DDL: Quagliariello (e Tocci), Valditara, PD – Summit europeo – Ricercatori a Torino

AGGIORNAMENTO del 22.3.10: testo degli interventi di Dammacco (CISL), Luciani (SUN), Marcato (USPUR), Merafina (CNRU), Miraglia (ANDU), Quagliariello (PDL) e Sergi (CNU) sul DDL governativo al Convegno “Universita’ verso la riforma” del 12 febbraio 2010 a Bologna sono stati pubblicati nel sito del SUN.

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1. Intervento del sen. Quagliarello (PDL) al Convegno del 12 febbraio 2010 a Bologna.

2. Intervento dell’ANDU al Convegno di Bologna.

3. Replica del sen. Valditara agli interventi sul DDL governativo in Commissione Istruzione.

4. L’incredibile ‘opposizione’ del PD al DDL governativo.

5. Summit europeo del 25 marzo 2010 a Bruxelles.

6. Documento contro il DDL governativo del Consiglio di Facoltà di Scienze dell’Università di Torino.

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1. Intervento del sen. Quagliarello (PDL) al Convegno del 12 febbraio 2010 a Bologna.

           Il sen. Gaetano Quagliarello  (PDL), nell’intervento sul DDL governativo al Convegno “Università verso la riforma” del 12 febbraio 2010 a Bologna, tra l’altro, scrive: “all’università si chiede di ‘stare sul mercato’”, non bisogna “gravare gli atenei di  regole, vincoli, controlli a monte”, occorre “dare agli atenei la massima libertà possibile, controllando con rigore a valle, ex post, il loro operato”, ”libertà agli atenei di cooptare chi ritengano opportuno sotto la propria responsabilità”, negli atenei corre accentrare “il potere, rendendo più chiara l’attribuzione di responsabilità”, “una volta presa l’idoneità, si vada a chiamata nominativa dal consiglio di dipartimento e basta. Poi verrà il sistema di premi e punizioni ex post.” Concetti simili a quelli ribaditi recentemente dall’on. Walter Tocci (PD).

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2. Intervento dell’ANDU al Convegno di Bologna.

          “Il disegno di legge governativo sull’Università è voluto dai forti per i forti, per renderli ancora più forti. Le oligarchie che hanno operato in questi anni negli Atenei e a livello nazionale vogliono ancor più gestire privatisticamente le risorse pubbliche per l’Università. Con il DDL governativo sull’Università si commissioneranno gli Atenei e il Sistema nazionale universitario. Ancora una volta il Parlamento è destinato a ratificare la volontà di un gruppo di potere che ha già imposto la controriforma del CUN, i finti concorsi locali, il “3 + 2”. Già l’attuale Parlamento ha mostrato di non essere in grado di prendere decisioni autonome in occasione della questione della ‘rottamazione dei ricercatori’: ordini del giorno, emendamenti e pronunciamenti quasi unanimi che non sono però riusciti a portare alla decisone di eliminare una norma insensata e ingiusta.

         Il gruppo di potere che ha dominato e domina sull’Università italiana ha già mostrato la sua capacità di operare ‘senza limiti’ quando sono stati ‘inventati’ l’IIT di Genova, il SUM di Firenze e l’IMT di Lucca.

         Quale è il vero obiettivo del DDL governativo?

         E’ certamente urgente intervenire per rimuovere negli Atenei l’assetto di potere che ha portato al loro dissesto. Un potere basato su un Senato Accademico incapace, per la presenza dei Presidi, di esprimere una gestione nell’interesse generale dell’Ateneo. Senati Accademici deboli che hanno dato spazio alla figura del rettore-padrone, dotato di un potere enorme e i cui risultati disastrosi sono sotto gli occhi di tutti.

          Come interviene il DDL per eliminare questo stato di cose?

