Decreto PD+Profumo+4, Costituzionalisti vs ANVUR, Prestiti e tasse

= 26 giugno 2012

1. DECRETO PD+PROFUMO+4:

  a) valore lauree, b) didattica assegnisti, c) albo studenti, d) più ANVUR, e) ‘abolizione’ abilitazioni, f) 100 ore per professori

2. COSTITUZIONALISTI CONTRO ABILITAZIONI ANVUR. E l’UNITA’ …

3. PRESTITI E TASSE

1. DECRETO PD+PROFUMO+4

      Il “decreto sul merito” s’ha da fare. Soprattutto deve essere soddisfatta la richiesta principale della Confindustria: abolire il valore delle lauree e passare al valore e alla classificazione degli Atenei, per ridurre a pochi gli atenei (auto)eccellenti capaci “di competere con i migliori atenei europei”. Gli altri Atenei o chiuderanno o si limiteranno a rilasciare titoli di poco o nullo valore.

      E l’”abolizione del valore legale del voto di laurea” per il PD non è (non è mai stato) “un tabù”, come ha recentemente ricordato Marco Meloni, responsabile Università, componente della segreteria nazionale del PD e anche del direttivo dell’associazione Trecentosessanta, nata “da un’intuizione di Enrico Letta”. E Meloni si vanta anche che il PD l’abbia proposto per primo. (v. intervista sull’Unità del 7.6.12).

       E in effetti il PD, e prima i DS e il PCI, è sempre stato “primo” nel presentare e/o difendere in Parlamento e nel Governo i provvedimenti che hanno portato alla distruzione dell’Università statale, democratica, qualificata, aperta a tutti e diffusa: finta autonomia finanziaria per ‘gestire’ la progressiva riduzione dei finanziamenti, finta autonomia statutaria, finti concorsi locali, svuotamento del CUN, imposizione del devastante “3 + 2”, disegno di legge Modica-Tocci per commissariare il Sistema nazionale con l’Agenzia di valutazione, disegno di Legge che poi sarà ‘recuperato’ da quello attribuito a Gelmini.

Il Disegno di quattro professori che piace molto al PD

      Per ‘rilanciare’ il “decreto sul merito” Giampaolo Azzoni, Paolo Leonardi, Emanuele Rossi e Stefano Semplici, appartenenti a strutture alle quali “si accede in base a rigorose prove selettive”, hanno presentato al Ministro un disegno di legge “a partire dai testi e dagli interventi dei quali si è discusso e discute in questi giorni”, come hanno scritto nella loro “lettera di accompagnamento”. Nella stessa lettera si legge anche che “stiamo parlando non dell’ennesima riforma epocale, ma SEMPLICEMENTE di alcune misure”.

       In realtà i quattro professori hanno riproposto “quasi per intero il testo delle ultime bozze ministeriali”, hanno accolto ”alcune delle proposte del Pd (compresa quella sul valore legale del voto di laurea)” e inserito “soluzioni originali” (dall’articolo dell’Unità del 23.6.12).

       In quello stesso articolo di ‘presentazione’ della proposta si legge che “il lavoro dei quattro accademici è piaciuto molto a Maria Chiara Carrozza, presidente del Forum Università e direttore del Sant’Anna di Pisa, che li ha incoraggiati ad andare avanti: ‘Mi sembra uno sforzo molto apprezzabile: spero che la proposta ALTERNATIVA (?!) che hanno formulato possa servire a far ripartire il confronto’”.

      Hanno ragione i quattro professori a scrivere che le ‘loro’ proposte non costituiscono una “riforma epocale”. Infatti il disegno di legge PD+Profumo+4 sarebbe “semplicemente” il completamento della demolizione dell’Università statale portata avanti da oltre 30 anni da una potente lobby trasversale confindustriale-accademica che ha ‘utilizzato’ tutti i partiti e la CRUI.

