ANR CON ANVUR PER COMMISSARIARE L’UNIVERSITA’. IL MINISTRO NON SAPEVA

 

  1. Commissariamento dell’Università con l’ANVUR e ora anche con l’ANR
  2. Colpo di scena: il Ministro non sapeva e vuole modifiche alla norma, che invece andrebbe eliminata
  3. Docenza-reclutamento, precariato e numero chiuso: il Ministro insiste
  4. Fabio Marcelli su ilFattoquotidiano.it: “Basta col baronato e la sottomissione all’economia”
  5. A Ferrara il 29-30 novembre 2019 Convegno su “Reclutamento, finanziamenti e ASN”
  6. Congresso nazionale dell’ANDU il 7 e 8 febbraio 2020 a Roma

1. Commissariamento dell’Università con l’ANVUR e ora anche con l’ANR

     L’articolo 28 del Testo della Legge di Bilancio trasmesso al Senato prevede la “Istituzione dell’Agenzia nazionale per la ricerca” (ANR). Con il comma 2 si definisce la composizione del Direttivo dell’ANR:

     “Il direttore è scelto dal Presidente del Consiglio dei ministri. Il comitato direttivo è composto da otto membri scelti: due dal Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, uno dal Ministro per lo Sviluppo Economico, uno dal Ministro della Salute, uno dal Ministro per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, uno dalla Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, uno dal Consiglio Universitario Nazionale, uno dalla Consulta dei Presidenti degli enti pubblici di ricerca.”

     Con l’istituzione dell’ANR, di nomina di fatto governativa (6 componenti su 9), diventerebbe più completo e più forte il commissariamento dell’Università.

     Il commissariamento è iniziato con l’istituzione dell’ANVUR, imposta dal ministro Fabio Mussi con la Legge Finanziaria 2007. Prima dell’approvazione di quella legge, nel settembre del 2006, l’ANDU aveva definito l’ANVUR “uno strumento micidiale che darebbe ancor più forti poteri a quei poteri forti che da decenni fanno e disfano le leggi sull’Università per aumentare il proprio controllo sulle risorse pubbliche ad essa destinate. Un vero e proprio commissariamento dell’Università statale, affidato di fatto a quelle stesse forze che stanno lavorando per demolirla” e ha inoltre rimarcato “la natura centralistica e dirigistica dell’Agenzia” (dal documento “Agenzia della valutazione: ‘golpe’ nella finanziaria”).

     Alla luce anche del ruolo poi svolto dall’ANVUR, tutti coloro che hanno veramente a cuore l’Università italiana dovrebbero finalmente chiedere l’abolizione (non la riforma) di una struttura che sostanzialmente ha svolto e continua a svolgere il compito affidatole, quello di commissariare l’Università, e dovrebbero opporsi tempestivamente e con forza all’istituzione dell’ANR che dovrebbe “coordinare e indirizzare le attività di ricerca”; un ulteriore strumento di potere che, insieme all’ANVUR, e in maniera ancora più diretta, dirigerebbe la ricerca italiana. All’ANR dovrebbe essere assegnato a partire dal 2022 un finanziamento di 300 milioni (comma 1 dell’art. 28).

2. Colpo di scena: il Ministro non sapeva e vuole modifiche alla norma, che invece andrebbe eliminata

    Il Ministro, rispetto all’art. 28 della Legge di Bilancio che istituisce l’ARN, dopo la presentazione in Parlamento di questa Legge da parte del Governo, ha scritto di avere scoperto “dalla rete dell’esistenza di norme che riguardano il suo settore, senza che sia stato neppure coinvolto” e che “la versione iniziale di questo articolo era stata sviluppata escludendo il MIUR da qualunque ruolo. Siamo riusciti a farlo rientrare, ma rimane una problematica di fondo: il funzionamento e la governance di tale agenzia possono essere decisi solo dopo un confronto con la comunità di ricerca ed una ricognizione delle migliori pratiche internazionali. Quindi auspico che la Legge di Bilancio si limiti a sancirne la costituzione e la dotazione economica, rinviando ad una norma ad hoc da realizzare nei primi mesi del nuovo anno per approntare modello di governance e obiettivi.”

    Quanto denunciato dal Ministro conferma che la lobby accademico-ministeriale-confindustriale, che ha sempre letteralmente dettato legge sull’Università a prescindere dal Ministro e dal Parlamento di turno, anche questa volta ha pensato di utilizzare – come tante altre volte – lo strumento normativo più blindato (la Legge di Bilancio) per assestare un altro pesante colpo all’Università statale.

