DOPO IL CNR L’UNIVERSITÀ

DOPO IL CNR L’UNIVERSITÀ

Il 5.2.03 il ministro Moratti, nel corso della presentazione al CUN del progetto De Maio-Moratti sullo stato giuridico dei docenti universitari, ha dichiarato: “Per il rinnovo del CUN si sta provvedendo a una proroga e contemporaneamente lavorando a una ipotesi di modifica della sua composizione.” (dal resoconto della seduta del 5-6.2.03 del CUN).

L’attuale CUN, eletto per 4 anni, doveva scadere nell’ottobre 2001 e invece è stato già prorogato fino al 30 aprile 2003, peraltro in una composizione diventata da tempo illegittima. In tal modo si priva il sistema nazionale delle Università di una rappresentanza valida proprio nel momento in cui si stanno realizzando riforme devastanti per l’Università e per la Ricerca. Questo processo antidemocratico è stato cominciato dai precedenti Governi (riforma del CNR e degli organismi di finanziamento nazionale della ricerca universitaria) ed è continuato dall’attuale Governo (commissariamento del CNR).

Ora viene annunciata un’ulteriore proroga del CUN e la sua riforma che prevede una “composizione in parte elettiva e in parte di nomina governativa“, come ha dichiarato il Ministro il 18.10.02.

L’ANDU aveva anche recentemente denunciato la prossima eliminazione del CUN in un documento dell’1.10.02 (“Autonomia dall’accademia governativa”) di cui riportiamo i passi più significativi.

dal documento dell’ANDU dell’1.10.02 “Autonomia dall’accademia che conta”:

“A proposito della riforma del CUN, nel settembre 1994 avevamo scritto: “La lobby di potenti professori ordinari, che controlla da sempre tutti i grossi partiti di maggioranza e di opposizione e la ‘grande’ stampa, non demorde dal suo famelico tentativo di ottenere il pieno controllo delle risorse pubbliche per l’università e per questo vuole da un lato accentuare la falsa autonomia degli atenei e dall’altro lato sgombrare il campo da ogni organismo nazionale di democratica rappresentanza del mondo universitario, rafforzando i poteri del ministro di turno (che la lobby è riuscita sempre a controllare) e della ‘sua’ Conferenza dei rettori.” (v. ‘Università Democratica’, n. 118).

Il forte ridimensionamento del ruolo e dei compiti del CUN è stato poi imposto con la legge di riforma del 1997 da chi non voleva un Organismo pienamente rappresentativo dell’intero mondo universitario, con compiti di autogoverno e capace di assicurare l’autonomia del sistema nazionale delle Università.

Quella legge, che prevede nel CUN una ridotta presenza di rappresentanti degli studenti, espressi con una elezione ‘secondaria’, e una ancor più ridotta partecipazione del personale tecnico-amministrativo, è stata applicata dall’allora Sottosegretario Guerzoni facendo eleggere la rappresentanza dei docenti in maniera corporativa-categoriale e facendo poi rimanere in carica coloro che non appartenevano più alla categoria che li aveva eletti. Ciò ha determinato una composizione illegittima dell’attuale CUN, ulteriormente indebolito dallo status di organismo prorogato.

Le scelte compiute dai precedenti Governi sono state confermate da quello attuale che si accinge ora a far fuori anche formalmente ogni residuo ruolo del CUN.

Insomma, l’accademia che conta, da sempre ampiamente presente in Parlamento, nel Governo e nelle Commissioni ministeriali, vuole ora anche riservarsi una quota dei posti del CUN attraverso la nomina da parte dei Governi di turno.

Al ridimensionamento del ruolo del CUN si è accompagnato il rafforzamento, istituzionale e sostanziale, del ruolo della Conferenza dei Rettori (CRUI), uno dei principali strumenti della lobby accademica (per esempio, iniziale feroce attacco alla legge che istituiva la terza fascia dei professori, silenzio-assenso al recente decreto-legge che non rende certa l’autonomia statutaria).

Oggi la situazione è estremamente più grave e per condurre un’azione realmente a difesa dell’Università pubblica occorre che il mondo universitario faccia i conti con quell’accademia potente che l’ha sequestrata e che l’ha precipitata in una crisi istituzionale e finanziaria che non ha precedenti; occorre chiamare tutti i Partiti ad affrancarsi dal controllo trasversale che su di essi esercita da sempre la lobby accademica; occorre richiamare e convincere il Parlamento a svolgere la sua funzione di Istituzione rappresentativa degli interessi generali dell’Università e del Paese; occorre condurre una grande battaglia per la democrazia nell’Università.”

17 febbraio 2003

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