 I contenuti devastanti del progetto PD+Profumo+4

a) Valore lauree (art. 9)

      Ci aveva provato il ministro Profumo il 27.1.12 nel Consiglio dei Ministri che però ha dovuto sospendere l’operazione, avviando una consultazione on-line ‘orientata’, che comunque non ha avuto l’esito auspicato dal Governo dei professori (universitari).

     L’obiettivo ora è più esplicito: la laurea non vale, valgono invece gli ordini professionali o il “numero minimo” dei crediti “nei settori considerati essenziali”. E questo nonostante che gli stessi quattro professori avessero da poco scritto: “perché ci dovremmo fidare degli ordini più che delle Università”? (intervento sul Sole 24-ore del 2.3.12). In realtà ai quattro professori interessa quello che interessa alla Confindustria e cioè che le Università siano “misurate e magari CLASSIFICATE (da chi?) secondo criteri di qualità (di chi?)”.

      Su questa questione qualche giorno fa è intervenuto Salvatore Nicosia che, tra l’altro, ha scritto: “sia che il PD abbia ragione a volerlo abolire (il valore del voto di laurea, ndr), sia che abbia torto, il suo zelo nel mostrarsi più liberista dei bocconiani suscita pena a chiunque (pena condìta da dileggio nella destra, e da rabbia nei progressisti). “

Per approfondire la ‘storia’ del valore legale e conoscere le varie posizioni cliccare qui. Inoltre si invita a leggere Il valore dell’Università” e “Lauree per Confindustria”e, in particolare, gli interventi di Salvatore Nicosiae Paola Mura.

 b) Didattica obbligatoria per assegnisti (art. 14)

      L’obbligo di didattica per gli assegnisti consolida il ‘modello’ della docenza: pochissimi ordinari, pochi associati-assistenti e tanti precari-docenti (assegnisti, ricercatori TD ecc.). Nello stesso articolo si introducono gli assegni extra-universitari “conferiti da altre qualificate istituzioni, pubbliche o private”.

c) L’albo dei ‘migliori’ studenti (art. 10)

       Non si rinuncia all’ideologia della competizione tra gli studenti piuttosto che assicurare a tutti strutture e didattica adeguate, e perciò si prevede per il 5% di essi l’inserimento in un elenco per agevolarne l’assunzione.

d) Più poteri all’ANVUR (art.17)

     Per rafforzare il già immenso potere dell’ANVUR si prevede la “valutazione periodica” dell’”attività di ricerca svolta dagli enti pubblici di ricerca” e la definizione “dei criteri per l’accreditamento dei nuclei di valutazione delle università e degli enti di ricerca”.

 e) Abolizione di fatto delle abilitazioni nazionali (art. 13)

     Volendo mantenere ad ogni costo le inutili abilitazioni nazionali, la foglia di fico per mantenere la cooptazione personale (v. il punto 2. del documento “Abilitazioni e/o concorsi? Capra e cavoli. Meglio un ‘buono posto’. Ichino, Martinotti, Banfi”), i quattro professori trasformano l’abilitazione individuale in una prova comparativa. Infatti, per i quattro professori non deve esserci un numero di abilitati maggiore del “15% del totale dei docenti in servizio nella fascia alla quale la procedura stessa si riferisce, includendo gli studiosi già in possesso dell’abilitazione” “e non ancora chiamati”.

f) Aumento a 100 ore della didattica frontale e premio ai docenti “pregevoli” (art. 6)

     Per i professori a “tempo pieno” “non meno di 100 ore di didattica frontale tenute personalmente” (70 ore per il “tempo definito”). Anche per i docenti non può non applicarsi l’ideologia dei più bravi (“particolarmente pregevoli”) da premiare. I “pregevoli” non devono comunque superare il 20%.

