DDL: la protesta dei ricercatori di ruolo e precari

= AGGIORNAMENTO del 29.4.10: segnaliamo un articolo sul precariato comparso su Repubblica.it del 28 aprile 2010. 

= AGGIORNAMENTO del 13.4.10su richiesta dei promotori, segnaliamo la sottoscrizione in corso di una petizione “Per l’istituzione di una terza fascia docente”.  

= AGGIORNAMENTO DEL 6.4.10: segnaliamo l’articolo di Laura Montanari “Università, precari della cattedra a centinaia resteranno a spasso” su Repubblica.it.  

=  AGGIORNAMENTO dell’1.4.10: segnaliamo l’articolo “Ricercatori prossimi alla sospensione delle lezioni”  su Repubblica di Genova del 31.3.10.  

  

 = AGGIONAMENTO dell’8.3.10: segnaliamo: 1. il documento dei ricercatori della Tuscia (in fondo); 2. che il CorriereUniv.it ha ripreso questo messaggio; 3. un questionario elaborato da un gruppo di ricercatori dell’Universita’ di Milano per effettuare un sondaggio sul DDL governativo.  

=AGGIONAMENTO del 10.3.10: segnaliamo l’articolo sulla protesta dei ricercatori a Napoli su Repubblica di Napoli del 10.3.10.  

= AGGIORNAMENTO del 23.3.10: riportiamo in fondo il documento del Senato Accademico dell’Università di Cagliari approvato il 22.3.10 di sostegno alla lotta dei ricercatori. Segnaliamo l’articolo sulla protesta dei ricercatori dell’Università di Parma.  

= AGGIORNAMENTO del 24.3.10: segnaliamo il documento del 23.3.10 della FLC-CGIL “Il DDL Gelmini sull’Università tra iniziative di protesta e articoli di stampa”.  

= AGGIORNAMENTO del 26.3.10: segnaliamo l’articolo “‘Sciopero bianco’. La protesta si estende”, sul Manifesto del 25.3.10.  

= AGGIORNAMENTO del 30.3.10: riportiamo in fondo il documento dei ricercatori della Facoltà di Scienze di Roma 2.    

  

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              Cresce la protesta dei ricercatori contro il DDL governativo che incrementa il precariato con la figura del ricercatore a termine e con la messa ad esaurimento del ruolo dei ricercatori, invece di prevedere per i precari reali sbocchi in ruolo e per i ricercatori il pieno riconoscimento del loro ruolo docente e reali prospettive di carriera.  

          Segnaliamo gli articoli del 6 marzo 2010 “Ricercatori in rivolta” sulla Stampa e “L’Universita’ verso il blocco totale” su Repubblica di Genova. Riportiamo più sotto i documenti dei ricercatori di Cagliari, Genova e Napoli.  

             Da anni l’ANDU ha elaborato una proposta per eliminare il precariato e il nepotismo, per riconoscere ai ricercatori il ruolo di professore e per consentire i passaggi di fascia.  

-      Per eliminare il precariato occorre sostituire TUTTE le attuali figure precarie con una SOLA figura pre-ruolo di durata massima di tre anni non rinnovabili, con un numero di posti proporzionato agli sbocchi in ruolo, e contestualmente bandire almeno 20.000 posti nella fascia iniziale della docenza, con uno specifico finanziamento straordinario dello Stato.  

-      Per eliminare il nepotismo occorre prevedere per il reclutamento in ruolo un CONCORSO NAZIONALE (senza chiamata locale) con commissioni interamente sorteggiate.  

-      Per riconoscere pienamente la funzione docente dei ricercatori occorre TRASFORMARE il loro ruolo in terza fascia di professori.  

-      Per consentire il passaggio dei ricercatori e degli associati nella fascia superiore occorre prevedere un valutazione nazionale individuale da parte di una Commissione interamente sorteggiata. Al superamento del giudizio nazionale deve corrispondere l’automatico passaggio nella fascia superiore, prevedendo a carico dello Stato l’incremento economico. La chiamata locale di chi è già in servizio e continuerà comunque a svolgere la stessa attività (didattica e ricerca) è ‘solo’ una FOLLIA accademico-giuridica!  

                  Per i dettagli v. il punto 2. della Proposta dell’ANDU “Per una Università democratica“.  

