CONCORSI: DALLA PADELLA ALLA BRACE

1. Il commissariamento dell’Università

2. Già 30 anni fa …

3. I 500 “superprofessori” della lobby

4. Studenti, precari, docenti

5. Che fare

6. Sbocchi per i precari e diritto allo studio

7. Autonomia del Sistema nazionale degli Atenei

8. Per documentarsi

Con il pretesto di rimediare alle gravi distorsioni prodotte dal sistema di formazione, reclutamento e avanzamento dei docenti universitari fondato sulla cooptazione personale (con gli ‘annessi’ fenomeni di localismo, nepotismo e clientelismo), la lobby nazionale accademico-confindustriale che da decenni detta legge sull’Università statale introduce ora la chiamata diretta di 500 ‘suoi’ “superprofessori”.

1. Il commissariamento dell’Università

Il commissariamento dell’Università è già in corso attraverso l’ANVUR, uno strumento concepito dal ‘Gruppo Luigi Berlinguer’ nel febbraio 2006, previsto prima in una proposta di legge presentata da Luciano Modica e Walter Tocci e poi costituito con una legge del ministro Fabio Mussi.

Le finalità dell’Agenzia sono state indicate chiaramente dall’allora sottosegretario Modica che l’11 agosto del 2006, sul Corriere del Mezzogiorno, scriveva che era “fondamentale dotare il sistema universitario e della ricerca pubblica di una Agenzia nazionale di valutazione, indipendente dal finanziatore pubblico e dagli atenei, che effettui periodiche valutazioni dei singoli docenti e dell’attività didattica e di ricerca”, prevedendo che “solo sulla base di questa corretta valutazione, si stabiliscano ruoli, incarichi, avanzamenti di carriera.”

2. Già 30 anni fa …

Ma il progetto di scardinare e affossare l’Università statale risale a diversi decenni prima e l’ANDU da decenni lo ha documentato e denunciato. Per esempio, in un articolo sul Manifesto del 10 settembre del 1986 nel quale denunciava “un progetto di restaurazione” avente i “seguenti obiettivi: ricostituire un’università di élite attraverso il numero chiuso, l’introduzione di più livelli di titoli di studio e l’aumento delle tasse, accrescendo la differenza tra piccoli e grandi atenei e tra quelli del sud e quelli del nord”. E ancora, tra gli obiettivi c’era quello di “ricostituire la gerarchia accademica, riconducendo la figura dell’associato a quella del vecchio assistente, reintroducendo il reclutamento precario, emarginando, con la messa ad esaurimento del loro ruolo, gli attuali ricercatori.” Cioè tutto quello che poi è stato realizzato (v. nota).

3. I 500 “superprofessori” della lobby

All’obiettivo dell’abolizione della libertà di ricerca e di insegnamento attraverso l’ANVUR, si sta aggiungendo quello della produzione diretta di “superprofessori”, con commissioni scelte da chi controlla il Ministero, con la compartecipazione dell’ANVUR, che deciderà i vincitori liberi di scegliersi la sede, cioè – di fatto – gli atenei verso cui si stanno concentrando le risorse pubbliche, mettendo così – anche per questa via – a esaurimento tutti gli altri Atenei, destinati all’emarginazione o alla chiusura.

A suo modo il meccanismo di scelta dei 500 “superprofessori” cancella la cooptazione personale, cioè la chiamata diretta dell’allievo da parte del singolo ‘maestro’, ed elimina l’Abilitazione nazionale, un meccanismo inutile e costoso, servito per tenere ‘impegnati’ per mesi e mesi migliaia di candidati, che invece avevano e hanno diritto ad avere un giudizio individuale per passare da una fascia all’altra senza alcuna ulteriore prova locale, gestita in realtà dal singolo ‘maestro’.

Il fatto è che con il meccanismo previsto dal Governo si sostituisce alla cooptazione personale la cooptazione da parte dei ‘controllori’ del Ministero e alla fine, con la scelta della sede da parte dei vincitori, si avvantaggeranno ulteriormente pochi Atenei, a discapito di tutti gli altri. Dalla padella alla brace!

4. Studenti, precari, docenti

La demolizione dell’Università statale si sta realizzando anche con la riduzione degli studenti e il peggioramento delle loro condizioni di vita e di studio, con la riduzione dei docenti di ruolo e la crescita esponenziale di un precariato senza futuro (grazie anche alla messa ad esaurimento del ruolo dei ricercatori) e con la riduzione dei fondi per la ricerca e l’insegnamento. A questo processo di distruzione ha sempre collaborato la CRUI, l’insieme di rettori espressione di una gestione oligarchica degli atenei.

Una gestione cementata soprattutto dalla pratica della cooptazione personale, una sorta di diritto-dovere del singolo maestro di occuparsi e decidere della sorte del proprio allievo attraverso la gestione di finti concorsi, dal dottorato ai ruoli di professore. Una finzione che, per i concorsi a professore, viene coperta con la foglia di fico delle Abilitazioni, che avrebbero dovuto essere dei giudizi individuali e che sono state di fatto dei concorsi senza posti.