    Va apprezzato il fatto che questo Ministro non sia stato al collaudato gioco di chi è abituato a operare liberamente e impunemente per la distruzione dell’Università italiana.

     Si chiede al Ministro di fare ritirare l’intero art. 28 per discutere “con la comunità di ricerca” non solo “governance e obiettivi” dell’Agenzia, ma anche l’utilità stessa di essa. Una discussione che, in ogni caso, dovrebbe contestualmente riguardare anche l’ANVUR, i compiti e la composizione del CUN e il ruolo della CRUI. Solo dopo questa discussione, si potrebbe eventualmente varare “una norma ad hoc” riguardante l’intera materia dell’autonomia del Sistema nazionale universitario.

   Nel caso non si dovesse istituire l’ANR, i tanti milioni che si vorrebbero assegnare ad essa potrebbero essere impiegati per il reclutamento in ruolo di nuovi docenti universitari.

3. Docenza-reclutamento, precariato e numero chiuso: il Ministro insiste

     Nell’intervista del 16 ottobre 2019 al Sole 24ore il ministro Lorenzo Fioramonti ritiene “un buon inizio” “le proposte di legge che sono state avviate in questi mesi”. Fioramonti si riferisce alle Proposte di Legge sul reclutamento-docenza e sul numero chiuso in discussione alla Camera.

     Un giudizio positivo, quello del Ministro, che non tiene conto del fatto che quelle proposte abbiano ricevuto quasi solo critiche, seppure con motivazioni diverse.

     In particolare l’ANDU ha criticato la Proposta di Legge sul reclutamento-docenza perché essa accresce e allunga il precariato, mantiene la cooptazione personale, introduce un finto docente unico, discrimina i ricercatori di ruolo (RTI), rafforza l’ANVUR, non prevede il bando straordinario di almeno 20000 posti di ruolo, mantiene i rettori-padroni assoluti (v. il documento “Nuova legge su reclutamento e docenza: più precariato e più fasce”).

    Riguardo alla Proposta di Legge sul numero chiuso l’ANDU ha, tra le altre cose, scritto che “si mantiene il numero chiuso passando dal test all’ingresso al test alla fine del primo anno, alla francese, proprio quando in Francia hanno deciso di mettere fine a questo sistema perché “assurdo, inefficace, ingiusto e obsoleto” (v. documento “Numero chiuso alla francese: una decimazione lunga un anno”).

     Nella stessa intervista il Ministro si propone di evitare i “concorsi truccati” facendo in modo che i “bandi” “siano il meno possibile impugnabili”, attivando un “Osservatorio per il reclutamento universitario” ed esercitando “controlli a campione”, invece di “semplicemente” sottrarre tutti i concorsi alla cooptazione personale (v. il documento “Ruolo unico e cancellazione del precariato”).

    Inoltre il Ministro, nell’intervista, ripropone il doppio canale di reclutamento: “metà dei posti con un concorso nazionale e la possibilità per le università di scegliere in maniera più diretta per il restante 50% dei posti.”. Si tratta di una proposta contraddittoria e impraticabile che sembra anche preoccuparsi di andare incontro a chi vorrebbe che la cooptazione personale avvenisse “in maniera più diretta”. (v. il documento “NO al doppio binario per i concorsi a ricercatore NO alla messa a esaurimento della maggior parte degli Atenei”).

4. Fabio Marcelli su ilFattoquotidiano.it: “Basta col baronato e la sottomissione all’economia”

    Si segnala l’intervento “Università, basta col baronato e la sottomissione all’economia. Serve rilanciarla con urgenza” di Fabio Marcelli, giurista internazionale, su ilFattoquotidiano.it.

    Si riporta qui l’inizio dell’intervento: “Ricevo alcune proposte formulate dall’Associazione nazionale docenti universitari (Andu) relative alla riforma dell’Università a partire dal problema del reclutamento. Tali proposte comportano in sostanza la cancellazione del precariato e l’instaurazione di un ruolo unico della docenza. Anche sulla base della mia personale esperienza ritengo che in effetti sia necessario e urgente, per salvare e rilanciare l’università, il superamento dell’ormai più che vetusto sistema feudale basato sul cosiddetto baronato accademico, che il documento riferito analizza in modo approfondito, sistematico e impietoso. L’altra faccia di questa indispensabile rifondazione dell’istituzione universitaria è costituita dal rifiuto del numero chiuso alle iscrizioni studentesche, che pure l’Andu esprime con forza. Il contenimento delle iscrizioni all’università equivale in effetti a una negazione del carattere di bene comune che assume l’istruzione superiore. L’angusta visione fatta propria dalla maggioranza del mondo politico, su questo come su altri piani in totale discordanza e scollegamento dalla cittadinanza, vede infatti l’Università come una sorta di appendice dell’economia.”