                  Questa soluzione, lo ripetiamo, è l’unica possibile per riqualificare l’Università, liberandola finalmente dal nepotismo e dal clientelismo e, soprattutto, dall’intollerabile fenomeno del precariato, le cui condizioni sono state recentemente descritte in un intervento (v. “Baroni e assistenti-servi“).    

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 DOCUMENTO RICERCATORI DI CAGLIARI:  

 “Il DdL Gelmini sull’università presenta diversi aspetti penalizzanti e discriminatori neiconfronti dei ricercatori attuali. In particolare, niente vien detto sul loro stato giuridico, invano atteso dal 1980, ma al contrario si sancisce la definitiva messa ad esaurimento della figura del ricercatore a tempo indeterminato, sostituita dal ricercatore a tempo determinato (3+3 anni). Manca qualsiasi riconoscimento dell’attività didattica frontale che gran parte dei ricercatori attuali hanno svolto gratuitamente, soprattutto dall’entrata in vigore della riforma 3+2 dell’ordinamento didattico.  

Il ricercatore viene completamente escluso dagli organi di governo degli atenei, come pure dalle commissioni di valutazione. Infine, il ricercatore attuale per poter accedere al ruolo di professore associato deve conseguire una abilitazione nazionale e poi vincere un concorso a valutazione comparativa; al contrario, il nuovo ricercatore a tempo determinato, dopo aver conseguito l’abilitazione, potrà essere assunto come professore associato per chiamata diretta dagli atenei.  

Si tratta di una discriminazione inconcepibile ed offensiva che tende a emarginare il ricercatore attuale, ridicolizzandone le competenze scientifiche e didattiche che, in molti casi, risultano essere ben superiori a quelle richieste per accedere “ipso facto” al ruolo di professore associato.  

Le nuove regole previste dal disegno di legge inoltre, unite alla drammatica carenza di finanziamenti attualmente insufficienti perfino alla semplice copertura degli stipendi del personale già in ruolo, annullano di fatto qualunque reale prospettiva di carriera per i ricercatori.  

Ai destinatari del presente documento i sottoscritti ricercatori dell’Ateneo di Cagliari  

chiedono  

di farsi portavoce attivi delle loro istanze nelle sedi opportune (CRUI, CUN, conferenze dei presidi, …) al fine di indurre il Ministro Gelmini a trasformare le norme vessatorie presenti nel DdL in norme che riconoscano e premino il ruolo e l’attività che i ricercatori attuali hanno svolto per l’università italiana ben oltre i propri compiti istituzionali.  

Per i motivi sopra esposti i sottoscritti ricercatori dell’Ateneo di Cagliari  

dichiarano  

di essere indisponibili per l’A.A. 2010/11 ad essere garanti necessari per l’attivazione di un corso di laurea). Tale indisponibilità potrà essere riconsiderata solo se verranno apportate sostanziali modifiche al disegno di legge Gelmini che rendano ai ricercatori la loro dignità, il riconoscimento del loro ruolo, la certezza di una prospettiva di carriera per i meritevoli dopo anni di blocco dei concorsi.”  

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DOCUMENTO RICERCATORI DI GENOVA:  

 “Riuniti in data 2 febbraio 2010 per discutere del loro status giuridico in relazione a quanto per esso previsto dal DdL Gelmini, i ricercatori della Facoltà di Architettura di Genova hanno redatto il presente documento, con il quale  

Ritengono  

che il testo del DdL sia solo l’ultimo atto di una storia legislativa universitaria sfortunata e vecchia di anni, cui con rara equanimità hanno contribuito provvedimenti di ogni colore politico.  

In particolare, comunque, ritengono che il presente DdL sia in più punti lesivo, discriminatorio e perfino offensivo nei confronti della categoria dei ricercatori universitari:  

- disattendendo ogni aspettativa di chiarificazione del loro status giuridico, invano attesa fin dal 1980;  

- discriminando la loro figura nei confronti dei nuovi ricercatori a tempo determinato, soprattutto in relazione alle diverse modalità concorsuali, e non, previste per l’accesso al ruolo di docente;  

- non prevedendo nessun tipo di riconoscimento per l’attività di didattica frontale che la maggior parte di essi ha da anni svolto a titolo gratuito;  

- vanificando ogni loro realistica aspettativa di progressione di carriera; tanto che, più che di categoria ad esaurimento, quale viene definita dal DdL, sarebbe corretto parlare di categoria “terminale”.  

