IIT ANCHE A MILANO

IIT ANCHE A MILANO

LA SENATRICE ELENA CATTANEO

  1. HA RAGIONE
  2. SI SBAGLIA: IL PRESTIGIATORE NON E’ RENZI
  3. LA CONFINDUSTRIA E I SUOI COLLABORATORI
  4. LA CRUI, LA SUA PRIMAVERA E LA VQR
  5. LA POSIZIONE UNITARIA DELLE ORGANIZZAZIONI UNIVERSITARIE
  6. UN INVITO

1. HA RAGIONE

La senatrice a vita Elena Cattaneo ha ragione a criticare su Repubblica le “procedure opache e con obiettivi vaghi di assegnazione dei finanziamenti” per impiantare a Milano lo Human Technonopole. Il finanziamento di 1,5 miliardi in dieci anni è ‘affidato’ all’IIT di Genova, “fondazione di diritto privato”, che riceve già da oltre 10 anni 100 milioni all’anno. Soldi in buona parte accantonati (circa 430 milioni).

       Elena Cattaneo denuncia anche come con questi nuovi finanziamenti si creerà ”una nuova corte dei miracoli (a prescindere che si chiami Iit) presso la quale c’è già chi si è messo a tavola”. L’IIT “recluterà, con i soldi pubblici, ricerche (cioè idee) di altre istituzioni. Deciderà a chi e come distribuire i finanziamenti. Quali spazi assegnare e a chi. In altre parole l’Iit riceve e ri-eroga fondi pubblici, come un’Agenzia di finanziamento, come già in diversi casi succede ora (basta leggere i dati pubblici)”.

2. SI SBAGLIA: IL PRESTIGIATORE NON E’ RENZI

Elena Cattaneo sostiene che “mentre la ricerca agonizza, spunta lo Human Technopole. Il presidente del Consiglio lo ha tirato fuori dal cilindro mesi fa definendolo ‘centro di ricerca mondiale su sicurezza alimentare, qualità della vita, ambiente’ e affidandone (alla cieca) la gestione all’Istituto italiano di tecnologia (Iit) di Genova”.

     La verità invece è che l’attuale presidente del Consiglio, come tutti i suoi predecessori e come tutti i Ministri dell’Università, per le questioni riguardanti la Ricerca e l’Università si sta limitando ‘solo’ a eseguire quanto dettatogli dalla Confindustria, con il sostegno di potenti baroni universitari e dei ‘grandi’ organi di informazione.

      E anche lo Human Technopole è un ‘prodotto’ confindustriale: “In fondo questa è un’idea che abbiamo lanciato due anni fa ed è diventata un’idea estremamente concreta”, ha dichiarato Gianfelice Rocca, ora presidente di Assolombarda e per tanti anni vice presidente di Confindustria con delega all’istruzione.

      Rocca parteciperà “concretamente” alla realizzazione della sua “idea” con il suo Istituto Clinico Humanitas, istituto che recentemente ha promosso la “fondazione di Humanitas University, un ateneo privato dedicato alle scienze mediche, riconosciuto dal MIUR.”

      Nel caso specifico dell’IIT di Genova (ora anche di Milano), va ricordato che lo stesso Gianfelice Rocca, da anni consigliere di questo Istituto, lo ha da sempre ritenuto un’istituzione eccellente, arrivando nel 2006 ad affermare: “ci siamo (lui e gli altri ‘fondatori’ dell’IIT, ndr) dati una governance di tipo anglosassone e stiamo già ottenendo i primi risultati”. E avvertiva che se fosse venuta meno la continuità dell’attività dell’IIT ci sarebbe stata “la chiusura definitiva della possibilità di portare eccellenze in Italia, un crollo di credibilità della classe dirigente di fronte a tutta la comunità internazionale. Sarebbe un delitto” (intervista sul Corriere delle Sera del 24.9.2006). Insomma, secondo Rocca, la chiusura dell’IIT sarebbe stata una catastrofe per l’Italia intera!

     Va ricordato che l’IIT è nato nel 2004 per volontà del Ministero guidato da Tremonti, quando Vittorio Grilli era Ragioniere Generale dello Stato (poi direttore generale del Dipartimento del tesoro) e che della sua governance lo stesso Grilli ha sempre fatto parte (prima come commissario unico e poi come presidente, eccetto per il periodo in cui ha ricoperto le cariche prima di vice-ministro e poi di ministro dell’Economia).

      Nel 2008, con la legge 133 che tagliava risorse all’Università, a “sostegno e all’incentivazione di progetti di ricerca di eccellenza ed innovativi”, è stato deciso che “le dotazioni patrimoniali” “della Fondazione IRI” “sono devolute alla Fondazione Istituto Italiano di Tecnologia”, evidentemente ritenuta l’unica istituzione in grado di gestire tali progetti.

