= L’intervento di Franco Indiveri presidente del CNU, contro il DDL.
= Prima rettori e poi ‘politici': un articolo (“Dal rettorato alla politica la corsa è bipartisan”) sul Mondo.
= La Conferenza dei Rettori (CRUI) sostiene che “i sacrifici richiesti a quanti lavorano negli Atenei” sarebbero accettabili se venisse approvata subito la controriforma che smantella l’Università pubblica, toglie autonomia e democrazia agli Atenei e assegna agli stessi Rettori poteri da sovrano assoluto.
= La CRUI nella sua ‘nuova’ Mozione del 27 maggio 2010 esprime entusiamo per il DDL approvato ‘trasversalmente’ dalla Commissione Istruzione del Senato, apprezzando particolarmente i peggioramenti apportativi: maggiori poteri all’ANVUR e alle oligarchie locali (anche attraverso i Collegi di disciplina) e maggiore arbitrio nel reclutamento e negli avanzamenti. La CRUI, ritenendo “inevitabile” (sic!) la messa ad esaurimento degli attuali ricercatori (con il connesso aumento del precariato), prevede per essi, “previa verifica dei requisiti scientifici”, l’immissione “nella posizione di professore aggregato.”
= La CRUI nella sua ‘nuova’ Mozione del 29 aprile 2010 (anche questa approvata all’unanimità, naturalmente) ha ribadito quanto richiesto nella precedente Mozione del 25 marzo 2010. La CRUI, quindi, conferma di volere la messa a esaurimento del ruolo dei ricercatori, senza il riconoscimento delle funzioni da loro svolte, funzioni che sono le stesse di quelle dei professori associati e ordinari. La messa ad esaurimento dei ricercatori è uno dei due obiettivi principali del DDL. L’altro obiettivo – lo ricordiamo – è quello di un CdA ‘piglia tutto’, con la presenza di ‘esterni’ voluta fortemente da Confindustria, CRUI, PD e Governo, ma non dal mondo universitario: nessuna Assemblea di Ateneo o di Facoltà, nessun Organo collegiale e nemmeno le Associazioni e le Organizzazioni nazionali universitarie e l’Assemblea nazionale dei ricercatori del 15 aprile hanno richiesto o accettato alcuno ‘esterno’ negli Organi universitari.
Coloro che vogliono (Confindustria, CRUI, Governo) o accettano (PD) la messa ad esaurimento dei ricercatori vogliono o accettano una riorganizzazione della docenza articolata in pochi ordinari, un maggior numero di associati e una massa di precari che rimarranno tali per tanti anni; una riorganizzazione che in realtà è già in corso per i tagli e il blocco dei concorsi. Nell’immediato tale riorganizzazione produrrà l’espulsione dall’Università degli attuali precari, molti dei quali sono tali da moltianni (“usa e getta”): altro che “garantire nel contempo ai giovani meritevoli prospettive reali di accesso (sic!) e di valorizzazione del loro impegno”, come scrive di volere la CRUI!
Le richieste della CRUI sono antitetiche a quelle dell’ANDU che invece si oppone alla messa ad esaurimento del ruolo dei ricercatori e chiede il bando, su fondi MIUR, di almeno 20.000 posti di ricercatori di ruolo.
= Agli attuali ricercatori e associati la CRUI ‘offre’ una “quota di posti … da destinare alle chiamate di personale in servizio, che abbia conseguito … l’abilitazione scientifica nazionale.”
L’ANDU invece chiede l’immissione automatica nella fascia degli associati di quei ricercatori di ruolo che avranno conseguito l’abilitazione nazionale ad associato e nella fascia degli ordinari di quegli associati che avranno conseguito l’abilitazione nazionale ad ordinario. Il maggiore onere economico determinato da passaggi di fascia deve essere a carico di un apposito fondo nazionale la cui entità sarebbe comunque nettamente inferiore rispetto a quanto necessario per il bando di posti ‘interi’. Lo ripetiamo: è una follia accademico-giuridica non riconoscere ‘operativamente’ la maggiore qualità dell’attività di un ricercatore o di un associato riconosciuta attraverso una valutazione nazionale. Infatti il ricercatore ‘giudicato’ associato e un associato ‘giudicato’ ordinario svolgerebbero un’attività, rispettivamente, di associato e di ordinario e sarebbe insensato e ingiusto non prenderne atto, riconoscendoli e trattandoli come tali a tutti gli effetti.
