Martinotti: no ai concorsi nazionali

14 gennaio 2008 – ANDU

Diffondiamo un messaggio inviatoci da Guido Martinotti che fa riferimento al documento dell’ANDU “Settis: ‘riesumati gli squalificati concorsi'” (nota 1). Il documento dell’ANDU riportava, accompagnato da un commento, l’intervento di Salvatore Settis “La fuga dei cervelli e un governo impotente” apparso su Repubblica. Al messaggio di Martinotti segue un commento dell’ANDU.

Da Guido Martinotti all’ANDU:

“Sono perfettamente (e da sempre) d’accordo con voi: la “terza fascia” c’e’ gia’ e senza di essa l’Universita’ italiana avrebbe cessato di funzionare da anni. Per di piu’ la terza fascia e’ perlopiu’ composta da persone piu’ competenti di associati ed ex associati (ora ordinari) che a quei posti sono arrivati per sommazione di opelegis varie. La terza fascia e’ in genere formata da persone reclutate in loco con un minimo di controllo esterno: che dovrebbe essere il modello da adottare per tutti i concorsi. Ma su questo ANDU e Settis e molti altri si ostinano a sognare che il concorso cosiddetto nazionale sia la garanzia della purezza, invece che la fonte di gran parte dei mali di un sistema “rigido e corrotto” (Economist) proprio (e non malgrado) perche’ incentrato su un sistema di concorsi centrali interamente controllato da lobbies. Sono cose che sono sotto gli occhi di tutti e che vado dicendo da molti anni e non mi stanco, anche se comincio a essere scoraggiato dal constatare che si continua a credere che aggiungendo circolare a codicillo, come nell’ultimo decreto sui ricercatori, si possano cambiare pratiche professionali invalse da quasi un secolo, cui tutti aderiscono. Bisogna cambiare e restituire integrita’, non formalita’ al sistema. Bisogna credere in uomini e donne e smetterla di riporre le nostre speranze di riscatto nel “mentecatto burocrata” (De Finetti, 1962). GM”

Commento dell’ANDU:

Guido Martinotti ci ricorda di essere da sempre d’accordo con l’ANDU sulla “terza fascia”, ma conferma di dissentire da coloro che, come l’ANDU, “si ostinano a sognare che il concorso cosiddetto nazionale sia la garanzia della purezza”. Martinotti considera invece valido l’attuale meccanismo dei concorsi a ricercatore che prevede il reclutamento “in loco con un minimo di controllo esterno: che dovrebbe essere il modello da adottare per tutti i concorsi.”

Il fatto e’ che il “modello” che Guido Martinotti preferisce e’ stato (ed e’ ancora) adottato e applicato da anni “per tutti i concorsi”, anche per quelli a ordinario e ad associato. E il meccanismo della scelta finale “in loco” – sempre esistito per i concorsi a ricercatore e introdotto dalla Legge Berlinguer anche per i concorsi a ordinario e ad associato – e’ stato voluto, sostenuto e difeso proprio da coloro che ritengono che solo “l’autonomia responsabile” degli Atenei possa assicurare una scelta nell’interesse generale dell’Ateneo, e non di quello dei gruppi accademici nazionali dominanti (le “lobbies”).

Il risultato concreto derivante dall’applicazione delle ‘norme locali’ e’ sotto gli occhi di tutti e tutti (quasi), compresi gli stessi ‘responsabili’ di quelle norme, denunciano ora i fenomeni di nepotismo, clientelismo e localismo che si registrano sempre piu’ nelle Universita’ italiane. E nonostante l’acclarato e indiscusso fallimento della Legge Berlinguer (che riguardava sia i concorsi a professore, che quelli a ricercatore), incredibilmente si continua a insistere nel volere mantenere le scelte finali a livello locale.

Questo prevedono, infatti, la Legge Moratti, la proposta di legge Volpini e, sostanzialmente, il nuovo Regolamento dei concorsi a ricercatore. Per i concorsi a ricercatore si e’ riusciti a ‘ritardare’ il nuovo Regolamento (non entrato ancora in vigore) proprio perche’ costituisce un pur timido tentativo di attenuare la cooptazione personale. Anzi in questo caso si e’ riusciti a fare applicare le vecchie norme berlingueriane anche a quei concorsi per i quali per legge si sarebbero dovute applicare le nuove regole. Per i concorsi a professore si e’ perfino riusciti a tornare alla pessima Legge Berlinguer, ‘accantonando’ la Legge Moratti, evidentemente ritenuta un po’ meno ‘sicura’ per la cooptazione personale. Cosi’, in questo periodo, per tutti i concorsi si puo’ esercitare la ‘purissima’ cooptazione personale, a parole da tutti criticata.

Siamo sempre piu’ convinti che la proposta dell’ANDU di riforma delle modalita’ di formazione, reclutamento e avanzamento dei docenti universitari (qui in calce riportata), sia la piu’ idonea a debellare l’uso privatistico delle risorse pubbliche che connota l’accademia italiana. In particolare, la proposta dell’ANDU prevede, per il reclutamento (concorsi) e per l’avanzamento di carriera (giudizi), la costituzione di commissioni nazionali che “devono essere interamente e ‘direttamente’ SORTEGGIATE e composte di soli ordinari.” E questo proprio per impedire un “sistema di concorsi centrali interamente controllato da lobbies”.

La proposta dell’ANDU e’ sostanzialmente quella avanzata nel 1998, in alternativa alla Legge Berlinguer. E’ utile ricordare che il 27 giugno 1998, PRIMA dell’approvazione della Legge Berlinguer, avevamo scritto: “Con questa legge i concorsi locali ad ordinario e ad associato risulteranno una finzione come da sempre lo sono quelli a ricercatore. Localismo, nepotismo e clientelismo, gia’ ampiamente esercitati nei concorsi per l’ingresso nella docenza, saranno praticati anche nell’avanzamento nella carriera, in misura di gran lunga superiore a quanto sperimentato con gli attuali meccanismi concorsuali” (“Universita’ Democratica”, n. 162-163, p. 5).

E nel dicembre 1998, poco dopo l’approvazione della Legge Berlinguer, avevamo aggiunto: “ora anche la carriera deve essere decisa attraverso una cooptazione personale da parte di quelli che una volta si chiamavano baroni ed e’ ad essi che bisognera’ affidarsi, con adeguati comportamenti anche umani, per vincere concorsi che sono considerati, non a torto, una mera perdita di tempo, un fastidioso ritardo all’attuazione di una scelta gia’ operata” (“Universita’ Democratica”, n. 168-169, p. 7).

Ma allora, come al solito, vinse l”opinione pubblica’, cioe’ coloro (De Rienzo, Panebianco, Eco, Schiavone, Pera), che hanno potuto accedere alla ‘grande’ stampa e che, con la sola eccezione di Tranfaglia, hanno ‘supportato’ l’approvazione della Legge Berlinguer. Marcello Pera in quella occasione ci ha pure ‘scherzato’ sopra, dichiarando entusiasta: “Finalmente abbiamo un bel ministro di destra. Proprio quello che ci voleva!” Consigliamo a tutti la (ri)lettura delle posizioni espresse dall”opinione pubblica’ di allora (v. nel documento dell’ANDU “Le ‘novita” di Mussi. La solita ‘storia’ dell’autonomia”, nota 2).

– Nota 1. Per leggere il documento dell’ANDU “Settis: ‘riesumati gli squalificati concorsi'”: http://www.orizzontescuola.it/orizzonte/article17739.html
– Nota 2. Per leggere il documento dell’ANDU “Le ‘novita” di Mussi. La solita ‘storia’ dell’autonomia”: http://www.bur.it/sezioni/sez_andu.php 29 gennaio 2007 oppure http://unimoreinform.blogspot.com/2007/01/le-novitadi-mussi.html

PROPOSTA DELL’ANDU PER LA RIFORMA DELLA DOCENZA UNIVERSITARIA

Stato giuridico nazionale dei docenti collocati in un ruolo unico, articolato in tre fasce con uguali mansioni.
Ingresso (v. specificazioni sotto) nel ruolo docente per concorso nazionale (prevalentemente nella terza fascia) e passaggio di fascia per idoneita’ nazionale individuale (a numero aperto), con immediato e pieno riconoscimento della nuova qualifica, senza l’ulteriore chiamata della Facolta’ dove il docente gia’ lavora e continuera’ a lavorare.
Per il passaggio di fascia e’ indispensabile prevedere uno specifico budget nazionale per i connessi incrementi stipendiali.
Le commissioni nazionali, per i concorsi e per i passaggi, devono essere interamente e ‘direttamente’ sorteggiate e composte di soli ordinari.
Periodo pre-ruolo massimo di 3 anni in un’unica figura definita da una legge che preveda adeguata retribuzione, diritti (malattia, maternita’, ferie, contributi pensionistici) e liberta’ di ricerca, con un numero di posti rapportato a quello degli sbocchi nel ruolo della docenza.
Bando nei prossimi anni, su nuovi specifici e aggiuntivi fondi statali, di almeno 20.000 posti di terza fascia, con cancellazione dell’attuale giungla di figure precarie. Trasformazione del ruolo dei ricercatori in terza fascia di professore, prevedendo la partecipazione di tutti ai Consigli di Facolta’ e l’accesso ai fondi di ricerca anche per i professori di terza fascia non confermati.
Distinzione tra tempo pieno e tempo definito con esclusione per i docenti a tempo definito dalle cariche accademiche e dalle commissioni concorsuali. Specificazioni sul reclutamento.
I concorsi per i posti nella fascia iniziale della docenza (oggi il ruolo dei ricercatori) devono essere espletati a livello nazionale, ‘concentrando’, con cadenza certa, i posti banditi in autonomia dai vari Atenei su fondi propri e/o ministeriali.
La scelta dei vincitori deve essere fatta da una commissione nazionale composta solo da ordinari direttamente sorteggiati, tutti appartenenti a sedi diverse ed escludendo quelli degli Atenei che hanno bandito i posti.
Ai candidati devono essere adeguatamente riconosciuti i periodi di attivita’ didattica e scientifica svolti a qualsiasi titolo: dottorato, assegni, borse, incarichi, ecc.

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