          Non certo riqualificando e responsabilizzando il Senato Accademico, costituendolo con tutti i componenti direttamente eletti (senza i presidi, quindi) e dotandolo di poteri reali di programmazione e controllo. Al contrario si sceglie di aumentare ulteriormente i poteri del Rettore, che diventa un sovrano assoluto, e assegnando ad esso e al ‘suo’ Consiglio di Amministrazione poteri immensi, tra cui quelli di bandire i concorsi e di decidere sui vincitori. Consigli di Amministrazione obbligatoriamente con membri esterni per riprodurre nelle Università il ‘modello Asl’ o, forse si potrà dire, il ‘modello protezione civile’.

          Un’altra questione su cui è urgente intervenire è quella del nepotismo, dei finti concorsi locali che sono fonte anche di clientelismo. Il DDL, invece di superare il localismo, lo rafforza rendendo ancora più arbitraria la scelta dei vincitori dei concorsi. Da molti anni chiediamo, inascoltati, di ‘allontanare’ il più possibile le scelte concorsuali dai singoli ‘maestri’, con concorsi nazionali con commissioni composte solo per sorteggio, e chiediamo la sostituzione di tutte le attuali figure precarie con una sola figura pre-ruolo della durata massima di tre anni e con piena autonomia scientifica. C’è chi sostiene che la figura del ricercatore a tempo determinato sia la realizzazione di una tenure track rispetto alla fascia dei professori associati. In realtà essa si aggiunge alle attuali figure precarie, aumentando a dismisura il precariato, nella quantità e nella durata. Si fa finta di non accorgersi che la tenure track ad associato esiste già ed è quella dell’associato non confermato (lo stesso vale per il professore di prima fascia non confermato).

          Che l’obiettivo del DDL sia quello di imporre a tutti gli Atenei una gestione ancora più oligarchica di quella attuale lo dimostra il recente Statuto dell’Università di Camerino. In questo Statuto si è già adottato l’impianto gestionale al quale ora il DDL governativo vuole obbligare tutte le Università. Insomma la legge non è necessaria per consentire una scelta, ma per imporla.

          La CRUI ha una responsabilità enorme in tutto questo, avendo scelto di supportare un DDL che demolisce del tutto il Sistema nazionale delle Università. Anzi la CRUI, con il suo documento della primavera scorsa (votato all’unanimità), ha addirittura anticipato i contenuti del DDL governativo. Una CRUI che risulta compatta solo in tali occasioni, e si spezzetta invece in tante parti nelle altre (CRUI del Nord, CRUI del Sud, CRUI degli Istituti a statuto speciale, CRUI delle private).

          Per giustificare i cambiamenti imposti per commissariare di fatto gli Atenei, si sostiene che si tratti di misure necessarie per far fronte alla riduzione dei finanziamenti, come se i tagli all’Università fossero un dato naturale e non un scelta politica per demolirla alla quale è invece necessario opporsi con tutte le forze.

Nunzio Miraglia – coordinatore nazionale dell’ANDU”

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 3. Replica del sen Valditara agli interventi sul DDL governativo in Commissione Istruzione.

          Il sen. Giuseppe Valditara ha dedicato un più ampio spazio all’intervento del sen. Giambrone (IDV), l’unico contrario al DDL governativo. Va precisato che l’intervento di Giambrone e’ stato ‘pareggiato’ da quello del sen. Pardi, anche lui dell’IDV, ma non contrario al DDL governativo. Nella sua replica il sen. Valditara “evidenzia l’ampia coincidenza fra maggioranza ed opposizione nella comune valutazione di molti punti decisivi del disegno di legge governativo; alla luce di questa consonanza, auspica che anche l’attività emendativa trovi forme di intesa trasversali nell’interesse esclusivo dell’università italiana e quindi della Nazione.” (dal resoconto sommario della seduta del 2 marzo 2010 della Commissione Istruzione del Senato). 

