporre leggi decise fuori dal Parlamnero da coloro che operano da decenni per demolire l’Università statale atraverso leggi devastanti: finta autonomia finanziaria e statutaria, finti concorsi locali, “3 + 2″, svuotamento del CUN, crescenti tagli, aumento illimitato del precariato, blocco del reclutamento e delle carriere.
      Ancora oggi nessun Gruppo parlamentare ha chiarito perché e chi ha deciso di riaccelerare l’iter del DDl e nessun Gruppo parlamentare e nessun Deputato ha ancora dato risposta alla richiesta “di aprire finalmente un serio e ampio confronto con l’Università e di smettere di interloquire esclusivamente con la Confindustria, che ha interesse a monopolizzare la gestione delle risorse pubbliche destinate alla ricerca, e con la CRUI, che non rappresenta gli Atenei, ma solo i Rettori”. Questa richiesta è stata avanzata da 18 Organizzazioni dell’Università rappresentative dei docenti, dei tecnico-amministraivi e degli studenti. 
 

2. Il PD ‘ritiri’ il suo DDL.
         Gianfelice Rocca ha scritto che la riforma “presenta FORTI punti di contatto anche con quella presentata dal Pd l’anno scorso, a partire dai meccanismi di reclutamento e di governance.”
       Marco Meloni, responsabile nazionale del PD per l’Università, invece, rispondendo ad un intervento di Francesco Sylos Labini, scrive: “Quanto alla “condivisione del PD”, richiamata da Gianfelice Rocca, non si può sostenere che il DDL Gelmini presenti “forti punti di contatto” con le proposte del PD. Vi è forse qualche sovrapposizione meramente nominalistica (sic!)”.
         Evidentemente Meloni non ha letto il DDL presentato dal suo Partito che, soprattutto per quanto riguarda la ‘governance’, coincide con quanto previsto dal DDL governativo e con quanto SCRITTO dalla confindustriale “lobby trasversale” TreeELLEe già nel 2003.
        Il PD tenta ancora di presentarsi come oppositore ad un DDL che è anche suo. Un tentativo inutile fino a quando questo Partito non ritirerà il suo DDL, non smentirà la dichiarazione del suo Vice-segretario e non chiederà il RITIRO del DDL in discussione alla Camera.

3. Il falso “ruolo unico”.
       Si parla, sempre più e da più parti, di “ruolo unico” della docenza. Bene: è quanto chiede da anni l’ANDU. Ma cosa è un ruolo unico? E quello gia’ previsto dal DPR 382 del 1980 (art. 1)? Evidentemente no, perchè in realtà le fasce degli ordinari e degli associati sono due DISTINTI ruoli. Infatti un associato per passare di fascia deve superare una prova comparativa necessaria per occupare un ‘posto’ di ordinario. In altri termini, non è sufficiente ad un associato avere riconosciuto che la sua attività didatica e scientifica sia ‘da ordinario’, ma deve anche fare i conti con la disponibilità dei ‘posti’ e con gli altri concorrenti a quello stesso ‘posto’.
      Nemmeno quanto proposto dal PD è un vero ruolo unico. Infatti il PD prevede, come la “382”, un numero contingentato di ‘posti': “Il consiglio di amministrazione di ciascuna università determina il numero massimo di professori di CIASCUN livello che possono prestare servizio nell’ateneo con costi stipendiali sostenibili per il bilancio.” (comma 8 dell’articolo presentato come emendamento al DDL dal PD). Questo significa che un associato (ribatezzato professore di secondo livello) la cui attività venisse giudicata come ‘propria’ di un ordinario potrebbe non diventarlo a tutti gli effetti, perchè deve fare i conti con il “numero massimo” di ordinari prestabilito e con eventuali altri aspiranti allo stesso ‘posto’. Insomma anche per il PD i ruoli devono diventare due, mentre gli va bene la messa ad esaurimento dell’attuale ‘terzo ruolo’ dei ricercatori che potranno, per i prossimi sei anni, aspirare a diventare professori ad esaurimento di terzo livello del ruolo (non)unico. NON è uno scherzo: il PD offre agli attuali ricercatori, che già svolgono attività didattica e scientifica come i professori, di diventare professori di terzo livello ad esaurimento, sottoponendosi prima ad un valutazione nazionale.
      Il fatto è che, ancora una volta, il PD ‘rispetta’ i voleri e gli interessi dell’accademia che conta (soprattutto quella di Giurisprudenza) che si oppone (e si è opposta con tutti i mezzi) alla trasformazione del ruolo dei ricercatori in terza fascia dei professori, ruolo che non deve essere comunque messo ad esaurimento se non si vuole incrementare e allungare il precariato.
      L’ANDU da anni propone un VERO ruolo unico, in tre fasce, con il passaggio da una fascia all’altra ‘solo’ (senza alcuna ulteriore scelta locale) attraverso un giudizio nazionale individuale e con il relativo incremento economico a carico di uno specifico fondo nazionale. I falsi ruoli unici hanno solo l’obiettivo di salvaguardare il nepotismo baronale, male sommmo dell’accademia italiana. 

4. Appello: “Atenei fuori dalla “CRUI”.
      Il Coordinamento nazionale dei precari (CPU) ha lanciato un Appello per interrompere il finanziamento della CRUI da parte degli Atenei in quanto essa non è “ormai più in grado di svolgere in maniera credibile le funzioni previste dal suo stesso statuto (rappresentare le università italiane e valorizzarne l’autonomia)”. Il fatto è che la CRUI non ha mai rappresentato l’Università italiana perché non lo può ‘strutturalmente’ fare. Infatti i Rettori sono eletti per gestire i propri Atenei e rappresentarne/difenderne gli specifici e differenti interessi. Un Organismo somma di rappresentanti di interessi particolari non può salvaguardare gli interessi di tutti gli Atenei. Peraltro la CRUI, nella sostanza, da tempo non esiste più nemmeno per finta, ‘sostituita’ da tante ‘CRUI': quella degli Atenei autoeccellenti, quella lombarda, quella meridionale, quella delle private, quella degli Atenei a statuto speciale. La CRUI (o meglio una parte dei Rettori) è invece capacissima di volere e sostenere, contro il mondo universitario, un DDL che fa diventare i Rettori sovrani assoluti di Atenei trasformati in ASL, privati di ogni autonomia e democrazia.
      Per rappresentare il Sistema delle Università italiane occorrerebbe un Organismo nazionale, composto con membri TUTTI direttamenti eletti, espressi da tutte le componenti e con l’elezione dei docenti svolta in maniera non frammentatta e non corporativa. Un Organismo dotato di autonomia e capace di difendere l’autonomia degli Atenei dai poteri forti politici e accademici. Questo è quanto proposto da anni da  diverse Organizzazioni della docenza e, in particolare, dall’ANDU.