2. COSTITUZIONALISTI CONTRO ABILITAZIONI ANVUR. E l’UNITA’ …

      La ‘gestione’ delle abilitazioni da parte dell’ANVUR, che sta commissariando anche l’attività di ricerca, è oggetto di numerosi e vari attacchi. Ultimo e ‘pesante’ quello dei costituzionalisti. All’Unità ciò serve per rinverdire/riproporre “il bliz non riuscito” del ministro Profumo “che di fatto avrebbe sospeso l’entrata in vigore dell’abilitazione nazionale” (Unità del 26.6.12). Si ricorda che Profumo voleva (vuole?) ‘sospendere’ le abilitazioni per fare partire subito concorsi locali con commissioni locali-nazionali-internazionali. Commissioni libere di proporre un ‘vincitore’ per il posto bandito, attenendosi però ai requisiti scelti-imposti dall’ANVUR che poi rifarà il concorso, accertando che il vincitore-chiamato abbia tutti i requisiti dall’ANVUR stessa prescritti. Gli eventuali ‘sbagli’ della commissione verrebbero pesantemente fatti pagare a … l’Ateneo. Insomma con questa soluzione il Ministro riuscirebbe a semplificare le cose rafforzando il potere dell’ANVUR e agevolando la cooptazione personale senza la perdita di tempo delle inutili idoneità nazionali.

     Lo ribadiamo ancora una volta, contro la cooptazione personale (e gli ‘annessi’ fenomeni di localismo, clientelismo, parentopoli, ecc.) l’UNICA soluzione sono i CONCORSI veramente nazionali per l’ingresso in ruolo e le IDONEITA’l nazionali per gli avanzamenti di carriera (v. proposta organica).

3. PRESTITI E TASSI

Prestiti e PD

- Su ItaliaOggi del 16.6.12:

“I prestiti per gli studenti fanno tremare gli Usa”

- Su Europa del 21.6.12:

“Gli studenti universitari nella bolla dei prestiti. E molti finiscono in default”

- Su Unità del 7.6.12:

     “Noi (il PD, ndr) proponiamo un piano nazionale per il merito e il diritto allo studio, da finanziare con risorse INTERNE al sistema universitario. Seicento milioni per le borse di studio da dare a chi ha un reddito Isee basso e altrettanti per i PRESTITI d’onore, che serviranno anche come sostegno al post-lauream.”

- Sul sito dell’ANDU:

Prestiti d’onore e PD”

Tasse e PD

- Su Nuova Ferrara del 20.6.12:

“I non detti sulle tasse universitarie illegali” di Alessandro Somma.

     Somma scrive tra l’altro “Se l’università pubblica italiana è allo sfascio, nonostante i risultati miracolosamente prodotti, e dunque si trova nelle condizioni di rubare agli studenti senza poi poter restituire, la colpa non è solo delle riforme varate qualche anno fa da Gelmini e Tremonti. Anche il Pd produsse una sua proposta, ed era identica a quella dei berlusconiani: trasformava l’università in una impresa al servizio delle imprese (Proposta del 22 maggio 2009). Anche il Pd, come il centrodestra e Confindustria, spinge oggi per una valutazione della ricerca che premia chi canta nel coro e produce profitti immediati. Anche il Pd mette ora sotto accusa il valore legale del titolo di studio, baluardo del carattere pubblico dell’istruzione superiore.”

 

4 comments for “Decreto PD+Profumo+4, Costituzionalisti vs ANVUR, Prestiti e tasse

  1. 26 giugno 2012 at 17:06

    Ottima la lettura della situazione da parte di Alessandro Somma

  2. Luigi Bua
    27 giugno 2012 at 11:47

    Nelle proposte volte ad introdurre una premialità per gli studenti particolarmente brillanti è prevista la possibilità di laurearsi in tempi più brevi rispetto ai tempi “canonici”. Si è avviata subito una polemica. Al di la del merito vorrei far presente che la normativa già permette questo: all’art 5 del decreto sulle classi di laurea del marzo 2007 (G.U. n. 15 7/6/2007) comma 3 “Gli studenti che maturano 180 crediti secondo le modalità previste nel regolamento didattico del corso di laurea, ivi compresi quelli relativi alla preparazione della prova finale, sono ammessi a sostenere la prova finale e a conseguire il titolo di8 studio indipendentemente dal numero di anni di iscrizione all’università”. La formulazione è inesatta perchè si dice che bisogna conteggiare i cfu che saranno conseguiti con l’esame di laurea che deve essere ancora “superato”, però la ratio è chiarissima, Picco della Mirandola può laurearsi in un anno. Il Ministro e tanti altri ripassino un pò, rinfreschino le loro conoscenze riguardo alla normativa.