      All’inizio in pochi sostennero la nascita dell’IIT e tra questi Francesco Giavazzi che affermò: “L’IIT è uno strumento per far compiere un salto al paese, perché introdurrà la competizione nel mondo dell’università e della ricerca e romperà lobby e baronie”.

      Invece la maggioranza dell’accademia che conta era insorta contro la costituzione dell’IIT, uno scatolone vuoto inventato dal Ministero dell’Economia.

     “In particolare Adriano De Maio, da pochi mesi nominato commissario straordinario del Cnr, sillaba: «Che il governo si decida: o mi ha dato l’incarico per finta, e allora me lo deve dire così mi saprò regolare, oppure farebbe bene a non buttare via (sic!) le risorse e cercare di usare al meglio ciò che già c’è. Così si delegittima l’università e tutta la ricerca italiana»” (dal Corriere della Sera del 26.10.03).

      Poi invece il silenzio, mentre diversi sono stati invitati alla “tavola” dei finanziamenti “ri-erogati” dall’IIT.

      Insomma l’IIT ha una storia lunga e il recente salto di ‘qualità’ non è certo frutto di “improvvisazione”, come sostiene invece Elena Cattaneo: il “coniglio” è stato tirato fuori non da Renzi (che svolge il ruolo di venditore di tappeti altrui), ma da quei poteri che da decenni operano per lo smantellamento dell’Università statale.

3. LA CONFINDUSTRIA E I SUOI COLLABORATORI

 Il programma della Confindustria di smantellamento del Sistema nazionale delle università statali ha avuto una più precisa definizione nel 2003 con la lobby trasparente” TreeLLLe, ma era stato ‘preparato’ negli anni precedenti da una lobby trasversale accademico-confindustriale che ha controllato il Ministero, il Governo e il Parlamento per le questioni riguardanti l’Università: finta autonomia finanziaria per ‘gestire’ la progressiva riduzione dei finanziamenti, finta autonomia statutaria, finti concorsi locali, svuotamento del CUN, imposizione del “3 + 2”, ecc.

      Dopo il 2003 il progetto accademico-confindustriale ha avuto come tappe fondamentali il disegno di legge Modica-Tocci sull’Agenzia di valutazione (febbraio 2006), le “Considerazioni e proposte” della CRUI (febbraio 2009) e il disegno di legge del PD (maggio 2009), che è stato poi ‘tradotto’ in quello cosiddetto Gelmini.

4. LA CRUI, LA SUA PRIMAVERA E LA VQR

Coloro che operano per la demolizione del Sistema nazionale dell’Università statale contano anche sul fatto che manca (non a caso) un organismo elettivo nazionale di rappresentanza che per composizione e poteri possa difenderne l’autonomia dai poteri forti interni ed esterni.

      Ed è invece la CRUI, come essa stessa sostiene, ad agire come “interlocutore primario del Ministro nella individuazione delle scelte strategiche, nonché dei criteri per la valutazione delle performances del sistema, oltre che delle eventuali proposte di nuove normative che riguardano la vita degli Atenei”. E sempre la CRUI si è attribuito “il ruolo di rappresentanza istituzionale e coordinamento del sistema nonché di garanzia e tutela dell’autonomia universitaria.” (dal documento della CRUI del 17.6.04 approvato all’unanimità, naturalmente).

     E per tutelare l’autonomia universitaria la stessa CRUI, “nell’ambito di una consolidata collaborazione” e “per l’attuazione della Riforma Universitaria”, nel novembre 2011 ha stipulato un accordo con la Confindustria. L’accordo è stato sottoscritto da Marco Mancini (allora presidente della CRUI e ora capo del Dipartimento per la formazione superiore e per la ricerca del MIUR), Stefano Paleari (allora segretario della CRUI e poi presidente della stessa CRUI) e Gianfelice Rocca (allora vice-presidente di Confindustria e ora v. sopra).

     La CRUI ha sempre elaborato, sostenuto e ‘gestito’ tutte quelle norme che hanno portato alla situazione attuale: cancellazione del diritto allo studio ed estensione del numero chiuso, messa a esaurimento del ruolo dei ricercatori ed esplosione del precariato (con espulsione di migliaia di ricercatori), un sistema di reclutamento e avanzamento localistico (cooptazione personale, con fenomeni di nepotismo e clientelismo), la lotteria delle abilitazioni nazionali (assurdi concorsi senza posto e foglia di fico per arbitrii locali), l’ANVUR (organismo ‘inemendabile’ voluto per commissariare la ricerca e la didattica), l’eliminazione della già poca partecipazione democratica alla gestione degli Atenei (poteri immensi ai rettori-padroni assoluti), distribuzione delle poche risorse a vantaggio degli Atenei più forti e a discapito di quelli svantaggiati, insana competizione tra Atenei invece che virtuosa collaborazione.

