“Commissariare i concorsi”, abolirli o riformarli?

“I concorsi universitari andrebbero commissariati per vent’anni”. E’ questa la proposta ‘disperata’ di uno studioso che a quaranta anni e’ riuscito ad ottenere un dottorato senza borsa (v. “Io, cervello senza padrino, respinto per vent’anni” su QN dell’1 marzo 2007, v. nota 1). Questa proposta fa il paio con quella dell’abolizione dei concorsi perche’ ritenuti non riformabili.

L’abolizione, formale o di fatto, dei concorsi e’ richiesta anche da quei poteri accademico-confindustriali che vogliono completare lo smantellamento dell’Universita’ statale a vantaggio dei propri centri di auto-proclamata eccellenza.
A sostegno del ‘superamento’ dei concorsi, da sostituire di fatto con un giudizio ‘a valle’ da parte dell’Agenzia di valutazione cosiddetta terza, e’ in corso da mesi una campagna di stampa dei professori-opinionisti simile a quella che dieci anni fa e’ stata condotta per imporre la legge Berlinguer sui finti concorsi locali (v. nota 2).
Da anni l’ANDU propone, invece, una riforma della formazione, del reclutamento e della carriera dei docenti che ponga fine al precariato e ai fenomeni di nepotismo, clientelismo e localismo. Per ottenere cio’ e’ indispensabile sottrarre TOTALMENTE la scelta finale dei vincitori dei concorsi a ricercatore e di coloro che devono progredire nella carriera alla ‘responsabilita” locale, affidandola invece alla comunita’ nazionale. Qualsiasi ‘cambiamento’ che mantenga a livello locale la scelta finale (come spostare la ‘chiamata’ dalla Facolta’ al Dipartimento o ad un
Organismo centrale dell’Ateneo) non impedira’ la cooptazione personale, anche se tale scelta dovesse essere preceduta da una idoneita’ nazionale a numero piu’ o meno aperto. In tutti i casi si manterrebbe il carattere localistico del reclutamento e della carriera dei docenti, che sta alla base del nepotismo e della dipendenza scientifica e umana dal ‘maestro’, il quale continuerebbe a scegliere chi e quando reclutare e chi e quando promuovere.
La delega contenuta nella Finanziaria consentirebbe al ministro Fabio Mussi di cambiare radicalmente, entro il mese in corso, le attuali modalita’ di svolgimento dei finti concorsi a ricercatore. E’ questa un’occasione che non va sprecata se il Ministro non vuole produrre il suo secondo flop, dopo quello che sta realizzando con l’ANVUR (l’Agenzia di valutazione), che, come e’ stato scritto, “non e’ terza rispetto al ministero, da cui viene nominata e al quale deve riportare: e questo e’ uno strano caso di coincidenza fra giudice e giudicato”(da “Ricerca: chi valuta i valutatori?”, su Economy datato 7 marzo 2007, v. nota 3).

RECLUTAMENTO
I concorsi per i posti nella fascia iniziale della docenza (oggi il ruolo dei ricercatori) devono essere espletati a livello nazionale, ‘concentrando’, con cadenza certa, i posti banditi in autonomia dai vari Atenei su fondi propri e/o ministeriali. La scelta dei vincitori deve essere fatta da una commissione nazionale composta solo da ordinari direttamente sorteggiati, appartenenti a sedi diverse ed escludendo quelli degli Atenei che hanno bandito i posti. Ai candidati devono essere adeguatamente riconosciuti i periodi di attivita’ didattica e scientifica svolti a qualsiasi titolo: dottorato, assegni, borse, incarichi, ecc.

CARRIERA
La carriera dei docenti in ruolo (in tre fasce con uguali mansioni e uguali diritti e doveri) va riformata distinguendo nettamente l’avanzamento dal reclutamento. Le promozioni devono avvenire attraverso giudizi di idoneita’ nazionali individuali (non comparativi e quindi a numero aperto), con immediato e pieno riconoscimento della nuova qualifica, senza l’ulteriore chiamata della Facolta’ dove il docente gia’ lavora e continuera’ a lavorare. La composizione delle commissioni nazionali deve
essere la stessa di quelle per i concorsi a ricercatore. Per i passaggi di fascia e’ indispensabile prevedere uno specifico budget nazionale per i connessi incrementi stipendiali.

FORMAZIONE
Per risolvere il problema del precariato e’ necessario cancellare l’attuale giungla di figure, sostituendole con un’unica figura per la formazione pre-ruolo. Per i giovani in formazione va prevista liberta’ di ricerca, una retribuzione dignitosa e tutti i diritti (malattia, maternita’/paternita’, ferie, contributi pensionistici).La durata del periodo pre-ruolo non deve superare i tre anni e si deve prevedere un numero di posti rapportato agli sbocchi in ruolo. E’ necessario, inoltre, nei prossimi anni, il bando straordinario, su nuovi specifici e aggiuntivi fondi statali, di almeno 20.000 posti nel ruolo dei ricercatori.

TERZA FASCIA
E’ inoltre necessario e urgente trasformare il ruolo dei ricercatori in terza fascia di professore, prevedendo la partecipazione di tutti ai Consigli di Facolta’ e l’accesso ai fondi di ricerca anche per i professori di terza fascia non confermati.

4 marzo 2007

- Nota 1. Per leggere l’articolo “Io, cervello senza padrino, respinto per vent’anni”, apparso su QN dell’1.3.07:
http://rassegnastampa.unipi.it/rassegna/archivio/2007/03/0 1SIA4155.PDF
– Nota 2. Sulla ‘propaganda’ del 1996 a sostegno della legge Berlinguer v. il documento dell’ANDU del 29.1.07 “Le ‘novita” di Mussi”:
http://www.bur.it/sezioni/sez_andu.php 29 gennaio 2007 oppure
http://www.orizzontescuola.it/article13726.html
– Nota 3. Per leggere l’articolo “Ricerca: chi valuta i valutatoti?”, apparso su Economy datato 7.3.07:
http://rassegnastampa.unipi.it/rassegna/archivio/2007/03/ 01SIA4174.PDF

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