“Ricercatori. Il pasticcio e’ servito” di Ermanno Bencivegna

16 maggio 2007 – ANDU

Riportiamo l’interessante intervento di Ermanno Bencivenga, apparso sulla Stampa di martedi’ 15 maggio 2007, riguardante lo “Schema di Regolamento per lo svolgimento dei concorsi a ricercatore” elaborato dal Ministero.
Riportiamo in calce la proposta dell’ANDU sulla stessa questione.

Da la Stampa di martedi’ 15 maggio 2007: “Ricercatori il pasticcio e’ servito”
Il regolamento proposto dal ministro dell’Universita’ prevede per i concorsi “revisori esterni”. Tuttavia si rischia un subdolo perpetuamento della cooptazione

ERMANNO BENCIVENGA
Il 3 maggio scorso il ministro per l’Universita’ Fabio Mussi ha inviato al Consiglio Universitario Nazionale e alla Conferenza dei Rettori lo schema di regolamento per i concorsi a ricercatore (il cui testo e’ reperibile al sito http://cnu.cineca.it/docum06/reg-ric-3-5-07.doc ). Ottenuto il parere dei due enti, il ministro emanera’ il regolamento con un decreto. Vediamo di estrarre dal linguaggio burocratico il senso di questo regolamento.

I posti di ricercatore a concorso in ciascuna universita’ verranno assegnati da una commissione interna. Fra gli elementi di giudizio di cui la commissione dovra’ tener conto ci saranno le valutazioni di “revisori esterni”: studiosi estranei all’ateneo che si esprimeranno sulla qualita’ scientifica dei candidati. I revisori avranno pero’ un ruolo poco piu’ che consultivo: serviranno cioe’ a determinare una “lista ristretta” di candidati, da cui saranno esclusi tutti quelli cui i revisori non avranno dato la sufficienza (cioe’ una media superiore a 2 in una votazione da 0 a 4). A quel punto sara’ la commissione a decidere, e il fatto che un candidato abbia ottenuto dai revisori un punteggio di 2,5 o di 4 non porra’ nessun limite alla sua autorita’.

Esistono due modi diversi di reclutare personale universitario. Quello tradizionalmente favorito in Italia e’ la cooptazione: un “maestro” si circonda di “allievi” fedeli alla sua “scuola” e, se ha il potere necessario, li fa assumere. All’estremo opposto c’e’ il modello piu’ comune in America: gli allievi di un maestro vanno a cercar fortuna altrove (ed eventualmente a espandere il prestigio della sua scuola) e i dipartimenti assumono in base a concorsi trasparenti e competitivi. Ciascuno dei due metodi ha i suoi vantaggi e svantaggi, i suoi meriti e i suoi rischi; e un paese democratico, dopo aver valutato entrambi, dovra’ compiere una scelta responsabile.

Io, personalmente, sono contrario alla cooptazione, avendo visto anche i maestri migliori circondarsi di allievi mediocri. Non e’ strano: quale che sia il proprio valore scientifico, chi e’ in grado di tollerare l’irriverenza di un giovane collega originale e sicuro di se’? Chi, per converso, e’ in grado di resistere all’adulazione? Cosi’, per limitarmi alla mia disciplina, per ogni Aristotele allievo di Platone posso annoverare centinaia di asini allievi di sapienti. E, senza allontanarmi dalla California, e’ scoraggiante constatare che cosa e’ successo quando intorno a professori (europei) si sono concentrati allievi simili a loro. A Ucla la scuola di Carnap ha prodotto qualche buon tecnico ma nessun filosofo di rilievo; a Uci la scuola di Derrida ha dato luogo perlopiu’ a fenomeni imbarazzanti. Questa dunque e’ la mia opinione personale, compatibile con il rispetto per chi la pensa altrimenti e propone la scelta opposta. Non c’e’ piu’ nulla da opinare, pero’, quando si considera il pasticcio ideato dal ministro. Se pensiamo che la cooptazione sia lo strumento migliore, riconosciamolo apertamente e lasciamo che i singoli professori si scelgano i propri collaboratori; ma non mettiamo in campo una laboriosa procedura di revisione esterna che non svolge alcun ruolo sostanziale. Perche’ mai un revisore dovrebbe voler partecipare a questa manfrina? Conoscendo l’universita’ italiana, mi sembra che la risposta piu’ plausibile sia: per poter contare su giudizi altrettanto benevoli quando i suoi allievi saranno sotto concorso. Che una mano lavi l’altra e’ essenziale per il subdolo perpetuamento della cooptazione.”

Proposta dell’ANDU sul reclutamento.

I concorsi per i posti nella fascia iniziale della docenza (oggi il ruolo dei ricercatori) devono essere espletati a livello nazionale, ‘concentrando’, con cadenza certa, i posti banditi in autonomia dai vari Atenei su fondi propri e/o ministeriali. La scelta dei vincitori deve essere fatta da una commissione nazionale composta solo da ordinari direttamente sorteggiati, tutti appartenenti a sedi diverse ed escludendo quelli degli Atenei che hanno bandito i posti. Ai candidati devono essere adeguatamente riconosciuti i periodi di attivita’ didattica e scientifica svolti a qualsiasi titolo: dottorato, assegni, borse, incarichi, ecc.

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