Dichiarano  

, pertanto, la loro indisponibilità ad assumere incarichi di insegnamento e ad essere garanti per i diversi Corsi di Laurea della Facoltà per l’anno accademico 2010/11.  

Ricordano  

di avere già espresso il loro stato di disagio durante un Consiglio di Facoltà svoltosi lo scorso anno, quando, in attesa di conoscere il nuovo testo di legge, ed in considerazione dei tempi ristretti che separavano dalla necessità di formulare il Manifesto degli Studi per l’anno accademico 2009/10, decisero, soprattutto per un senso di responsabilità dei confronti dell’istituzione universitaria, di presentare, ancora una volta, domanda per gli incarichi di insegnamento.  

Ricordano altresì di aver ricevuto in quell’occasione, da parte dell’intero corpo docente presente, espressioni di gratitudine per la decisione presa e piena solidarietà nei confronti di una sua eventuale riconsiderazione da prendersi per l’anno successivo.  

Chiariscono  

, comunque, che alla luce di quanto previsto dal DdL Gelmini, la loro attuale indisponibilità a ricoprire incarichi di insegnamento e di garanzia non è più nemmeno da considerarsi come una forma di protesta, di rivendicazione o di “sciopero bianco”, ma semplicemente come la presa d’atto del ruolo riservato a chiare lettere dalla futura legge ai ricercatori universitari.  

Auspicano  

che decisioni simili possano essere prese dal maggior numero possibile di ricercatori di tutte le Facoltà dell’Ateneo Genovese, così da formare una massa critica che, unita a simili risoluzioni prese presso altri Atenei italiani, come ad esempio quella dei ricercatori dell’Ateneo di Cagliari, sia in grado di dare visibilità nazionale all’iniziativa. Tutto ciò anche in considerazione del fatto che uno dei principali fattori che hanno portato alla situazione attuale è stato un cronico atteggiamento di passiva accettazione delle varie riforme che si sono succedute, complice anche una situazione oggettivamente ricattatoria nei confronti delle legittime aspettative di carriera, cui il DdL Gelmini, unico “merito” da ascrivere a suo vantaggio, pone esplicitamente la parola fine.”  

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DOCUMENTO RICERCATORI DI NAPOLI:  

“ASSEMBLEA RICERCATORI DI FACOLTÀ SCIENZE MFN  

I sottoscritti ricercatori della Facoltà di Scienze MFN dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, riunitisi in assemblea il giorno 11 dicembre 2009 per discutere del Disegno di Legge contenente Norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento, nonchè delega al Governo per incentivare la qualità e l’efficienza del sistema universitario, presentato al Senato con atto N. 1905, esprimono crescente apprensione e preoccupazione per le scelte che il governo annuncia di voler intraprendere in relazione alla riforma dell’Università italiana.
I contenuti del DDL, che avranno maggior impatto sui ricercatori, sono:  

  • La scomparsa del ruolo ricercatore a tempo indeterminato, sostituito da un contratto di ricercatore a tempo determinato (3+3); le uniche due figure con contratto a tempo indeterminato saranno i professori associati e ordinari.
  • L’assenza di credibili meccanismi per risolvere il problema del precariato, stante la coesistenza, insieme alla figura del ricercatore a tempo determinato di tutte le altre forme contrattuali pre-ruolo.
  • Il confinamento per gli attuali 25500 ricercatori in una sorta di limbo da cui sarà molto difficile uscire. Infatti, alle vigenti limitazioni del turn over, si aggiunge la previsione di riservare fino all’80% dei futuri posti di professore associato ai ricercatori a tempo determinato.
  • La revisione infine del trattamento economico dei professori e ricercatori già in servizio, con la trasformazione degli scatti biennali in triennali e l’eliminazione della ricostruzione di carriera per i docenti assunti ai sensi del DDL.

Le norme prefigurano dunque un inevitabile conflitto tra le legittime aspettative di carriera dei ricercatori in ruolo e la necessità di favorire l’ingresso dei giovani ai ruoli accademici.  

