PD-CRUI e “autonomia responsabile”

= 20 febbraio 2013

        Il 19 febbraio scorso il Presidente della CRUI ha continuato imperterrito sull’Unità, giornale del PD, la sua denuncia della disastrosa situazione in cui è stata deliberatamente precipitata l’Università statale dalle scelte degli ultimi anni, dettate dalla Confindustria e supportate dalla stessa CRUI.

       Contemporaneamente il Segretario del PD, sul Corriere della Sera, ha scritto che “le proposte (della CRUI) sono condivisibili e trovano spazio nel programma del Pd”.

       Sullo stesso Corriere della Sera sono riportate le dure critiche alla CRUI da parte di Organizzazioni che il 15 gennaio scorso hanno lanciato, assieme a tante altre, un Appello “Per salvare e rilanciare l’Università”. Le proposte concrete di questo Appello, sottoscritto da ADI, ADU, ANDU, CIPUR, CISL-Università, CNRU, CNU, COBAS-Pubblico Impiego, CoNPAss, CSA-CISAL Università, FLC-CGIL, LINK, RETE29Aprile, SNALS-Docenti, SUN, UDU, UGL-INTESA FP, UIL RUA e USB-Pubblico Impiego, sono state sostanzialmente ignorate dal PD e dalla CRUI, e  non sono state MAI menzionate dal Corriere della Sera e dall’Unità.

      Nel suo intervento il Segretario del PD dichiara, tra l’altro, di volere andare “nella direzione di un autonomia responsabile” e di volere “liberare gli atenei da una gabbia burocratica”, in piena sintonia con la CRUI che vuole “restituire l’autonomia responsabile all’Università rimuovendo gli attuali appesantimenti normativi”.

      Restituire quale autonomia e a chi? Prima della Legge cosiddetta Gelmini, l’”autonomia responsabile” era del rettore che, presiedendo sia il Consiglio di Amministrazione che il Senato Accademico (‘egemonizzato’ dai Presidi), di fatto la faceva da padrone. Con la legge Gelmini si è passati dal rettore-padrone al rettore-sovrano assoluto, al quale sono stati aumentati a dismisura i poteri.

      E’ da questa “gabbia” antidemocratica che occorre liberare gli Atenei, approvando subito una norma che preveda, come richiesto unitariamente dalle Organizzazioni universitarie, che il “consiglio di amministrazione sia rappresentativo e sia eletto da tutte le componenti e si configuri come organo meramente esecutivo e istruttorio del senato accademico”, cancellando “la disposizione che prevede la nomina di membri esterni all’ateneo nel consiglio di amministrazione”. 

      Insomma, gli Atenei vanno liberati dai rettori onnipotenti e da una CRUI che “è sempre stata connivente con le scelte scellerate del governo, a partire dalla riforma Gelmini che i rettori hanno sempre appoggiato”, come denuncia Link, un’organizzazione di studenti universitari, sul Corriere della Sera.

2 comments for “PD-CRUI e “autonomia responsabile”

  1. Maurizio Barbieri
    20 febbraio 2013 at 17:42

    L’università italiana è di fatto senza fondi se non verranno previsti dal prossimo governo interventi finanziari certi e decisivi i consigli di Amministrazione delle varie università non potranno fare altro che indire le olimpiadi della scienza per far prendere servizio a quei pochi futuri abilitati di prima fascia che, stando alla macchina dei concorsi, da maggio giugno avranno l’attestato da esibire solamente nel proprio studio…E gli altri? Tutti quei docenti che di fatto reggono l’università italiana e che per svariati motivi non hanno presentato nel 2012 la domanda di abilitazione che faranno? La presenteranno quest’anno aspettando di vedere come finiscono le cavie con 1 semaforo e 3/4 verde… Queste le vere domande da fare al prossimo governo. Altrimenti rassegnamoci tutti a spegnere le luci dei nostri studi e dei laboratori sempre prima!!

  2. Salvatore Nicosia
    20 febbraio 2013 at 22:47

    Ho l’impressione che noi abbiamo frainteso e letto in chiave locale le parole sia della CRUI che di Bersani.
    Io credo che la “gabbia burocratica” della quale essi dichiarano di volerci liberare sia molto più grande di Rettori, DG, CdA e SA; e sia lo status stesso di Università Pubblica.
    Di un’Università cioè che
    – è soggetta ad accreditamento al MIUR;
    – è organizzata e governata secondo la L. 240/10 e le leggi generali sul pubblico impiego e sugli acquisti dello Stato;
    – e in compenso di questi vincoli, è pagata in gran parte dallo Stato, per il servizio di ricerca e formazione che essa rende alla Nazione.
    Per una lega di soggetti politici ed economici italiani, queste condizioni potrebbero essere cancellate tutte insieme.
    Noi diventeremmo dunque tante Bocconi, liberi (forse) di fare acquisti quando gli apparecchi e i libri ci servono, ma anche obbligati a cercare in qualche SINCERT o simile la certificazione dei nostri corsi e titoli di studio.
    E naturalmente costretti a chiedere ai nostri iscritti di pagare interamente il nostro funzionamento. Stile Regno Unito.
    Se la mia interpretazione è giusta, forse dobbiamo chiederci:
    – se rispetto alla nostra situazione ATTUALE il nostro lavoro e il servizio che noi forniamo soffrirebbero di più o di meno;
    – se con la lega che in Italia da anni porta avanti questa strategia si può vincerla o impattarla;
    – qualora questa lega sia invincibile (perchè tutti, dai Ministeri agli Industriali, hanno rinunciato a fare innovazione), su quale linea del Piave ci si può attestare in preparazione di un ipotetico nostro ri-sorpasso della Turchia, della Corea e del Brasile, forse fra due generazioni.

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