La “pietra” del “3+2″

05 novembre 2007 – ANDU

Il ministro Fabio Mussi ha affermato: “Il problema e’ fare le cose adatte perche’ quell’idea giusta dei tre livelli di laurea abbia un’applicazione congrua, come e’ avvenuto in altri Paesi.

Qui e’ stata introdotta la norma ed e’ stata lasciata andare come una pietra che rotola lungo un piano inclinato” (“Videoforum con Fabio Mussi” del 31 ottobre 2007, Repubblica TV, nota 1).

Circa un anno fa lo stesso ministro Mussi aveva invece dichiarato che “la riforma del tre piu’ due funziona”. Da allora il Ministro ha adottato alcuni provvedimenti parziali, che non potranno consentire “un’applicazione congrua” della riforma e non ne fermeranno il ‘rotolamento’.

La logica di ‘dare numeri’ adottata dal Ministro lo ha portato anche a decidere per decreto (nota 2) che l’attivita’ di insegnamento svolta da un associato o da un ricercatore vale, d’ufficio, rispettivamente il 70% e il 50% di quella di un ordinario, introducendo cosi’ un’arbitraria e insensata differenziazione gerarchica, non prevista da alcuna legge.

Il semplice buon senso dovrebbe invece far capire che per “fare le cose adatte” a porre rimedio agli effetti devastanti di quel “3 + 2″ con il quale in Italia e’ stata ‘tradotta’ e imposta “quell’idea giusta dei tre livelli”, e’ indispensabile fare PRIMA quel monitoraggio della riforma che da tempo l’ANDU propone, anche sulla base del vasto dibattito che si e’ sviluppato negli ultimi anni e che l’ANDU stessa ha diffuso (nota 3).

Un monitoraggio che, per essere utile, deve coinvolgere tutte le componenti e le istituzioni universitarie, per consentire poi di assumere decisioni adeguate e condivise.

Il 13 luglio 2007 l’ANDU ha richiesto al Ministro un incontro proprio sul “3+ 2″ (nota 4) e rimane ancora in attesa di ricevere una risposta.

Va ancora una volta sottolineato che, con sensibilita’ diversa da quella finora mostrata dal Ministro, la Commissione Istruzione del Senato ha deciso il 19 settembre 2007 l'”avvio di un’apposita indagine conoscitiva” sul “3 + 2″.

In attesa che il Ministro si decida a intervenire adeguatamente sul “3 + 2″, smettendo di lasciarlo “andare come una pietra che rotola lungo un piano inclinato”, riproponiamo in calce le osservazioni e le proposte avanzate dall’ANDU gia’ nel luglio del 2006.

Nota 1. Per ascoltare le parole del Ministro: http://tv.repubblica.it/home_page.php?playmode=player&cont_id=13959

V. la nota 7 a pag. 24 del “Decreto Requisiti Percorsi Formativi” appena firmato dal Ministro: http://www.miur.it/Miur/UserFiles/Notizie/2007/DMrequisitisucarta.pdf

Nota 3. Per leggere gli ‘Atti’ del Convegno nazionale sul “3 + 2″ promosso dall’ANDU tenutosi l’11 luglio 2006 a Roma: http://www.bur.it/sezioni/andu_special.php
Per leggere i piu’ recenti contributi al dibattito sul “3 + 2″ diffusi dall’ANDU: http://www.bur.it/sezioni/s_andu_1.htm oppure http://www.orizzontescuola.it/orizzonte/modules.php?name=News&file=categorie s&op=newindex&catid=66

Nota 4. Lettera del 13.7.07 dell’ANDU al ministro Fabio Mussi per un incontro sul “3 + 2″: “All’on. Fabio Mussi, Ministro dell’UR Da tempo sulla stampa e’ vivo un confronto ricco e appassionato sul “3 + 2″. Su questo tema l’ANDU ha ‘diffuso’ un dibattito piu’ approfondito attraverso la sua lista. Su questa stessa questione un confronto ‘in diretta’ tra posizioni diverse si e’ svolto nel luglio dello scorso anno in un Convegno nazionale promosso dall’ANDU. Da quanto emerso dalle varie opinioni e dalle tante ‘testimonianze’ espresse risulta evidente che nella riforma del “3 + 2″ poco o molto non e’ andato bene e che poco o molto va urgentemente corretto. Dove, quanto e perche’ e’ da accertare, come da cercare sono i rimedi. Per fare bene e presto tutto cio’ riteniamo sia indispensabile che Lei avvii con urgenza una verifica-monitoraggio sul “3 + 2″ basata non solo su indagini statistiche, ma principalmente sulla partecipazione-testimonianza di tutto il mondo universitario, compresi gli studenti. Senza pregiudizi. Questa iniziativa e’ necessaria e urgente nell’interesse degli studenti stessi, dell’Universita’ e del Paese. In questo percorso potrebbe anche essere utile la promozione da parte del Ministero di un Convegno che ospiti le varie opinioni e le varie esperienze. Per illustrare meglio questa nostra proposta Le chiediamo uno specifico incontro. Con i piu’ cordiali saluti. 13 luglio 2007 L’Esecutivo nazionale dell’ANDU”