= La CRUI, inoltre, “chiede che venga rafforzato e reso effettivamente operante il sistema di tenure track“. La CRUI, insomma, continua a far finta che nel DDL vi sia già una tenure track che andrebbe solo “rafforzata”. La verità è che la CRUI non vuole una vera tenure track e lo dimostra il fatto che per i ricercatori a tempo determinato essa prevede che gli Atenei avviino “le procedure di chiamata in caso di superamento della prova di abilitazione scientifica nazionale per professore associato”. Il fatto è che una vera tenure track dovrebbe comportare l’immissione automatica del ricercatore a tempo determinato nella fascia degli associati. Un meccanismo, peraltro, che non è necessario ‘inventare’ perché esso già esiste. Infatti l’attuale normativa prevede la figura dell’associato in prova che viene confermato in ruolo solo sulla base di un giudizio nazionale positivo.
Bah, se la richiesta della CRUI fosse accettata alla lettera dal governo, non vedrei grossi guai. Bisogna essere pragmatici: se i ricercatori attuali migrassero in buona parte (qualcuno di “non meritevole” c’e` sicuramente, e puo` essere messo “a esaurmento” con buona pace) al ruolo di prof. associato, mi parrebbe una plausibile evoluzione per l’universita`.
Sulle tavole di Mose` c’erano i 10 comandamenti, ma non le 3 fascie…
Il problema e` che il governo difficilmente potra` permettersi di allargare i cordoni della borsa, complici anche salvataggi di Alitalia e Grecia…
Saluti,
Nicola Manini
mario ascheri
3 maggio 2010 at 13:54
Trovo molto giusta la richiesta dell’abilitazione nazionale prima dell’immissione, a questo punto davvero ‘necessitata’…forza!
m.a., UniRoma3
sergio morra
3 maggio 2010 at 16:29
a questo punto bisognerebbe veramente “sfiduciare” i rettori (che so, con mozioni nelle assemblee) e chiedere le loro dimissioni.
graziano
3 maggio 2010 at 17:04
LE 5 CRUI
di Antonino Graziano dell’Università di Catania
Non esiste più la crui ma bensi 5 associazioni di rettori
acquis
università del sud
scuole superiori
università private
università telematiche
Di contro esiste il CUN organo democratico eletto . Bisogna smettere di pensare che i rettori rappresentano tutti gli interessi degli atenei. Con la divisione del FFOO secondo meriti di partito è una guerra di privati. Dobbiamo pensare ad una nuova forma di autogoverno
federico scarpa
7 maggio 2010 at 20:18
secondo la proposta CRUI il 50% scorrerebbe, il 12% andrebbe
in pensione (2011-2016 dati cineca) il restante 35-40% sarebbe
composto in prevalenza da ricercatori giovani (con adesso meno
5-8 anni di anzianità), magari in buna parte meritevoli che
si vedrebbero preclusa del tutto la possibiltà di
fare una giusta carriera (la riserva di 1/5 a regime è irrisoria.
Inoltre non si deve credere che 2000/anno sia granchè. a partire dal 2003 il tasso di scorrimento annuo (fino al 2008 poi si è bloccato tutto) è di circa 1300- 1500/anno.
2000, tenuto anche conto dei recenti blocchi non è esagerato ma giusto. basterebbe ridurre il taglio del 2011 e non tagliare gli anni successivi.
Mauro Federico ANDU-UNIME
27 maggio 2010 at 19:24
Strano. Li facevo più accorti (i Rettori, intendo). Proprio loro che dovrebbero pensare, ed agire, per il bene della Università che reggono, non hanno capito che la protesta “attiva” dei Ricercatori li inchioderà alle loro responsabilità. E’ muro contro muro: da ottobre vedremo chi ha più frecce al suo arco. E la smettano, per favore, di andare in giro proclamando solidarietà di facciata e da quattro soldi. I ricercatori, messi con le spalle al muro sanno rispondere e lo faranno.
bertinetti
28 maggio 2010 at 21:28
Ha ragione il collega di Catania. Chi e che cosa rappresenta la CRUI?
