I ‘nuovi’ concorsi di Mussi

L’Universita’ e le sue rappresentanze hanno potuto apprendere da un articolo, apparso il 20 marzo 2006 sulla prima pagina del giornale della
Confindustria, il Sole 24-ore, i contenuti della “proposta che sta emergendo dal ministero” riguardante la modifica dei concorsi a ricercatore universitario.I contenuti della “proposta”, come esposti (e difesi nell’articolo, sono qui sotto riportati.

Le Organizzazioni dell’Universita’, nell’ottobre 2006, avevano chiesto con forza che la modifica dei concorsi a ricercatore non nascesse con la blindatissima Legge Finanziaria, e per giunta con una delega praticamente in bianco (nota 1). Il ministro Fabio Mussi ha invece voluto comunque ‘strappare’ una delega che espropria il Parlamento del potere di legiferare su una questione centrale per l’Universita’ e che non consente al mondo universitario di dare il proprio contributo alla elaborazione di un provvedimento utile all’Istituzione e al Paese, e che non sia espressione dei poteri forti accademici. E’ stato gia’ ricordato che “da anni l’ANDU propone una riforma della formazione, del reclutamento e della carriera dei docenti che ponga fine al precariato e ai fenomeni di nepotismo, clientelismo e localismo.
Per ottenere cio’ e’ indispensabile sottrarre TOTALMENTE la scelta finale dei vincitori dei concorsi a ricercatore e di coloro che devono progredire nella carriera alla ‘responsabilita” locale, affidandola invece alla comunita’ nazionale. QUALSIASI ‘cambiamento’ che mantenga a livello locale la scelta finale (come spostare la ‘chiamata’ dalla Facolta’ al Dipartimento o ad un Organo centrale dell’Ateneo) non impedira’ la cooptazione personale, anche se tale scelta dovesse essere preceduta da una idoneita’ nazionale a numero piu’ o meno aperto. In tutti i casi si manterrebbe il carattere localistico del reclutamento e della carriera dei docenti, che sta alla base del nepotismo e della dipendenza scientifica e umana dal ‘maestro’, il quale continuerebbe a scegliere chi e quando reclutare e chi e quando promuovere.”(dal documento dell’ANDU del 4 marzo 2007 “Commissariare i concorsi, abolirli o riformarli?”).
La proposta ministeriale, ‘comunicata’ attraverso il Sole 24-ore, mantiene invece a livello locale “la decisione finale se e chi assumere” nel posto di ricercatore, spostandola dalla Facolta’ “agli organi decisionali dell’ateneo”, cosi’ come (pre)scritto nel progetto della Fondazione TreeLLLe, che svolge “attivita’ di lobby trasparente al fine di diffondere dati e informazioni, promuovere le tesi dell’Associazione presso i decisori pubblici a livello nazionale e regionale, i parlamentari, le forze politiche e sociali, le istituzioni educative” (dal sito della Fondazione, nota 2). La collocazione del potere della scelta finale del vincitore negli Organi ‘centrali’ dell’Ateneo si muove nella direzione di accentrare nelle mani del rettore-manager-padrone poteri immensi. A questo nuovo assetto di potere, e non piu’ alla Facolta’, si riferira’ il ‘maestro’ per reclutare il suo allievo. Alla scelta