UNIVERSITA’ E SANITA’. SE NON ORA, MAI

1. Come se nulla fosse
2. Non c’è virus che tenga?
3. Occorre subito una svolta per salvare la Sanità e l’Università
4. Le tappe della demolizione dell’Università
5. Francia: un importante Appello per rifondare l’Università

1. Come se nulla fosse

     L’11 marzo 2020 il ministro Gaetano Manfredi, nell’intervista al Corriere della Sera, (“Manfredi: medicina, quest’anno 13.500 posti. E più borse per le specializzazioni”), aveva annunciato che i test nazionali d’ingresso ai corsi di laurea si sarebbero svolti, come sempre, a settembre. Nella stessa intervista il Ministro aveva ribadito di essere contro l’abolizione del numero chiuso (v. nota).

     Il 28 marzo 2020 il Ministro, nell’intervista al Messaggero (“Numero chiuso, test online. Per medicina valuteremo”), si è augurato che a settembre “sarà possibile svolgere i test in maniera regolare”.

     Nel frattempo, il 25 marzo 2020 il Direttivo dell’ANVUR ha deliberato di posticipare i termini delle sue principali attività e, in particolare, per la VQR 2015-2019, ha posticipato “il conferimento dei prodotti” da parte “degli atenei e degli enti di ricerca” “dal periodo giugno-settembre al periodo settembre-ottobre 2020” .

2. Non c’è virus che tenga?

     Sembra che non ci sia virus che tenga: tutto deve ‘funzionare’ come sempre, in maniera “regolare”, per non fermare lo smantellamento dell’Università e la Ricerca e la completa distruzione della Sanità pubblica, così come vogliono i poteri accademico-confindustriali.

     Bisogna impedire ora lo strangolamento dell’Università, che è in atto ormai da decenni; bisogna farlo ora di fronte alla drammatica crisi che ha reso più evidente la devastazione della Sanità e dell’Università.

    Per questo vanno presi alcuni urgenti e indispensabili interventi per impedire che dopo l’attuale crisi l’Università e la Sanità vengano ancor più massacrate da chi ha avuto ed ha da difendere enormi interessi particolari a discapito del bene comune.

3. Occorre subito una svolta per salvare la Sanità e l’Università

     Per realizzare un servizio sanitario adeguato ai bisogni del Paese e per rilanciare l’Università e la Ricerca, assicurando ai giovani la possibilità di scegliere cosa studiare, è necessario il varo immediato di un piano straordinario che preveda:

     a. l’abolizione immediata del numero chiuso per le scuole di specializzazione, consentendo a tutti i laureati in medicina di accedere ad esse, per assicurare un più adeguato numero di specializzati al Sistema sanitario e per impedire che ancora una volta si lascino senza sbocchi migliaia di laureati;

     b. almeno 20.000 accessi a medicina per quest’anno, tenendo conto che lo strumento di selezione attraverso i test è, a giudizio di tutti, una vera e propria lotteria; una lotteria ancora più strampalata se si dovesse ricorrere ai test online; una lotteria che, peraltro, viene ogni anno “corretta” dalla Magistratura amministrativa che aumenta gli accessi, accogliendo i ricorsi dei candidati esclusi, come ha fatto recentemente ancora una volta il Consiglio di Stato (v. il documento “Numero chiuso: di male in peggio. Meglio il sorteggio”);

    c. un programma per l’abolizione del numero chiuso entro pochi anni (4-5), periodo durante il quale ogni anno si dovrebbe aumentare il numero degli accessi e si dovrebbero adeguare i corsi di laurea per accogliere gli studenti. Occorre inoltre stanziare subito le necessarie risorse sia umane, sia materiali e cominciare anche a rivedere i percorsi didattici (3 + 2);

    d. il bando di almeno 20.000 (5000 all’anno) posti di docenti di ruolo, unico modo per recuperare i posti in ruolo persi negli ultimi dodici anni e dare un credibile sbocco a buona parte degli attuali precari, che vanno prorogati, a domanda, fino all’espletamento dei concorsi;

    e. il blocco dell’attività dell’ANVUR, un costosissimo strumento voluto per commissariare l’università, soffocando la libertà di ricerca e di insegnamento. L’ANVUR in realtà, per il bene dell’Università e del Paese, andrebbe abolita (v. al punto 2. del documento “L’ANVUR dell’apocalisse: correggerla, sostituirla o abolirla?”). A proposito di questa Agenzia, si segnala una recente Lettera aperta che affronta anche la questione del suo ruolo e quella della VQR.