Dall’intervento introduttivo al Convegno nazionale sul “3 + 2″ promosso dall’ANDU, 11 luglio 2006, Roma

(…) la didattica e’ l’attivita’ che piu’ di qualsiasi altra e’ ‘sentita’ dai docenti perche’ interessa la formazione dei giovani, con conseguenze concrete, ‘visibili’, sui diretti interessati, sul loro avvenire, sulle loro famiglie e, in ultima istanza, sul Paese. La finalita’ di questo Convegno e’ anche quella di proporre un metodo, nuovo rispetto a quello finora seguito dalle Istituzioni, per affrontare le questioni cruciali per l’Universita’. Un metodo che veda coinvolti il piu’ possibile tutti gli interessati. Noi riteniamo che sul “3 + 2″ sia indispensabile e urgente che il Ministero avvii una verifica basata non solo su indagini statistiche, ma principalmente sulla partecipazione-testimonianza di tutto il mondo universitario, compresi gli studenti.

(…) Per la sua importanza ‘primaria’, forse la riforma della didattica avrebbe dovuto essere fatta per ultima, perche’ potesse risultare utile agli studenti e al Paese. 1. Occorreva prima – anche per ‘prevenire’ un uso subordinato alle ben note logiche di potere accademico – cambiare l’assetto Organizzativo degli Atenei a partire dalla costituzione di un Organo che, a differenza degli attuali Senati Accademici, dominati dalla presenza paralizzante dei Presidi, esprimesse una politica e una gestione nell’interesse dell’intera comunita’ universitaria. Occorreva valorizzare i Dipartimenti (in cui incardinare i docenti), rivedendone le dimensioni e le finalita’ (anche a beneficio della didattica). Occorreva inoltre, finalmente!, assegnare ai Consigli di Corsi di Studio compiti, poteri e strumenti per assicurare in maniera continua il coordinamento e la verifica delle attivita’ e dei contenuti degli insegnamenti. Ai Consigli di Facolta’ doveva restare ‘solo’ un ruolo di raccordo, togliendo loro quello oggi quasi esclusivo di ‘produttore’ di posti.
2. Occorreva prima affrontare la questione degli sbocchi professionali e intervenire, in particolare, sugli Ordini professionali. Un’operazione preliminare indispensabile, come aveva ampiamente gia’ mostrato l’esperienza dei diplomi di laurea attivati ‘alla cieca’.
3. Occorreva prevedere che la ‘progettazione’ del primo livello avvenisse contestualmente al secondo.
4. Occorreva prima realizzare il diritto allo studio: Statuto dei diritti e dei doveri degli studenti, strutture didattiche, borse di studio, residenze, ecc.
5. Occorreva prima riformare lo stato giuridico della docenza ed eliminare il precariato, per creare le condizioni ‘soggettive’ dell’applicabilita’ della riforma didattica.
6. Occorreva prevedere consistenti e specifici finanziamenti: nessuna riforma puo’ realizzarsi a costo zero.
7. Occorreva che la riforma fosse ‘costruita’ con il coinvolgimento del mondo universitario, individuando settore per settore i problemi e ricercando le specifiche soluzioni, senza dare numeri (“3 + 2″) uguali per tutti (nel 1983-86 il gruppo dei docenti di Ingegneria del CUN aveva previsto il “4 + 1″).
8. Occorreva far partecipare, spiegare, convincere, responsabilizzare, sperimentare.
9. Occorreva prevedere la verifica-coordinamento in itinere della riforma, sia a livello ministeriale, sia autonomamente (nazionalmente attraverso un Organo di rappresentanza democratico e localmente con le riformate strutture degli Atenei).

Oggi comunque vanno registrati disaggi e difficolta’ ampiamente diffusi. E’ interesse del Paese capire al piu’ presto quanto questo ‘malessere’ sia profondo ed vasto, coglierne la natura e trovare le soluzioni necessarie e possibili. Bisogna, in particolare, tenere conto dell’opinione degli studenti e ricordarsi che tra gli obiettivi che hanno portato in piazza oltre 50.000 di loro contro il DDL Moratti vi era proprio il ‘no’ al “3 + 2″, indicato come strumento della parcellizzazione del sapere e di una condizione di studio insostenibile. (…) Il ministro Mussi, che sbaglia a mettere ‘paletti’ alla verifica della riforma della didattica, giustamente denuncia le responsabilita’ dei docenti che hanno portato alla “frammentazione degli insegnamenti e all’abnorme proliferazione dei corsi”. Critiche che non possono essere accettate quando a farle sono ex ministri ed ex sottosegretari che erano perfettamente a conoscenza dei ‘limiti’ dei loro colleghi e che questi limiti avrebbero dovuto tenere in conto, quando hanno imposto il “3 + 2″. Questi ‘riformatori’ sono gli stessi che hanno criticato, a posteriori, l’applicazione della loro riforma dei concorsi, quando era facile prevedere (e noi l’abbiamo fatto PRIMA dell’approvazione della legge) che i finti concorsi locali avrebbero accresciuto i fenomeni del clientelismo, del nepotismo e del localismo. (…).

Nunzio Miraglia – coordinatore nazionale dell’ANDU”

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