NUMERO CHIUSO: NELL’INTERESSE DI CHI?

 NUMERO CHIUSO: NELL’INTERESSE DI CHI?
«È IL MOMENTO DI SCENDERE IN PIAZZA TUTTI»
 
PRECARIATO. FORUM DEGLI STUDENTI DELLA NORMALE
LA DENUNCIA DI UNA STUDENTESSA A FERRARA. E I DOCENTI?

 

  1. «Interessi economici e di potere»
  2. Più di mille, tra i quali tre Premi Nobel, avevano già previsto tutto 14 anni fa!
  3. «Sogno infranto». «Una inutile violenza». «Giovani come cavie» (Gubitosi, Organizzazioni, ANDU)
  4. Presidente CRUI: un solo test è «roulette russa», quattro test invece …
  5. «Non è più tollerabile». «E’ il momento di scendere in piazza tutti» (Cartabellotta, Presidente Ordine, Ambulatori Popolari)
  6. Un PIANO per superare il numero chiuso. Cosa occorre fare, anche se con oltre tre anni di colpevole ritardo
  7. Alla Normale un Forum su Università precaria
  8. A Ferrara la denuncia di una studentessa. E i docenti?

 

1. «Interessi economici e di potere»

            «Ci sarà un allargamento del numero programmato a Medicina, ma non un superamento del numero chiuso.» Questo ha recentemente dichiarato il Ministro della Salute.

     Quindi il numero chiuso sarà mantenuto e, ancora una volta, sulla salute e sul diritto allo studio, stanno prevalendo gli interessi di sempre, compresi quelli accademici (v. nota) e professionali.

 

2. Più di mille, tra i quali tre Premi Nobel, avevano già previsto tutto 14 anni fa!

         «Il numero chiuso è sostenuto da interessi economici e di potere che nulla hanno a che fare con l’istruzione e la preparazione degli studenti». «Si assiste a una rapida e progressiva carenza di medici che ha allarmato tutte le sigle di categoria e gli stessi atenei. Si parla già di dovere importare i camici bianchi dall’estero.»

         Questo è quanto denunciavano già nel novembre 2009 (quasi 14 anni fa!) oltre mille persone, tra cui tre Premi Nobel, in un profetico Appello, inascoltato da tutti i governi e da tutte le forze politiche.

3. «Sogno infranto”. «Un’inutile violenza». «Giovani come cavie»

 == Claudio Gubitosi: «battaglia di civiltà»

         Il Mattino del 15 marzo 2023 ospita un interessante intervento di Claudio Gubitosi, fondatore di Giffoni (Università, il numero chiuso a medicina e il sogno infranto dei nostri giovani).

Claudio Gubitosi considera il numero chiuso «una modalità iniqua e che non corrisponde alle esigenze di assistenza sanitaria di un Paese come il nostro in cui si sconta una carenza strutturale di personale medico ed in cui si registrano evidentissime sperequazioni tra aree diverse della nostra Italia.» «Il numero chiuso tra l’altro significa affidarsi alla cabala dei quiz».

E ancora: «Mantenere in vita il numero chiuso significa accanirsi inutilmente e penalizzare un campo nel quale l’Italia, grazie all’intelligenza e alla bravura dei suoi medici, vanta eccellenze riconosciute a livello mondiale.» «Eliminare la pratica del numero chiuso significa, inoltre, essere vicino ai nostri giovani che spesso per inseguire il loro sogno e le loro legittime aspirazioni di vita lasciano la propria terra». «E’ per tutti questi motivi che da Giffoni sosteniamo con forza questa battaglia contro il numero chiuso, che è innanzitutto una battaglia di civiltà

== Organizzazioni universitarie: «imprescindibile l’abolizione»

         «Le Organizzazioni universitarie hanno sempre ritenuto che sia imprescindibile l’abolizione del numero chiuso per tutti i corsi di laurea, che sia necessario l’avvio di efficaci sistemi di orientamento e tutorato e che si debba immediatamente abbandonare il sistema dei test d’ingresso, una lotteria che ha fatto dipendere il futuro di tanti giovani da prove inaffidabili, le cui regole peraltro sono cambiate continuamente. Un’inutile violenza contro migliaia di ragazzi e le loro famiglie.» (dal documento unitario contro il numero chiuso del giugno 2014).

