Marcello Pera, il 3 dicembre 1993, ha scritto sulla Stampa: “La ‘lobby dei
docenti ordinari’, . comportandosi in realtà come una mafia accademica, per chiamarla per come è nota e per quello che è, ieri ha messo a segno un colpo da novanta .Una bomba in piena regola contro il senso di giustizia e di dignità, così ben congegnata da far morire d’invidia Totò Riina
Come sia potuto accadere questo scandalo è facile immaginarlo: Camera, Senato, e poi Consiglio dei ministri, Rai, e altri enti pubblici che contano sono veri e propri senati accademici . . Di professori universitari se ne contano a centinaia nel solo Parlamento . Volete che non si facciano le leggi a loro uso e consumo? . Questo Parlamento in chiusura poteva mostrare un sussulto di dignità. Invece non merita neanche la solita prece destinata ai defunti.” Pera era allora indignato ‘solo’ perché il giorno prima era stato “bocciato il decreto del governo che obbligava i professori universitari ad andare fuori ruolo a 70 anni, anziché a 72″ (nota 1).
Nel 1993 il prof. Pera non era Presidente del Senato della Repubblica e
nemmeno parlamentare. E non era ancora l’attivo Presidente d’Onore della Fondazione Magna Carta (nota 2). Oggi al Senato è in corso un gravissimo atto di forza ai danni dell’Università statale e del Paese: si vuole, a ogni costo e con tutti i mezzi, fare approvare entro il 29 settembre il DDL sullo stato giuridico dei docenti che il mondo universitario rigetta perché devastante per l’Università e disastroso per il Paese (nota 3). Per raggiungere questo obiettivo si è accorciato l’iter parlamentare del DDL impedendo alla competente Commissione Istruzione di esprimersi sul provvedimento, fatto questo mai avvenuto almeno per leggi riguardanti l’Università. Per impedire che la Commissione Istruzione si pronunciasse, si è applicato in maniera notarile e inusitata il regolamento che concede alle Commissioni non più di due mesi per esaminare un disegno di legge. Ciò è stato fatto pur sapendo che la Commissione Istruzione non aveva potuto iniziare la votazione degli emendamenti al testo del DDL approvato alla Camera perché non aveva ricevuto il necessario parere della Commissione Bilancio, che a sua volta ha avuto con estremo ritardo la documentazione richiesta al Governo. L’Opposizione sostiene che si vuole fare approvare il DDL per tutelare gli “interessi particolari della Moratti”. Può anche darsi che uno dei più
inconsistenti ministri della Repubblica possa avere interesse a gloriarsi di avere fatto approvare un DDL avversato dall’Università, ma è invece certo che questo provvedimento è stato ‘commissionato’ da una parte ristretta, ma potente, dell’accademia. Un gruppo di professori abituato da decenni a fare e disfare impunemente ogni cosa per demolire l’Università statale. Questa lobby trasversale ha già imposto la finta autonomia finanziaria, la finta autonomia statutaria, la controriforma del CUN, i finti concorsi locali, l’ingestibile riforma della didattica (il 3 + 2). Ma questa volta l’Università, invece di subire il sequestro da parte di questa sorta di baroni di stato, si è ribellata all’imposizione della riforma sullo stato giuridico che, se approvata, metterebbe la parola fine all’Università statale, uno dei pilastri della democrazia nel nostro Paese. Contro il DDL si è espresso nell’Università un movimento senza precedenti nella storia d’Italia: unità di tutte le componenti (professori, ricercatori, precari e studenti) e delle Organizzazioni della docenza (ADI, ADU, ANDU, APU, AURI, CISAL-Università, CISL-Università, CNRU, CNU, FIRU, FLC-CGIL, SNALS-Università, SUN, UILPA-UR), delibere da parte degli Organi locali (SA, CdA, CdF, ecc.) e nazionali (CRUI, Conferenze dei Presidi, CUN), sospensione dell’attività didattica decisa da tanti Organi accademici. In particolare, la forza e la determinazione del movimento hanno convinto la CRUI ad abbandonare il ruolo di ‘fiancheggiamento’ delle scelte
accademico-governative svolto per decenni. Apriti cielo! La lobby accademica trasversale, per impedire che per la prima volta le sfuggisse la situazione di mano, ha sparato a zero contro il movimento inventandosi che esso sa dire solo dei no e, in particolare, si è scagliata contro la CRUI perché ha condiviso le posizioni del movimento di protesta. All’Università, nell’interesse degli studenti e del Paese, non rimane altra scelta che opporsi fino in fondo ad un DDL che, per i suoi contenuti e per i metodi usati in Parlamento, rappresenta un gravissimo affronto alla dignità e all’autonomia di un’Istituzione essenziale per la crescita culturale, economica e morale del Paese.
24 settembre 2005
- Nota 1. V. l’intervento di Marcello Pera “Il barone si allunga la cattedra” su La Stampa del 3 dicembre 1993.
– Nota 2. Nel ‘biglietto da visita’ della Fondazione si legge: “Un grazie particolare va infine al Presidente del Senato, Marcello Pera. Senza il suo appoggio e il suo contributo, la cui tenacia è pari solo alla discrezione, la stessa costituzione di Magna Carta non sarebbe avvenuta.” V.
http://www.magna-carta.it/fondazione/fmc.asp
– Nota 3.La discussione del DDL nell’Aula del Senato è già iniziata il 22 settembre e riprenderà il 27 mattina.