I RETTORI CONTRO IL SISTEMA UNIVERSITARIO

  • 1. La CRUI per lo smantellamento del Sistema nazionale universitario

    a. Il devastante progetto dei Rettori

    b. La Superlega del Presidente della CRUI e della Confindustria

    c. La CRUI non rappresenta gli Atenei

    d. La CRUI piace alla Commissione Cultura della Camera

    e. L’indispensabile e urgente Organo nazionale dell’Autonomia dell’Università statale

2. Abolizione del precariato (non degli attuali precari) e nuovo reclutamento nel ruolo di professore

3. Il 22 maggio 2021 Congresso nazionale dell’ANDU

 

  1. La CRUI per lo smantellamento del Sistema nazionale universitario

     La CRUI il 22 aprile 2021 ha approvato, all’unanimità, il documento “Formazione alla ricerca e reclutamento universitario”.

  • a.     Il devastante progetto dei Rettori

    La CRUI vuole ampliare la giungla dei precari (6 figure) e allungare la loro permanenza (fino a 22 anni), senza peraltro una sicura prospettiva di sbocco nel ruolo dei professori.

    La CRUI vuole anche rendere iper-localistiche le prove per ‘reclutare’ le nuove figure precarie e vuole mantenere la cooptazione personale con gli attuali finti concorsi locali per associato e ordinario.

     La CRUI prevede inoltre l’introduzione del nuovo ruolo di “Collaboratore didattico/Insegnante universitario”, che non svolge attività di ricerca e che è destinato alla manovalanza didattica; una figura particolarmente adatta alle università alle quali sarà di fatto consentito di svolgere solo o prevalentemente didattica (università di serie b, c, etc.).

     I Rettori chiedono pure nuovi meccanismi di trasferimento e di reclutamento per consentire agli atenei “eccellenti” e ricchi, prevalentemente nordici, di ‘accumulare’ i docenti migliori. Nella stessa direzione, la CRUI vuole ampliare le “cattedre industriali”.

         Nessuna precisa prospettiva i Rettori indicano per gli attuali precari.

  •   b.     La Superlega degli Atenei internazionali del Presidente della CRUI e della Confindustria

     Il Presidente della CRUI: “Dobbiamo distinguere le sedi per la loro vocazione, quelle generaliste e quelle specializzate, quelle rispondenti a criteri locali e quelle che hanno una dimensione internazionale”. Questa è la convinzione di Ferruccio Resta, Rettore del Politecnico di Milano e Presidente della CRUI (v. “Università, sfida futura” sul Corriere della Sera del 24 marzo 2021).

     I 13 Atenei eccellenti: “Siamo università di ricerca, controlliamo i costi, guardiamo oltre i confini nazionali, e siamo pronti a firmare un patto con il futuro governo. Ma basta finanziamenti a pioggia: i fondi devono essere assegnati in base a criteri di meritocrazia” (“Lo strappo di 13 università: siamo serie A”. “Verso la ‘secessione’ dalla Crui” sul Corriere della Sera del 9 marzo 2008).

     La Confindustria: “Secondo gli imprenditori, nel nostro Paese almeno quindici atenei hanno le potenzialità per scalare rapidamente le classifiche. ‘Il Politecnico di Milano – spiega ancora Rocca (allora vicepresidente della Confindustria, ndr) – deve essere messo in condizione di competere con i migliori atenei europei. Non ha molto senso che segua le stesse regole di un ateneo che non può competere a livello internazionale” (v. “Concorrenza tra atenei, più soldi ai migliori” sul Corriere della Sera del 21 marzo 2006).

  • c. La CRUI non rappresenta gli Atenei

     La CRUI da anni pretende di rappresentare il Sistema nazionale universitario, un ruolo fortemente voluto dalla CRUI stessa e dalla “lobby trasparente” (così si è autodefinita) confindustriale TreeLLLe che ha chiesto di ”assumere la Conferenza dei Rettori (Crui) quale referente per la consultazione, il confronto e la verifica del consenso sulle più rilevanti scelte di governo del sistema: ciò in quanto la Crui è espressione dei responsabili della gestione degli atenei e struttura istituzionalmente autonoma e indipendente rispetto al Ministero (sic!).” L’indicazione di questa lobby è stata ‘registrata’ negli ultimi decenni da tutti i Governi e da tutti i Parlamenti. Per ‘agevolare’ il ruolo della CRUI è stato anche svuotato il ruolo di rappresentanza del CUN. (V. il documento “Università. Autonomia o CRUI. Il CUN”).

