“STANNO UCCIDENDO L’UNIVERSITA'” – PRESTITI D’ONORE E PD

 = 21 ottobre 2011

1. “STANNO UCCIDENDO L’UNIVERSITA’” 11 novembre 2011 GIORNATA DI MOBILITAZIONE NAZIONALE

2. PRESTITO PER STUDIARE: CHIESTO E FATTO. E IL PD.

 

1. “STANNO UCCIDENDO L’UNIVERSITA’”

        “Stanno uccidendo l’Università statale”, accusano le Organizzazioni universitarie (ADI, ADU, ANDU, CISL-Università, CoNPAss, FLC-CGIL, LINK, RETE29Aprile, SUN, UDU, UGL-Università, UILPA-UR, USB-Pubblico impiego) nel documento del 4 ottobre 2011.

        Nel documento, tra l’altro, si denuncia “lo smantellamento della libertà di ricerca e di insegnamento, garantita dalla Costituzione. Si sta mettendo nelle mani dei Ministri dell’Economia e dell’Università il potere di commissariare gli Atenei e di decidere la nascita, la vita e la morte delle strutture universitarie e di decidere, di fatto, i filoni e le modalità della ricerca.”

        E ancora: “Non si può più tollerare che le sorti dell’Università siano decise dal Ministero e dagli organismi da esso nominati e che negli Atenei dominino le oligarchie locali, consolidate dalla maggior parte dei “nuovi” statuti voluti dalla legge 240/10.

       Il Paese ha urgente bisogno di una vera riforma per l’autonomia e l’autogoverno democratico degli Atenei e del Sistema nazionale universitario, con la partecipazione paritetica di tutte le componenti universitarie.”

        “Le Organizzazioni promuovono una iniziativa nazionale unitaria di mobilitazione nella giornata dell’11 novembre p.v..”

 

2. PRESTITO PER STUDIARE: CHIESTO E FATTO. E IL PD.

        Nel maggio scorso il sen. Pietro Ichino del PD, per “ridare ossigeno ai nostri atenei”, ha presentato al Senato una “interrogazione sulla possibilità di sperimentare anche in Italia il metodo inglese per il finanziamento delle università, promossa dal Gruppo 2003” (dal sito di Ichino).

        In pratica si chiedeva al Governo di introdurre in Italia il sistema dei “prestiti d’onore” per fare pagare gli studi a chi non può permetterselo, invece di farli pagare allo Stato, come previsto dalla Costituzione.

        Ora i dubbi “sulla possibilità di sperimentare” sono stati risolti e le richieste di Pietro Ichino sono state accolte.

       Infatti si costituirà “entro due-tre settimane” la “Fondazione per il merito”, “che è pubblica-privata”. Questa “iniziativa è stata presentata il 26 luglio, a porte chiuse, agli imprenditori (…) e diversi rettori”. Tra i motivi per i quali “gli industriali dovrebbero versare denaro a questa fondazione” vi è quello della “riduzione dei costi di reclutamento (avranno accesso preferenziale agli studenti migliori).” “A fornire la provvista finanziaria, il flusso di denaro, è invece la Cassa depositi e prestiti guidata da Giovanni Gorno Tempini e presieduta da Franco Bassanini.” (dall’articolo “Cassa depositi lancia il prestito d’onore”, sul CorrierEconomia del 17.10.11).

       Questa iniziativa è stata criticata da più parti e anche, più recentemente, nel già citato documento delle Organizzazioni universitarie:

        “La formazione universitaria viene vista come un debito che lo studente contrae con la società e si costringono i capaci e meritevoli, ma privi di mezzi, a ricorrere a prestiti d’onore e altri strumenti di indebitamento”.

        E in nessun conto sono state tenute le conseguenze che tali scelte hanno prodotto in Gran Bretagna, dove hanno scatenato una vera e propria rivolta degli studenti. E tutto questo mentre in Cile gli studenti si battono, con grande consenso popolare, per ottenere l’istruzione gratuita e negli Usa si sta protestando contro il “caro tasse”. Sempre negli Usa il sistema dei prestiti ha prodotto un immenso indebitamento (v. “La bolla universitaria“, sull’Internazionale del 23 maggio 2011 e “Usa, la nuova ‘bolla’ dei prestiti universitari”, sul Corriere della Sera di oggi, 21 ottobre 2011).