locale si aggiunge l’intervento ‘definitivo’ dell’ANVUR alla quale sono “affidate” “le procedure di conferma” del “vincitore” “al termine” di “un triennio di prova”. In questo modo si ‘materializza’, nella sua parte piu’ significativa, il progetto DS di un’Agenzia forte attraverso la quale i poteri forti dell’accademia vogliono di fatto commissariare l’Universita’ italiana, contro l’articolo 33 della Costituzione che invece ne garantisce l’autonomia. La fase nazionale del lunghissimo iter del ‘nuovo’ reclutamento dei ricercatori prevede il sorteggio di soli ordinari per la valutazione dei candidati, cosi’ come richiesto da sempre dall’ANDU per la composizione delle Commissioni nazionali che per l’ANDU, a differenza del progetto ministeriale, dovrebbero SCEGLIERE i vincitori dei concorsi (il progetto dell’ANDU per la riforma della docenza e’ riproposto qui sotto). Peraltro il meccanismo del sorteggio previsto dal Ministero e’ svuotato del suo significato positivo dalla ‘auto-selezione’ dei commissari “sorteggiati tra quanti avranno inviato il proprio curriculum”. La previsione che due dei sette referees debbano essere stranieri e’ frutto dell’atteggiamento provinciale di chi si ostina a pensare che solo gli stranieri-marziani possano assicurare quella imparzialita’ e quel disinteresse che si ritiene non possano essere espressi da docenti italiani. Il progetto ministeriale sui concorsi a ricercatore (che sembra anche prefigurare una nuova riforma di quelli ad associato e a ordinario) e’ in linea con l’attivita’ svolta da quel gruppo accademico trasversale che lavora da decenni per demolire l’Universita’ statale e concentrare le risorse pubbliche in pochi centri di auto-proclamata eccellenza. Questo gruppo accademico – che ha gia’ ottenuto la falsa autonomia
finanziaria per ‘gestire’ la progressiva riduzione dei fondi, la finta autonomia statutaria, l’abolizione di fatto del CUN, i finti concorsi locali, il fallimentare “3 + 2″, la moltiplicazione degli Atenei, l’aumento a dismisura del precariato – vuole ora ‘combinare’ la conservazione della scelta localistica dei vincitori dei concorsi (nell’ambito di un nuovo assetto di ‘potere centralizzato’ nell’Ateneo) con il ruolo ‘commissariale’ dell’ANVUR, un organismo che finira’ per essere controllato dai poteri forti accademici.
La proposta dell’ANDU, al contrario, eliminerebbe alla radice il localismo (e gli ‘annessi’ fenomeni di nepotismo e di clientelismo) nel reclutamento, senza metterlo nelle mani dei gruppi nazionali dominanti. Una proposta che, tra l’altro, consentirebbe ad una commissione competente di scegliere piu’ celermente i vincitori dei concorsi, il cui bando continuerebbe ad essere affidato alla scelta autonoma degli Atenei. La proposta dell’ANDU, salvaguardando e qualificando l’autonomia della comunita’ scientifica, va nella direzione opposta a quella dei poteri forti che vogliono invece ‘centralizzare’ il reclutamento dei docenti affidandolo a Organismi estranei ai settori scientifico-disciplinari, come certamente sono gli Organi di Ateneo e l’ANVUR.

