L’ANDU, dopo gli incontri svoltisi durante la campagna elettorale con i Responsabili nazionali del settore universitario di tutte le forze politiche e con diversi candidati in assemblee pubbliche, e dopo il confronto a luglio con il Vice-ministro Lorenzo Fioramonti, ha più recentemente incontrato i Gruppi della Camera.
Gli incontri si sono svolti il 6 e 7 novembre 2018. Una delegazione dell’ANDU (Mauro Federico, Nunzio Miraglia, Paola Mura) ha incontrato i rappresentanti dei Gruppi di Forza Italia (Valentina Aprea, Luigi Casciello, Marco Marin, Antonio Palmieri, Gloria Saccani Jotti), Fratelli d’Italia (Paola Frassinetti, Fabio Rampelli), Liberi e Uguali (Nicola Fratoianni) e Movimento 5 Stelle (Marco Bella, Alessandro Melicchio, Manuel Tuzi).
Il già fissato incontro con i rappresentanti del Partito Democratico (Anna Ascani, Rosa Maria Di Giorgi) non si è potuto svolgere per sopraggiunti impedimenti.
Dal Gruppo della Lega non si è riusciti ad avere risposta alla richiesta di incontro.
Gli incontri alla Camera erano stati sollecitati per illustrare il documento “Come ricostruire l’Università tutta”, contenente le richieste dettagliate e organiche dell’ANDU per salvare e rilanciare il Sistema nazionale dell’Università. Queste richieste riguardano il diritto allo studio, l’abolizione del precariato e il nuovo reclutamento in una terza fascia, la riorganizzazione della docenza con l’abolizione di ogni prova locale, l’autonomia del Sistema nazionale dell’Università e l’abolizione dell’ANVUR, la gestione democratica degli Atenei, il finanziamento dell’Università per migliorare tutti gli Atenei.
2. LEGGE DI BILANCIO 2019: QUASI NIENTE PER L’UNIVERSITA’Tutti i suddetti problemi non sono sostanzialmente toccati dal Decreto di Bilancio 2019 presentato alla Camera. Con questo provvedimento ci si limita a incrementare in misura assolutamente insufficiente (1000) i posti di RTDb (art. 32) e il numero (600) delle borse per gli specializzandi di medicina (art. 41). Va notato che per i nuovi posti di RTDb questa volta non si fa riferimento all’eventuale consolidamento nella posizione di associato. Con l’art. 78 si consente agli Atenei che se lo possono permettere di spendere senza limiti per “il rilancio degli investimenti e le attività di ricerca”, una possibilità che aumenterà ancor più la distanza tra atenei del Nord e atenei del Sud e che consentirà di aumentare ancor più negli atenei “ricchi” il numero dei precari. Con l’art. 57 si cancellano finalmente le famigerate “Cattedre Natta”.
3. LA CAMERA DISCUTE SUL NUMERO CHIUSOPochi giorni prima degli incontri alla Camera si è appreso che la Commissione Cultura a breve discuterà sul numero chiuso (relatore Manuel Tuzi del M5S).
Su questa questione sono già state presentate Proposte di Legge da FdI (AC 334) e Consiglio regionale del Veneto (AC 612), che prevedono l’abolizione del numero chiuso, e da M5S (AC 812) e Lega (AC 1162), che spostano il numero chiuso alla fine del primo anno. Un’altra Proposta di Legge sarà presentata da FI, che prevede di mantenere il numero chiuso all’ingresso ‘integrando’ il test con i voti della scuola e con una prova attitudinale.
Le Proposte che prevedono il numero chiuso all’inizio del secondo anno fanno riferimento al “modello francese” che in Francia, dopo 40 anni, è stato proprio ora abbandonato. In questo Paese a circa l’80% degli studenti che liberamente si sono potuti iscrivere al primo anno di medicina si è impedito di proseguire negli studi.
4. ABOLIRE (NON RIFORMARE) IL NUMERO CHIUSO Andu, Organizzazioni universitarie, Appello Premi NobelNegli incontri con i Gruppi della Camera l’ANDU ha ribadito la richiesta dell’abolizione (non riforma) del numero chiuso.
– L’AnduDa sempre l’ANDU si è espressa contro il numero chiuso. In particolare nell’ottobre 2013, nel documento “Numero chiuso: un’inutile violenza”, scriveva: “a parte la pretesa di prevedere-programmare gli sbocchi professionali in Italia e a parte la violenza sui giovani da contingentare e ‘intruppare’ d’ufficio da parte di un Ministero che ha sempre esclusivamente ascoltato e rispettato gli interessi della Confindustria e dell’accademia che conta (con in testa la CRUI), che senso ha limitare il numero dei laureati quando è noto a tutti che il numero di quelli italiani (oggi il 20% dei giovani nella fascia di età 30-34 anni) andrebbe invece RADDOPPIATO, se si volesse raggiungere l’obiettivo europeo (40%), o andrebbe comunque fortemente aumentato se si volesse raggiungere l’attuale media europea (32,5%)?”
– Le Organizzazioni universitarieSulla questione del numero chiuso più volte le Organizzazioni universitarie si sono espresse unitariamente. In particolare nel documento del giugno del 2014 si affermava:
“Le Organizzazioni universitarie hanno sempre ritenuto che sia imprescindibile l’abolizione del numero chiuso per tutti i corsi di laurea, che sia necessario l’avvio di efficaci sistemi di orientamento e tutorato e che si debba immediatamente abbandonare il sistema dei test d’ingresso, una lotteria che ha fatto dipendere il futuro di tanti giovani da prove inaffidabili, le cui regole peraltro sono cambiate continuamente. Un’inutile violenza contro migliaia di ragazzi e le loro famiglie.”
– Appello di centinaia di docenti e tre Premi NobelNella stessa direzione si erano espressi nel 2009 (quasi dieci anni fa!), in un Appello, centinaia di docenti e tre premi Nobel. Già allora si denunciava che “Il numero chiuso è sostenuto da interessi economici e di potere che nulla hanno a che fare con l’istruzione e la preparazione degli studenti”. In particolare, per medicina ‘profeticamente’ si scriveva che “si assiste a una rapida e progressiva carenza di medici che ha allarmato tutte le sigle di categoria e gli stessi atenei. Si parla già di dovere importare i camici bianchi dall’estero.”
Negli incontri alla Camera l’ANDU ha anche ribadito che l’abolizione del numero chiuso va decisa nell’ambito di un più complessivo e immediato intervento legislativo sul diritto allo studio, che preveda l’aumento dell’importo e del numero delle borse di studio da assegnare a tutti gli aventi diritto, l’innalzamento della soglia di reddito per l’esenzione da tutte le tasse, l’aumento degli alloggi, delle mense, dei luoghi di studio e di socializzazione, una migliore didattica con radicale revisione del “3+2″. Contestualmente, anche per migliorare la didattica, bisogna bandire almeno 20.000 posti di terza fascia (ruolo dei RTI da reintrodurre e riformare) e occorre abolire il precariato. Vanno inoltre aumentati il numero e l’ammontare delle borse di studio per i dottorati di ricerca e va abolito il dottorato senza borsa. A tutti i laureati in medicina deve essere consentito di specializzarsi.
Tutto questo con l’obiettivo di aprire l’Università a tutti, rendendola gratuita e di qualità.
L’istruzione universitaria va considerata lo strumento principale per la crescita culturale, sociale ed economica del Paese e un pilastro fondamentale per la sua stessa democrazia.
6. IL “SOLITO” GOVERNO E IL “SOLITO” PARLAMENTO?Le iniziative del Governo, rispetto a quanto sarebbe necessario e urgente per l’Università, stanno risultando in perfetta continuità con tutti quelli susseguitisi negli ultimi decenni.
Nel Parlamento, peraltro, non si intravede ancora nessuna reale e forte volontà di non subire quanto da sempre è stato voluto e dettato dalla potente lobby trasversale accademico-ministeriale-confindustriale che ha demolito e sta demolendo l’Università statale.