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26 comments for “DDL mortale per l’Università statale

  1. 7 novembre 2010 at 22:28

    Sottoscrivo completamente. E’ tutto tanto semplice che cadono le braccia a doverlo ripetere, e a vedere che ugualmente non si riesce convincenti.
    Dev’essere vero che i tanti nostri difetti, da noi combattuti non abbastanza – o comunque senza successo – ci rendono indifendibili davanti a un Paese che guarda sempre la pagliuzza nell’occhio del vicino e (se deve scegliere) corre in soccorso del vincitore, o dietro la moda del momento.
    Oggi il vincitore non siamo certo noi ricercatori e l’Università pubblica, ancora una settimana fa definita “carne debole” da un Dirigente della Banca d’Italia.
    Che certo non deve essere un cultore della memoria di Paolo Baffi e di Mario Sarcinelli.

  2. Graziano
    8 novembre 2010 at 08:51

    Un ruolo Unico della docenza
    già esiste, occorre come dice la legge andare dal giudice ammnistrativo,e noi tutti ci andremo ,i ricercatori in testa, poichè a parità di lavoro corrisponde un identica retribuzione .
    Un unico livello retributivo ,certo, poi se un docente fa 10 sarà remunerato ,incentivato,etcr..,esiste una enormità di lavoro sommerso non pagato perchè ? .
    -I deputati di ogni tipo percepiscono una remunerazione congrua,
    -I dirigenti ministeriali pure,
    -I dirigenti di banca Italia pure,
    -I dirigenti di qualsiasi amministrazione regionale pure
    insomma tutti hanno remunerazioni più che dignitose solo la docenza universitaria è cenerentola . Sarebbe ora che finisca …..
    Una simile disparità di trattamento porta alla disobbedienza civile è gia successo.

  3. Graziano
    8 novembre 2010 at 11:05

    dalla University of California, il più prestigioso sistema statunitense di università pubbliche.un modello di governance per gli atenei
    la maggioranza del cda (il “Board of Regents”) è nominata dal ministro., ma su indicazione di una commissione composta da rappresentanti delle autorità di ateneo, dei membri già in carica del cda, dai docenti, dagli studenti e dalle associazioni di laureati dell’ateneo. Questo meccanismo funziona bene soprattutto se ogni commissione ha il mandato di selezionare un solo membro del cda: in questo modo ogni persona scelta è effettivamente rappresentativa di tutte le parti interessate . Così, i criteri di qualità e di valore tecnico prevalgono su quelli di appartenenza politica o corporativa. le nomine sono scaglionate nel tempo e il cda si rinnova in modo graduale, un solo membro alla volta. Inoltre, i suoi membri non percepiscono alcun compenso, e hanno mandati lunghi (otto anni), per garantire l’indipendenza da pressioni esterne e per meglio seguire la lenta evoluzione dell’ateneo.
    Una interessante strada da seguire e sperimentare.

  4. Graziano
    11 novembre 2010 at 13:35

    Se il DdL verrà approvato dalla Camera così come uscito dalla commissione, in moltissimi casi l’indisponibilità dei ricercatori alla didattica diventerà definitiva. Questo renderà impossibile la prosecuzione dell’anno accademico ,i corsi tenuti in passato da ricercatori oggi indisponibili,saranno chiusi. Chi approverà questo disegno di legge avrà quindi anche la responsabilità di un tracollo immediato del sistema universitario.
    Si prepara un nuovo 68 la fine dell’intero sistema università poi niente sarà più uguale.

  5. elena
    12 novembre 2010 at 12:12

    Perche’ anche l’ANDU non dichiara uno sciopero di 4 ore mercoledi 17
    novembre? (e’ vero che si puo’ aderire a quello della CGIL ma mi piacerebbe se anche l’ANDU lo dichiarasse…); sarebbe utile anche perche’ cosi’, essendoci meno lezioni, ci potrebbe essere piu’ affluenza alle manifestazioni….

  6. Marinella Lorinczi
    15 novembre 2010 at 21:02

    Perché qualcuno non analizza quell’allucinante documento pubblicato dalla (Fondazione) CRUI nel luglio scorso, intitolato “CAF Università Migliorare un’organizzazione universitaria attraverso l’autovalutazione”, scaricabile al http://www.fondazionecrui.it/HomePage.aspx?ref=1927 ?

  7. Giorgio Valentini
    16 novembre 2010 at 12:44

    Perche’ scrivete che il PD approva il DDL Gelmini quando tutti gli atti parlamentari attestano esattamente il contrario? Vi ricordo che il PD ha votato contro il DDL Gelmini e se non e’ stato gia’ approvato alla Camera’ e’ grazie alla convergenza PD-Fini che ha obbligato la (ex)maggioranza a far slittare la discussione dopo la legge di stabilita’. In quanto al progetto alternativo del PD (preparato dall’ on. Tocci insieme con la Rete 29 Aprile) e’ radicalmente differente dal DDL Gelmini, e segna una forte rottura con le precedenti proposte del PD: si tratta comunque di un testo in corso di discussione e di elaborazione con il concorso aperto a tutte le componenti universitarie.
    Il PD ovviamente e’ criticabile su molte cose che ha fatto sull’universita’, ma attenzione a presentarlo come un monolite ed a metterlo sullo stesso piano dei partiti di governo.
    Con simpatia,

    Giorgio Valentini (Univ. degli Studi di Milano)

  8. 17 novembre 2010 at 20:57

    In Francia, sosteniamo il vostro combattimento et diffundiamo le informazioni : http://www.sauvonslarecherche.fr/spip.php?article3283

    “Sauvons la recherche” e “Collettivo Spring 2010

  9. rmv
    22 novembre 2010 at 19:09

    Ma Tocci è Prof. ASSOCIAAAATO?

