Comunque precari. Ministro: per gli assegni proroga, per i contratti poi vediamo

Le linee programmatiche del ministro Bernini

     Il 22 novembre 2022 Anna Maria Bernini, ministro dell’UR, ha illustrato le linee programmatiche del suo Dicastero alle Commissioni riunite Istruzione del Senato e Cultura della Camera. Per il video dell’intera seduta cliccare qui.

    Dopo la relazione e dopo gli interventi di diversi Parlamentari (v. qui), il Ministro ha replicato affrontando diverse questioni: diritto allo studio, numero chiuso, valutazione, legge sul precariato, etc. La replica del Ministro inizia al tempo 2.02.44 del video.

Il Ministro su assegni e contratti di ricerca

     Il Ministro, nella sua replica, ha anche detto: “il contratto di ricerca non può entrare in vigore ora, quindi ci sarà una proroga” e “così come è stato costruito il contratto non funziona. Quindi ci sarà proroga, poi vediamo”.

Cosa fare?

     Chiedere la proroga degli assegni e/o maggiori finanziamenti per i contratti?

     Oppure chiedere di abolire qualsiasi forma di precariato, senza espellere gli attuali precari? È questa seconda la richiesta dell’ANDU che qui riproponiamo:

 ABOLIRE VERAMENTE IL PRECARIATO, SENZA ESPELLERE GLI ATTUALLI PRECARI

Premessa

          Per contrastare l’opera di demolizione dell’Università statale, che prevede anche l’espansione del precariato, è necessario un vasto movimento per rifondarla nel suo complesso; un movimento che coinvolga il più possibile la comunità universitaria e soprattutto gli studenti e i precari.

      Un movimento che abbia una visione organica e obiettivi dettagliati e interconnessi da contrapporre all’azione di quanti in questi decenni sono riusciti a disgregare l’Università italiana statale con provvedimenti mirati e coerenti con la loro visione e i loro interessi.

          Un movimento che abbia lucidità, continuità e coerenza, al di fuori di compatibilità politico-accademiche e scevro da logiche e interessi corporativi e sub-corporativi.

Solo a queste condizioni sarà possibile, tra l’altro, disinnescare i contenuti e gli effetti devastanti della recente legge sul precariato, imposta, come d’uso, con una legge blindata, questa volta con un decreto legge (v. DL precariato: «rivoluzione»?).

Le proposte

        Per eliminare veramente il precariato senza eliminare gli attuali precari è necessaria una nuova legge che preveda contestualmente:

  1. il bando straordinario immediato, su fondi nazionali e oltre al normale turnover, di almeno 45.000 (v. nota 1) posti di ruolo in 4-5 anni e la proroga, a domanda e su fondi nazionali, di tutti gli attuali precari fino all’espletamento dei concorsi. Questo è l’unico modo per recuperare i posti di ruolo persi in oltre un decennio e per dare un credibile sbocco a buona parte degli oltre 60.000 attuali precari, altrimenti destinati, come sempre, all’espulsione dall’università (oltre il 90%) dopo avere sostenuto per anni e anni il maggior peso della didattica e della ricerca: usa e getta.
  2. la cancellazione di tutte le attuali figure precarie (assegni, borse, contratti di insegnamento, etc.) e l’introduzione di una sola figura pre-ruolo di durata triennale, in numero rapportato agli sbocchi in ruolo, con piena autonomia (anche finanziaria) di ricerca, con mansione, retribuzione, diritti e rappresentanza adeguati, definiti nazionalmente per legge (uguali in tutti gli atenei);
  3. la definizione a livello nazionale della figura pre-ruolo in tutti i suoi aspetti;
  4. la previsione di concorsi nazionali per accedere alla figura pre-ruolo, con l’abolizione dell’ASN (v. nota 2);
  5. la valorizzazione del dottorato di ricerca anche all’esterno dell’Università, aumentando significativamente l’entità delle borse e l’abolizione dei dottorati senza borse.

Nota 1. Questo numero è indicato nella relazione tecnica della legge di bilancio 2022. e servirebbe anche ad avvicinare l’Italia alla media europea del rapporto tra docenti e studenti.

Nota 2. Per debellare la cooptazione personale è indispensabile che anche l’ingresso nella figura pre-ruolo avvenga attraverso concorsi nazionali con commissioni in cui tutti i componenti siano sorteggiati tra tutti i professori. Delle commissioni non devono fare parte i professori che appartengono alle sedi dove sono stati banditi i posti e non ne deve fare parte più di un professore della stessa sede. (Per le motivazioni dell’abolizione dei concorsi e delle prove locali v. anche “Ruolo unico e cancellazione del precariato” cliccando qui).

== Per leggere la Proposta dell’ANDU di riforma complessiva dell’Università (diritto allo studio, precariato, docente unico, riforma concorsi, autonomia del Sistema nazionale, gestione democratica degli Atenei, etc.) cliccare qui.

 

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