     A difesa dell’assetto attuale dell’Università si è affrettato a schierarsi Gaetano Manfredi, appena eletto presidente della CRUI, secondo il quale “la <Buona università> c’è già”. “Serve un’opera di manutenzione”. Manfredi, in particolare, ha sostenuto che c’è bisogno di investimenti sul sistema “sennò perdiamo quanto abbiamo conquistato (abbiamo chi?, ndr)”.

     Ed è per evitare di perdere quanto da essa conquistato, che la CRUI vorrebbe ora “costruire la nuova primavera della ricerca e dell’università italiana”, cioè chiedere soldi per non cambiare nulla e, di fatto, sfruttare la protesta contro la VQR, che ha non ha mai nemmeno menzionato e che sta facendo di tutto per sedare attraverso i singoli rettori.

5. LA POSIZIONE UNITARIA DELLE ORGANIZZAZIONI UNIVERSITARIE

    A proposito dell’IIT a Milano, le Organizzazioni rappresentative di tutte le componenti universitarie (ADI, ANDU, ARTeD, CIPUR, CISL-Università, CNRU, CNU, CONFSAL-CISAPUNI-SNALS, CoNPAss, CRNSU, Federazione UGL Università, FLC-CGIL, LINK, RETE29Aprile, SNALS-Docenti, UDU, UIL RUA) nel novembre 2015 hanno condiviso la seguente posizione:

NUOVO CENTRO DI RICERCA A Milano e il FINANZIAMENTO dell’Università:

      Il progetto di stanziare 1500 milioni in dieci anni per costituire a Milano un nuovo centro di ricerca sotto il controllo dell’IIT di Genova, ripropone un ‘modello’ e una procedura assolutamente non trasparente di allocazione di ingenti risorse nella ricerca finanziata dallo Stato, senza il coinvolgimento diretto e la valorizzazione della comunità universitaria, mentre si torna a dare spazio ai soliti interessi confindustriali. Con questa scelta si va nella direzione di una ricerca (e del suo controllo) sempre più esterna all’Università, con costi immensi e a discapito del finanziamento degli Atenei, ridotti in condizioni tali da non potere più assicurare una elevata qualità di insegnamento e di ricerca, necessaria per il rilancio dello sviluppo sociale ed economico del Paese.”

6. UN INVITO

Si invitano quanti hanno interesse a informarsi/documentarsi più approfonditamente su chi, come e perché ha operato e sta operando per distruggere l’Università statale, a utilizzare anche la vasta documentazione contenuta nel sito dell’ANDU e, in particolare, a leggere con attenzione questo documento.

4 comments for “IIT ANCHE A MILANO

  1. Gabriele E. M. Biella
    29 febbraio 2016 at 11:32

    Articolo molto preciso, convincente. Sono in pieno accordo. Tranne che su un punto. La Senatrice Cattaneo non ha ragione. Personalmente mi sento nel mezzo : il prestigiatore potrebbe rifiutarsi di giocare su commissione. Magari potrebbe difenderci.
    In ogni caso la vostra analisi e’ impeccabile.

  2. Franco Giannessi
    29 febbraio 2016 at 13:49

    Quanto scritto è verissimo, però incompleto. E’ vero che ci sia, da parte della Confindustria e dintorni, l’obiettivo perverso di mandare in Serie C il sistema universitario, ma non è tutto: l’obiettivo riguarda tutto il sistema educativo (e di ricerca) nazionale pubblico. Inoltre, non è solo la Confindustria. E l’istruzione affidata (perché non è a costo zero) aile Istituzioni religiose?

  3. Giovanni Santangelo
    29 febbraio 2016 at 19:00

    Non posso non rilevare l’assurdità del volere affidare ad un ente di diritto privato lL’ITT) che in 10 anni non si è rivelato “uno strumento per far compiere un salto al paese… ” , nonostante l’enorme finanziamento ricevuto, che non è ruscito neanche a spendere i finanziamenti ottenuti (430 milioni non spesi), la gestione di nuovi fianziamenti per costruire un altro mostro inutile (Human Technonopole)! Tutto questo mentre i fondi per la ricerca istituzinale continuano a diminuire.

  4. Alessandro Morelli
    2 marzo 2016 at 11:17

    E’ ultradimostrato, in tutto il mondo, che la costituzione di enormi centri ri ricerca (il gigantismo) non produce avanzamenti di rilievo. La ricerca va avanti soprattutto per le idee e l’intuizione del singolo. Nonostante questo, appare come mero prodotto dell’improntidudine la progettata costituzione del mostro Human Technopole ma l’Università Statale, che dovrebbe opporsi con determinazione, non lo fa perché reduce da decenni di intrighi interni che poco avevano a che fare con i valori della cultura, quegli stessi che l’Università avrebbe dovuto incarnare e difendere con determinazione.

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *