“Istituto Italiano Tremonti”

      “Istituto Italiano Tremonti” è il titolo di un intervento di Marco Cattaneo, direttore responsabile della rivista Le Scienze. Marco Cattaneo analizza a fondo l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova: come è nato, quanto è finanziato, come funziona, quanto produce. Cattaneo denuncia, in particolare, il trasferimento di ingenti risorse dalla Fondazione IRI a quella dell’IIT previsto dall’art. 17 della Legge 133. 

     Non vorremmo sbagliarci, anzi lo vorremmo!, ma la denuncia di Cattaneo è la sola dopo quella fatta dall’ANDU all’indomani dell’emanazione del decreto-legge poi convertito nella Legge 133 e dall’ANDU stessa ripetuta in questi mesi. Silenzio stampa, silenzio politico-parlamentare, silenzio accademico, silenzio generalizzato su un fatto gravissimo che costituisce anche una vera e propria provocazione nel momento in cui con la stessa legge si tagliano mortalmente i fondi per l’Università. Ricordiamo quanto denunciato dall’ANDU il 28 giugno 2008: “Le Università, specie quelle statali, – si sa – sprecano le risorse pubbliche e per questo è bene tagliare loro i finanziamenti e puntare su centri di eccellenza da inventare e da finanziare abbondantemente a parte (IIT di Genova, SUM di Firenze, IMT di Lucca). E all’IIT, centro che per eccellenza è il più eccellente, presieduto dal Direttore Generale del Ministero dell’Economia e delle Finanze, si destinano ulteriori Fondi, devolvendogli “le dotazioni patrimoniali” della Fondazione IRI, con un articolo del DL il cui titolo non lascia alcun dubbio sul fatto che l’IIT sia ‘depositario’ esclusivo dei “progetti di ricerca di eccellenza”. Il Ministero dell’Economia continua a strangolare finanziariamente l’Università statale e lo stesso Ministero continua a iperfinanziare una struttura presieduta dal suo Direttore generale!” E tutto questo ‘accompagnato’ da una crescente campagna di diffamazione dell’Università pubblica, le cui qualità sono ben documentate nel volume, di prossima uscita, “L’università malata e denigrata. Un confronto con l’Europa”. Per leggere “un sunto” del libro cliccare qui.

               Certo non è la prima volta che si ‘devolvono’ consistenti finanziamenti ‘particolari’. Ci riferiamo a quelli dati, oltre che allo stesso IIT, al SUM di Firenze e all’IMT di Lucca ed all’Istituto di studi politici “San Pio V” di Roma, quest’ultimo approvato definitivamente dalla Camera l’8 ottobre 2003 con 254 voti, 28 contrari e 136 astenuti, cioè con il ‘non dissenso’ trasversale di quasi tutti i Deputati. Il fatto è che per gli auto-proclamati centri di eccellenza non c’è maggioranza o opposizione, destra o sinistra che tengano: il trasversalismo è un ‘obbligo’.

     Nel marzo 2004, in una trasmissione di Giuliano Ferrara, Andrea Ranieri, allora della Segreteria nazionale dei DS, aveva espresso la ‘bizzarra’ idea che l’IIT di Genova voluto dal ministro Tremonti avrebbe potuto diventare la “grande agenzia nazionale della ricerca” (sic!). Nel luglio 2006 Fabio Mussi, da poco diventato ministro dell’Università, aveva dichiarato: ”Porremo grande attenzione anche all’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova, che potrà procedere correggendo gli errori iniziali.”

     Mentre l’ANDU invece, proprio il giorno prima, aveva diffuso la richiesta del proprio Congresso nazionale “di cancellare l’Istituto Italiano di Tecnologia (la cui costituzione è stata avversata da tutta l’Università e da tutti i Centri di ricerca), con il trasferimento all’Università statale e alla Ricerca pubblica degli ingenti finanziamenti ad esso assegnati.” Il 31 ottobre 2008 l’ANDU, nel suo documento “Baronie di destra e di sinistra”, ha osservato come “nelle proposte del PD manca quella dell’abrogazione dell’articolo 17 della Legge 133, che devolve le “ingenti risorse pubbliche” della “Fondazione IRI” alla “Fondazione Istituto Italiano di Tecnologia” di Genova, Istituto che l’articolo stesso individua come sede esclusiva di “Progetti di ricerca di eccellenza”. 

      Sul ‘caso IIT’ è ‘illuminante’ l’intervista “Rocca: pochi fondi all’Università, non si tocchi il Mit italiano” sul Corriere della Sera del 24 settembre 2006. Felice Rocca, vice-presidente della Confindustria, riferendosi all’IIT di Genova (“il Mit italiano”), di cui è consigliere, ha affermato: “ci siamo dati una governance di tipo anglosassone e stiamo già ottenendo i primi risultati”. E avvertiva che se fosse venuta meno la continuità dell’attività dell’IIT ci sarebbe stata “la chiusura definitiva della possibilità di portare eccellenze in Italia, un crollo di credibilità della classe dirigente di fronte a tutta la comunità internazionale. Sarebbe un delitto.” Insomma, secondo il vice-presidente della Confindustria, chiudere l’IIT, lo “scatolone vuoto” voluto dal ministro Tremonti, sarebbe equivalso ad una catastrofe per l’Italia intera. Non è serio!

 

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