PER L’UNIVERSITA’ BRICIOLE, ALTRO CHE RILANCIO

Decreto Legge “Rilancio”

Il DL è stato pubblicato sulla GU:
DECRETO-LEGGE 19 maggio 2020, n. 34 Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19. GU Serie Generale n.128 del 19-05-2020 – Suppl. Ordinario n. 21 
Per leggere i soli articoli del DL richiamati più sotto cliccare qui.

                                           Per l’Università briciole, altro che rilancio

     Il Decreto Legge “Rilancio” stanzia 55 miliardi. Nel DL, per non mettere a terra Alitalia, sono stati stanziati ben 3 miliardi (art. 202, comma 1 del DL).

     Per l’intero comparto dell’Università e della Ricerca sono stati invece stanziati soltanto 1,4 miliardi, briciole per un settore messo sottoterra da provvedimenti che nel corso di decenni sono stati mirati alla sua demolizione.

     Non si deve consentire che ancora una volta si penalizzi l’Università, Istituzione cardine per il rilancio culturale, sociale ed economico del Paese e pilastro fondamentale del suo assetto democratico.

    Per svolgere pienamente questo ruolo, l’Università va rifondata, rendendola autonoma e libera, democratica e aperta a tutti.

    In questa direzione è indispensabile e urgente che si attivi un movimento di lotta che veda unite tutte le componenti del mondo universitario (studenti, precari, tecnici-amministrativi, docenti) per modificare profondamente, in sede di conversione parlamentare del DL, quanto previsto per l’Università.

COSA CAMBIARE

     Di seguito si evidenziano alcuni contenuti e alcune “mancanze” del DL riguardanti l’Università e le relative proposte di modifica.

= STUDENTI

- Borse di studio

      E’ ampliato il numero dei beneficiari delle esenzioni, totali e parziali, delle tasse e delle borse di studio (art. 236, commi 3 e 4).
Occorre allargare la NoTax Area e garantire che le borse vengano attribuite a tutti gli idonei e che i criteri per le esenzioni siano uguali per tutti gli atenei.

- Numero chiuso

Non è previsto nulla

     Occorre invece deliberare immediatamente un programma per l’abolizione del numero chiuso entro pochi anni (4-5), periodo durante il quale ogni anno si dovrebbe aumentare il numero degli accessi e si dovrebbero adeguare i corsi di laurea per accogliere gli studenti.

     In particolare, considerando anche che a breve mancheranno 45.000 medici, per quest’anno dovrebbero essere consentiti almeno 20.000 accessi a medicina, tenendo conto che lo strumento di selezione attraverso i test è, a giudizio di tutti, una vera e propria lotteria; una lotteria ancora più strampalata se si dovesse ricorrere ai test online.

= DOTTORANDI, ASSEGNISTI, DOCENTI A CONTRATTO E RTDA

    E’ prevista, a domanda e su fondi nazionali, la proroga di due mesi per i dottorandi che terminano il percorso quest’anno (art. 236, comma 5) (perché non per tutti i dottorandi?), mentre per gli assegnisti è consentita, su decisione locale e su fondi locali, una proroga di durata imprecisata (art. 236, comma 6) (perché il trattamento è diverso da quello dei dottorandi?).

    Nulla è previsto per i docenti a contratto e per i RTDa.

    E’ invece indispensabile prevedere la proroga, a domanda, per tutti gli attuali precari fino all’espletamento dei concorsi straordinari a professore di ruolo.

= SCUOLE DI SPECIALIZZAZIONE DI MEDICINA

    Nel 2020 si bandiranno 13.200 borse di scuole di specializzazione a fronte di circa 22.000 laureati candidati (art. 5). Un numero di borse addirittura inferiore a quanto ipotizzato dal Ministro alla fine dell’anno scorso: “possiamo arrivare a un bando da 15.000 posti” (v. intervista).

    E’ invece indispensabile l’abolizione immediata del numero chiuso per le scuole di specializzazione, consentendo a tutti i laureati in medicina di accedere ad esse, per assicurare un più adeguato numero di specializzati al Sistema sanitario e per impedire che ancora una volta si lascino senza sbocchi migliaia di laureati.

= RECLUTAMENTO NELLA DOCENZA (RTDB)

    Oltre ai già finanziati 1607 posti di RTDb, potranno essere banditi altri 3333 posti di RTDb (art. 238, comma 1).

    E’ invece indispensabile bandire a partire da quest’anno, su fondi nazionali e oltre al naturale turnover, almeno 20.000 (5000 all’anno) posti di professore di ruolo, unico modo per recuperare i circa 15.000 posti in ruolo persi in oltre un decennio (e ogni anno se ne perderanno circa 1500) e per dare un credibile sbocco a buona parte degli attuali precari, circa il 90% dei quali sarebbe destinato all’espulsione dall’Università dopo anni e anni di sfruttamento (usa e getta).

    Inoltre, per impedire la formazione di nuovo precariato, occorre superare tutte le attuali figure precarie per sostituirle con una sola figura pre-ruolo di breve durata (tre anni), in numero rapportato agli sbocchi in ruolo, autonoma e adeguatamente garantita e retribuita.

    La distribuzione dei posti deve prescindere dalle indicazioni dell’ANVUR (Agenzia da abolire, assieme alle “connesse” ASN) e deve mirare a sostenere gli Atenei messi più in difficoltà dai definanziamenti e dalle ripartizioni volte a privilegiare gli Atenei auto-eccellenti.

    Bisogna altresì sottrarre la “gestione” dei concorsi agli Atenei (in realtà alla cooptazione personale, con i connessi arbitrii) e prevedere commissioni nazionali interamente sorteggiate tra tutti i professori, escludendo quelli che fanno parte degli Atenei direttamente interessati.

= RTI E ASSOCIATI

    Nulla è previsto per gli attuali ricercatori di ruolo e associati.

   E’ invece necessario prevedere per i tutti i ricercatori di ruolo e per tutti gli associati che hanno conseguito l’ASN, il passaggio di fascia, immediato e automatico (senza ulteriori verifiche), con i relativi eventuali incrementi economici a carico dello Stato. E’ infatti inaccettabile che ricercatori di ruolo e associati con ASN si trovino ingiustamente discriminati rispetto ad altri colleghi nelle stesse condizioni.

= Per leggere la Proposta organica dell’ANDU per rifondare l’Università cliccare qui.

==== La storia della devastazione dell’Università può essere approfondita in questo sito sito utilizzando la “ricerca avanzata”, in alto a sinistra.

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2 comments for “PER L’UNIVERSITA’ BRICIOLE, ALTRO CHE RILANCIO

  1. Edvige Cambiaghi
    20 maggio 2020 at 13:38

    Ancora una volta non si finanzia l’Università con il dovuto riconoscimento alla sua importanza. Non solo, ma si lascia anche che il privato ne approfitti in modo indegno come, ad esempio, nel caso del trasferimento della Università degli Studi di Milano, che viene in parte finanziata solo se accetta di trasferire le sue Facoltà Scientifiche nell’area MIND, ex-Expo di Rho-Pero. Si utilizzano gli studenti per ripopolare un’area infelice, ricavata fra due autostrade e in prossimità di due aziende RIR. Non sarà certo un vantaggio per UniMi, ma sicuramente per i possessori dell’area..

  2. Gabriele Di Lorenzo
    21 maggio 2020 at 10:38

    I governi di sinistra fanno così: parlano parlano e poi non fanno nulla di costruttivo.
    Un Caro saluto
    Gabriele Di Lorenzo

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