== ANDU: «i giovani non sono cavie»

    «La verità è che per mantenere ad ogni costo il numero chiuso ci si ostina a cercare un modo qualsiasi pur di selezionare i ragazzi. Un modo in ogni caso falsamente meritocratico che non considera che i giovani non sono cavie, ma persone alle quali va garantito il costituzionale diritto allo studio e quindi il diritto al libero accesso all’università» (da un Appello dell’ANDU del 2019).

4. Presidente CRUI: un solo test è «roulette russa», quattro test invece …

Nel suo intervento sul Sole 24 ore del 4 aprile 2023 Salvatore Cuzzocrea, presidente della CRUI, a proposito della «nuova metodologia di accesso ai corsi di laurea in Medicina», scrive: «Le prove multiple Tolc (quattro negli ultimi due anni delle superiori, ndr), che sostituiscono la roulette russa della prova singola, presentano in questo senso più di un lato positivo.» Così, secondo Cuzzocrea, i giovani capiranno «ben prima dell’ingresso all’università se quella medica è realmente la loro vocazione» e inoltre si offre «una chance in più anche ai bravi ma fragili».

Il fatto è che tutti i test sono una «roulette russa» perché tutti i test sono totalmente inattendibili per accertare la ‘vocazione’ di un giovane a diventare un buon medico, e questo è ampiamente noto da anni.

In realtà la lotteria dei test è servita e servirebbe ancora (e ora ancora di più con le quattro prove) ‘solo’ a togliere tanto tempo di studio e di vita agli studenti delle superiori, una parte dei quali può permettersi di addestrarsi alla ‘tecnica dei test’ frequentando costosi corsi e/o di ricorrere contro la propria esclusione. Mentre altri, potendoselo permettere, rimediano all’esclusione iscrivendosi ai primi anni di Medicina in altri Paesi.

Nota. Luigi Genesio Icardi, assessore alla Sanità del Piemonte, su Avvenire del 6 aprile 2023, ha dichiarato che «l’ormai cronica carenza di medici» è un problema «in tutta Italia, frutto di una irrazionale politica della formazione, legata più alle dinamiche accademiche interne agli atenei, che non ai reali bisogni della sanità».

 

5. «Non è più tollerabile»«E’ il momento di scendere in piazza tutti»

== Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, ha dichiarato: «Non è più tollerabile che universalità, uguaglianza ed equità, i princìpi fondamentali del servizio sanitario, siano traditi e ci si trovi di fronte a infinite liste di attesa, diseguaglianze di accesso alle prestazioni, inaccessibilità alle innovazioni, migrazione sanitaria, aumento della spesa privata, rinuncia alle cure, riduzione dell’aspettativa di vita».

E ancora egli aggiunge che: «il servizio sanitario è una conquista sociale irrinunciabile e un pilastro della nostra democrazia, che il livello di salute e benessere della popolazione condiziona la crescita economica del Paese, che la perdita di un servizio sanitario universalistico porterà ad un disastro sanitario, sociale ed economico senza precedenti.»

== Il Presidente dell’Ordine dei medici di Firenze ha dichiarato: «E’ il momento di scendere in piazza tutti, come avvenuto in Spagna (v. nota), per cercare di salvare il nostro servizio sanitario.

Non possiamo diventare come gli Usa dove un’ambulanza accetta un paziente solo se abbiente e con assicurazione. La politica deve fare la sua parte: la sanità è un bene comune» (dall’articolo di Carlo Valentini L’agonia del servizio sanitario su Italia Oggi del 6 aprile 2023).