4. Le tappe della demolizione dell’Università

    Per rifondare e rilanciare l’Università è importante conoscere e capire il lavoro ‘scientifico’ di demolizione in corso ormai da decenni attraverso varie tappe: finta autonomia statutaria (1989) per salvaguardare le oligarchie degli atenei, finta autonomia finanziaria (1993) per far gestire agli Atenei la riduzione progressiva dei finanziamenti, finti concorsi locali (1997) e ASN (2010) per dare ulteriore spazio alla cooptazione-arbitrio personale, introduzione del numero chiuso (1999) per negare ai giovani la scelta degli studi, imposizione del “3 + 2″ (2000) con la frammentazione dei saperi, invenzione dell’IIT (2003) costosissimo “giocattolo” ministeriale-confindustriale a discapito dell’Università, istituzione “personalizzata” del SUM di Firenze e dell’IMT di Lucca (2005), svuotamento del CUN (2006) a favore della CRUI, introduzione dell’ANVUR (2006) per commissariare l’Università, messa ad esaurimento del ruolo dei ricercatori (2010) per moltiplicare i precari, cancellazione di ogni parvenza di democrazia negli atenei (2010) con il rettore-padrone assoluto, localizzazione dei collegi di disciplina (2010) per tenere meglio a bada i docenti, istituzione dell’Human Technopole (2016) che è una sorta di duplicazione milanese dell’IIT di Genova, invenzione della costosa Scuola superiore napoletana (2018) – v. “Il Caso della Normale è normale?”, l’istituzione dell’ANR (2019) per controllare ancora di più l’Università e la Ricerca. E anche: Cattedre Natta, scatti premiali ai docenti, borse per studenti eccellenti, aumento delle tasse, finanziamenti per alcuni docenti, finanziamenti per dipartimenti eccellenti, riduzione dei finanziamenti agli Atenei e loro iniqua distribuzione per “merito”, ecc.

     L’ANDU ha documentato, denunciato e contrastato ad ogni tappa questo devastante progetto, riscontrando, purtroppo, una non adeguata attenzione da parte di chi studia e lavora nell’Università.

     Anche per questo va apprezzata l’iniziativa dei promotori dell’Appello “Disintossichiamoci-Sapere per il futuro” che puntano alla creazione di un movimento di lotta che sia fondato su una analisi approfondita della situazione universitaria e sia unito su obiettivi precisi e condivisi.

5. Francia: un importante Appello per rifondare l’Università

    In Francia, in pochi giorni, circa 5500 ricercatori hanno già sottoscritto l’Appello “Rifondare l’università e la ricerca per riprendere il controllo del mondo e delle nostre vite”.

    Nell’Appello tra l’altro si legge: “La pandemia funge da rivelatore: conferma agli occhi di tutti che l’Università e la ricerca pubblica sarebbero dovute restare una priorità per le nostre società e che la diversità degli assi di ricerca, i tempi lunghi e i finanziamenti costanti costituiscono le condizioni del loro adeguato sviluppo.”

    E anche: “Il male è profondo: le procedure burocratiche competitive favoriscono solo il conformismo, mentre la libertà di ricerca consente scoperte fondamentali. Ciò che è stato scioccante in tempi ordinari è diventato osceno in tempi di crisi. La pandemia del coronavirus mette così a nudo l’incoerenza delle politiche perseguite negli ultimi decenni, la cui responsabilità è condivisa da tutti i governi che le hanno applicate.”

NOTA. L’intervista dell’11 marzo 2020 è stata ampiamente commentata dall’ANDU nel documento “Abolizione del numero chiuso: no del Ministro”.

==== Per informazioni sull’ANDU (Costituzione, Organi, Statuto, Adesione) cliccare qui

==== La storia della devastazione dell’Università può essere approfondita in questo sito utilizzando la “ricerca avanzata”, in alto a sinistra.