5. Che fare

Per opporsi realmente ed efficacemente alla definitiva cancellazione dell’idea stessa di una Università utile al Paese, veramente autonoma, democratica, aperta a tutti e diffusa nel territorio, bisogna che si smetta di illudersi di potere migliorare/emendare l’esistente e, in particolare, l’ANVUR e le Abilitazioni.

Per tentare di contrastare credibilmente l’azione devastante dei poteri forti accademico-confindustriali occorre primariamente liberare l’Università italiana dal suo principale male, la cooptazione personale, e rendere il più oggettivi possibile il reclutamento e la carriera dei docenti: all’autonomia/arbitrio del singolo maestro bisogna sostituire l’autonomia delle comunità scientifiche nazionali.

Per superare la cooptazione personale, spacciata per scelta autonoma degli atenei, occorre che ogni ingresso in TUTTE le figure pre-ruolo e di ruolo avvenga a livello nazionale con commissioni sorteggiate escludendo gli appartenenti agli atenei interessati e prevedendo che non vi sia più di uno dello stesso ateneo. E per l’ingresso nel ruolo docente, per indebolire ancor più la logica dell’appartenenza, le commissioni concorsuali devono stilare una graduatoria dei vincitori per consentire, a scalare, la scelta degli atenei in cui prendere servizio tra quelli dove erano stati collocati i posti.

Per gli avanzamenti da una fascia all’altra della docenza si deve prevedere una valutazione dell’attività di ricerca e didattica svolta dal singolo docente da parte di una commissione nazionale composta come quella per i concorsi d’ingresso in ruolo e all’esito positivo deve conseguire l’immediato e completo riconoscimento dell’avanzamento, senza ulteriori prove locali e con l’aumento retributivo a carico di un apposito fondo nazionale.

Già da subito va previsto tale riconoscimento per tutti coloro che già in ruolo sono stati abilitati.

6. Sbocchi per i precari e diritto allo studio

Ma non si può essere credibili se non ci si fa carico delle gravissime questioni rappresentate dal precariato e dal diritto allo studio.

Per eliminare il precariato occorre cancellare tutte le figure precarie e sostituirle con un contratto pre-ruolo di durata massima di tre anni e con un numero di contratti proporzionale agli sbocchi in ruolo.

L’ingresso in ruolo deve avvenire nella terza fascia docente che va reintrodotta, riconoscendo che il ricercatore di tipo B (equivalente all’associato non confermato) non ha costituito e non potrà costituire la fascia di primo ingresso in ruolo.

Per gli attuali precari vanno banditi amento 20.000 posti di terza fascia in 4 anni e nell’attesa occorre prorogare il loro attuale stato.

Per gli studenti occorre rendere libero l’accesso all’Università e prevedere un piano straordinario di borse di studio e di servizi che garantisca a tutti gli studenti il diritto allo studio.

7. Autonomia del Sistema nazionale degli Atenei

Per combattere le oligarchie locali e nazionali e per difendere l’autonomia del Sistema nazionale degli Atenei dai poteri forti esterni e interni all’Università occorre smetterla di stare al gioco truccato della competizione tra gli Atenei e della loro finta autonomia: gli atenei devono collaborare nell’interesse del Paese e devono difendere insieme l’autonomia dell’intera Università.

Per questo bisogna cancellare l’attuale figura del rettore padrone-assoluto (e quindi il ruolo della CRUI), prevedendo un Senato accademico eletto e composto democraticamente a cui affidare la gestione dell’Ateneo, escludendo il rettore da questo organismo e dal Consiglio di Amministrazione. A livello nazionale è indispensabile un Organismo di coordinamento degli Atenei, composto ed eletto direttamente da tutte le componenti, e, per i docenti, senza suddivisioni categoriali e settoriali.

8. Per documentarsi

Per documentarsi sul progetto di smantellamento dell’Università statale in corso da decenni si invita a utilizzare il sito dell’ANDU e, per le questioni più recenti, a leggere il documento “Le abilitazioni non vanno contingentate ma abolite – ASN, ANVUR, CUN, RTI, 3+2”.

NOTA Nel settembre del 1986 l’ANDU era impegnata contro il tentativo (il primo) di introdurre il numero chiuso a Roma La Sapienza” (Decreto Ruberti-Falcucci) e il tentativo (l’ennesimo) di mettere a esaurimento il ruolo dei ricercatori.

2 comments for “CONCORSI: DALLA PADELLA ALLA BRACE

  1. Carlo Schirru
    19 ottobre 2016 at 03:59

    punto 5, 5o capoverso)…..”Già da subito va previsto tale riconoscimento per tutti coloro che già in ruolo sono stati abilitati”.

    Peccato che in tal modo si garantisca il pieno successo dell’ultima infornata ASN a – sostanzialmente, nei fatti – cooptazione personale…e pazienza per tutti coloro ingiustamente “trombati” indipendentemente dal valore scientifico, didattico e altro documentato nei curricula!

  2. Giuseppe Modica
    21 ottobre 2016 at 15:55

    Ormai i buoi sono scappati.
    Il futuro e del privato.
    Tutto quello che è pubblico e sfascio.

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