Le regole e i vincoli posti dal DDL appaiono, oltre che eccessivamente cavillosi, fortemente discriminatori e iniqui nei confronti degli attuali ricercatori che, entrati per concorso in un ruolo interamente dedicato all’attività di ricerca, oggi svolgono, oltre ai compiti di didattica integrativa loro preposti, anche i compiti aggiuntivi che nel corso degli anni si sono resi necessari per sostenere l’offerta didattica delle Facoltà. Tale contributo all’attività di docenza appare d’altra parte istituzionalizzato nelle indicazioni contenute nella circolare ministeriale del 4/09/09, prot. N. 160, circa la ridefinizione dei requisiti minimi dei corsi di laurea, dove è disegnato uno scenario nel quale i ricercatori costituiscono circa il 40% del corpo docente, assumendo i doveri dei professori senza goderne diritti e prerogative. Pur condividendo l’esigenza di una profonda riforma del nostro sistema universitario, crediamo che questa non possa e non debba avvenire a scapito delle giovani generazioni e di noi ricercatori. L’università non si riforma a costo zero, senza cioè un rilancio dei finanziamenti, che sono ancora lontani dai livelli degli altri Paesi OCSE.  

Pertanto i ricercatori presenti decidono di avviare una protesta, alla quale invitano i colleghi tutti ad aderire, che prevede già dal prossimo mese di Gennaio di:  

  • non accettare di svolgere gli incarichi didattici diversi da quelli cui sono tenuti per la legge in vigore;
  • non partecipare alle commissioni di laurea.”

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DOCUMENTO RICERCATORI DELLA TUSCIA  

“Mozione sul DDL Gelmini recante “Norme in materia di organizzazione delle Università, di personale accademico e reclutamento, nonché di delega al Governo per incentivare la qualità e l’efficienza del sistema universitario”  

 I Ricercatori dell’Università degli Studi della Tuscia, riuniti in assemblea il 4 febbraio e il 1 marzo  

2010,  

- vista la necessità di procedere ad una riforma del sistema universitario attesa da molti anni da coloro che operano in ambito accademico con dedizione, serietà e professionalità;  

- considerato che la discussione in Parlamento del DDL Gelmini può rappresentare una seria opportunità di affrontare e risolvere i problemi che caratterizzano il mondo accademico e, in particolare, le istituzioni universitarie pubbliche;  

- considerato che, nella seduta del 17.02.2010, il Senato Accademico dell’Università degli Studi della Tuscia ha riconosciuto l’indispensabile contributo fornito dai Ricercatori per la copertura dell’Offerta Formativa mediante lo svolgimento di attività didattica non integrativa, come titolari di insegnamenti, su base volontaria ed a titolo prevalentemente gratuito e che, nella stessa seduta, il Senato Accademico ha approvato (o accolto) all’unanimità il documento prodotto dai Ricercatori in data 18 dicembre 2009 e modificato in data 4 febbraio 2010. dando mandato al Rettore, nella sua qualità di Segretario Generale della CRUI, di rappresentare nelle sedi opportune la posizione del Senato Accademico dell’Università della Tuscia nei riguardi delle istanze dei Ricercatori;  

- tenuto conto, altresì, dei documenti prodotti dai Ricercatori di altri Atenei, dalla CRUI e dal CUN  

in merito al DDL;  

chiedono con fermezza  

la presentazione di emendamenti al DDL che ne modifichino il contenuto secondo quanto richiesto dalla CRUI, dal CUN e da Senati Accademici, Conferenze dei Presidi,, Consigli di Facoltà, Consigli di Corso di Studio e dalle Organizzazioni della Docenza, nonché dalle assemblee dei Ricercatori.  

Tra le numerose, e condivisibili, osservazioni mosse al DDL dagli organi testé citati, i Ricercatori dell’Università degli Studi della Tuscia vogliono soffermarsi, in particolare, sulle richieste che riguardano indispensabili modifiche ad alcuni aspetti del DDL per loro fortemente penalizzanti. In particolare, considerano fondamentale esplicitare che le Università sono sedi primarie di libera elaborazione e trasmissione delle conoscenze. Ritengono irrinunciabile il riconoscimento del ruolo fondamentale svolto dai Ricercatori negli Atenei, riconoscimento che non si esaurisca nell’assegnazione di carichi didattici obbligatori e mansioni identiche a quelle dei Professori di prima e seconda fascia, senza una adeguata modifica del loro stato giuridico ed economico. Ritengono inaccettabile, inoltre, fondare l’attività di ricerca e di didattica del sistema universitario principalmente su figure precarie ed indispensabile programmare un piano di finanziamento straordinario pluriennale di tutto il sistema universitario, per garantire il livello della ricerca e della didattica degli Atenei.  

