“Baroni e assistenti-servi”

            Invitiamo a leggere l’interessante intervento di Tonino Bucci (Liberazione del 26 febbraio 2010), una denuncia delle intollerabili condizioni dei precari e del nepotismo nelle Università italiane. Tonino Bucci, tra l’altro, scrive che i tagli (“roba da far chiudere gli atenei”) sono “solo una parte del problema”. Ci sono anche “i baroni che fanno il bello e cattivo tempo, il meccanismo di selezione che non funziona più, i concorsi pubblici che fanno acqua da tutte le parti, la manipolazione delle regole e last but not least ricercatori costretti a lavorare da precari fin quasi l’età pensionabile.” “Una pentola in ebollizione sul punto di esplodere.” Precisato che “non sarà certo il taglio dei fondi a portare nuove assunzioni”, Bucci aggiunge che “da non sottovalutare sono gli scandali dei concorsi pubblici, le logiche parentali o clientelari con i quali i baroni scelgono il corpo docente. Precariato e strapotere accademico sono due facce della stessa medaglia.” E ancora afferma che il barone è “un personaggio che dedica la maggior parte del proprio tempo ad architettare metodi sempre più sofisticati per controllare le assunzioni e le promozioni dei propri collaboratori.” Un sistema di “reclutamento di ‘assistenti-schiavi’.”

         Come abbiamo già sostenuto in occasione di un altro intervento sul drammatico fenomeno del precariato e sugli attuali finti concorsi nell’Università, ripetiamo che l’unico modo, in Italia, per debellare le piaghe del precariato e del nepotismo è quello prospettato dall’ANDU (v. punto 2 della PROPOSTA su docenza e concorsi universitari).

4 comments for ““Baroni e assistenti-servi”

  1. Giovanna Campani
    28 febbraio 2010 at 19:20

    LA SALVEZZA E’ L’EUROPA
    di Giovanna Campani dell’Università di Firenze

    L’articolo é solo in parte condivisibile. Tonino Bucci sembra avere una conoscenza molto parziale dell’Università italiana: lo sa Bucci che esiste l’Unione Europea? Lo spazio europeo della ricerca? I progetti europei del VII programma quadro? Il programma Erasmus? Leonardo, etc…? Lo sa che lì c’é un’ancora di salvezza per i docenti che rifiutano le logiche clientelari, per i giovani che vogliano avere dei confronti con un mondo della ricerca che fa ricerca e non é interessato allo produzione di assistenti-schiavi? Certo, poi i migliori se ne vanno fuori d’Italia per sempre…basta girare le Università del Regno Unito per rendersene conto, ma finché la sinistra italiana non si renderà conto che dall’anomalia italiana si esce diventando europei e non facendo la rivoluzione d’ottobre o la presa del Moncada, beh…le speranze sono poche -di cacciare questa classe dirigente indecente e di cambiare l’Università.

  2. Paolo Tomasi
    28 febbraio 2010 at 20:05

    FONDI EUROPEI: DIFFICILE OTTENERLI E USARLI
    di Paolo Tomasi

    Be’, i fondi europei esistono, certo. Ma accedervi non e’ facile, occorrono spesso collaborazioni internazionali e un aiuto da parte dell’amministrazione universitaria puo’ essere indispensabile. Ma anche ammesso che uno i fondi li ottenga, se non e’ in buoni rapporti col baronato locale sara’ difficile ottenere uso di apparecchiature, locali, et similia…

  3. Francesco Musacchia
    1 marzo 2010 at 17:43

    SINISTRA SENZA PROGETTO
    di Francesco Musacchia dell’Università di Palermo

    Ciò che viene denunciato per l’Università è tipico di tutti i comparti della nostra Pubblica Amministrazione. La stessa composizione del Parlamento si produce per “chiamata diretta” e non sembra che esista anche un solo partito, al di là delle dichiarazioni ufficiali, che voglia rinunciare a questo privilegio. A Giovanna Campani vorrei osservare che la sinistra italiana ha dimostrato dal dopoguerra in poi di non potere essere una sponda credibile per i movimenti che vogliano trasformare il nostro sistema formativo e quindi, invocarla non porta da nessuna parte. Questa sinistra ha perso e continua a perdere troppe occasioni per dimostrare di avere un progetto compiuto di società moderna. In questo senso credo che l’approdo in Europa richieda proprio un percorso rivoluzionario. Incruento certamente, ma rivoluzionario.

  4. 2 marzo 2010 at 12:17

    NON SIAMO TUTTI COLPEVOLI
    di Antonino Graziano dell’Università di Catania

    Se un professore anziano ed emerito sente, il bisogno di aprire la tastiera e scrivere certe cose, qualcosa che assomigliava ad un equilibrio si deve pur essere rotto. Come si dice in questi casi, la misura è colma.
    Per questo bisogna ritornare a pensare, con calma e serenità.
    Quello che però non si può accettare è la chiamata collettiva di responsabilità, dove tutti sono colpevoli allo stesso modo, quindi nessuno lo è.
    Nell’università ci sono molti che non hanno accettato le logiche degenerative come ineluttabili e che con abnegazione e, a volte, con disperazione operano per remarvi contro.
    Riproporre la notte hegeliana, dove poi ognuno distingua a modo suo dove collocarsi e riconsideri soggettivamente “il bene e il male”, forse è una maniera per accorgersi delle regole (degenerate) del gioco e spiegarsi della perdita di punti di riferimento e di valori condivisi.

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