5. A Ferrara il 29-30 novembre 2019 Convegno su “Reclutamento, finanziamenti e ASN”

    Il 29-30 novembre 2019 a Ferrara si terrà un Convegno di studi su “Reclutamento, finanziamenti e ASN”, “organizzato coinvolgendo l’OICU” (Osservatorio Indipendente Concorsi Universitari).

6. Congresso nazionale dell’ANDU il 7 e 8 febbraio 2020 a Roma

     Il Congresso nazionale dell’ANDU si terrà il 7 e 8 febbraio 2020 a Roma.

==== Per informazioni sull’ANDU (Costituzione, Organi, Statuto, Adesione) cliccare qui.

==== La storia della devastazione dell’Università può essere approfondita utilizzando in questo sito la “ricerca avanzata”, in alto a sinistra.

2 comments for “ANR CON ANVUR PER COMMISSARIARE L’UNIVERSITA’. IL MINISTRO NON SAPEVA

  1. Luigi Pepe
    5 novembre 2019 at 15:17

    Concordo sulla necessità  di soppressione dell’ANVUR, a cui potrebbero essere affidati solo compiti di raccolta di documentazione. 
    Luigi Pepe prof. emerito
    Università di Ferrara

  2. Claudio Marchese
    6 novembre 2019 at 06:59

    Bypass per la Formazione

    Quello che intanto si può fare, nella legalità, è proporre agli studenti di far uso della possibilità di iscriversi a singoli insegnamenti.
    Ciò attualizza la possibilità di costruirsi una formazione secondo personali inclinazioni e piacere, oltre che adeguata alle proprie forze e aspettative lavorative. Sarebbero in tal modo superati i blocchi che singole o gruppi di materie costituiscono, avendo con ciò, tristemente, reso, i percorsi universitari, percorsi ad ostacoli. Al contempo, il potere negativo, sarebbe bypassato.

    Ritengo che quanti qui leggono, comprendano bene l’esito potenziale di tale pratica, attuante la democraticità di scelta formativa che non potrà che avere ripercussioni positive in fatto di qualità degli studi, sotto molteplici aspetti, e primo fra tutti, assieme alla determinazione dei tempi da impiegare per la personale formazione, la maturazione individuale in merito all’affinamento della capacità di saper fare scelte, il che è davvero essenziale per una corretta e responsabile formazione.

    Al contempo, i giovani, debbono trovare nell’offerta fatta da minimi raggruppamenti di insegnamenti, liberamente proposti dai momentanei titolari delle discipline, potenziali porzioni di percorsi a cui eventualmente aderire, per acquisire precise competenze, verificabili, poste come finalità dell’offerta. Tale strumento è da intendersi come impegno di gruppi di docenti che fanno confluire le dotazioni standard e tutte uguali, dei loro insegnamenti, in un progetto comune, per libera associazione.

    Lo spirito dell’unione di concordi che fa la forza delle singole proposte riceverà in relazione al successo ottenuto, fatto esclusivamente dal numero di studenti che hanno compiuto il percorso. Tale pratica finanzia progetti che hanno realmente ottenuto l’interesse, ma anche realizzato l’obiettivo. Le risorse, così conferite, finanziano esclusivamente l’annualità o la semestralità successiva ed inducono i proponenti a migliorare anno per anno la proposta, risultandone gli unici responsabili finanziatori.

    Un peso, nel rifinanziamento da iscrizioni, potrà essere attribuito al successo dei propri allievi, riguardante esclusivamente le assunzioni a tempo indeterminato, come forma di sostegno dalle aziende, in forma di sponsorizzazione del successivo livello di istruzione, specializzante, per i propri dipendenti.

    Non resta che promuovere tale pratica, adeguata alle offerte di lavoro serie: giovani e con competenze estese, in prima battuta. Successivamente, far si che la formazione specialistica venga concordata, dopo l’ingresso nel mondo del lavoro, e sostenuta, anche economicamente, dalle aziende che ne ricaveranno le positive ricadute. Un modo serio ed efficace, per le imprese, di contribuire alla crescita nazionale con risorse sicuramente ben impiegate.

    Claudio Marchese
    RTD ICAR/14
    in sabbatico permanente,
    di UNIME

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