Mini-antologia, aggiornata all’1.3.04, a cura dell’ANDU (Associazione Nazionale Docenti Universitari)

GOVERNANCE DEGLI ATENEI. CI STANNO LAVORANDO === L’ESPRESSO “Secchi (Rettore della Bocconi): . In massima parte gli organi di governo dipendono da un elettorato composito che ne condiziona i comportamenti e ne inceppa le scelte”. “Settis (Direttore della Normale): È vero: bisogna immaginare nuovi sistemi di governance, e ci stiamo lavorando.” da “2004 odissea università” in “L’Espresso” del 4.3.04. Per il testo
completo dell’articolo: http://rassegna-stampa.unifi.it/bancadati/20040301/FI80001.TIF

TREELLLE

La proposta dell’Associazione TreeLLLe prevede che il Rettore sia eletto da “tutti i professori e ricercatori dell’ateneo” e da una rappresentanza degli studenti e del personale tecnico-amministrativo pari rispettivamente al 15% e al 10% “del corpo elettorale totale”. Il Rettore nomina un Consiglio di Ateneo che “avrebbe inoltre la responsabilità diretta della selezione del personale docente, ricercatore e
tecnico-ricercatore.” Il Consiglio di Ateneo sarebbe composto di 11-15 persone con “metà dei componenti, escluso il Rettore, scelti all’interno del personale dell’ateneo e metà all’esterno come rappresentanza dei portatori di interesse esterni”: “Governo nazionale e regionale, comunità territoriali, forze imprenditoriali e sociali.” Il Consiglio di Ateneo sarebbe sottoposto “ad una delibera di approvazione (fiducia) da parte del Senato Accademico, a maggioranza assoluta dei componenti. Con adeguata maggioranza qualificata, ad esempio tre quarti dei componenti, e non prima di metà mandato, il Senato Accademico potrebbe anche votare la sfiducia al Consiglio di Ateneo.” “Il Senato Accademico, a parte il Rettore che lo presiede, sarebbe interamente di nomina elettiva diretta e composto da ventiquattro rappresentanti dei docenti, da sei rappresentanti degli studenti e da due rappresentanti del personale tecnico-amministrativo.” Espressamente non sono previste “rappresentanze elettive indirette (come i presidi delle facoltà o i direttori di dipartimento)” per “evitare situazioni di governo consociativo.”

da “Università italiana, università europea?” – Quaderno n. 3 settembre 2003, pp.110-112: http://www.associazionetreelle.it/

TreeLLLe è un’Associazione presieduta da Umberto Agnelli di cui fanno parte, tra gli altri, Fedele Confalonieri, Luigi Abete, Sabino Cassese, Adriano De Maio, Tullio De Mauro, Giuseppe De Rita, Umberto Eco, Angelo Panebianco, Sergio Romano, Raffaele Simone, Umberto Veronesi, Giuliano Ferrara, Domenico Fisichella, Franco Frattini, Ezio Mauro, Luciano Modica, Andrea Ranieri, Fabio Roversi Monaco, Marcello Sorgi, Piero Tosi, Giuseppe Valditara.

IL RIFORMISTA

“E quanto alla governance, è ora di prendere atto che il modello democratico-parlamentare applicato a ciò che, dal punto di vista degli utenti, è un servizio non ha senso alcuno. L’Università non è una
democrazia, è un servizio. La cui qualità può essere meglio assicurata da un Rettore nominato da un Consiglio di amministrazione, in cui siano presenti i soggetti pubblici e/o privati che promuovono e finanziano l’Università. Così il Rettore cesserà di essere ostaggio delle forti corporazioni interne, avrà la forza di imporre la legge della qualità a un universo anarchico, chiuso alla competizione mondiale.”

da “No all’autonomia irresponsabile delle università. Moratti e Tremonti resistano ai corporativismi” di Giovanni Cominelli in “Il Riformista” del 24.9.03. Per il testo completo dell’articolo:
http://www.ilriformista.it/allegatidef/ 2209AG711794%7BD835C B5E-2006-4F33-A3ACE1B0D959896 8%7D.pdf

IL SOLE 24-ORE

“Anzitutto, gli atenei dovrebbero essere commissariati e allo stesso tempo gli statuti riscritti per stabilire con chiarezza le responsabilità degli amministratori degli atenei che non debbono essere professori che
notoriamente amano solo contesti autoreferenziali a spese del contribuente).”

da “Atenei malati di autonomia” di Maurizio Grassini” in “Sole 24-0re” del 22.1.04. Per il testo completo dell’articolo:
http://www1.crui.it/rassegna/040122/55ta3.htm

“Il condizionamento elettorale dei rettori è incompatibile con una gestione efficace ed efficiente del sistema, che ha bisogno di guide esperte e competenti della didattica e della ricerca, ma anche capaci di governarlo in funzione del suo sviluppo e non in funzione dei suoi addetti.”

dall’intervento “Flessibilità e competitività nel sistema” di Gianni Puglisi, Rettore università Iulm Milano, su il “Sole 24-ore” del 7.2.04. Per il testo completo dell’articolo:
http://laricerca.uniss.it/php/proiettor eRassegna.php?cat=3 2&xml=/xml/rassegn
a/rassegna19053.xml&item=

LAVOCE.INFO

“Una riforma della governance

Nel quadro dell’autonomia, i problemi dell’università italiana possono invece essere affrontati efficacemente solo riformando profondamente la governance di ateneo, in modo da creare una “catena” di potere e
responsabilità che non faccia più capo ai soli docenti, come avviene adesso, ma rappresenti invece al meglio gli interessi dell’intera società che l’ateneo deve servire. Al vertice della catena va messo un consiglio d’amministrazione i cui membri devono essere in maggioranza di nomina esterna all’ateneo. Avrà il potere di definire le politiche generali e approvare il bilancio dell’ateneo. Sempre il cda sceglierà il rettore, massimo vertice esecutivo, e quest’ultimo nominerà i presidi di facoltà, i direttori di dipartimento, eccetera. Il senato accademico verrebbe ancora eletto in prevalenza dai docenti come oggi, ma disporrebbe di potere decisionale finale solo in un ambito puramente didattico-scientifico. A questa conclusione sono progressivamente arrivati già altri paesi europei che hanno intrapreso come noi la strada dell’autonomia. Ad esempio, una riforma della governance di ateneo di questo tipo è stata approvata in Svezia nel 1993, in Olanda nel 1997, in Austria nel 2001 e in Danimarca nel 2003.
– Chi sceglie il vertice? Ma a chi affidare la nomina dei membri del cda? Una proposta naturale è la nomina politica (ministeriale o regionale), in quanto solo la politica generale può rappresentare gli interessi dell’intera società. Avviene oggi in altri paesi (ad esempio Svezia e Olanda) senza particolari problemi. Ma in Italia molti temono che una nomina puramente politica possa indurre una eccessiva politicizzazione dei vertici accademici, che invece dovrebbero essere scelti esclusivamente per la loro qualità tecnica, accademica o manageriale.”

da “Lezioni dall’estero” di Lorenzo Marrucci in “Lavoce.info” 29.01.04. Per il testo completo dell’intervento:
http://www.lavoce.info/news/view.php? id=10&cms_pk=889&from=index

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