Il DDL del Governo sull’Università è un commissariamento degli Atenei

Commento dell’ANDU al DDL governativo sull’Università del 28/10/2009

1.     Il contesto
2.     Perche’ una legge sulla ‘governance’?
3.     Cancellazione della partecipazione democratica
4.     L’alternativa dell’ANDU

Il  28 ottobre 2009 il Governo ha approvato il DDL su ‘governance’ e reclutamento.  Il Ministro non ha mai voluto confrontarsi con le rappresentanze universitarie su una bozza ufficiale del DDL prima della sua presentazione al Consiglio dei Ministri.
Nel presente documento si analizzano i contenuti del DDL riguardanti la ‘governance’ degli Atenei. Saranno al piu’ presto analizzati anche i contenuti relativi al reclutamento i cui elementi centrali comunque sono: blocco dei concorsi con espulsione di gran parte degli attuali precari, riduzione drastica dei docenti di ruolo, messa ad esaurimento dei ricercatori di ruolo ‘sostituiti’ da ricercatori precari, allungamento ulteriore del periodo di precariato, istituzione del super-ricercatore ministeriale precario, accentuazione del localismo concorsuale (nepotismo, clientelismo, ecc.) con ‘concorsi’ letteralmente ‘fatti in casa’. In ogni caso, il risultato certo di questo DDL sara’ un ulteriore blocco dei concorsi: passeranno anni prima che possa prendere servizio il vincitore di un concorso svolto con le nuove regole. Infatti i tempi di approvazione del DDL governativo saranno lunghi e ulteriori mesi passeranno per emanare i decreti attuativi e poi approvare i regolamenti di Ateneo.

1. Il contesto

Per mesi sono circolate bozze ‘informali’ del DDL ministeriale ed e’ stata piu’ volte annunciata la sua imminente presentazione e ogni volta la ‘grande’ stampa ne ha magnificato i nuovi (sempre gli stessi!) contenuti ‘rivoluzionari’. La stessa stampa sta ora propagandando le grandi novita’ – sempre le stesse – del DDL e sta ospitando i soddisfatti commenti dei soliti accademici-opinionisti.
In questi mesi, nel frattempo, sono stati bloccati i concorsi gia’ banditi e sono stati mantenuti i tagli mortali che stanno affossando definitivamente gli Atenei.
Di fronte a tutto questo la Conferenza dei Rettori, che si e’ andata frantumando in parti separate da interessi diversi, e’ riuscita ‘solo’ a sostenere il progetto ministeriale che ha tra suoi i punti piu’ ‘qualificanti’ proprio quello del rafforzamento ulteriore del potere dei Rettori.
E’ inoltre risultato sempre piu’ evidente che, come nei precedenti Governi, il vero Ministro dell’Universita’ e’ quello dell’Economia: quest’ultimo – per non lasciare alcun dubbio – ha ‘assistito’ il finto Ministro dell’Universita’ nella Conferenza stampa di presentazione del DDL appena approvato dal Governo.

2. Perche’ una legge sulla ‘governance’?

Si sta ricorrendo ad una legge sulla ‘governance’ per introdurre OBBLIGATORIAMENTE negli Atenei assetti organizzativi che fino ad oggi sarebbe stato possibile introdurre autonomamente.     Il DDL sulla ‘governance’ ha, infatti, l’obiettivo di COSTRINGERE gli Atenei a modificare, secondo una logica aziendalistica, il proprio assetto istituzionale per accentrare nelle mani del Rettore e del ristretto numero di componenti del nuovo Consiglio di Amministrazione (con almeno il 40% di esterni) TUTTA la gestione dell’Ateneo, oggi formalmente esercitata dal SA, dal CdA, dai Consigli di Facolta’ e di Dipartimento. Una modifica finora non adottata dai singoli Atenei, nonostante essa fosse consentita dall’autonomia statutaria, come e’ dimostrato dal nuovo Statuto di Camerino che ha adottato proprio un ‘modello’ molto simile a quello che il Governo ora vuole IMPORRE a tutti gli Atenei.
Il modello che si vuole imporre e’ quello ‘dettato’ da anni dalla Confindustria e dalla ‘sua’ lobby trasversale costituita dalla Fondazione TreeLLLe. Un modello che e’ condiviso dal PD, in un clima bipartisan che da decenni caratterizza l’attivita’ governativa e parlamentare sull’Universita’.
Un trasversalismo che la Confindustria ha sempre ‘coltivato’ e che e’ tornata ad auspicare attraverso il suo Vice-presidente Felice Rocca che, benedicendo il DDL appena approvato, ha dichiarato: “Mi auguro che l’iter parlamentare sia rapido, registri un ampio consenso e non stravolga un provvedimento organico ed equilibrato che raccoglie anche le migliori proposte dell’opposizione”.
La sostanziale corrispondenza tra le posizioni della Fondazione TreeLLLe, quelle governative e quelle del PD si puo’ constare leggendo il documento “DDL PD: commissariamento degli Atenei e dei docenti“.