  10. rmv
    22 novembre 2010 at 20:22

    Che i Ricercatori Universitari a tempo indeterminato, confermati e con 6 anni di attività didattica alle spalle debbano essere equiparati agli Associati, e pertanto passare di ruolo, non è solo giusto, è sacrosanto! I Ricercatori meritevoli sono tantissimi, e forse -anzi di certo- non si vuole metterlo in evidenza. Troppe abilitazioni, dice Tocci. Ma forse se le abilitazioni saranno troppe è perchè in molti lo meritiamo e percè in troppi siano stati sfruttati e strumentalizzati per troppo tempo.

  11. Gianfranco Denti
    25 novembre 2010 at 18:21

    Riconosco all’ANDU non pochi meriti per aver tenuto vivo, sull’università e la ricerca, un dibattito che nel passato ha vissuto momenti di colpevole stanca, nonostante i continui attacchi governativi, portati in terrmini sia finanziari sia normativi.

    Ciò che però non mi ha mai convinto è la critica al DDL del PD (l’articolato depositato nel giugno 2009), sempre e comunque aprioristicamente illustrato come coincidente con il DDL governativo.
    L’estensore del comunicato ANDU di oggi, 25 novembre, al paragrafo “BERSANI” scrive addirittura, addebitandola a tale DDL, di “… una docenza in due ruoli separati (altro che ruolo unico!), con la messa ad esaurimentio del ruolo dei ricercatori che renderebbe ancora piu’ vasto e piu’ lungo il precariato.”.

    Ebbene, ecco il testo del comma 1 dell’art. 7 (Terza fascia dei professori universitari) del DDL del PD: “E`istituita la terza fascia dei professori universitari nella quale rientrano di diritto i ricercatori universitari confermati che siano stati affidatari o supplenti di insegnamenti universitari nei corsi di laurea o di laurea specialistica/magistrale, anche in altro ateneo, per almeno tre anni, anche non consecutivi, nell’ultimo decennio. I ricercatori universitari non confermati, o per i quali non sussista tale requisito, sono inquadrati nella terza fascia dei professori universitari a domanda, previo giudizio favorevole del senato accademico dell’universita` di appartenenza sulla loro attivita` scientifica e didattica. Il ruolo dei ricercatori universitari e` posto ad esaurimento.”.

    Il DDL del PD può piacere, in tutto o in parte, oppure no. Ma, per favore, si argomenti e non si dicano fesserie! Ne dice già troppe la Gelmini…

    Cordialità.

    Gianfranco Denti
    Università di Pisa

  12. ANDU
    26 novembre 2010 at 09:58

    Probabilmente a Gianfranco Denti è sfuggito il fatto che quella parte del DDL del PD che prevedeva la terza fascia NON ad esaurimento è stata da tempo abbandonata e sostituita con una ‘nuova’ organizazzione della docenza che prevede la messa ad esaurimento del ruolo dei ricercatori. Questa ‘nuova’ versione è stata ripresentata anche qualche giorno fa come emendamento il cui testo qui si riporta:

    Proposta emendativa pubblicata nel Bollettino delle Giunte e Commissioni del 05/10/2010 [ apri ]
    15.01. Dopo l’articolo, inserire il seguente:

    Art. 15-bis.
    (Ruolo unico dei professori universitari e composizione dell’organico).

    1. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, è istituito il ruolo unico dei professori universitari, articolato a regime in due livelli, fatto salvo quanto previsto nella fase transitoria al comma 6. Il primo livello è articolato in tre classi stipendiali; il secondo livello è articolato in sette classi stipendiali.
    2. Le università, nella definizione dei nuovi statuti di cui all’articolo 2, comma 1, assegnano a tutti i professori del ruolo unico i medesimi diritti e doveri accademici, con particolare riferimento all’attribuzione di ogni forma di elettorato attivo e passivo e alla presenza negli organi accademici. Sono fatte salve la possibilità di limitare l’accesso alla carica di rettore ai soli professori del primo livello e le disposizioni di cui ai commi 8 e 12 del presente articolo.
    3. I professori ordinari di cui all’articolo 1, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 11 luglio 1980, n. 382 sono inquadrati nel primo livello del ruolo unico di cui al comma 1.
    4. I professori associati di cui all’articolo 1, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 11 luglio 1980, n. 382, sono inquadrati nel secondo livello del ruolo unico di cui al comma 1.
    5. La corrispondenza delle classi previste nel precedente ordinamento con quelle del presente articolo è fissata con decreto del Ministero dell’Università e della ricerca di concerto con il Ministro della pubblica amministrazione e innovazione e il Ministro dell’economia e delle finanze. Il predetto decreto fissa altresì trattamento economico spettante per le singole classi.
    6. Ai professori universitari inquadrati nel ruolo unico si applicano le norme stabilite dall’articolo 1, commi 2, 3, 4 e, limitatamente a quanto stabilito per i professori universitari a tempo pieno, dall’articolo 1, comma 16, della legge 4 novembre 2005, n. 230.
    7. Il consiglio di amministrazione di ciascuna università determina il numero massimo di professori di ciascun livello che possono prestare servizio nell’ateneo con costi stipendiali sostenibili per II bilancio. Questi valori sono aggiornati periodicamente, almeno ogni tre anni, dal consiglio di amministrazione, sulla base dei piani strategici approvati dal senato accademico.
    8. A partire dal sesto anno successivo all’entrata in vigore della presente legge, nella determinazione di cui al comma 8 del presente articolo, fermo restando che la consistenza complessiva dei posti di ruolo in organico al sistema universitario non può essere inferiore a quella registrata al 31.12.2008, il numero dei professori inquadrati nel primo livello non può comunque essere superiore ai due terzi di quello dei professori inquadrati nel secondo livello. Gli statuti determinano le modalità per assicurare equilibrati rapporti tra i livelli nei singoli ambiti disciplinari all’interno di ciascun dipartimento, ovvero di ciascuna struttura di cui all’articolo 2, comma 2, lettera c).
    9. Nel caso in cui il numero dei professori inquadrati nel primo livello in servizio presso l’ateneo sia eguale o superiore al valore massimo previsto dal comma lo del presente articolo, è fatto divieto all’università di dar corso a procedure di reclutamento o di progressione nei livelli del ruolo unico.
    10. I ruoli di professore ordinario e associato, fatte salve le disposizioni di cui ai commi precedenti, e di ricercatore a tempo indeterminato sono posti ad esaurimento.