 Nota. V. l’articolo La lezione da Madrid. Salviamo il Servizio Sanitario Nazionale.

 

== Ambulatori Popolari: «Marcia per la sanità pubblica» a Palermo il 15 aprile

Sulla base del documento/manifesto Lo stiamo perdendo. No allo smantellamento del servizio sanitario nazionale, la Rete degli Ambulatori popolari di Palermo, assieme ad altri Organismi di base, ha promosso per sabato 15 aprile 2023 una Manifestazione a difesa della Sanità pubblica, con appuntamento alle 10 al Massimo.

Il documento propone una Piattaforma di mobilitazione con precise richieste che potrebbero arricchire le altre iniziative locali e nazionali.

         In particolare sulla questione del numero chiuso nel documento si legge:

«Il numero chiuso nelle facoltà, finora regolato da un concorso con questionari a risposte multiple, spesso non attinenti alla preparazione del candidato se non addirittura errate o peggio demenziali, ha costituito fonte di lucro per improvvisate scuole di preparazione private ad altissimo prezzo.»

Alla Marcia ha aderito anche l’ANDU di Palermo.

6. Un PIANO per superare il numero chiuso

Già il 17 marzo 2020, quindi oltre tre anni fa, l’ANDU aveva diffuso il documento Abolizione del numero chiuso con il quale si avanzavano precise proposte «per realizzare un servizio sanitario adeguato ai bisogni del Paese e per assicurare ai giovani la possibilità di scegliere cosa studiare».

  Le stesse richieste erano state riproposte il 2 aprile 2020 nel documento Università e Sanità. Se non ora, mai.

Cosa occorre fare, anche se con oltre tre anni di colpevole ritardo

Per realizzare un servizio sanitario adeguato ai bisogni del Paese e per assicurare ai giovani la possibilità di scegliere cosa studiare, è necessario e urgente il varo di un piano straordinario che preveda:

a. l’abolizione immediata del numero chiuso per le Scuole di specializzazione, per assicurare un maggior numero di specializzati al Sistema sanitario e per impedire che ancora una volta si lascino senza sbocchi migliaia di laureati. Per questo è necessario coinvolgere formalmente e pienamente anche le strutture ospedaliere non universitarie, come in altri Paesi;

b. l’accesso per il prossimo anno di almeno 20.000 giovani a Medicina;

c. un programma per l’abolizione del numero chiuso entro pochi anni (4-5), periodo durante il quale ogni anno si dovrebbe aumentare il numero degli accessi e si dovrebbero adeguare i corsi di laurea per accogliere adeguatamente gli studenti. Occorre per questo stanziare subito i fondi per le necessarie risorse umane e materiali.

         Tutto questo andrebbe fatto subito nell’ambito di un ribaltamento totale delle logiche che hanno portato al disastro della Sanità pubblica, la quale non solo va liberata dagli sbarramenti che impediscono l’ingresso a Medicina e nelle Scuole di specializzazione (prevedendo maggiore autonomia e responsabilità), ma va anche riorganizzata assicurando a tutti i medici e a tutti gli infermieri (v. nota 1) un lavoro stabile (basta precariato!) e sicuro per esprimere al meglio la loro professionalità, con una retribuzione non inferiore a quella degli altri Paesi anche per fermare la fuga dal pubblico verso il privato e l’estero.

         Non sono più tollerabili, in particolare, le liste di attesa anche di tanti mesi e il fenomeno pericoloso e costosissimo dei “medici a gettone” e si dovrebbe arrivare all’abolizione dell’attività intramoenia (v. nota 2).

         La salute è un bene primario da garantire a tutti e per questo deve essere realizzato un Sistema sanitario che assicuri una Sanità pubblica nazionale (non più frazionata e differenziata per regioni), qualificata, gratuita e diffusa in tutto il territorio (no ai “viaggi della speranza”).