=========================

7 comments for “UNIVERSITA’ E SANITA’. SE NON ORA, MAI

  1. Margherita Gabriella De Biasi
    2 aprile 2020 at 22:19

    Condivido tutto quello che avete detto.
    Ho visto accadere e vissuto sulla mia pelle dal 1986 tutto ciò che avete riportato nell’articolo ! Non ci voleva una palla di cristallo per sapere che era una strategia per distruggere l’Università pubblica statale, libera e indipendente !! E non parliamo della Legge Gelmini! Tutti noi poveri ricercatori eravamo sui tetti da soli a protestare! Che vergogna!!

  2. Diego Lentini
    3 aprile 2020 at 14:14

    Ma il PD non si era battuto contro la riforma Gelmini? Nel programma del Movimento 5 Stelle per le elezioni politiche del 2013 non c’era l’abolizione di tale riforma? E allora, cosa aspettano?

  3. Marisa Severi
    3 aprile 2020 at 14:53

    Ci dicono che mancano i medici in Italia. Mi chiedo allora perché vi siano così tanti medici in attesa di un posto di lavoro. Qualcosa non torna. Forse sarebbe il caso di dare a loro l’opportunità di lavorare.

  4. antonio cortese
    3 aprile 2020 at 15:46

    Concordo pienamente su tutti i punti espressi nel comunicato ANDU.
    In aggiunta segnalo la burocratizzazione delle modalità di finanziamento della ricerca con procedure particolarmente complesse e a volte strumentalmente criptiche.
    Riporto ad esempio il bando HORIZON 2020 dove a fronte di una procedura particolarmente complessa con linee guida molto onerose, alla fine manca un format chiaro per la domanda di partecipazione.
    Mi sono rivolto ad una struttura dell’Università deputata all’affiancamento dei ricercatori per la formulazione del progetto e mi hanno candidamente risposto che un format per l’application non c’è nel bando.
    Il punto è che siccome la valutazione dei progetti è condotta da burocrati o da ricercatori che non possono avere competenze specifiche della materia del progetto, ci si affidi ad una forma di procedura. burocratica dove il rispetto formale della procedura prevalga al punto tale che la validità scientifica del progetto venga scarsamente o addirittura minimamente considerato.
    Bisogna andare verso una valutazione della ricerca ed ad un suo finanziamento in base all’evidenza scientifica dei risultati e non in base a cordate di potere o apparati burocratici elefantiaci dove la parte dei finanziamenti effettivamente spesa in ricerca è minima rispetto a quanto speso in burocrazia.
    Ancora il fattore tempo è prioritario nella competizione globale per la ricerca e l’innovazione: una burocrazia elefantiaca è incompatibile. con i tempi attuali della ricerca vanificando tutto quanto di utile e prezioso può ancora esprimere la nostra ricerca unica garanzia del futuro del nostro sistema paese.
    Antonio Cortese

  5. Alessandro Ballarin
    4 aprile 2020 at 17:29

    Sono totalmente d’accordo con quanto ho letto. Bisogna eliminare la Gelmini e ricominciare da capo. Tenetemi informato di altri testi ed iniziative. Ballarin

  6. Fausto Castriota
    7 aprile 2020 at 08:54

    Vorrei segnalare questa mia petizione che in pochi giorni ha raccolto più di 3500 firme
    http://chng.it/fHxy5Jnvtv
    Vista l’unità di intenti magari potreste sostenerla
    Grazie
    Fausto Castriota

  7. Pietro Cristoferi
    18 aprile 2020 at 14:43

    Condivido molto di ciò che scrivete. In questi giorni ho avviato una petizione per valorizzare il sistema universitario, abbandonato in questi giorni da un ministro completamente assente nel dibattito sulla strategia da adottare per l’emergenza sanitaria. 
    Vi ringrazio già da ora e vi inoltro il link della petizione con preghiera di farlo girare tra il corpo docente e ricercatore. 
    http://chng.it/vXXDW9bw
    Un cordiale saluto
    Pietro Cristoferi

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *