CAMERA: NON SI ELIMINA IL PRECARIATO, MA SI ELIMINANO GLI ATTUALI PRECARI

           Nella Commissione Cultura della Camera sta per cominciare la discussione e votazione del Testo unificato  relativo a Disposizioni in materia di reclutamento e stato giuridico dei ricercatori universitari e degli enti di ricerca, nonché di dottorato e assegni di ricerca”.

  1. Cosa chiede l’ANDU

1.a Almeno 25.000 posti di professore di ruolo, anche per non ‘abolire’ gli attuali precari
1.b Eliminare la ‘mobilità forzata’
1.c Un vero pre-ruolo e non ancora precariato
1.d Abolire i finti concorsi locali e la ‘foglia di fico’ delle ASN
1.e Concorsi nazionali per superare la cooptazione personale
  1. Eugenio Mazzarella: l’improvvida CRUI
  2.  Il 22 maggio 2021 Congresso nazionale dell’ANDU
  1. Cosa chiede l’ANDU

1.a Almeno 25.000 posti di professore di ruolo, anche per non ‘abolire’ gli attuali precari

         Il Testo unificato non prevede nulla per la stabilizzazione degli attuali precari.

      Ancora una volta sembra che il Parlamento stia per recepire la volontà di chi non vuole consentire a migliaia degli attuali precari universitari di accedere alla docenza di ruolo: dopo essere stati utilizzati, spesso per tanti anni, come personale indispensabile per lo svolgimento della ricerca e della didattica, oltre il 90 % di loro sarà, come nel passato, espulso dall’Università (“usa e getta”).

         Si tratta di una scelta assurda se si pensa al danno immenso per il Paese che vede sistematicamente dispendersi un grande patrimonio culturale e professionale, costato economicamente e umanamente anni e anni di formazione, e che sarebbe invece estremamente utile per l’Università e per l’intero Paese.

      Una scelta molto ‘logica’, invece, per coloro che hanno interesse a mantenere il proprio potere baronale basato soprattutto sullo sfruttamento di giovani ed ex giovani, a loro soggetti scientificamente e umanamente, da ‘rinnovare’ frequentemente. Una scelta altrettanto ‘logica’ per chi vuole indebolire sempre più il Sistema nazionale universitario a vantaggio di pochi Atenei auto-eccellenti e di quelli privati.

         Bandendo 25.000 posti di professore (di terza o seconda fascia) in 4-5 anni non solo si darebbe uno sbocco, pur parziale, agli attuali precari, ma soprattutto si otterrebbe un sostanziale e indispensabile incremento del numero dei professori di ruolo, recuperando le migliaia di posti persi in circa 15 anni e avvicinandosi alla media europea.

         In attesa dell’espletamento del bando per i 25.000 posti di professore di ruolo, occorre prorogare gli attuali precari.

      Per il bando dei suddetti posti non mancherebbero certo i soldi: ai settori ‘vicini’ a Confindustria se ne sono dati e se ne vogliono dare tanti, molti molti più di quelli che sono stati dati e si vogliono dare all’Università e alla Ricerca.

1.b Eliminare la ‘mobilità forzata’

      Il bando di almeno 25.000 posti di ruolo e la proroga degli attuali precari sarebbe la scelta più utile per l’Università. Invece per gli attuali precari è  prevista, ‘in corso d’opera’, l’esclusione dai concorsi a “Ricercatore universitario” banditi nelle università in cui abbiano lavorato negli ultimi 5 anni. Una ‘mobilità forzata’ (e forse anche incostituzionale), anziché ‘incentivata’. Una previsione forse pensata anche per contenere la cooptazione personale, senza peraltro considerare le tante possibili e già sperimentate triangolazioni e senza volersi rendere conto che altri sono i provvedimenti necessari per contrastare veramente la cooptazione personale (v. di seguito il punto1.d).

1.c Un vero pre-ruolo e non ancora precariato

         Nel Testo unificato si prevede un percorso che può arrivare fino a 15,5 anni prima di una eventuale immissione in ruolo: borsa di ricerca, dottorato, assegno di ricerca, ricercatore universitario.

         Le borse e gli assegni di ricerca, in particolare, per la loro configurazione e per gli stessi ‘titoli’ rappresentano la irriducibile volontà di perpetuare in maniera sconfinata il precariato universitario (v. nota).

         Per impedire la riproduzione di un nuovo precariato occorrerebbe invece prevedere l’abolizione di ogni figura precaria e l’introduzione di una sola figura per il pre-ruolo che duri non più di 3 anni, con autonomia (anche finanziaria) di ricerca e con retribuzione e diritti (anche di rappresentanza) adeguati. E per impedire all’Accademia di trasformare anche questa figura in una massa di nuovi precari, è indispensabile prevedere anche che il numero di coloro che accederanno al pre-ruolo sia rapportato agli sbocchi nel ruolo di professore.

 1.d Abolire i finti concorsi locali e la ‘foglia di fico’ delle ASN

       Il Testo unificato prevede il mantenimento, a tutti i livelli, di commissioni e modalità concorsuali locali.

     In particolare per i concorsi a “Ricercatore universitario” non viene esclusa la presenza di commissari appartenenti all’ateneo direttamente interessato e, per l’eventuale successivo passaggio ad associato, si prevede il possesso dell’ASN.