      Una Sanità, quindi, non più sottomessa agli interessi privati esterni e interni e liberata da ogni logica affaristica e corporativa. Una Sanità la cui gestione venga finalmente sottratta totalmente alle scelte spartitorie dei partiti (nomine politiche, lottizzazioni, etc.).

Nota 1. Sulle professioni sanitarie si segnala l’ampio e interessante Report di Angelo Mastrillo.

Nota 2. Sull’intramoenia si è espresso anche Silvio Garattini in occasione della Manifestazione milanese per difendere la Sanità pubblica.

 

7. Alla Normale un Forum su «Università precaria»

Il 31 marzo 2023 si è tenuto alla Normale il Forum studentesco su Università precaria: su cosa si reggono ricerca e formazione?

Nella ‘locandina’ si leggeva: «Nel dibattito sul mondo dell’università rimane spesso in secondo piano il progressivo affermarsi di una gestione aziendalistica dell’investimento pubblico. In un contesto di sottofinanziamento del sistema universitario, questa tendenza si esplicita nei cambiamenti che tra privatizzazioni e riforme del preruolo hanno determinato l’attuale precarizzazione del lavoro in accademia.» Video del Forum.

 

8. A Ferrara la denuncia di una studentessa. E i docenti?

 Si segnala l’intervento della studentessa Alessandra De Fazio all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Ferrara.

L’intervento della studentessa è stato ripreso da Patrizio Bianchi. V. il Video dell’inaugurazione.

L’intervento di Alessandra De Fazio da 1.05.31 a 1.12.34, l’intervento di Patrizio Bianchi da 1.20.00 a 1.39.00

Ancora un intervento ‘politico’ che è molto difficile riscontrare nell’accademia.

2 comments for “NUMERO CHIUSO: NELL’INTERESSE DI CHI?

  1. Margherita Gabriella De Biasi
    12 aprile 2023 at 17:17

    Condivido tutto ciò che è scritto nell’articolo. Intravedo un grosso problema. Finché vige la normativa capestro che impone ai Corsi di Laurea “la sostenibilità del corso stesso “ penso che sarà difficile/impossibile eliminare il numero chiuso a Medicina e in qualsiasi altro Corso di Laurea.

  2. Paola Sonia Gennaro
    13 aprile 2023 at 18:44

    E’ davvero incredibile che dopo tre anni di martirio sotto Covid, non si voglia ancora prendere atto delle drammatiche condizioni in cui si trova ad operare il personale sanitario tutto e della sofferenza in cui giace la popolazione tutta rispetto alle esigenze di sanità.
    Eppure, incredibilmente, anche il personale sanitario, sia universitario che ospedaliero o di base, risulta fieramente contrario all’ampliamento dell’accesso alle professioni sanitarie. Non si rendono conto che il sovraccarico di lavoro di per sé è già ora causa prima di defezioni e sfilamento dalle posizioni più onerose e meno remunerative? Un processo in atto già da molti anni e in conseguente accelerazione perché meno personale c’è, più aumenta il sovraccarico per chi resta.
    Non li vedono partire per l’estero, dai laureati agli specializzati, su su fino ai primari?
    Non si accorgono che fuori dai nostri confini c’è un mondo enorme aperto per i nostri medici, dalla laurea in su?
    Se ne sono però già accorti gli studenti che sempre più disertano i compiti più impegnativi e onerosi.
    L’emergenza non è tra 5 o 10 anni, l’emergenza è oggi!
    Dicono che tra 10 anni ci saranno oltre 30.000 medici in “eccesso”. Ma in eccesso da cosa? Quanti anziani in più ci saranno tra 10 anni? Le liste d’attesa saranno ancora quelle di oggi? Quanto personale in più ci serve per raggiungere almeno la media europea?
    Quanto personale laureato e abilitato sarà davvero disponibile alla professione, a fronte di altri compiti più facili e gratificanti?

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