     In realtà nella CRUI, organismo privato, i Rettori non rappresentano i loro Atenei, nonostante quanto previsto dal suo Statuto: “le istituzioni universitarie associate nella CRUI sono rappresentate dai rispettivi Rettori o figure responsabili equivalenti.” Infatti le decisioni prese dai Rettori nella CRUI non vengono pre-discusse nei rispettivi Atenei (Senati accademici, assemblee, etc.). E lo stesso è accaduto nel caso del documento sul reclutamento, approvato, ‘naturalmente’, all’unanimità.

     Peraltro i Rettori sono eletti essenzialmente sulla base di programmi per la gestione dei propri Atenei e non anche su programmi di politica universitaria nazionale.

  • d. La CRUI piace alla Commissione Cultura della Camera

     Dopo mesi di lavoro nel Comitato ristretto sulle Proposte di Legge riguardanti il reclutamento e lo stato giuridico dei ricercatori delle università e degli enti di ricerca, la Commissione Cultura della Camera il 15 dicembre 2020 ha nuovamente audito la CRUI e il CUN, definiti “soggetti essenziali per il lavoro del Comitato ristretto”, per avere da loro un parere puntuale sul Testo unico in via di definizione. Un testo reso noto a CRUI e CUN, ma ignoto a tutto il resto del mondo universitario (composto da soggetti inessenziali?).

    Guardando con attenzione tutta la registrazione dell’audizione si ha la sensazione che essa sia stata sollecitata, improvvisata e pasticciata per ottenere una sorta di beneplacito da parte soprattutto della CRUI, per un testo, per reciproco riconoscimento, in sintonia con quanto stava elaborando la stessa CRUI e aveva elaborato il CUN. Cliccare qui per vedere l’intera audizione.

     La stessa Commissione, nonostante la sollecitazione dell’ANDU, non ha voluto audire anche le rappresentanze delle varie componenti dell’Università. V. il documento “Camera. Finte e vere audizioni?”.

  • e. L’indispensabile e urgente Organo nazionale dell’Autonomia dell’Università statale

     Per contrastare il dannoso ruolo che la CRUI sta svolgendo da decenni elaborando e/o sostenendo le ‘riforme’ che stanno smantellando l’Università statale, ma soprattutto per assicurare l’autonomia del Sistema nazionale universitario dai poteri forti interni ed esterni (basta con la finta autonomia dei singoli Atenei) occorre introdurre un unico Organismo nazionale di autogoverno del Sistema.

    Un Organismo che per poteri (tra i quali quello di iniziativa), composizione e modalità elettorali rappresenti autorevolmente e democraticamente l’intero mondo universitario.

     Tutti i rappresentanti dovrebbero essere eletti direttamente e in un unico turno.

     In particolare i rappresentanti dei docenti dovrebbero essere divisi proporzionalmente in non più di 6 grandi aree scientifico-disciplinari, con elettorato passivo e attivo comune e con l’impossibilità che, tra gli eletti, gli appartenenti a una stessa fascia siano più della metà.

Inoltre dovrebbe essere nominato da questo Organismo il Collegio nazionale di disciplina.

     Tra l’altro, rendendo finalmente autonoma l’Università italiana dai poteri forti che la stanno sopprimendo si renderebbero finalmente autonomi da questi stessi poteri il Governo, il Parlamento e le forze politiche.

  1. Abolizione del precariato (non degli attuali precari) e nuovo reclutamento nel ruolo di professore

         Per eliminare veramente e definitivamente il precariato, sarebbe necessario:

         Bandire almeno 25.000 posti di ruolo di professore (di seconda o di terza fascia) in 4 anni e prorogare tutti gli attuali precari fino all’espletamento dei relativi concorsi, cancellare tutte le attuali figure precarie e introdurre una sola figura pre-ruolo di durata triennale, in numero rapportato agli sbocchi in ruolo e con piena libertà di ricerca.

