UN ‘BUONO-POSTO’ INVECE DEL ‘CONCORSO’

TUTTI coloro che operano nell’Universita’ italiana sanno benissimo che la
cooptazione personale rappresenta il pilastro del controllo scientifico e umano del ‘maestro’ sul proprio ‘allievo’, controllo che comincia dalla laurea, continua nel lungo periodo di precariato e prosegue, dopo il concorso a ricercatore, nel corso della carriera.
Finora le modalita’ dei finti concorsi a ricercatore sono state concepite
– e sono servite – per ratificare la ‘prescelta’ del vincitore, che e’ sempre stato l’allievo ‘coltivato’ dal maestro, il quale e’ riuscito a farsi bandire il posto dalla propria Facolta’. E cio’ nonostante le commissioni per i concorsi a ricercatore, formalmente composte con una maggioranza di membri espressi dalla comunita’ nazionale, avrebbero potuto scegliere-imporre un vincitore diverso dall’allievo del
maestro.
Il meccanismo previsto dal Ministero nello Schema di Regolamento per lo svolgimento dei concorsi a ricercatore, per la prima volta, consentirebbe
formalmente agli Atenei di scegliere il vincitore del concorso a ricercatore.
Eppure c’e’ chi rimprovera al Ministro di volere comprimere l’autonomia degli Atenei. La verita’ e’ che costoro non accettano che, secondo quanto previsto dall’attuale testo del Regolamento ministeriale, per la prima volta si metta in discussione, sia pure molto parzialmente, il diritto del maestro di fare diventare ricercatore di ruolo il proprio allievo. Infatti l’allievo per il quale il maestro sia riuscito a farsi bandire un posto di ricercatore potrebbe essere ‘scartato’ dalla ‘commissione’ nazionale-internazionale di “esperti revisori” sorteggiati, una commissione quindi non ‘preconfezionata’ come quelle che hanno operato finora. Ma e’ ancora peggio per chi vuole conservare l’attuale ‘ordine costituito’, che
l’Ateneo abbia l’obbligato di nominare comunque un vincitore tra i candidati compresi nella lista nazionale di ‘idonei’, anche quando in questa lista non dovesse essere stato inserito l’allievo del maestro. Conseguentemente il primo obiettivo di chi vuole mantenere la sostanza dell’attuale meccanismo concorsuale e’ quello di far diventare non obbligatoria la nomina di un vincitore, potendo cosi’ azzerare l’attivita’ di quella ‘commissione’ nazionale-internazionale che non avesse inserito nella lista degli ‘idonei’ l’allievo del maestro. Nella stessa direzione va
la richiesta di ampliare significativamente la lista dei candidati ‘idonei’. Insomma per costoro va assolutamente impedito che il posto (e il relativo budget) di ricercatore bandito per l’allievo predestinato possa essere ‘sprecato’ finendo per essere occupato dal candidato non previsto. Con queste ‘correzioni’ al progetto ministeriale si metterebbe in piedi un meccanismo piu’ farraginoso, piu’ lento e piu’ costoso di quello attuale per mantenere alla fine intatto il diritto del maestro di reclutare in ruolo il proprio allievo. Se il Ministro dovesse pensare di accogliere queste ‘correzioni’, gli proponiamo, ‘in alternativa’, di semplificare sul serio le procedure di reclutamento dei ricercatori prevedendo l’assegnazione al maestro di un ‘buono’ che gli dia il diritto di nominare ‘vincitore’ direttamente e liberamente, senza alcuna finzione concorsuale, il proprio allievo, facendogli cosi’ occupare il posto di ricercatore universitario per il quale e’ riuscito a ‘conquistare’ il relativo budget.
Se invece il Ministro dovesse sul serio ritenere non piu’ accettabile un
meccanismo di reclutamento basato sulla cooptazione personale e sugli
‘annessi’ fenomeni di localismo, nepotismo, clientelismo e corruzione, lo
invitiamo a fare interamente sua la proposta dell’ANDU che in calce riproponiamo. Una proposta che non ha i gravi difetti dell’attuale versione del Regolamento ministeriale. Infatti il meccanismo concorsuale elaborato dal Ministero, oltre a essere farraginoso e lungo, e’ anche:
– provinciale per la previsione di esperti stranieri senza nemmeno il vincolo della reciprocita’. Una presenza che dovrebbe comunque essere legata alle specificita’ delle aree disciplinari;
– rispettoso degli ‘equilibri’ accademici nazionali per il fatto di non prevedere l’appartenenza ad Atenei diversi di tutti gli “esperti revisori” nazionali;
– discriminatorio nei confronti di molti attuali precari per l’introduzione di prerequisiti (in questa fase comunque arbitrari) e per la previsione di lettere di presentazione-raccomandazione;
– illegittimo per la partecipazione di commissari ‘non esperti’ alle prove locali. Una previsione questa giuridicamente tanto assurda da far pensare ad una scelta da ‘sentenza suicida’, per ottenerne poi l’annullamento;
– contraddittorio per la previsione del sorteggio dei ‘commissari’ solo per la fase nazionale;
– accentratore per la previsione di concentrare in poche mani (la “parte istituzionale” della commissione locale) il potere di ‘sovraintendere’ al reclutamento nell’Ateneo;
– baronale per l’esclusione degli associati e dei ricercatori dalla “parte
istituzionale” della commissione locale, per la quale non e’ richiesta alcuna competenza scientifica specifica.

Proposta dell’ANDU sul reclutamento.
I concorsi per i posti nella fascia iniziale della docenza (oggi il ruolo dei ricercatori) devono essere espletati a livello nazionale, ‘concentrando’, con cadenza certa, i posti banditi in autonomia dai vari Atenei su fondi propri e/o ministeriali. La scelta dei vincitori deve essere fatta da una commissione nazionale composta solo da ordinari direttamente sorteggiati, tutti appartenenti a sedi diverse ed escludendo quelli degli Atenei che hanno bandito i posti. Ai candidati devono essere adeguatamente riconosciuti i periodi di attivita’ didattica e scientifica svolti a qualsiasi titolo: dottorato,
assegni, borse, incarichi, ecc.

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