DOCENZA. QUARTA FASCIA?

Salvatore Settis, su Repubblica del 16 gennaio 2006 (v. nota), rispondendo a un intervento del ministro Fabio Mussi, scrive che “il ministro ha in mente di trasformare i ricercatori ora in servizio in terza fascia docente e di sostituirli con nuovi ricercatori lanciando un piano straordinario di reclutamento.” E piu’ oltre Settis aggiunge: “Se i trentenni piu’ brillanti si sentono dire che la loro massima aspirazione e’ diventare ricercatore e poi professore di terza fascia, non occorrono grandi doti profetiche per predire che se ne andranno in Paesi piu’ lungimiranti.”

Siamo convinti che Settis si sbagli. Infatti a noi non risulta che il ministro Mussi abbia mai detto o scritto di volere cambiare l’attuale struttura della docenza articolata in tre fasce (ordinari, associati, ricercatori) portandola a quattro (ordinari, associati, professori di terza fascia, ricercatori). Se cosi’ fosse, si tratterebbe di una scelta gravissima perche’ si continuerebbe a reclutare i giovani nell’attuale
ruolo dei ricercatori (peraltro reso ancora piu’ subalterno) che in tanti anni ha ampiamente dimostrato di non ‘corrispondere’ all’attivita’ effettivamente svolta da chi ne fa parte. In questo caso sarebbe interamente condivisibile la preoccupazione di Settis che ritiene che una tale carriera, tra l’altro, scoraggerebbe i giovani, ai quali invece andrebbe assicurata, come avviene in altri Paesi, piena autonomia didattica e scientifica fin dall’inizio della carriera.
Salvatore Settis, nello stesso intervento, ripropone la questione di offrire ai giovani la possibilita’ di accedere (da giovani) alle fasce piu’ alte della docenza. Settis scrive: “un sistema basato esclusivamente sul merito dovrebbe riportare a 30-35 anni l’eta’ media di accesso dei migliori alle posizioni di ordinario e di associato.”
Quella di Settis e’ una giusta esigenza, alla quale la riforma della docenza proposta dall’ANDU offre una soluzione, anzi due. L’ANDU propone che l’ingresso nel ruolo docente (in tre fasce) avvenga per concorso nazionale (prevalentemente nella terza fascia), prevedendo il passaggio di fascia per idoneita’ nazionale individuale (a numero aperto e non comparativa), con immediato e pieno riconoscimento della nuova qualifica, senza l’ulteriore chiamata della Facolta’ dove il docente gia’ lavora e continuera’ a lavorare. Per il passaggio di fascia e’
indispensabile prevedere uno specifico budget nazionale per i connessi
incrementi stipendiali. Questa proposta, da un lato, prevede che anche un giovane possa partecipare a concorsi per ordinario o associato banditi per reclutare chi
non fa gia’ parte della docenza in ruolo, dall’altro lato, legando l’avanzamento nella carriera ‘solo’ alla valutazione individuale da parte di una commissione nazionale, rende possibile che anche chi e’ stato reclutato nella fascia iniziale della docenza possa in poco tempo raggiungere la fascia degli associati e/o quella degli ordinari.
Salvatore Settis ricorda inoltre che “l´eta’ media di accesso alle carriere negli ultimi anni e’ cresciuta in modo costante, di 5 mesi l´anno per gli ordinari, 3 per gli associati e 2 per i ricercatori. Cio’ vuol dire che nel 1965 si diventava ordinario in media a 35-38 anni, nel 1980 a 42-46 anni, nel 2005 a 53-59 anni.” Non ci si dovrebbe sorprendere di cio’ essendo noto che il ‘cinismo accademico’ non solo ha ingrossato enormemente la ‘fascia’ dei docenti precari, ma ne ha anche allungata sempre piu’ la durata, per cui, conseguentemente, sempre piu’ e’ cresciuta l’eta’ alla quale si entra in ruolo e, quindi, l’eta’ media dei docenti di ruolo in tutte e tre le fasce. La soluzione di questo fenomeno gravissimo, anche sul piano umano, si ha solo vietando con una legge qualsiasi figura ‘pre-ruolo’ che non sia quella (unica) per la quale si prevedano pieni diritti, una retribuzione adeguata
e una durata non superiore a tre anni. Il numero dei posti per la formazione ‘pre-ruolo’ dovrebbe essere rapportato ai possibili sbocchi nel ruolo docente. Soluzione semplice, concreta e di buon senso alla quale si oppongono quei poteri accademici che si fondano non sul rispetto della dignita’ e sul riconoscimento del merito, ma sul ‘mercato’ e la gestione di qualsiasi posto precario o di ruolo.

17 gennaio 2007

Nota. Per leggere l’intervento di Salvatore Settis “Ma nelle nostre universita’ bisogna rilanciare i giovani”, su Repubblica 16.1.07:
http://rassegnastampa.unipi.it/rassegna/ archivio/2007/01/16SIC2005.PDF

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