    Per un periodo transitorio di sei anni dalla data di entrata in vigore della presente legge è istituito un terzo livello del ruolo di cui al comma 1. Nel corso di tale fase transitoria le procedure di reclutamento che si svolgono ai sensi degli articolo 16 e 17 della presente legge e quelle di chiamata diretta di cui all’articolo 21 prevedono l’accesso al terzo livello del ruolo. Con successivo decreto, da emanarsi entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge, il ministro provvede a determinare le modalità di articolazione delle fasce stipendiali, nonché le funzioni attribuite a ciascun livello e le relative progressioni, e di riallineamento e inquadramento dalla fase transitoria di cui al presente comma con quella a regime di CUI al comma 1, prevedendo il passaggio a tale regime di tutti i docenti inquadrati nel ruolo unico.

    Ghizzoni Manuela, Nicolais Luigi, Mazzarella Eugenio, Bachelet Giovanni Battista, Coscia Maria, Rossa Sabina, Russo Antonino, De Pasquale Rosa, De Biasi Emilia Grazia, Levi Ricardo Franco, Melandri Giovanna, Picierno Pina, Siragusa Alessandra, De Torre Maria Letizia, Pes Caterina, Lolli Giovanni, Tocci Walter, Graziano Stefano, Ceccuzzi Franco, Melandri Giovanna, Vassallo Salvatore

  13. rmv
    29 novembre 2010 at 03:11

    LA rivoluzione dei KAMIKAZE

    Nell’ampiezza delle critiche ad un DDL – che ci avvia all’approvazione- penso sia sia accantonato – o perso di vista – un problema centrale legato al destino dei ricercatori universitari a tempo indeterminato, già in servizio. I ricercatori andranno messi ad esaurimento – nel vero senso della parola – sino a quando sono serviti a mantere i corsi di laurea potevano anche ESSERE DOCENTI anzi scusate “FARE I DOCENTI”, ma adesso RESET!!!!!IRICERCATORIDOCENTI ritorneranno a fare gli assistenti, si concentreranno di nuovo solo nella ricerca e buoni buonini aspetteranno i nuovi concorsi. E’ una carriera DILUNGADURATA!!!! Molti doveri e pochi diritti!
    Tra ESSERE DOCENTE/PROFESSORE E FARE IL DOCENTE/PROFESSORE paradossalmente – PASSAUNA BELLA DIFFERENZA. MAH, POVERI PATETICI RICERCATORI. Poveri perchè hanno svolto attività didattica a basso costo, patetici perchè hanno lavorato il doppio, il triplo, dovendo dimostrare d’essere in grado di svolgere il loro compito primario – la ricerca- da sempre motivo di stima o di deprezzamento da parte dei nostri “superiori”. La stessa attività di ricerca/produzione scientifica(pubblicazioni/organizzazioni di progetti formativi/workshop/organizzazione e/o partecipazione di convegni nazionali e internazionali ecc), che ci ha consentito -con i nostri curriculum- di accedere per affidamento e/o supplenza all’attività didattica. Ma riflettiamo bene: non siamo stati professori, abbiamo fatto i professori. Non ha più alcun valore il giudizio del corso di Laurea che ci ha ritenuto idonei a svolgere l’attività didattica.
    Ricordiamo che anche – e dico anche- con questi DOCENTIRICERCATORI si sono laureati molti studenti. Questi Ricercatori hanno guidato, istruito, giudicato gli Allievi. Anche loro- adesso- increduli. AH scusi perchè Lei non era professore? Vai a spiegare…..
    POVERI PATETICI RICERCATORI.
    Dunque adesso ri-aspetteremo i concorsi, magari molti di noi li hanno già fatti, hanno svolto la fatidica lezione, (QUANTE LEZIONI ABBIAMO FATTO CON I NOSTRI ALLIEVI!!!!) sono stati giudicati meritevoli, ma ci dispiace, il posto è uno, l’idoneità pure, sarà per la prossima volta…..PARADOSSALE, DISGUSTOSO, PENOSO, DISEDUCATIVO per i nostri giovani ricercatori, che adesso con la nuova legge invece dopo sei anni potranno diventare associati. Noi POVERINI pagheremo il fatto di esssre quelli di transizione. LUNGA TRANSIZIONE!!! DEIVERIKAMIKAZE!!!!
    Questa sera la Gelmini su TG1 a nuovamente affermato che per noi saranno messi a disposizione dei fondi che ci consentiranno di accedere ai concorsi per passare di ruolo. ANCOOOOORA!!!!!
    MA COSA ANCORA DOBBIAMO DIMOSTRARE!!!! Se per ben 6 anni abbiamo fatto attività didattica CONTINUATIVA PER AFFIDAMENTO E/O SUPPLENZA e siamo stati considerati idonei dal corso di laurea e dai nostri stessi allievi. COSA DOBBIAMO ANCORA DIMOSTRARE!!! I ricercatori non attivi che non svolgono didattica e ricerca sono un numero assolutamente esiguo rispetto al numero dei ricercatori ATTIVI. SIAMO MOLTI; MOLTISSIMI, PERCIò andiamo messi ad esaurimento. TROPPI SOLDI. AL DIAVOLO. IL MERITO altro che MERITOCRAZIA. UCCIDIAMOLI FACCIAMOLI PASSARE PER FANNULLONI. QUELLI CHE VOGLIONO PASSARE DI RUOLO IN AUTOMATICO. IN AUTOMATICO? SIAMO PAZZI? MA SAPETE DA QUANTO TEMPO ASPETTIAMO DI AVERE RICONOSCIUTO I NOSTRI DIRITTI. SAPETE DA QUANTO TEMPO LAVORIAMO PER UNA MANCIATA DI SOLDI? AH SCUSATE!!!! SIAMO CERTAMENTE PIù Fortunati rispetto ad altri che ne sono rimasti fuori -e sono tanti!!! MA BASTA!!!!
    BASTA FARSI STRUMENTALIZZARE!!! E’ ora che si ascoltino le nostre ragioni, è ora di ribadire i nostri diritti per continuare ad onorare i nostri impegni, è ora che si dia voce ad UNA DIGNITà DI RUOLO CHE CI SPETTA PER MERITO DIMOSTRATO. AMPIAMENTE DIMOSTRATO. (Ricordiamo che nella stessa scuola professori si diventa per concorso diretto o costruendo la carriera con attività di supplenza in campo). CI diranno ancora una volta che non ci sono i soldi.
    E’ questo il problema. NON CI SONO LE RISORSE ECONOMICHE.
    Continueremo ad aspettare i nuovi CONCORSI perchè nell’immediato non ci sono i soldi per farci idonei nel ruolo di ASSOCIATI, nel frattempo molti di noi andranno via e ci toglieremo/toglieranno “elegantemente” di mezzo, noi Ricercatori a tempo indeterminato già inseriti ANDREMO AD ESAURIMENTO. Nel vero senso della parola. ALTRO CHE MERITOCRAZIA!!!!
    Ma BASTA…..L’unica soluzione seria è che si trovino le soluzioni per RICONOSCERE una dignità di ruolo che ci siamo guadagnati con merito, che si trovi il modo di elargire il dato economico nei tempi più opportuni fin quando si sbloccherà la crisi, ma nel frattempo si riconosca il passaggio di fascia ad ASSOCIATO a quanti -e sono tanti- che hanno lavorato con coscienza, già gli Atenei sono perfettamente in grado di testare la nostra produzione scientifica e didattica. MA SI é CECHI E SORDI. POVERI PATETICI RICERCATORI che si avviano alla RIVOLUZIONEDEIKAMIKAZE………