         Il 3 marzo 2010 è intervenuto in Commissione il Ministro. Il ministro Gelmini ha anche fatto “osservare che il massimo sforzo economico è stato già compiuto con il reperimento dei summenzionati 400 milioni di euro. Pur non escludendo la possibilità di ulteriori incrementi, paventa il rischio che la ricerca di nuove risorse rallenti in realtà il risultato finale. Anche la CRUI, sottolinea, è consapevole che nell’immediato non sono disponibili altri stanziamenti. Auspica quindi che il testo sia approvato dal Senato entro il mese di aprile, onde poterlo varare definitivamente prima dell’estate.” (dal resoconto sommario della seduta del 3 marzo 2010 della Commissione Istruzione del Senato). 

        Il termine per presentare gli emendamenti in Commissione è stato fissato a giovedì 11 marzo alle ore 18.

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 4. L’incredibile ‘opposizione’ del PD al DDL governativo.

       La sostanziale convergenza del PDL e del PD sul DDL governativo in Parlamento, sull’Unità del 3 marzo 2010 diventa invece una comune messa “in radicale discussione (del)l’intero impianto” del DDL governativo. Questo è quanto scrive la senatrice Vittoria Franco (PD). E visto che “il Parlamento sta dimostrando la capacità di affrontare con spirito di condivisa responsabilità la riforma”, Franco chiede addirittura che “la ministra Gelmini ritiri il suo ddl e lasci l’iniziativa al Parlamento.” Insomma la senatrice Franco la vuole mettere in politica (elettorale). Se invece volesse fare politica vera (quella dei contenuti) dovrebbe tenere conto almeno dei seguenti fatti:

1. il DDL governativo non è del ministro Gelmini, ma dei suoi consiglieri e dei loro ‘interlocutori’. Le scelte di questi veri autori del DDL sono ‘conformi’ alle richieste della Confindustria e della CRUI;

2. il DDL governativo riprende sostanzialmente i contenuti del DDL presentato dal PD mesi prima, ed entrambi, per la governance, riprendono quanto scritto nel 2004 dalla Fondazione-lobby trasversale accademico-confindustriale TreeLLLe. Quindi, prima di chiedere il ritiro del ‘suo’ DDL all’incolpevole e inesistente Ministro, cominci il PD a ritirare il suo;

3. le critiche espresse dai Senatori del PDL, del PD e dell’IDV (eccetto il sen. Giambrone) sono volte a peggiorare, se possibile, il DDL governativo, rendendo ancora più ‘puro’ l’impianto aziendalistico-mercantilistico della ‘riforma’ degli Atenei e ancor più forte il controllo centrale, attraverso l’ANVUR, del Sistema nazionale degli Atenei. Tradotto in ‘italiano’, si vuole rendere ancora più forti le oligarchie locali e ancora più potente l’oligarchia nazionale, che ha mostrato in tanti anni di sapere ben operare per la distruzione dell’Università statale

          Se la senatrice Vittoria Franco volesse veramente contrapporsi al DDL governativo (e a quello del PD) basterebbe che presentasse (e realmente sostenesse) pochi emendamenti che prevedessero:

a)      al posto del commissariamento nazionale degli Atenei attraverso l’ANVUR, la costituzione di un Organo di autogoverno del Sistema nazionale degli Atenei, con rappresentanze di tutte le categorie elette direttamente in maniera non corporativa e frammentata a difesa dell’autonomia dai poteri forti interni ed esterni all’accademia;

b)      al posto della ‘dittatura responsabile’ dei Rettori e dei ‘loro’ Consigli di Amministrazione ‘modello Asl’, l’introduzione per la prima volta negli Atenei della ‘democrazia responsabile’, imperniata in Senati Accademici rappresentativi di tutte le categorie e con componenti tutti direttamente eletti (niente Presidi);

c)      al posto di un organo di revisione degli Statuti nominato dagli attuali organi di ateneo, presieduti-controllati dai rettori ed espressione delle oligarchie locali, un organo costituente composto pariteticamente da tutte le categorie, con tutti i rappresentati eletti direttamente;

d)     al posto della cooptazione personale (la “chiamata diretta responsabile”), la cooptazione nazionale attraverso concorsi nazionali per i reclutamento, con commissioni interamente sorteggiate. Questo modo di reclutare nel livello iniziale della docenza (oggi la fascia dei ricercatori) non è stato mai applicato.;

e)      invece di aumentare e allungare il precariato sostituendo il ruolo dei ricercatori con un ‘nuova’ figura di ricercatori a termine, sostituire tutte le attuali figure precarie con una sola figura pre-ruolo di durata massima di tre anni (non rinnovabili) e con numeri rapportati agli sbocchi in ruolo.

