CRUI. Stati generali o stato maggiore? Contro i precari

1. Lo ‘Stato dirigente’ dell’Università convocato dalla CRUI

2. La CRUI imposta come rappresentante dell’Università, svuotando il CUN.

Indispensabile un nuovo Organismo di vera rappresentanza del Sistema nazionale

Iniziato al Senato l’esame del DDL del Governo sul precariato

3. Vera riforma e finanziamento straordinario per superare il precariato. L’intervento dell’ANDU al Senato

4. Il tabù del numero chiuso alla francese

La CRUI ha convocato alla Camera gli “Stati Generali dell’Università” che si terranno il 19-20 dicembre 2024. L’iniziativa, secondo la stessa CRUI, servirebbe «a dare vita a un momento di confronto fra gli atenei e i loro principali stakeholder». «Confronto fra gli atenei»? Ma i Rettori si stanno confrontando con i propri Atenei per rappresentarli? Li stanno coinvolgendo, prima del 19-20 dicembre, convocando assemblee aperte a tutte le componenti? Oppure, come d’abitudine, porteranno la propria personale opinione, a prescindere da quella del proprio Ateneo?

L’ANDU da tanto tempo chiede che i Rettori, prima di prendere decisioni su questioni importanti per l’Università, nell’ambito della CRUI, coinvolgano i propri Atenei. Non sembra che finora ci sia stato un Rettore che abbia accettato di praticare questo metodo democratico di rapportarsi con il proprio Ateneo.

Indispensabile un nuovo Organismo di vera rappresentanza del Sistema nazionale

La CRUI si schiera con il governo (come sempre)”, così Roars intitola un suo commento a un documento di dura critica alla posizione della CRUI, la quale auspica una legge contro i precari perfino peggiore di quella voluta dal Governo con il DDL 1240. V. il documento I nuovi gironi del Ministro per l’«inferno del precariato.

Roars giustamente non si meraviglia della posizione assunta dalla CRUI, a differenza di chi ora rimprovera alla CRUI di avere abbandonato un fronte comune di cui in realtà non ha mai fatto parte.

Rispetto al commento di Roars sono però forse necessarie due ‘correzioni’. Non è la CRUI che si è schierata con il Governo, ma è il Governo che, come sempre, si è schierato con la CRUI. E ancora: non è vero che «la CRUI si pone in perfetta continuità con la linea inaugurata a suo tempo (2017, ndr) dal presidente Gaetano Manfredi.». In realtà la “linea” della CRUI risale a molti anni prima

Se si trovasse il tempo di leggere quanto documentato e denunciato dall’ANDU negli ultimi decenni si capirebbe forse meglio quando, da chi, perché e come la CRUI è stata imposta come ‘vera’ rappresentante dell’insieme delle Università italiane e si smetterebbe di considerare che tale ruolo sia invece svolto dal CUN (in nota alcuni link per approfondire).

Va qui comunque ricordato che già nel febbraio 1997 TUTTE le Organizzazioni della docenza hanno denunciato «la tendenza negativa ad indebolire l’autonomia del sistema universitario nazionale nel suo complesso. In questa direzione, infatti, vengono ridotti compiti e funzioni del CUN, anche rispetto alle previsioni lungamente disattese della legge 341/90, trasformandolo da organo rappresentativo di tutto il sistema universitario e delle forze sociali in organismo marginale con funzione di mera consulenza, con una presenza dei docenti frastagliata in troppe e squilibrate aree scientifico disciplinari» (v. Università Democratica, gennaio-febbraio 1997, n. 145-46, pag. 1).

Va inoltre ricordato quanto ‘disposto’ dalla TreeLLLe già nel 2004 a commento della ‘riforma-svuotamento del CUN. La TreeLLLe allora scriveva:

«È incongrua la configurazione del CUN ‘come organo di rappresentanza delle istituzioni autonome universitarie’, considerato che – per espressa previsione legislativa – esso rappresenta le aree disciplinari e le categorie del personale docente, integrate da una marginale rappresentanza degli studenti, del personale non docente e – simbolicamente – dai Rettori.

Comunque lo si consideri, il CUN è la rappresentazione delle aggregazioni disciplinari e delle corporazioni e sottocorporazioni accademiche (sic!), secondo una logica verticale, neppure più rispondente all’intervenuta riorganizzazione dei saperi.»

La stessa TreeLLLe chiedeva invece di «assumere la Conferenza dei Rettori (Crui) quale referente per la consultazione, il confronto e la verifica del consenso sulle più rilevanti scelte di governo del sistema: ciò in quanto la Crui è espressione dei responsabili della gestione degli atenei e struttura istituzionalmente autonoma e indipendente (sic!) rispetto al Ministero.»

E infatti la CRUI ha sempre promosso e/o sostenuto i numerosi provvedimenti che hanno demolito l’Università italiana e lo ha fatto anche in stretto rapporto con la Confindustria, con la quale negli anni ha sottoscritto accordi.

 La stessa CRUI, associazione privata, ha sempre trovato (e trova) facile sponda in tutti i partiti che nel tempo e sempre più le hanno riconosciuto, anche sul piano legislativo, il ruolo di rappresentante dell’Università, togliendolo al CUN.

  Il problema, lo si ripete, non è solo la CRUI, ma è anche quello dei singoli Rettori che a questo sistema di potere partecipano, senza quasi mai prendere pubblicamente le distanze dalle scelte della CRUI e dalle posizioni espresse dai suoi Presidenti.