  14. rmv
    29 novembre 2010 at 03:29

    LA rivoluzione dei KAMIKAZE

    Nell’ampiezza delle critiche ad un DDL – che si avvia all’approvazione- penso si sia accantonato – o perso di vista – un problema centrale legato al DESTINO DEI RICERCATORI A TEMPO INDETERMINATO (già in servizio). I ricercatori andranno messi ad esaurimento – nel vero senso della parola – sino a quando sono serviti a mantere i Corsi di Laurea potevano anche ESSERE DOCENTI anzi scusate “FARE I DOCENTI”, ma adesso RESET!!!!!I RICERCATORIDOCENTI ritorneranno a fare gli assistenti, si “concentreranno” di nuovo solo nella ricerca e buoni buonini aspetteranno i nuovi concorsi. E’ una carriera DILUNGADURATA!!!! Molti doveri e pochi diritti!
    Tra ESSERE DOCENTE/PROFESSORE E FARE IL DOCENTE/PROFESSORE paradossalmente – PASSAUNA BELLA DIFFERENZA.
    MAH, POVERI PATETICI RICERCATORI. POVERI perchè hanno svolto attività didattica a basso costo, PATETITICI perchè hanno lavorato il doppio, il triplo, dovendo dimostrare di essere in grado di svolgere il loro compito primario – la ricerca- da sempre motivo di stima o di deprezzamento da parte dei “superiori”. La stessa attività di ricerca/PRODUZIONE SCIENTIFICA(pubblicazioni/organizzazioni di progetti formativi/workshop/organizzazione e/o partecipazione di convegni nazionali e internazionali ecc), che ci ha consentito -con i nostri curriculum- di accedere per affidamento e/o supplenza all’attività didattica. MA RIFLETTIAMO: non siamo stati professori, abbiamo fatto i professori. Non ha più alcun valore il giudizio del corso di Laurea che ci ha ritenuto idonei a svolgere l’attività didattica?
    Ricordiamo che anche – e dico anche- con questi DOCENTIRICERCATORI si sono laureati molti studenti. Questi Ricercatori hanno guidato, istruito, giudicato gli Allievi. Anche loro- adesso- increduli: AH scusi perchè Lei non era professore? Vai a spiegare…..
    POVERI PATETICI RICERCATORI.
    Dunque adesso RI-ASPETTEREMO I CONCORSI, magari molti di noi li hanno già fatti, hanno svolto la fatidica LEZIONE, (QUANTE LEZIONI CON I NOSTRI ALLIEVI!!!!) e sono stati giudicati meritevoli. Negli ultimi concorsi del 2008 -poi effettivamente svolti nel 2010- qualcuno “è passato di ruolo”, gli ALTRI ancora FUORI: ci dispiace, il posto è uno, l’idoneità pure, sarà per la prossima volta…..
    PARADOSSALE, DISGUSTOSO, PENOSO, DISEDUCATIVO per i nostri giovani ricercatori, che adesso con la nuova legge invece dopo sei anni potranno diventare associati. Noi POVERINI pagheremo il fatto di esssre quelli di transizione. LUNGA TRANSIZIONE!!! DEIVERIKAMIKAZE!!!!
    Questa sera la Gelmini su TG1 ha nuovamente affermato che per noi saranno messi a disposizione dei fondi che ci consentiranno di accedere ai concorsi per passare di ruolo. ANCOOOOORA!!!!!
    MA COSA ANCORA DOBBIAMO DIMOSTRARE!!!! Se per ben 6 anni abbiamo fatto attività didattica CONTINUATIVA PER AFFIDAMENTO E/O SUPPLENZA e siamo stati considerati idonei dal corso di laurea e dai nostri stessi allievi. COSA DOBBIAMO ANCORA DIMOSTRARE!!! I ricercatori non attivi che non svolgono didattica e ricerca sono un numero assolutamente esiguo rispetto al numero dei ricercatori ATTIVI. SIAMO MOLTI; MOLTISSIMI, PERCIò andiamo messi ad esaurimento. Altro che MERITOCRAZIA ppER QUELLI CHE VOGLIONO PASSARE DI RUOLO IN AUTOMATICO. IN AUTOMATICO? SIAMO PAZZI? MA SAPETE DA QUANTO TEMPO ASPETTIAMO DI AVERE RICONOSCIUTO I NOSTRI DIRITTI? SAPETE DA QUANTO TEMPO LAVORIAMO PER UNA MANCIATA DI SOLDI? AH SCUSATE!!!! SIAMO CERTAMENTE PIù Fortunati rispetto ad altri che ne sono rimasti fuori -e sono tanti!!! MA BASTA!!!!
    BASTA FARSI STRUMENTALIZZARE!!! E’ ora che si ascoltino le nostre ragioni, è ora di ribadire i nostri diritti per continuare ad onorare i nostri impegni, è ora che si dia voce ad UNA DIGNITà DI RUOLO CHE CI SPETTA PER MERITO DIMOSTRATO. AMPIAMENTE DIMOSTRATO. (Ricordiamo che nella stessa scuola professori si diventa per concorso diretto o costruendo la carriera con attività di supplenza in campo). CI diranno ancora una volta che non ci sono i soldi.
    E’ questo il problema. NON CI SONO LE RISORSE ECONOMICHE.
    Continueremo ad aspettare i nuovi CONCORSI perchè nell’immediato non ci sono i soldi per farci idonei nel ruolo di ASSOCIATI, nel frattempo molti di noi andranno via e ci toglieremo/toglieranno “elegantemente” di mezzo, noi Ricercatori a tempo indeterminato già inseriti ANDREMO AD ESAURIMENTO. Nel vero senso della parola. ALTRO CHE MERITOCRAZIA!!!!
    Ma BASTA…..L’unica soluzione seria è che si trovino le soluzioni per RICONOSCERE una dignità di ruolo che ci siamo guadagnati con merito, che si trovi il modo di elargire il dato economico nei tempi più opportuni fin quando si sbloccherà la crisi, ma nel frattempo si riconosca il passaggio di fascia ad ASSOCIATO a quanti -e sono tanti- che hanno lavorato con coscienza. Già gli Atenei sono perfettamente in grado di testare la nostra produzione scientifica e didattica. MA SI VUOLE ESSeRE é CIECHI E SORDI. POVERI PATETICI RICERCATORI che si avviano alla RIVOLUZIONEDEIKAMIKAZE………

  15. 30 novembre 2010 at 23:13

    Brava l’Università italiana ! A noi Francesi ed al resto del’ Europea mostrate l’esempio.

    Facciamo il possibile per render conte di che sta succendo in Italia
    Il primo articolo che avevo già indicato e stato meso a giorno http://www.sauvonslarecherche.fr/spip.php?article3283

    E due altri sono stati pubblicati :

    http://www.sauvonslarecherche.fr/spip.php?article3309
    http://www.sauvonslarecherche.fr/spip.php?article3312

  16. 1 dicembre 2010 at 17:39

    Sauvons la recherce a pubblicato un communicato stampa di sostegno ai movimenti di rivolta europei :
    Europe une révolte historique ! http://www.sauvonslarecherche.fr/spip.php?article3313

    Per fare sapere che cosa succede in Europea, il vecchio articolo L’autumno e ventoso http://www.sauvonslarecherche.fr/spip.php?article3283 e sostitutto da un altro che sarà come il primo attualizsato in tempo reale:
    Après les bourrasques, la tempête http://www.sauvonslarecherche.fr/spip.php?article3314

    Anche il collettivo Primavere 2010 sta seguendo il vostro movimento con entusiasmo

    marie-pierre gaviano

  17. carlo
    4 dicembre 2010 at 09:41

    Complimenti all’opposizione per l’emendamento che limita a 5 anni la rinnovabilità dei contratti di docenza e richiede la dichiarazione dei redditi con un minimo di 40.000 euro per i non dipendenti (invece un commesso evidentemente può partecipare al bando). Oltre ad essere una carognata nei confronti di tutti quei docenti a contratto che da anni insegnano per quattro soldi che così verranno sbattuti fuori subito (quanti di questi, almeno nelle facoltà umanistiche, incassano più di 40.000 euro?), metterà in ginocchio i corsi di laurea tenuti spesso in piedi da questi contratti. Dalla sinistra ci si sarebbe aspettati piuttosto una richiesta di compenso minimo per queste collaborazioni e un minimo di prospettive di incardinamento. Invece, con un colpo di mano alquanto maldestro forse suggerito da chi all’interno dell’accademia non vede di buon occhio i docenti a contratto (ricercatori?), ha fatto passare un comma che oltre ad essere ingiusto è stupido. La giusta limitazione dei contratti infatti si potrebbe ottenere proprio alzando i compensi o fissando un rapporto tra docenti di ruolo e non. Se questo significa lotta al precariato…

  18. Francesco Zardo
    4 dicembre 2010 at 20:45

    In questi giorni abbiamo scoperto 2 cose importanti:
    1. Alcuni autorevoli membri della CRUI (Rettori dell’Università pubblica)sono al servizio non dello Stato, ma della Confindustria;
    2. Molti politici ci usano ed usano le nostre manifestazioni non perché ne condividano gli ideali, ma per i loro scopi personali ( On. Fini e tutti coloro che con lui dicono di volere il bene dell’Italia e degli Italiani, ma hanno votato un DDL palesemente contro l’Università pubblica dicendo che era quanto di meglio espresso dal Governo in carica: figuriamoci cosa per loro può essere il peggio!).
    Ricordiamocene quando saremo chiamati ad eleggere i nostri rappresentanti alla Camera od al Senato, i quali avranno il compito di costruire un paese migliore.
    Francesco Zardo

  19. fabio
    7 dicembre 2010 at 12:20

    altro suggerimento.oltre a essere di treeLLLe gran parte del ddl Gelmini, il relatore al Senato di tale documento, Senatore Valditara, è anche uno degli eminent advisor di treellle nonchè Finiano doc.
    ciao!