A sostegno di queste richieste, i Ricercatori dell’Università degli Studi della Tuscia ritengono improcrastinabile l’avvio di forme di sensibilizzazione del Parlamento e dell’opinione pubblica, che mettano in luce, a titolo di esempio, il peso del lavoro volontaristico dei Ricercatori. Nonostante questa necessità, i sottoscritti, con profondo senso di responsabilità nei confronti degli studenti, delle loro famiglie e dell’Ateneo, si impegnano a portare regolarmente a termine l’Anno Accademico in corso. Allo stesso tempo, analogamente a quanto dichiarato dai Ricercatori di altri Atenei, si vedono costretti, loro malgrado, a ritirare fin d’ora la disponibilità a ricoprire gli incarichi didattici non obbligatori, non garantendo quindi l’Offerta Formativa per l’Anno Accademico 2010-2011. Tale decisione verrà rivista solo se verranno apportate modifiche sostanziali agli aspetti del DDL Gelmini penalizzanti per i Ricercatori.  

I Ricercatori invitano tutti i docenti universitari ad aderire alla mobilitazione e tutte le Università a fare presente, nelle sedi opportune, l’effetto del mancato contributo volontario dei Ricercatori sull’Offerta Formativa degli Atenei.”  

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Documento approvato il 22.3.10 dal Senato Accademico dell’Università di Cagliari:
 
“Il Senato Accademico dell’Università di Cagliari, riunito in data 22 marzo 2010, analizzata la situazione che emerge dalle deliberazioni approvate dai Consigli di Facoltà, esprime forte preoccupazione per le ripercussioni che la preannunciata astensione dei ricercatori dalle attività di insegnamento frontale potrà avere sulla formazione del piano delle attività didattiche per il prossimo Anno Accademico e sull’adeguatezza dei contenuti culturali dell’offerta formativa, per il fatto che diversi Corsi di studio non potrebbero essere attivati. 
 
Il Senato Accademico sottolinea il fatto che la difficoltà della categoria dei ricercatori è uno degli aspetti della più generale situazione di crisi dell’Università. I tagli agli organici ed ai finanziamenti, stabiliti dalla legge 180/2008, stanno rendendo sempre più difficile garantire il normale funzionamento degli atenei. Auspica, pertanto, che le prime aperture normative sul disegno di legge di riforma Gelmini n. 1905 in discussione in Parlamento possano ampliarsi adeguatamente con nuovi emendamenti anche nella direzione della definizione di un piano organico pluriennale di sostegno dell’università pubblica. Tale condizione diventa imprescindibile, insieme col riconoscimento nello stato giuridico del fondamentale contributo didattico dei ricercatori, per aprire spazi nelle progressioni di carriera e non vanificare i meriti scientifici e didattici. 
 
Il Senato Accademico esprime anche preoccupazione per le iniziative che rischiano di penalizzare il servizio agli studenti, funzione sociale fondamentale che occorre comunque garantire e dà mandato al Rettore per sollecitare nelle sedi istituzionali e politiche la necessaria attenzione sui temi posti in evidenza dai ricercatori. In pari tempo, fa appello agli stessi ricercatori affinché la loro pur giustificata protesta si articoli in modo tale da non impedire l’avvio del complesso iter burocratico di formazione dell’offerta didattica, compromettendo fin da oggi, in modo definitivo, il regolare svolgimento del prossimo Anno Accademico, in un momento nel quale appare ancora ragionevole ipotizzare che il Parlamento non resti insensibile ad un moto di protesta serio, propositivo e giustificato, che coinvolge gli Atenei del nostro Paese. 
 
Anche in considerazione dei particolari condizionamenti prodotti dall’insularità, il Senato Accademico ritiene opportuno richiedere l’impegno del Governo regionale e dei Parlamentari sardi per scongiurare le possibili ripercussioni negative sul diritto allo studio dei giovani sardi”.  