Il problema è che non c’è autorità o riferimento istituzionale che possa sostituirsi ad essa. Certo, c’è il CUN, e teniamocelo stretto.
La CRUI, in ogni caso, potrebbe essere opportunamente ribattezzata Comitato Rottamazione Università pubblica Italiana.
Bertinetti
P.S. C’è voluta la stangata 24 miliardi perché la Crui rilasciasse un timido comunicato non filogovernativo!
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Bah, se la richiesta della CRUI fosse accettata alla lettera dal governo, non vedrei grossi guai. Bisogna essere pragmatici: se i ricercatori attuali migrassero in buona parte (qualcuno di “non meritevole” c’e` sicuramente, e puo` essere messo “a esaurmento” con buona pace) al ruolo di prof. associato, mi parrebbe una plausibile evoluzione per l’universita`.
Sulle tavole di Mose` c’erano i 10 comandamenti, ma non le 3 fascie…
Il problema e` che il governo difficilmente potra` permettersi di allargare i cordoni della borsa, complici anche salvataggi di Alitalia e Grecia…
Saluti,
Nicola Manini
Trovo molto giusta la richiesta dell’abilitazione nazionale prima dell’immissione, a questo punto davvero ‘necessitata’…forza!
m.a., UniRoma3
a questo punto bisognerebbe veramente “sfiduciare” i rettori (che so, con mozioni nelle assemblee) e chiedere le loro dimissioni.
LE 5 CRUI
di Antonino Graziano dell’Università di Catania
Non esiste più la crui ma bensi 5 associazioni di rettori
acquis
università del sud
scuole superiori
università private
università telematiche
Di contro esiste il CUN organo democratico eletto . Bisogna smettere di pensare che i rettori rappresentano tutti gli interessi degli atenei. Con la divisione del FFOO secondo meriti di partito è una guerra di privati. Dobbiamo pensare ad una nuova forma di autogoverno
secondo la proposta CRUI il 50% scorrerebbe, il 12% andrebbe
in pensione (2011-2016 dati cineca) il restante 35-40% sarebbe
composto in prevalenza da ricercatori giovani (con adesso meno
5-8 anni di anzianità), magari in buna parte meritevoli che
si vedrebbero preclusa del tutto la possibiltà di
fare una giusta carriera (la riserva di 1/5 a regime è irrisoria.
Inoltre non si deve credere che 2000/anno sia granchè. a partire dal 2003 il tasso di scorrimento annuo (fino al 2008 poi si è bloccato tutto) è di circa 1300- 1500/anno.
2000, tenuto anche conto dei recenti blocchi non è esagerato ma giusto. basterebbe ridurre il taglio del 2011 e non tagliare gli anni successivi.
Strano. Li facevo più accorti (i Rettori, intendo). Proprio loro che dovrebbero pensare, ed agire, per il bene della Università che reggono, non hanno capito che la protesta “attiva” dei Ricercatori li inchioderà alle loro responsabilità. E’ muro contro muro: da ottobre vedremo chi ha più frecce al suo arco. E la smettano, per favore, di andare in giro proclamando solidarietà di facciata e da quattro soldi. I ricercatori, messi con le spalle al muro sanno rispondere e lo faranno.
Ha ragione il collega di Catania. Chi e che cosa rappresenta la CRUI?
Il problema è che non c’è autorità o riferimento istituzionale che possa sostituirsi ad essa. Certo, c’è il CUN, e teniamocelo stretto.
La CRUI, in ogni caso, potrebbe essere opportunamente ribattezzata Comitato Rottamazione Università pubblica Italiana.
Bertinetti
P.S. C’è voluta la stangata 24 miliardi perché la Crui rilasciasse un timido comunicato non filogovernativo!
Il 50% di promozioni è una mezza ope legis…