  20. rmv
    11 dicembre 2010 at 06:20

    Ma cosa ci vuole ancora per capire che l’essere contro un ddl che in parte modifica il potere del baronato non va a vantaggio dei ricercatori? Bisogna manifestare contro questo immobilismo ormai cronico. Che il ddl non passi non è una vittoria!!!! saremo comunque sconfitti dal procedere dell’immobilismo. niente concorsi, niente soldi, niente di niente, neanche un ddl malconcio. IL NULLA. Adesso ci accontenteranno facendoci fare ciò che volevano. I RICERCATORI POVERI. NON FAREMO PIù I DOCENTI PRECARI…..non serve – ridurranno i corsi di laurea pertanto basteranno i superiori, quelli che voi chiamate baroni. BARONI DUCHI CONTI MARCHESI E MARCHESINE.
    Vi rendete conto o no? Abbiamo lavorato per nulla…. o meglio per essere funzionali a un sistema che non ci retrocede perchè di fatto non ci ha mai promosso.Certo che se il succeso si ha con dei risultati non si può parlare di successo. Ma direi neanche di una gran perdita considerando che il successo -in molti campi accademici -oggi lo hanno in mano soprattutto i portatori di un male incurabile l’arroganza che si nutre di volgarità, irriconoscenza e talora di disonestà. Ma facendo così la diamo vinta e ciò non è possibile. Dobbiamo rivendicare i nostri diritti dando il giusto peso e il giusto valoro alle nostre intelligenze, che non possono più esssere mortificate. La DIGNITà di RUOLO nell’attività di docente va riconosciuta a tutti i ricercatori a tempo indeterminato che da anni si impegnano, e sono la quasi totalità di questi. Dire che molti non fanno nulla, non solo è un errore facilmente appurabile, ma è una “moda di linguaggio” che nel tentare di distruggere baronie e sistema- le rafforza – scrollando le spalle dei “SUPERIORI” dal peso della riconoscenza.

  21. rmv
    11 dicembre 2010 at 06:31

    POVERINI NOI? POVERINI LORO!Che pur di mantenere il vassallaggio sacrificano il tutto per una sola saccoccia di potere. Quale potere? il potere di farsi del male!!! solo questo. Hanno distrutto il sapere riducendolo a squallido commercio. Piccole compravendite di piccoli uomini senza gradi in giacca ma solo nel cervello.

  22. Graziano
    21 dicembre 2010 at 13:04

    il testo del d.d.l. mette di fatto ad esaurimento la figura del ricercatore a tempo indeterminato. questa previsione (da molti banalizzata oppure intesa come un fatto corporativo) determinerà a regime una diminuzione dell’organico di circa 25.000 unità che oggi fanno ricerca e didattica nella quasi totalità dei casi. Poniamo solo una domanda: se l’organico diminuirà di 25.000 unità, perché sarebbe più facile per un giovane l’accesso alla carriera universitaria? La domanda è ovviamente retorica, ma da sola fa capire quanto sia ingannevole la tesi di chi sostiene che il d.d.l. Gelmini favorisca i giovani.
    Il diritto allo studio è, a sua volta, un argomento molto usato da chi vuole sostenere che occorre investire sui giovani riconoscendo il merito con adeguate forme di sostegno.

    Oggi, non verranno erogate né l’ultima rata delle borse di studio dell’anno 2010, né le anticipazioni delle borse del prossimo anno. I giovani interessati si troveranno nella delicata situazione di gravare totalmente sulle spalle delle famiglie. Se queste non saranno in grado di sostenere tutte le spese, il rischio per questi ragazzi, anche se bravissimi, è quello di dover rinunciare agli studi per una mera questione economica. La nazione perde il fior fiore delle sue menti. per mantenere parentopoli,lobby,Per Una riforma seria occorre caro Ministro e PD mettere ad esaurimento la I e II fascia visto come sono stati arruolati ( 4000 ricorsi per i concorsi Universitari) e mantenere solo i ricercatori come unica figura credibile e seria per l’università

