Dal Rettore dell’Universita’ di Camerino all’ANDU su “3 + 2″, FACOLTA’ E DIPARTIMENTI, RECLUTAMENTO E CARRIERA

Fulvio Esposito, rettore dell’Universita’ di Camerino, ci ha inviato un commento – che volentieri qui sotto riportiamo – al documento dell’ANDU “Docenza. La ‘piramide’ USA” (nota 1). Nel suo commento Fulvio Esposito condivide con l’ANDU l’obiettivo di superare la cooptazione personale che oggi caratterizza la formazione, il reclutamento e la carriera dei docenti universitari italiani. Non condividiamo pero’ l’ipotesti da lui avanzata di mantenere il potere di chiamata a livello locale, anche se trasferito dalla Facolta’ al Dipartimento. Infatti con questo ‘accorgimento’, in Italia, non si eviterebbe comunque il localismo e gli ‘annessi’ comportamenti clientelari e nepotistici. In Italia va assolutamente eliminato qualsiasi livello di chiamata locale, affidando interamente alla comunita’ scientifica nazionale la scelta di chi deve essere reclutato e il giudizio su chi e’ meritevole di avanzare nella carriera. All’inizio del suo messaggio Fulvio Esposito scrive di non condividere il “giudizio radicalmente negativo sull’architettura a tre cicli del sistema dell’istruzione universitaria” che l’ANDU avrebbe espresso. In realta’ l’ANDU ha ‘solo’ sostenuto che, PRIMA di qualsiasi riforma della didattica e coinvolgendo tutto il mondo universitario, si sarebbe dovuto affrontare la questione degli sbocchi professionali, prevedere che il primo livello fosse progettato contestualmente al secondo, stanziare consistenti e specifici finanziamenti, realizzare il diritto allo studio, riformare lo stato giuridico della docenza ed eliminare il precariato, cambiare l’assetto organizzativo degli Atenei e, comunque, si sarebbe dovuto tenere conto delle specifiche esigenze dei diversi percorsi
formativi. Questa posizione e’ stata ampiamente ribadita al Convegno nazionale sul “3 + 2″ promosso dall’ANDU, tenutosi a Roma l’11 luglio 2006 (nota 2). Da tutti questi ‘errori’ sono derivati gli enormi danni che il “3 + 2″ sta producendo agli studenti e alle loro famiglie. Per questo occorre rivedere urgentemente e profondamente l’attuale assetto della didattica, tenendo conto delle critiche e delle proposte provenienti da tutte le componenti universitarie.

17 gennaio 2007

Nota 1. Per leggere il documento dell’ANDU “Docenza. La ‘piramide’ USA”:
http://www.bur.it/sezioni/sez_andu.php 18 gennaio 2007 oppure
http://www.orizzontescuola.it/article13522.html

Nota 2. V. l’intervento del Coordinatore dell’ANDU al Convegno nazionale sul “3 + 2″ promosso dall’ANDU, tenutosi a Roma l’11 luglio 2006:
http://www.bur.it/sezioni/anduspecial/1.%20Miraglia.doc

da Fulvio Esposito all’ANDU:

“Non sempre condivido le posizioni dell’ANDU. Dissento, ad esempio, dal giudizio radicalmente negativo sull’architettura a tre cicli del sistema dell’istruzione universitaria, pur riconoscendone difetti di applicazione che sono, a parer mio, il frutto avvelenato dell’artificiosa separazione fra le responsabilita’ delle Facolta’ e quelle dei Dipartimenti, che la L. 382 tento’ (invano) di eliminare. Cosi’, l’attribuzione del ‘potere di chiamata’ alle Facolta’, responsabili dell’organizzazione della didattica, ha determinato la ‘caccia al credito’ (nella convinzione che “più crediti uguale più posti”) e le sue nefaste – per gli studenti – conseguenze in termini di frammentazione e moltiplicazione delle attivita’ formative. Per questo, una modifica degli assetti di governance mi sembra assolutamente necessaria (ed alcune istituzioni universitarie si stanno muovendo in questa direzione), anche per affrontare il problema sollevato nel messaggio in oggetto. Il rapporto one-to-one fra junior e senior comincia, nell’Universita’ italiana, fin dal Dottorato, anzi anche prima, fin dal momento della tesi. Un’assunzione di responsabilita’ collettiva (o almeno ‘distribuita’) da parte della struttura dipartimentale, che divenisse finalmente responsabile del complesso delle attivita’ istituzionali (formazione, ricerca, innovazione…), credo che potrebbe raggiungere l’obiettivo di “evitare che
il giovane docente, nella fase di formazione, nel reclutamento e poi nella carriera, dipenda dal singolo ‘maestro’ (il “docente piu’ anziano”), che esercita su di lui un controllo anche umano, limitandone l’autonomia didattica e di ricerca.”, che totalmente condivido, anche perché s’iscrive tra i principi della Carta Europea dei Ricercatori che il nostro sistema universitario, dal 2005, ha adottato.

Fulvio Esposito – Rettore UniCam”

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