CUN ANOMALO E ILLEGITTIMO

Alessandro Monti si pone (e pone) la questione dell'”anomalia istituzionale” rappresentata dall’attuale CUN, organo pluriprorogato e dalla composizione da anni illegittima (v. in calce l’articolo “Chi ha paura del Cun rinnovato?”, apparso sul “Sole 24-ore”).

L’ANDU, assieme alle Organizzazioni unitarie della docenza, chiede da anni il rinnovo del CUN, organo che dovrebbe rappresentare e difendere
l’autonomia del sistema nazionale delle Università. Mantenere in ‘vita’ l’attuale CUN serve a disarmare il mondo universitario, privandolo di un organismo nazionale democraticamente e direttamente eletto e politicamente valido, in un momento in cui viene messa in discussione l’esistenza stessa dell’Università statale, lasciando pieno campo a una CRUI che non può rappresentare e non rappresenta il mondo universitario.

24 gennaio 2005

Da: “Il Sole-24 Ore” di Sabato 22 Gennaio 2005, pag.22
Chi ha paura del Cun rinnovato?
Benché scaduto da anni, l’organo universitario continua a formulare pareri e proposte Diversi membri in carica senza averne più la legittimità
di Alessandro Monti

La comunità universitaria si pone da tempo l’interrogativo se il Consiglio universitario nazionale sia tuttora “organo elettivo di rappresentanza delle istituzioni universitarie” (legge 127/97) o sia mutato in mero organo di consulenza del ministro. La domanda non è oziosa dal momento che il Cun, nonostante sia da alcuni anni scaduto il proprio mandato elettivo, continua a formulare pareri e proposte su importanti aspetti della vita universitaria: dalla programmazione di nuovi atenei e facoltà ai criteri di ripartizione dei finanziamenti, dalla revisione delle lauree e dei settori scientifico-disciplinari all’approvazione di statuti e regolamenti di ateneo, alla nomina di commissioni per la conferma in ruolo dei docenti. Un’anomalia istituzionale. La motivazione addotta per il lungo rinvio di regolari elezioni per il rinnovo del Cun (da indirsi entro il primo maggio 2001) è stata prima quella di dover completare l’esame di statuti e regolamenti riordinati dopo la riforma dei cicli di studio (3+2), poi l’attesa dell’approvazione di un disegno di legge di modifica delle attribuzioni del Cun. Tali motivazioni, di per sé insufficienti a giustificare il prolungarsi del mandato di un organo elettivo e tantomeno l’impiego di decreti-legge, consentito solo nei “casi straordinari di necessità e urgenza” (art. 77 della Costituzione), sono state, invece, per ben 4 volte accolte nell’ambito di provvedimenti legislativi urgenti, permettendo di aggirare il divieto assoluto di proroga degli organi pubblici, oltre il limite massimo di 45 giorni disposto dalla legge 444 del 1994. Si è così determinata una grave “anomalia istituzionale”, il cui protrarsi finisce per incidere sulla stessa credibilità del sistema universitario. Alcuni sostengono che il Governo abbia disposto la proroga del Cun per potersi giovare di un organo consultivo reso più malleabile dalle condizioni di precarietà e di dubbia legittimità nelle quali è costretto ad operare e poter così assumere più liberamente le proprie decisioni di politica universitaria, senza dover troppo motivare eventuali difformità di posizioni. A onor del vero l’ultima proroga, che scade il 30 aprile 2005, non è stata chiesta formalmente dal Governo. È stata però inserita con il suo parere favorevole in sede di conversione in legge di un decreto-legge (7 aprile 2004, n.97) che aveva per oggetto “l’avvio dell’anno scolastico”. Certo è che i membri del Cun, eletti nel 1997 per quattro anni e non immediatamente rieleggibili, sono rimasti surrettiziamente in carica per un secondo mandato. Perdita di rappresentatività. Assai imbarazzante appare la condizione dei membri tuttora in carica pur se decaduti dalla posizione che li legittimava (rappresentanti degli studenti ormai laureati, rettori eletti dalla Crui da tempo scaduti). Di tali incongruenze si deve ritenere siano consapevoli gli stessi componenti del Cun che non possono non sentire insostenibile il peso della loro perdita di rappresentatività e premere per essere “liberati” dalla loro condizione di “prigionieri” istituzionali. L’assoluta improponibilità di ulteriori forzature, oltre quelle in atto, dovrebbe spingere il ministro dell’Istruzione a non attendere gli esiti di un disegno di legge di riordino del Cun (ancora in prima lettura al Senato) e a disporre con carattere d’urgenza gli adempimenti necessari allo svolgimento delle elezioni, essendo ormai da tempo superato il termine previsto dalle norme vigenti (sei mesi prima della scadenza). Si tratta di consentire l’esercizio di diritti elettorali finora sospesi, restituendo autorevolezza a un organo vitale per l’autonomia delle istituzioni universitarie.

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