3. Cancellazione della partecipazione democratica

L’obiettivo principale del DDL e’ quello di azzerare la partecipazione democratica nella gestione degli Atenei, trasformandoli in aziende simili alle ASL
.     Mentre il SA e’ ridotto a mero organo propositivo e consultivo (art. 2, comma 2, lettera e, del DDL governativo), al nuovo CdA – non elettivo – sono assegnati poteri ASSOLUTI (art. 2, comma 2, lettere f e g). Il ruolo dei Consigli di Dipartimento e’ svuotato dalla “istituzione di un organo DELIBERANTE, composto dai direttori dei dipartimenti in esse (facolta’ o scuole, ndr) raggruppati” (art. 2, comma 3, lettera f).
Per essere certi della ‘corretta’ applicazione della controriforma e’ previsto che a predisporre il nuovo statuto sia un “apposito organo” composto dal “rettore con funzioni di presidente, due rappresentanti degli studenti, sei designati dal senato accademico e sei dal consiglio di amministrazione”. In ogni caso il nuovo statuto sara’ “adottato con delibere del senato accademico e del consiglio di amministrazione.” (art. 2, comma 6). Tutto questo va nella direzione opposta alla formazione di un Organo costituente di Ateneo (p.e., composto da rappresentanze paritetiche direttamente elette da ordinari, associati, ricercatori, tecnico-amministrativi e studenti), un Organo indispensabile se si volessero affidare le decisioni sul nuovo assetto dell’Ateneo all’Ateneo stesso e non alla sua oligarchia.
‘Naturalmente’ nel DDL governativo non e’ prevista la costituzione di un nuovo e unico Organo nazionale di autogoverno, che rappresenti e coordini le Universita’ e difenda il Sistema nazionale degli Atenei dai poteri forti accademico-politici. Un Organo composto da rappresentanti di tutte le componenti universitarie (docenti, tecnico-amministrativi, studenti), eletti in maniera diretta, non corporativa e non frammentaria.

4. L’alternativa dell’ANDU

Il DDL governativo, se approvato, porterebbe alla fine dell’idea stessa di Universita’ di massa, democratica e di qualita’, e all’indebolimento dell’assetto democratico del nostro Paese.
Occorre reagire tempestivamente e decisamente contro quello che costituisce l’atto finale di un attacco all’Universita’ che da oltre un decennio e’ trasversalmente condotto dai poteri forti accademico-confindustriali e occorre anche battersi per il rilancio dell’Universita’ statale, che puo’ avvenire solo attraverso una immediata riforma democratica che scardini quel potere baronale che ha contribuito alla sua demolizione.
Per quanto riguarda la ‘governance’, e’ urgente un cambiamento organizzativo che finalmente consenta il pieno e responsabile coinvolgimento di tutti coloro che operano e studiano nell’Universita’.
In questa direzione si ripropone quanto ha elaborato l’ANDU a questo proposito.

= Governo del Sistema nazionale e organizzazione degli Atenei

– Sistema nazionale
Occorre prevedere un unico Organo di autogoverno del Sistema nazionale delle Universita’ direttamente eletto da tutte le componenti (docenti, tecnico-amministrativi, studenti) del mondo universitario, con una rappresentanza non frammentata (5 o 6 aree equivalenti) e non corporativa (elettorato attivo e passivo comuni) delle tre fasce della docenza.
Alle Conferenze nazionali dei Rettori, dei Presidi e dei Direttori di Dipartimento dovrebbero essere riconosciuti specifici ruoli.

– Organizzazione degli Atenei

Premessa.
La riforma proposta dall’ANDU si basa sulla previsione, per la prima volta nell’Universita’ italiana, di un gestione DEMOCRATICA degli Atenei, attraverso un Organismo i cui componenti siano TUTTI DIRETTAMENTE eletti da tutte le categorie e che abbia poteri effettivi, riducendo e bilanciando quelli del Rettore: e’ l’assenza di un Organo collegiale di Ateneo, democratico e realmente responsabile, che ha impedito una gestione rispettosa degli interessi generali dell’Universita’ e della Societa’.

Proposta
Il Rettore deve essere eletto da tutti i docenti (professori e ricercatori), con una consistente partecipazione dei tecnico-amministrativi e degli studenti.
Il Senato Accademico e il Consiglio di Amministrazione dovrebbero essere sostituiti da un “Consiglio di Ateneo” i cui componenti dovrebbero essere tutti direttamente eletti, con una rappresentanza dei docenti non frammentata e non corporativa. Il Consiglio di Ateneo dovrebbe eleggere al suo interno un Presidente.
Negli Atenei dovrebbero essere previsti specifici ruoli per i Collegi dei Presidi, dei Direttori di Dipartimento e dei Presidenti dei Consigli di Corso di Studio.
Potrebbe essere previsto un Organo di gestione (un “Esecutivo di Ateneo”), eletto dal Consiglio di Ateneo, da affiancare al Rettore.     Il Rettore e tutti i componenti del Consiglio di Ateneo devono essere interni all’Ateneo stesso.
Le strutture portanti dell’Ateneo devono diventare i Consigli di Corso di Studi per la didattica e i Dipartimenti per la ricerca. Nei Dipartimenti, rivedendone i criteri di formazione e le dimensioni, si dovrebbero ‘incardinare’ i docenti, togliendo la ‘gestione’ dei posti ai Consigli di Facolta’ , che dovrebbero svolgere compiti di coordinamento dei Corsi di Studio.
La composizione e i compiti delle strutture degli Atenei devono essere normati dalla legge.

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