  3. ANDU
    30 giugno 2012 at 09:18

    Stefano Semplici, uno dei 4 autori del disegno di legge, risponde all’ANDU:

    L’università che voglio. Alcune domande ai colleghi dell’Andu.

    Qualche giorno fa ho inviato al Ministro Profumo, insieme a 3 colleghi di Pavia, Bologna e Pisa (Giampaolo Azzoni, Paolo Leonardi e Emanuele Rossi) una lettera e una proposta. Abbiamo esplicitato 3 obiettivi, intorno ai quali chiediamo di poter continuare a riflettere per trovare le soluzioni migliori:
    -l’ampliamento di un’offerta formativa di qualità per tutti, garantendo allo stesso tempo che tutti – anche i più bravi – possano trovare i percorsi a loro adeguati nel rispetto del principio delle pari opportunità;
    -la centralità della responsabilità didattica nella sua unità inscindibile con l’attività di ricerca, nella consapevolezza che tale centralità viene erosa nel momento in cui tutti gli incentivi di sistema si concentrano sulla valutazione dell’impact factor, con poca o nessuna attenzione per l’impatto dei comportamenti dei docenti sui giovani che entrano in un’aula per seguire un corso ed imparare;
    -la necessità di garantire procedure di selezione che siano davvero trasparenti e rigorose e che, nella consapevolezza che non possono esserci garanzie automatiche di scorrimento verso l’alto nella carriera universitaria, siano tuttavia tali da evitare la creazione di sacche di precarietà senza speranza.

    L’Associazione Nazionale Docenti Universitari (Andu), in un articolo pubblicato sul suo sito il 26 giugno, ha giudicato la nostra iniziativa, ricordando peraltro come essa raccolga in gran parte idee e proposte già formulate da altri, come un ulteriore passo nella direzione del «completamento della demolizione dell’Università statale portata avanti da oltre 30 anni da una potente lobby trasversale confindustriale-accademica che ha ‘utilizzato’ tutti i partiti e la CRUI». Per l’Andu i contenuti del progetto che viene definito «Pd+Profumo+4» sarebbero semplicemente «devastanti». Vorrei, con molta umiltà, proporre anche sul blog del Cega le domande che ho già inviato – utilizzando la sezione “commenti” del sito dell’Andu – ai colleghi che hanno dato questa interpretazione del nostro documento.

    1)Non ho mai condiviso la posizione di coloro che vogliono a tutti i costi stabilire corsie privilegiate per chi ha frequentato alcune università autoproclamatesi di serie A, costringendo alla marginalità tutti gli altri. Perché sarebbe devastante per l’Università che voglio di tutti e per tutti togliere a chi vuole ad ogni costo una competizione darwiniana fra gli atenei l’alibi che c’è “chi regala i voti” e permettere semplicemente a tutti di presentarsi a parità di condizioni, a prescindere da dove la laurea è stata conseguita e dunque conservandone il valore “legale”, così come avevo proposto con gli altri colleghi nell’articolo pubblicato qualche tempo fa?

    2)Sono stanco di essere denigrato come membro di una “casta” occupata a coltivare solo i propri interessi e, soprattutto, a farlo lontano dall’Università e dai suoi studenti. Perché sarebbe devastante per l’Università che voglio di tutti e per tutti sottolineare la centralità della funzione didattica e pretendere dunque la certezza della presenza dei professori e il rispetto dei loro doveri?

    3)Perché sarebbe devastante per l’Università che voglio di tutti e per tutti chiedere che vengano incentivati i comportamenti virtuosi nei confronti degli studenti e non solo la corsa all’impact factor?

    4)Perché sarebbe devastante per l’Università che voglio di tutti e per tutti proporre un “tetto” per le abilitazioni che funzionerebbe in modo molto simile ai “concorsi veramente nazionali” invocati poche righe dopo?

    5)Perché sarebbe devastante per l’Università che voglio di tutti e per tutti imporre il rispetto di quanto previsto dalla stessa legge Gelmini per i docenti delle università statali che vanno ad insegnare in quelle non statali ad un costo ridicolo per i bilanci delle seconde?

    6)Perché sarebbe devastante per l’Università che voglio di tutti e per tutti risolvere il problema dell’accesso ai corsi di laurea a numero chiuso nel senso sollecitato dal Consiglio di Stato?

    7)Sono da considerarsi ugualmente devastanti per l’Università che voglio di tutti e per tutti la richiesta di destinare al diritto allo studio il maggior gettito che si dovesse finalmente ottenere dalla lotta all’evasione fiscale di chi affitta “in nero” agli studenti, la proposta di un “garante degli studenti”, la richiesta di non abbandonare semplicemente al loro destino quanti hanno iniziato con un contratto a tempo determinato il loro percorso accademico?

    I problemi della nostra università, “demolita” da anni di tagli, ma anche da comportamenti dei docenti troppo a lungo tollerati – e non solo nella gestione dei concorsi – non si risolvono certo rispondendo a queste domande. Ma questo non significa che siano domande inutili. Perché non proviamo a parlarne con pacatezza?

    Stefano Semplici

  4. Paolo Scarpi
    1 luglio 2012 at 16:23

    Ormai non ho più parole. Avete tutti ragione ed è triste assistere alla violenza con cui si procede alla demolizione dell’Univerità italiana. E poiché non sono esterofilo, vi invito a riflettere su quanto è accaduto negli USA e in UK con le rispettive cure Reagan e Tatcher: la demolizione dell’Università come sede di un libero pensiero critico e però costruttivo è cominiciata lì, nel timore della diffusione dell’epidemia 68esca che aveva travolto Francia e Italia. Tant’?è che il ministro Gelmini si preoccupò di precisare che con la sua legge il 68 era definitivamente archiviato.
    In secondo luogo, a proposito della lettera dell’ANVUR del 21/06, il Sole24 ore di oggi (01-07-12) cerca di difenderne i contenuti. Per chi ha una certa età e ha regolarmente pubblicato e scritto, si tratta di un mutamento delle regole del gioco in corso di partita. Come giustamente rilevano i costituzionalisti romani vi sono estremi di illegittimità e di arbitrio.
    Sia per i commissari che per i candidati è alquanto singolare che si decida oggi per il passato quali debbano essere le caratteristiche delle pubblicazioni da prendere in esame. Vi sono Istituzioni importanti come l’Istituto Italiano per l’Enciclopedia Italiana che nel 1997 per l’Enciclopedia Oraziana non conosceva l’ISBN (non so se nelle edizioni successive sia stato stato introdotto). Penso che nessuno penserebbe di considerare queste pubblicazioni carta straccia, ma il meccanismo automatico fondato sulla presenza o assenza del numero lo autorizza. E questo è solo un esempio.
    Nello stesso tempo, stranamente, nella scelta dei commissari e nelle valutazioni dei candidati potenziali da nessuna parte si fa menzione delle valutazioni CIVR del 2005 (data situata nell’arco di temppo previsto dal documento ANVUR). La cosa mi appare alquanto singolare e forse bisognerebbe domandarsi a chi disturbano quelle valutazioni, che erano individuali, legate cioè alla persona, e non al settore né al macro-settore, e che invece da più parti si è cercato di far scomparire.
    Infine, nella scelta dei commissari stranieri (se non mi sbaglio9 entrano in gioco i rettori: se ho capito bene il documento, non ne vedo la ragione, perché si introduce un ulteriore elemento di arbitrio.
    E qui mi fermo.

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