E IL PD

        L’interrogazione-richiesta presentata da Pietro Ichino era stata sottoscritta anche da altri Senatori tra i quali il Capo-gruppo del PD in Commissione Istruzione, Antonio Rusconi.

        Da questa stessa interrogazione aveva preso le distanze Marco Meloni, responsabile del PD: “il modello adottato dal governo conservatore inglese non rientra tra le nostre opzioni”.

        Ma, nonostante questa dichiarazione, è consentito affermare che questa nuova imposizione all’Università è “in larga misura condivisa in maniera bipartisan”? Ci si fa questa domanda dopo la durissima reazione sull’Unità di Marco Meloni per questa stessa frase presente nel seguente ‘pezzo’ di un documento elaborato da CoNPAss, CPU, LINK e Rete 29 Aprile:

       “L’applicazione della riforma Gelmini e i tagli di Tremonti delineano un processo di distruzione dell’università pubblica, di precarizzazione estrema della ricerca, di smantellamento del diritto allo studio. Il piano ormai chiaro – e in larga misura condiviso in maniera bipartisan – è creare un sistema di “eccellenza” blindato, caratterizzato da numero chiuso e didattica non retribuita, le cui anime siano lo sfruttamento del lavoro intellettuale, sia esso fornito da personale precario o di ruolo, e la competizione.”

        Nel suo intervento Meloni respinge con sdegno l’accusa al PD di essere ‘coautore’ del progetto di demolizione dell’Università statale: “si tratta di una mistificazione della realtà”. Marco Meloni conclude invitando alla “chiarezza e (al)la civiltà che può partire solo dall’affermazione, prima di tutto, della verità dei fatti.”

       Ma “fatti” sono anche questi:

1. I contenuti diventati legge riguardanti la governance del Sistema universitario e degli Atenei sono uguali a quelli elaborati e scritti dalla confindustriale e bipartisan “lobby trasparente” TreeLLLe già nel 2003 e riportati dal PD nel 2006 nel DDL sull’Agenzia per la valutazione e nel 2009 – prima del DDL del Governo – nel DDL sull’Università.

2. Il Vice-segretario del PD ha pubblicamente “apprezzato” la linea della Confindustria sul DDL governativo.

3. I Capi Gruppo del PD non hanno criticato nelle Aule del Parlamento i contenuti principali delle leggi contro cui si dichiaravano contrari.

4. Il coinvolgimento del PD (almeno quello che conta) nell’introduzione del sistema dei prestiti agli studenti è evidente.

5. Per quanto riguarda la docenza, il PD vuole il “ruolo unico” in due distinti ruoli, mantenendo la messa ad esaurimento del ruolo dei ricercatori ai quali offre il passaggio, previa valutazione, in un terza fascia ad esaurimento. Tutto questo è confermato nel recente “progetto alternativo” del PD (v. a pag. 90 “Un rilancio del sistema universitario”). Va ricordato che la messa ad esaurimento del ruolo dei ricercatori è la ‘via’ per espellere gli attuali precari e ricreare una nuova massa di precari a vita.

1 comment for ““STANNO UCCIDENDO L’UNIVERSITA'” – PRESTITI D’ONORE E PD

  1. Francesco Sylos Labini
    21 ottobre 2011 at 11:03

    C’e’ una inesattezza: “In pratica si chiedeva al Governo di introdurre in Italia il sistema dei “prestiti d’onore” per fare pagare gli studi a chi non può permetterselo, invece di farli pagare allo Stato, come previsto dalla Costituzione.” Se si introducesse un prestito d’onore per pagarsi gli studi come in Svezia, la questione sarebbe molto diversa. Il punto cruciale della proposta di Ichino e’ il consistente innalzamento delle tasse universitarie sul modello inglese. Questa situazione rende necessario nil prestito a chi non puo’ pagarsi l’universita’, ma non per mantenersi, come in Svezia, ma per pagare le tasse. I prestiti agevolati a studenti per mantenersi (e dunque a tasse invariate) sono un cosa completamente diversa.

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