Abolizione di ogni prova locale 

         Per debellare la cooptazione personale e gli “annessi” fenomeni di localismo, nepotismo, clientelismo, parentopoli, etc., tutte le prove, a partire dall’ammissione ai dottorati, devono essere nazionali, con commissioni tutte sorteggiate tra tutti i professori e con regole che impediscano il prevalere di cordate (delle commissioni non devono far parte docenti degli Atenei interessati e non deve farne parte più di un docente dello stesso Ateneo).

  1. Il 22 maggio 2021 Congresso nazionale dell’ANDU

         Il Congresso nazionale dell’ANDU si terrà telematicamente sabato 22 maggio 2021 a partire dalle ore 10. Al Congresso potranno partecipare, oltre ai delegati, tutti gli iscritti all’ANDU che lo richiederanno entro il 19 maggio 2021 inviando una mail a anduesec@tin.it. Per iscriversi all’ANDU v. qui.

– Per esprimere e/o leggere commenti relativi ai contenuti di questo messaggio cliccare xxx.

== La storia della devastazione dell’Università in corso da oltre 30 anni può essere approfondita in questo sito utilizzando la “ricerca avanzata”.

== Con la recente aggiunta nel sito dell’ANDU di tutte le Agenzie mensili di “Università Democratica” (dal settembre 1984 all’ottobre 1999) è ora più ampiamente documentata sia l’opera di demolizione dell’Università condotta da oltre 40 anni, sia l’opposizione portata avanti da oltre 40 anni prima dal movimento dei precari, poi da quello dei ricercatori e quindi dall’ANDU.

 

 

 

 

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Rino Nicosia
Rino Nicosia
3 anni fa

Cari Colleghi,
immagino che un paio di settimane fa abbiate ricevuto tutti questa nota dell’ANDU.
Dico subito – per quello che vale – che in questa valutazione della politica nazionale io sono d’accordo con l’Associazione.
Evidentemente “deve esserci una lega” (per dirla con Alessandro Manzoni), se alla CRUI è attribuita tanta e tale rappresentatività; e se tanti colleghi respingono la questione elementare: “quale è il mandato dell’Ateneo di appartenenza al suo Rettore, quando il Rettore siede nella CRUI?”.
Mi piacerebbe anche sapere che cosa ne hanno pensato finora i cinque grandi Sindacati; e che cosa pensano complessivamente della visione del nuovo Governo.
In particolare della sua volontà di allargare a dismisura la nuvola di ricercatori precari, riportando così l’Università italiana agli Anni Sessanta.
Ma almeno a quei tempi nei Consigli di Facoltà si parlava talvolta in dialetto, e non si pretendeva di stare facendo “governance” né tanto meno perseguimento dell’eccellenza.
Un’ultima riflessione, e riflessione amara, che io faccio è: ci sentiremmo di dire che i professori che diventano Ministri dell’Istruzione, della Ricerca ecc. siano dei Ministri migliori di quelli di altre provenienze?
Rino Nicosia
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Luigi Campanella
3 anni fa

È un progetto già tentato una trentina di anni fa con le piccole università utilizzate solo come tappa di avvicinamento o per confinare. Non passò allora perché anche fra le grandi non ci furono identità di vedute su alcuni punti cardine del progetto (arruolamento, finanziamento, rapporti con l’industria). La ripresentazione fa pensare che i motivi di contrasto fra i grandi siano stati appianati secondo quanto prevede il progetto. Il risultato se si andasse avanti sarebbe quello non solo di sancire l’esistenza di una serie B delle Università con le conseguenti ricadute sulla reputazione ai fini dei titoli didattici e dei contratti industriali e delle risorse messe a disposizione; ma anche purtroppo ad accrescere le differenze fra Nord (area dei grandi Ateneo)e Sud (area dei piccoli atenei).