21 marzo 2007

- Nota 1. Dal documento del 13 ottobre 2006 di ADU, ANDU, APU, AURI, CISAL-Universita’, CISL-Universita’, CNRU, CNU, FIRU, FLC-CGIL, RNRP, SNALS-Universita’, SUN e UILPA-UR: “Le OO.AA. valutano in modo del tutto negativo quanto finora previsto dal Governo, sia sul piano del metodo sia sul piano dei contenuti. Sul piano del metodo, le OO.AA. considerano improprio l’inserimento in una legge finanziaria di norme che disciplinano contenuti, come lo stato giuridico, che devono trovare la loro disciplina in una legge ordinaria ad essi solo finalizzata. Altrettanto impropria e’ la introduzione in un decreto legge dell’Agenzia di valutazione. Dietro questi provvedimenti vi sono poi deleghe generiche e gravi manchevolezze.”
– Nota 2. Per conoscere l’attivita’ e la composizione della Fondazione TreeLLLe: http://www.associazionetreelle.it/

Dall’articolo “Nei concorsi per ricercatori finalmente spazio al merito” sul Sole 24-ore del 20.3.07. Per leggere l’intero articolo:
http://www.stampa.cnr.it/RassegnaStampa/07-03/070320/DTF97.tif

“I concorsi sono banditi da una singola sede, ma non si potra’ piu’ scrivere un profilo che, equivale alla fotografia a colori del vincitore in pectore. In una prima fase, le domande, sono inviate a sette referees, cinque ordinari italiani e due stranieri, sorteggiati tra quanti avranno inviato il proprio curriculum, soprattutto per macroaree e non piu’ solo per microsettori. Questi esperti esterni, lavorando anonimamente, e in autonomia l’uno dall’altro, dovranno valutare i candidati di ciascun concorso, offrendo per ciascuno un giudizio analitico e una valutazione
numerica. La seconda fase del concorso e’ interna all’ateneo, dove una commissione formata da cinque ordinari recepisce i giudizi pro veritate dei
referees e, salvo l’obbligo di escludere i candidati coni giudizi peggiori, e includere quelli coni migliori, procede in liberta’ a compilare una lista di finalisti, li invita a tenere un seminario pubblico, compila una graduatoria. Agli organi decisionali dell’ateneo, rettore in testa, spetta la decisione finale se e chi assumere. Ma la vera novita’ del nuovo sistema prescinde dai tecnicismi concorsuali. Il vincitore continuera’ ad essere assunto per un triennio di prova, al termine del quale, pero’, le procedure di conferma, affidate all’Agenzia nazionale per la va1utazione della ricerca (Anvur), smetteranno di essere il pro forma di oggi: in caso di esito negativo, infatti, e’ previsto che il ministero sottragga all’universita’ il finanziamento relativo al posto. Il rischio di veder svanire posto per posto i denari con cui si manda avanti l’ateneo dovrebbe indurre, per forza se non per convinzione, a
comportamenti piu’ virtuosi.”

Proposta dell’ANDU per la riforma della formazione, del reclutamento e
della carriera dei docenti universitari:

RECLUTAMENTO
I concorsi per i posti nella fascia iniziale della docenza (oggi il ruolo dei ricercatori) devono essere espletati a livello nazionale, ‘concentrando’, con cadenza certa, i posti banditi in autonomia dai vari Atenei su fondi propri e/o ministeriali. La scelta dei vincitori deve essere fatta da una commissione nazionale composta solo da ordinari direttamente sorteggiati, appartenenti a sedi diverse ed escludendo quelli degli Atenei che hanno bandito i posti. Ai candidati devono essere adeguatamente riconosciuti i periodi di attivita’ didattica e scientifica svolti a qualsiasi titolo: dottorato, assegni, borse, incarichi, ecc.

CARRIERA
La carriera dei docenti in ruolo (in tre fasce con uguali mansioni e uguali diritti e doveri) va riformata distinguendo nettamente l’avanzamento dal reclutamento. Le promozioni devono avvenire attraverso giudizi di idoneita’ nazionali individuali (non comparativi e quindi a numero aperto), con immediato e pieno riconoscimento della nuova qualifica, senza l’ulteriore chiamata della Facolta’ dove il docente gia’ lavora e continuera’ a lavorare. La composizione delle commissioni nazionali deve
essere la stessa di quelle per i concorsi a ricercatore. Per i passaggi di fascia e’ indispensabile prevedere uno specifico budget nazionale per i connessi incrementi stipendiali.

FORMAZIONE
Per risolvere il problema del precariato e’ necessario cancellare l’attuale giungla di figure, sostituendole con un’unica figura per la formazione pre-ruolo. Per i giovani in formazione va prevista liberta’ di ricerca, una retribuzione dignitosa e tutti i diritti (malattia, maternita’/paternita’, ferie, contributi pensionistici). La durata del
periodo pre-ruolo non deve superare i tre anni e si deve prevedere un numero di posti rapportato agli sbocchi in ruolo. E’ necessario, inoltre, nei prossimi anni, il bando straordinario, su nuovi specifici e aggiuntivi fondi statali, di almeno 20.000 posti nel ruolo dei ricercatori.

TERZA FASCIA
E’ inoltre necessario e urgente trasformare il ruolo dei ricercatori in terza fascia di professore, prevedendo la partecipazione di tutti ai Consigli di Facolta’ e l’accesso ai fondi di ricerca anche per i professori di terza fascia non confermati.

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