      Palliativi di chi sembra non voglia arrendersi all’evidenza: può bastare la presenza in una qualsiasi commissione anche di un solo commissario interno all’Ateneo interessato per rendere locale e finto il concorso, attivando la cooptazione/arbitrio personale. Una cooptazione ‘coperta’ dalla foglia di fico dell’ASN, una sorta di concorso senza posti.

      La ASN è stata concepita per ‘normalizzare’ la ricerca, imponendo di fatto modalità e argomenti della ricerca stessa e per questo essa va abolita e non ‘aggiustata’, come invece chiedono coloro che non vogliono rinunciare ai finti concorsi locali.

1.e Concorsi nazionali per superare la cooptazione personale

      Lo ripetiamo ancora: l’unico modo per contrastare un sistema baronale asfittico e sottrarre alla scelta/arbitrio del singolo ‘maestro’ chi vuole formarsi alla docenza per poi accedere al ruolo di professore, e quindi avanzare nella carriera, è quello di prevedere per le prove a tutti i livelli (dal dottorato in poi) commissioni nazionali interamente sorteggiate tra tutti i docenti (non dalle solite liste di ‘volontari’!), con non più di un componente appartenente allo stesso Ateneo ed escludendo quelli degli atenei direttamente interessati.

      Un meccanismo semplice che libererebbe l’allievo dalla dovuta fedeltà al ‘maestro’ e solleverebbe il ‘maestro’ dal peso di occuparsi della carriera del proprio allievo; tutto questo a vantaggio della qualità della ricerca e dell’insegnamento, ma anche della qualità della vita di entrambi.

 Nota. Anche Giuliano Amato ha affermato che il titolo di assegnista “suona precario” ed “è un pessimo nome” (v. al ‘punto’ 1:35:00 del video dell’incontro svoltosi il 30 marzo 2021, organizzato dalla Scuola Sant’Anna di Pisa “Per il futuro della ricerca in Italia. Le storie, il profilo e le criticità dei protagonisti: gli assegnisti di ricerca”).

2. Eugenio Mazzarella: l’improvvida CRUI

       Eugenio Mazzarella sul Mattino di Napoli del 4 maggio 2021 (“L’Università rimane nel cono d’ombra”), dopo avere criticato i limiti del PNRR (senza “un’idea di Università&Ricerca che ne custodisca la missione ‘formativa’ e ‘critica’ e di libera ricerca orientata alla curiosità”), conclude così il suo intervento:

      “Ad aumentare le preoccupazioni, e la necessità di essere attenti a quel che accadrà nei prossimi anni a Università&Ricerca, si aggiunge un recente documento CRUI, la Conferenza dei rettori. Un documento che, mentre ancora l’università deve metabolizzare gli interventi della Legge Gelmini, improvvidamente si impegna a proporre una riforma del reclutamento che spicca per tre elementi: 1) frammentazione delle figure ‘professionali’ richieste, bellamente anche divise tra competenze di ricerca e competenze didattiche; 2) ulteriore precarizzazione della carriera accademica, che potrebbe giungere a 22 anni dalla laurea; 3) la trovata di permettere l’accesso a questa precarizzazione, non oltre sei anni dalla laurea o dal dottorato, che è un modo di tagliare fuori due o tre generazioni di precari attualmente attivi nell’università, e di conseguire di sghimbescio un artificiale ringiovanimento del comparto del personale docente, più dignitosamente conseguibile ampliando una buona volta gli organici. Una riforma del reclutamento e delle carriere che sembra fatta apposta per avere gli strumenti normativi per gestire una ristrutturazione del sistema Università&Ricerca sulla base della differenziazione delle ‘missioni’ della rete degli atenei italiani: alta formazione come didattica e ricerca, pura erogazione didattica di competenze, ricerca concentrata in ‘campioni’ nazionali ovviamente raccordati ai territori forti, con qualche residua cattedrale nel deserto nei territori deboli”. Sul documento della CRUI v. anche il documento dell’ANDU “I Rettori contro il Sistema universitario”.

3. Il 22 maggio 2021 Congresso nazionale dell’ANDU

         Il Congresso nazionale dell’ANDU si terrà telematicamente sabato 22 maggio 2021 a partire dalle ore 10. Al Congresso potranno partecipare, oltre ai delegati, tutti gli iscritti all’ANDU che lo richiederanno entro il 19 maggio 2021 inviando una mail a anduesec@tin.it. Per iscriversi all’ANDU v. qui.

 == La storia della devastazione dell’Università può essere approfondita in questo sito utilizzando la “ricerca avanzata”, in alto a sinistra.

 == Con la recente aggiunta nel sito dell’ANDU di tutte le Agenzie mensili di “Università Democratica” (dal settembre 1984 all’ottobre 1999) è ora più ampiamente documentata sia l’opera di demolizione dell’Università condotta da oltre 40 anni, sia l’opposizione portata avanti da oltre 40 anni prima dal movimento dei precari, poi da quello dei ricercatori e quindi dall’ANDU.

 == Per informazioni sull’ANDU (Costituzione, Organi, Statuto) cliccare qui

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