  23. rmv
    23 dicembre 2010 at 06:50

    UNA GUERRA PER NIENTE

    DOBBIAMO CHIEDERE CON FORZA
    OPE LEGIS

    Nell’ampiezza delle critiche ad un DDL – che si avvia all’approvazione- penso si sia accantonato – o perso di vista – un problema centrale legato al DESTINO DEI RICERCATORI A TEMPO INDETERMINATO (già in servizio). I ricercatori andranno messi ad esaurimento – nel vero senso della parola – sino a quando sono serviti a mantere i Corsi di Laurea potevano anche ESSERE DOCENTI anzi scusate “FARE I DOCENTI”, ma adesso RESET!!!!!I RICERCATORIDOCENTI ritorneranno a fare gli assistenti, si “concentreranno” di nuovo solo nella ricerca e buoni buonini aspetteranno i nuovi concorsi. E’ una carriera DILUNGADURATA!!!! Molti doveri e pochi diritti!
    Tra ESSERE DOCENTE/PROFESSORE E FARE IL DOCENTE/PROFESSORE paradossalmente – PASSAUNA BELLA DIFFERENZA.
    MAH, POVERI PATETICI RICERCATORI. POVERI perchè hanno svolto attività didattica a basso costo, PATETITICI perchè hanno lavorato il doppio, il triplo, dovendo dimostrare di essere in grado di svolgere il loro compito primario – la ricerca- da sempre motivo di stima o di deprezzamento da parte dei “superiori”. La stessa attività di ricerca/PRODUZIONE SCIENTIFICA(pubblicazioni/organizzazioni di progetti formativi/workshop/organizzazione e/o partecipazione di convegni nazionali e internazionali ecc), che ci ha consentito -con i nostri curriculum- di accedere per affidamento e/o supplenza all’attività didattica. MA RIFLETTIAMO: non siamo stati professori, abbiamo fatto i professori. Non ha più alcun valore il giudizio del corso di Laurea che ci ha ritenuto idonei a svolgere l’attività didattica?
    Ricordiamo che anche – e dico anche- con questi DOCENTIRICERCATORI si sono laureati molti studenti. Questi Ricercatori hanno guidato, istruito, giudicato gli Allievi. Anche loro- adesso- increduli: AH scusi perchè Lei non era professore? Vai a spiegare…..
    POVERI PATETICI RICERCATORI.
    Dunque adesso RI-ASPETTEREMO I CONCORSI, magari molti di noi li hanno già fatti, hanno svolto la fatidica LEZIONE, (QUANTE LEZIONI CON I NOSTRI ALLIEVI!!!!) e sono stati giudicati meritevoli. Negli ultimi concorsi del 2008 -poi effettivamente svolti nel 2010- qualcuno “è passato di ruolo”, gli ALTRI ancora FUORI: ci dispiace, il posto è uno, l’idoneità pure, sarà per la prossima volta…..
    PARADOSSALE, DISGUSTOSO, PENOSO, DISEDUCATIVO per i nostri giovani ricercatori, che adesso con la nuova legge invece dopo sei anni potranno diventare associati. Noi POVERINI pagheremo il fatto di esssre quelli di transizione. LUNGA TRANSIZIONE!!! DEIVERIKAMIKAZE!!!!
    Questa sera la Gelmini su TG1 ha nuovamente affermato che per noi saranno messi a disposizione dei fondi che ci consentiranno di accedere ai concorsi per passare di ruolo. ANCOOOOORA!!!!!
    MA COSA ANCORA DOBBIAMO DIMOSTRARE!!!! Se per ben 6 anni abbiamo fatto attività didattica CONTINUATIVA PER AFFIDAMENTO E/O SUPPLENZA e siamo stati considerati idonei dal corso di laurea e dai nostri stessi allievi. COSA DOBBIAMO ANCORA DIMOSTRARE!!! I ricercatori non attivi che non svolgono didattica e ricerca sono un numero assolutamente esiguo rispetto al numero dei ricercatori ATTIVI. SIAMO MOLTI; MOLTISSIMI, PERCIò andiamo messi ad esaurimento. Altro che MERITOCRAZIA ppER QUELLI CHE VOGLIONO PASSARE DI RUOLO IN AUTOMATICO. IN AUTOMATICO? SIAMO PAZZI? MA SAPETE DA QUANTO TEMPO ASPETTIAMO DI AVERE RICONOSCIUTO I NOSTRI DIRITTI? SAPETE DA QUANTO TEMPO LAVORIAMO PER UNA MANCIATA DI SOLDI? AH SCUSATE!!!! SIAMO CERTAMENTE PIù Fortunati rispetto ad altri che ne sono rimasti fuori -e sono tanti!!! MA BASTA!!!!
    BASTA FARSI STRUMENTALIZZARE!!! E’ ora che si ascoltino le nostre ragioni, è ora di ribadire i nostri diritti per continuare ad onorare i nostri impegni, è ora che si dia voce ad UNA DIGNITà DI RUOLO CHE CI SPETTA PER MERITO DIMOSTRATO. AMPIAMENTE DIMOSTRATO. (Ricordiamo che nella stessa scuola professori si diventa per concorso diretto o costruendo la carriera con attività di supplenza in campo). CI diranno ancora una volta che non ci sono i soldi.
    E’ questo il problema. NON CI SONO LE RISORSE ECONOMICHE.
    Continueremo ad aspettare i nuovi CONCORSI perchè nell’immediato non ci sono i soldi per farci idonei nel ruolo di ASSOCIATI, nel frattempo molti di noi andranno via e ci toglieremo/toglieranno “elegantemente” di mezzo, noi Ricercatori a tempo indeterminato già inseriti ANDREMO AD ESAURIMENTO. Nel vero senso della parola. ALTRO CHE MERITOCRAZIA!!!!
    Ma BASTA…..L’unica soluzione seria è che si trovino le soluzioni per RICONOSCERE una dignità di ruolo che ci siamo guadagnati con merito, che si trovi il modo di elargire il dato economico nei tempi più opportuni fin quando si sbloccherà la crisi, ma nel frattempo si riconosca il passaggio di fascia ad ASSOCIATO a quanti -e sono tanti- che hanno lavorato con coscienza. Già gli Atenei sono perfettamente in grado di testare la nostra produzione scientifica e didattica. MA SI VUOLE ESSeRE é CIECHI E SORDI. POVERI PATETICI RICERCATORI che si avviano alla RIVOLUZIONEDEIKAMIKAZE………

  24. graziano
    27 dicembre 2010 at 16:04

    adesso il presidente della repubblica non deve firmare una legge incostituzionale ,
    -il PD e PDL a casa ( abbiamo idea della geometria variabile )
    – la Crui abolita non occorrono i finanziamenti
    il giusto prova vergogna ,i parlamentari ?
    finiamola con questa Università fantoccio,non bisogna destare l’orso il letargo, è gia sveglio ,iniziano gli anarchici vedremo la rivoluzione ,disobbedienza civile ,assenteismo altro che regole …… le leggi vanno condivise e accettate dai tutti coloro a cui sono rivolte.

  25. bernardo
    28 dicembre 2010 at 12:08

    scusate, qualcuno di voi ha letto l’intervista a Zecchi? Ne hanno dato lettura radiofonica stamattina; quintessenza della baronia, se la prende coi ricercatori, gente inutile, pagata non si sa bene per fare cosa:

    “… queste figure dei ricercatori a vita sono un fenomeno abnorme – che credo non esista neanche nel Congo – frutto di una logica sindacale per cui è più importante dare lo stipendio a un ricercatore che non vedere come quello stipendio viene usato.”

    Chissà come mai uno fa il ricercatore, invece che l’associato? Ancora più misterioso è perché taluni si picchino di fare i precari. Ma se vuol vedere com’è usato quel lauto stipendio, non ha che da aprire gli occhi, invece di sparare nel mucchio. In particolare deve frequentare un po’ di più le aule universitarie.

  26. Fabiano
    31 dicembre 2010 at 17:03

    Passate le feste, elaborato il lutto, mi aspetto che ci si riesca ad organizzare per una proposta di referendum sulla legge oggi promulata da Napolitano.
    Lo sappiamo bene che sarà oltremodo difficile, ma sappiamo anche che è necessario. A primavera si andrà al referendum sull’acqua, mi sembra un’opportunità politica notevole evidenziare il legame tra beni comuni materiali e immateriali.
    Un Buon Anno …a prescindere!

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