         Come si vede non ci vuole molto per essere realmente alternativi al DDL governativo: occorrerebbe ‘solo’ smettere finalmente di rappresentare e difendere gli interessi accademico-confindustriali.

(per maggiori dettagli v. la proposta dell’ANDU “Per una Università democratica”)

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 5. Summit europeo del 25 marzo 2010 a Bruxelles.

          Il Summit europeo (in inglese e in francese) si terrà il 25 marzo 2010 a Bruxelles in alternativa alla Riunione dei Capi di Stato dei Paesi dell’Unione Europea per un bilancio della “Strategia di Lisbona” (v. “Appello europeo contro il mercato della conoscenza“). L’ANDU parteciperà al Summit con una sua rappresentanza. E’ possibile partecipare al Summit anche individualmente.

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6. Documento contro il DDL governativo del Consiglio di Facoltà di Scienze dell’Università di Torino.

         “Il Consiglio di Facoltà  di Scienze M.F.N. riunito il 23 Febbraio 2010 ribadisce la preoccupazione, già  espressa con la mozione approvata nel CdF del 16 novembre 2009, per le scelte che il Governo intende intraprendere in relazione al Disegno di Legge ‘Gelmini’ per l’Università, presentato dall’attuale Governo e attualmente in discussione al Senato  della Repubblica.

          In particolare, per quanto riguarda i futuri ricercatori, rileva come l’introduzione del ricercatore a tempo determinato così come definito nel DdL (ovvero, senza che venga contestualmente messo a bilancio un posto di ruolo, come nella tenure track) allunghi in modo punitivo il precariato e disincentivi fortemente i migliori talenti dall’intraprendere la carriera universitaria.

         Inoltre, a causa dei tagli ai finanziamenti, del blocco parziale del turnover e della messa ad esaurimento del ruolo di ricercatore, diventa concreto il rischio che i futuri concorsi da associato siano in numero assolutamente insufficiente a garantire al contempo l’assunzione dei ricercatori a tempo determinato e una congrua possibilità di carriera agli attuali  ricercatori, che da anni svolgono un ruolo insostituibile per mantenere l’offerta formativa.

          Il CdF prende atto che per i suddetti motivi i ricercatori della Facoltà, riunitisi in assemblea il 18 Febbraio, hanno manifestato per protesta l’intenzione di non partecipare alle commissioni di laurea a partire dalla sessione estiva 2009-2010 e di rinunciare all’attività didattica (non obbligatoria per legge) a partire dall’Anno Accademico 2010-2011, e  manifesta loro la propria solidarietà.

         Il Consiglio di Facoltà  chiede quindi al Magnifico Rettore di farsi portavoce del disagio e delle preoccupazioni dei membri del Consiglio presso le sedi opportune (MIUR, CRUI, CUN, etc.) al fine di promuovere radicali modifiche del disegno di legge, tramite le quali vengano previsti per gli Atenei:

- finanziamenti adeguati al ruolo fondamentale svolto dagli Atenei nel campo della ricerca e dell’alta formazione;

- una governance competente e responsabile, rispettosa dell’autonomia dell’Ateneo ed espressione pienamente democratica dalle sue varie componenti;

-  percorsi di reclutamento in grado di motivare gli studiosi più capaci ad intraprendere la carriera universitaria;

- un’articolazione della docenza che riconosca agli attuali ricercatori l’effettiva funzione docente, il diritto a reali opportunità di carriera che tengano in conto anche l’attività didattica svolta, la partecipazione piena con pari dignità  agli organi di governo dell’Università.”