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Mozione sul DdL N. 1905 Gelmini recante “Norme in materia di organizzazione delle Università, di personale accademico e reclutamento, nonché di delega al Governo per incentivare la qualità e l’efficienza del sistema universitario”  

I Ricercatori della Facoltà di Scienze MFN dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, riuniti in assemblea il 22 marzo 2010,  

vista la necessità di una riforma del sistema universitario;  

considerato che una discussione in Parlamento del DdL N. 1905 Gelmini rappresenterebbe un’opportunità per affrontare i problemi delle Università pubbliche;  

considerato il progressivo sottofinanziamento degli Atenei pubblici rispetto ai livelli europei;  

considerato che nell’attuale stesura il DdL Gelmini contiene aspetti preoccupanti, tra cui:  

 la consegna di molti poteri decisionali a soggetti esterni;  

 lo svilimento de iure e de facto del ruolo del Ricercatore universitario;  

 la riduzione drastica del turnover fisiologico nell’Università;  

 l’illusione che una riforma organica del sistema possa essere realizzata a costo zero;  

 tenuto conto dei documenti prodotti dai Ricercatori di altri Atenei, dalla CRUI e dal CUN in merito al DdL, nonché dal Senato Accademico di questa Università;  

CHIEDONO FERMAMENTE  

il ritiro del DdL Gelmini nella sua forma attuale o la modifica sostanziale del DdL che recepisca quanto richiesto dal Senato Accademico di questa Università e dai numerosi organi collegiali che si sono espressi in merito.  

A sostegno di queste richieste, i Ricercatori della Facoltà di Scienze MFN dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” esprimono la loro protesta decidendo di dedicarsi a tempo pieno al loro compito istituzionale, la Ricerca, rinunciando all’attività didattica suppletiva (svolta fino ad oggi su base volontaria e per il bene dell’ateneo e degli studenti).  

In particolare,  

 ritirano la disponibilità a ricoprire gli incarichi didattici non obbligatori per legge relativi all’A.A. 20102011.  

 rinunciano a far parte delle Commissioni di Laurea a partire dalla Sessione Estiva dell’A.A. 20092010.  

 si rendono non disponibili ad essere inclusi tra i docenti necessari secondo i requisiti di legge per l’attivazione dei Corsi di Laurea.  

 I Ricercatori invitano i docenti universitari, i ricercatori di altri enti, i precari della ricerca, i tecnici, gli amministrativi e gli studenti ad aderire alla protesta e sollecitano tutti gli organi collegiali ad esprimersi sugli effetti potenzialmente deleteri della riforma prospettata dal DdL Gelmini.”

3 comments for “DDL: la protesta dei ricercatori di ruolo e precari

  1. grasso
    8 marzo 2010 at 11:27

    PERCHE’ NON IL RUOLO UNICO? RISPOSTA DELL’ANDU
    di Antonino Grasso dell’Università di Torino

    Anziche’ tre fasce perche’ non proporre il ruolo unico della docenza universitaria?

    Risposta dell’ANDU: nel punto 2 della “Proposta dell’ANDU” c’è scritto”: “Stato giuridico nazionale dei docenti collocati in un RUOLO UNICO, articolato in tre fasce con uguali mansioni e uguale regime pensionistico.”
    Per leggere la Proposta cliccare:
    http://www.andu-universita.it/2010/01/30/per-una-universita/

  2. Benedetta Danteri
    9 marzo 2010 at 12:24

    DUE FASCE: INSENSATA COMPETIZIONE TRA RICERCATORI A TI E A TD
    di Benedetta Danteri dell’Università di Udine

    La riduzione delle fasce da tre a due è la cosa più demenziale che si possa immaginare. Stanno scatenando una guerra ingestibile fra ricercatori e precari, solleticano devastanti richieste di ope legis, mascherate e non, e creano una insensata competizione fra figure non confrontabili. Non potrà mai esserci meritocrazia nel confronto fra un ricercatore cinquantenne e un TD trentenne. Come si possono valutare comparativamente percorsi e produzioni diversissimi e inconfrontabili? Sarà solo scontro di potere e arbitrio baronale.

  3. Graziano
    6 aprile 2010 at 10:49

    Vista la legge 4/99 art 1 comma 11 con cui ,viene abrogato il comma 5 dell’art 12 legge 341/90 La stessa legge estende,poi le identiche mansioni didattiche dei Proff ordinari ed associati, ai proff. Aggregati ed ai ricercatori non confermati,
    – Visto l’art 12 comma 3 legge 341/90.che determina nella programmazione didattica il dovere di assicurare la piena utilizzazione dei professori (Ord, ass. Aggregati, e ricercatori non conf.) ai fini della copertura di tutti gli incarichi d’insegnamento
    -visto le identiche mansioni di lavoro svolto mi chiedo come tali figure di docenti non siano assimilabili

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