23 gennaio 2009 – ANDU
Il Coordinamento dei Ricercatori dell’Universita’ di Firenze esprime il proprio profondo dissenso verso il pensionamento anticipato dei ricercatori, che nel nostro ateneo vedra’ collocati a riposo 55 colleghi che hanno maturato 40 anni di contributi, messo in opera dall’articolo 72, comma 11 della L.133.
Tale norma lede un diritto ad una scelta individuale che, in taluni casi, puo’ addirittura condurre al paradosso di un pensionamento forzato prima del compimento del 60° anno di eta’. Per altro verso, la formulazione della norma, nell’escludere dall’ambito di applicazione i professori ordinari ed associati (oltre che i magistrati e i primari ospedalieri), introduce un’incomprensibile disparita’ di trattamento nei confronti del restante personale dell’Universita'; nel caso dei ricercatori, tale disparita’ si traduce addirittura in un intervento di frattura dello stato giuridico della docenza.
Si tratta quindi di una palese discriminazione verso i ricercatori. Questi ultimi infatti, nonostante il MIUR li consideri professori a tutti gli effetti quando fissa i requisiti minimi per l’attivazione dei Corsi di Studio delle universita’, in forza di tale norma possono subire un pensionamento coatto anticipato al raggiungimento di 40 anni di anzianita’ contributiva, pensionamento da cui sono invece esentati professori ordinari e associati. Tale norma permetterebbe addirittura il pensionamento di docenti che hanno meno di 60 anni, ma raggiungono l’anzianita’ contributiva ivi prevista in quanto hanno riscattato, a proprie spese, gli anni di laurea ed eventuali altri servizi.
Inoltre questo provvedimento a livello di diritto e’ palesemente illegittimo e prospettiamo infatti danni sia morali che economici. La legge 133/08 art. 72 prevede che si possa fare il prepensionamento, ma aggiunge testualmente: “Le disposizioni di cui al presente comma non si applicano a magistrati e professori universitari.” Notate, non si dice “di ruolo”, ne’ “Ordinari o associati”. Ma un’altra legge precedente, 230/05 stabilisce all’art. 5 comma 11 che i ricercatori con incarico di insegnamento sono professori aggregati: “Ai ricercatori, agli assistenti del ruolo ad esaurimento e ai tecnici laureati …. sono affidati, con il loro consenso e fermo restando il rispettivo inquadramento e trattamento giuridico ed economico, corsi e moduli curriculari …. Ad essi e’ attribuito il titolo di professore aggregato per il periodo di durata degli stessi corsi e moduli.” Non vale dire che col prepensionamento si perde incarico e titolo: ci vogliono 6 mesi di preavviso, quindi bisogna prima togliere il corso, e dopo 6 mesi licenziare. Quindi sicuramente sono possibili ricorsi al TAR, se va bene con sospensiva, se va male con reintegro successivo.
Infine ci appare grave l’atteggiamento remissivo del senato accademico che applica senza opposizione la scelta iniqua del governo, e di fatto evidenzia una frattura grave fra le componenti in ateneo laddove praticamente i professori pensionano i ricercatori. Nelle decisioni del senato di Firenze non c’è stata nessuna considerazione dell’ valore scientifico di questi ricercatori. O forse c’era, ma era implicito? In tale caso la decenza vorrebbe che ci fosse una valutazione esplicita, per quanto severa, prima di prendere una decisione del genere. Una universita’ che valuta cose cosi’ importanti come il prepensionamento sulla base di un unico parametro d’eta’ non merita il nome e il prestigio che dovrebbe essere associato al concetto di universita’.
Citiamo in proposito alcuni recenti interventi su questa vicenda; di Piero Ostellino: “Così, ancora una volta, si risolvera’ in sede amministrativa un problema strutturale: Come vuole la cultura corporativa, dirigista, antimeritocratica del paese”, di Vittorio Coletti: “Ricercatori di sessanta e meno anni (le vere vittime del momento) sono sbattuti in pensione (non certo alla fame, sia chiaro), con una insensibilita’ umana e sociale che forse per la prima volta si applica nel pubblico impiego. Ne saranno soddisfatti i social killer alla Brunetta. Ma intanto gli universitari cominciano anche loro a vergognarsi.E’ una pagina triste della storia dell’universita’ italiana..”
Il Coordinamento dei Ricercatori dell’Universita’ di Firenze, per quanto suesposto: – approva, appoggia e sostiene gli emendamenti presentanti in Parlamento tesi a eliminare questa disparita’ di trattamento; – appoggia i ricorsi collettivi dei colleghi contro tale provvedimento; – chiede al Consiglio di Amministrazione di sospenderne l’applicazione in attesa degli sviluppi istituzionali susseguenti alla valutazione ed eventuale approvazione degli emendamenti, presentati alla Camera dei Deputati, al comma 3 dell’art.5 del DDL AC 2031.