Un nuovo Organismo di vera rappresentanza del Sistema nazionale universitario

Per combattere le oligarchie locali e nazionali e per difendere l’autonomia del Sistema nazionale dell’Università dai poteri forti interni (come la CRUI) ed esterni (come la Confindustria), occorre smetterla di stare al gioco truccato della competizione tra gli Atenei e della loro finta autonomia: gli atenei devono collaborare nell’interesse del Paese e devono difendere insieme l’autonomia dell’intera Università.

Questo può avvenire solo costituendo un Organismo nazionale, eletto (non a rate) direttamente da tutte le componenti (per i docenti senza suddivisioni categoriali e settoriali) per rappresentare e coordinare tutti gli Atenei.

Nota. Si raccomanda fortemente di leggere il documento Università. Autonomia o CRUI. Il CUN del febbraio 2021. Nel documento c’è ‘tutto’:

  1. TreeLLLe e CRUI: la CRUI e non il CUN
  2. Un gruppo di potenti professori: la CRUI e non il CUN
  3. Tanti i tentativi di ‘valorizzare’ la CRUI
  4. Intesa e Accordo CRUI-Confindustria
  5. “La CRUI che non serve all’Università”
  6. La CRUI di governo e nel governo. Normale anomalia
  7. Lo svuotamento del CUN
  8. L’indispensabile Organo nazionale dell’Autonomia dell’Università statale

V. anche:

il documento La CRUI con il Ministro, del febbraio 2004;

il documento DDL CUN-MORATTI un CUN per la CRUI, dell’aprile 2004;

il documento I Rettori contro il Sistema universitario, dell’aprile 2021.

L’ANDU, in vista dell’Audizione nella Commissione Cultura del Senato del 26 novembre 2024, ha presentato il contributo Precariato: aumentarlo, mantenerlo o abolirlo? per ribadire le sue posizioni sul problema del precariato e del vero pre-ruolo.

Nel documento si critica il DDL n. 1240 del Governo sul precariato (Precari come attrezzi e i nuovi gironi) e si ripropongono le soluzioni per abolire il precariato senza abolire gli attuali precari (Obiettivi complessivi e dettagliati per abolire veramente il precariato e 45.000 posti di professori di ruolo anche per non abolire gli attuali precari).

L’ANDU, per esporre i contenuti del proprio documento, è intervenuta nell’Audizione (per ascoltare l’intervento v. link in calce). Dopo questo intervento, a seguire, le domande all’ANDU della senatrice Castellone del M5S, la ‘replica’ all’ANDU del senatore Verducci del PD (v. nota) e il chiarimento dell’ANDU su quanto domandato da Castellone. 

= L’intervento dell’ANDU inizia al tempo 43.30 del seguente video: Valorizzazione e promozione della ricerca | Senato della Repubblica

All’Audizione per l’ANDU sono interventi Mauro Federico e Nunzio Miraglia.

         Nella seduta del 10 dicembre 2024 la Commissione Cultura del Senato, in sede referente,  ha iniziato l’esame del DDL governativo sul precariato. La sede redigente è stata tolta per iniziativa del PD e del M5S.

Al DDL del Governo sono stati formalmente abbinati il DDL n. 1293 del senatore Crisanti (PD), il DDL n. 1316 del senatore Verducci (PD) e il DDL n. 148 della senatrice Castellone (M5S).

La discussione generale dei DDL è cominciata e finita nella seduta dell’11 dicembre 2024. Il DDL del Governo è stato assunto come testo base ed entro il 15 gennaio 2025 sarà possibile presentare gli emendamenti.

Nota. Il senatore Verducci, contestando quanto affermato dall’ANDU,ha ricordato il lungo percorso di ascolto dentro e fuori dalla Commissione (vero) senza avere compreso che l’ANDU aveva parlato d’altro: nessuno dei Senatori della Commissione precedente ha aperto bocca nella discussione generale e nella ‘discussione’ degli emendamenti, senza quindi assumersi esplicitamente una responsabilità politica ‘motivata’. Va considerato anche che i contenuti della legge Verducci non corrispondono a quanto unitariamente richiesto dalle Organizzazioni universitarie, che hanno pure criticato duramente il metodo ‘golpista’ dell’approvazione della norma Verducci in un provvedimento blindato che non consentiva, di fatto, alcuna discussione anche se tardiva.

Verducci insiste, contro ogni evidenza, nel ritenere rivoluzionaria (addirittura!) la figura del Contrattista di ricerca da lui voluta, che è invece una figura perfettamente precaria e totalmente alle dipendenze di un singolo barone che stabilisce le modalità di assunzione e di lavoro, compresa la retribuzione. Una figura che invece di essere definita per legge è stata sottoposta a una lunga e non positiva contrattazione.

Se il numero chiuso è una violenza contro i giovani, il numero chiuso alla francese approvato al Senato appare come una crudeltà. Ciò è evidente e documentato ormai da anni dall’ANDU e, fino a qualche tempo fa, anche da altre Organizzazioni universitarie. Ora, invece, sembra che sia solo l’ANDU a contrastare ad alta voce il numero chiuso alla francese, che programma il massacro di oltre 45.000 studenti all’anno. Al Senato il numero chiuso alla francese è stato condiviso da tutti i Gruppi parlamentari, eccetto quello di AVS. Il PD aveva addirittura presentato un DDL peggiore di quello approvato. V. documento Al Senato quasi tutti d’accordo: numero chiuso a ogni costo. Appello ai Deputati.

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