3 comments for “DDL: Quagliariello (e Tocci), Valditara, PD – Summit europeo – Ricercatori a Torino

  1. 4 marzo 2010 at 17:41

    ANVUR, ORGANISMO TERZO (?)
    di Mauro Degli Esposti

    Sono rimasto colpito dal commento al punto 4a:…’commissariamento nazionale degli Atenei attraverso l’ANVUR’. Ma l’idea della riforma sarebbe che la valutazione ex-post dovrebbe essere portata avanti da un organismo TERZO, tipo RAE in UK. Proprio come la novella ANVUR dovrebbe essere – pur essendo nominata formalmente, nella composizione del suo consiglio, dal ministro. Potreste chiarire i vostri timori di commissariamento centrale?
    Thanks

  2. 5 marzo 2010 at 12:25

    NON COSTITUZIONALE IL RETTORE MONARCA
    di Antonino Graziano dell’Università di Catania

    Sul reclutamento dei docenti, il ministro ribadisce l’opzione in favore dell’abilitazione nazionale seguita dalla chiamata locale. Rileva altresì l’esigenza di un forte ringiovanimento del corpo docente, anticipando fin d’ora contrarietà in ordine a qualunque ipotesi di aumentare l’età pensionabile degli accademici.

    Soffermandosi poi sulla struttura di governo degli atenei, l’adozione del codice etico; il rafforzamento dei poteri del rettore; il limite massimo di otto anni al loro mandato; la distinzione di funzioni tra senato accademico e consiglio di amministrazione, organo quest’ultimo non direttivo ma fortemente responsabilizzato e competente.

    In questo il DDL prevalica la costituzione assegnando al rettore poteri discrezionali monarchici, e svuotando il senato ed il consiglio d’ammnistrazione del ruolo che l’autogoverno dell’ateneo ha affidato. La valutazione del passato è utile ,direi necessaria per capire se le risorse umane acquisite sono idonee nel progetto di crescita culturale dell’università.

  3. 1 aprile 2010 at 06:59

    Sono due i nodi fondamentali della riforma Gelmini:
    1) Ricercatori e loro destino (sono tanti e difficili e costosi da collocare)
    2) Governance (elettorato attivo, elettorato passivo, composizione organi collegiali loro durata ecc.)
    A questi è collegato la carota della riforma, cioè i soldi vero ossigeno per fare sopravvivere il sistema bocchegiante (e con esso il Paese che dipende come l’ aria dall’ Università per la sua classe dirigente da formare).
    Il primo è difficilmente risolvibile se non da un mix di prepensionamenti VOLONTARI (come nell’ industria !!) e di un emendamento per fare diventare i migliori professori associati.

    Il secondo è risolvibile solo in modo democratico mediante una rappresentanza elettiva in ogni organo collegiale accademico di ogni categoria (ricercatore, associato, ordinario tecnico-amministrativo) che sia il testimone delle attività collegiali svolte ed il propositore delle istanze
    Il terzo elemento (soldi) non può che essere sganciato da logiche di tipo commerciale ed industriale da tentativi rapaci di appropriarsi del giocattolo. Soldi ne servono eccome: vedi il caso di Siena, ma non solo. Ma se vuoi soldi in più devi fare qualcosa anche tu (prepensionare chi ha 70 anni, introdurre rigidi codici etici su trasparenza, nepotismo, clientelismo ecc., introdurre per statuto il voto segreto nelle chiamate come è successo a Bari, aprirti anche alla concorrenza internazionale, incentivare economicamente e fiscalmente la fusione e federazione tra Atenei come è stato già proposto per i Comuni).
    Inoltre c’ è da risolvere il gravissimo nodo del docente e ricercatore delle facoltà mediche, strutturato nei Policlinici che svolge già adesso una marea di orario di lavoro (a Tor Vergata 38 ore !!!) assistenziale alla settimana e non si vede come possa fare “almeno 350 ore ed almeno 250 ore”. Bisogna che il DDL entri nel merito e stabilisca UN MASSIMO PER L’ IMPEGNO ORARIO ASSISTENZIALE per consentire di dedicarci ai nostri compiti istituzionali didattici e di ricerca

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