RISOLVERE SUBITO LA QUESTIONE DEGLI ATTUALI RICERCATORI E DEGLI ATTUALI PRECARI

La ripresa il 7 luglio 2004 del dibattito in Commissione Cultura della Camera sul DDL De Maio-Moratti conferma quanto i Responsabili dei Gruppi di AN, DS, FI, Margherita, PdCI e RC della Commissione avevano espresso negli incontri del 6 e 7 aprile 2004 con le Organizzazioni della docenza: forti critiche al DDL De Maio-Moratti e condivisione della richiesta di trasformare il ruolo dei ricercatori in terza fascia dei professori, opinione quest’ultima già manifestata anche negli incontri del 2 luglio 2003 con l’ANDU.

Infatti, gli onn. Napoli (AN), Martella (DS) e Grignaffini (DS),
intervenuti il 7.7.04 in Commissione, hanno mosso critiche al DDL
governativo e, in particolare, si sono espressi decisamente contro la messa ad esaurimento del ruolo dei ricercatori. Critiche e richieste che, come ha ricordato l’on. Martella, sono state “espresse con forza in tante
iniziative di mobilitazione promosse dai docenti, dagli studenti e dai più
importanti organismi universitari” (nota 1).
Anche l’on. Pepe, relatore del provvedimento, negli incontri su
richiamati, aveva espresso forti perplessità sull’impianto e sui contenuti
del DDL e nel suo intervento dell’8.7.04 in Commissione ha evidenziato
“che, tra i molteplici profili problematici segnalati dai soggetti
interessati, è principalmente emerso quello attinente la definizione dello
stato giuridico dei ricercatori universitari, atteso che nel disegno di
legge in titolo si prevede l’inserimento dei medesimi in un ruolo ad
esaurimento. Si avverte pertanto, a suo giudizio, la preminente esigenza di venire incontro alle richieste del mondo accademico di procedere ad una chiara ed univoca definizione della posizione giuridica dei ricercatori”.
L’on. Pepe ha espresso “conclusivamente l’auspicio che si instauri un clima di costruttivo dialogo tra la maggioranza e l’opposizione” (nota 1).

LE RICHIESTE

In vista della continuazione della discussione in Commissione, prevista per
il 13 luglio 2004, quale contributo ad una soluzione legislativa che abbia
come riferimento gli interessi generali dell’Università e del Paese,
riteniamo utile riproporre le richieste emerse dalle Organizzazioni della
docenza e dal Movimento di lotta:
1. il ritiro e, comunque, la bocciatura del DDL governativo sulla riforma
della docenza;
2. la trasformazione del ruolo dei ricercatori in terza fascia dei
professori universitari (nota 2);
3. il bando, con specifici fondi statali, di almeno 20.000 posti per
l’inserimento in ruolo di giovani docenti nei prossimi anni per dare
risposta agli attuali precari e per tenere conto del prossimo pensionamento
di circa la metà degli attuali docenti;
4. la cancellazione dell’attuale giungla di precariato e il contenimento in
non più di 6 anni (compreso il dottorato) della fase pre-ruolo.

Nel merito dei contenuti del DDL governativo, è stata espressa la netta
contrarietà:
a) all’uso dello strumento della legge-delega;
b) alla messa ad esaurimento del ruolo dei ricercatori e all’introduzione
dei ricercatori a termine;
c) ai giudizi nazionali a numero chiuso;
d) all’abolizione della distinzione tra tempo pieno e tempo definito;
e) alla massiccia previsione di contratti per la docenza;
f) alle cattedre aziendali.

IL DDL DE MAIO-MORATTI C’È ANCORA? IL MINISTRO È COMPETENTE?

LA PRIMA DOMANDA è stata posta anche in Parlamento. Il testo formalmente
presentato dal Governo esiste ancora, e in quale misura, visto che il
Ministro, per modificarlo, ha successivamente aperto “tavoli”
extraparlamentari con Organismi come il CUN e la CRUI, che, peraltro, non
hanno ricevuto alcuna delega dal mondo universitario?
Ma anche negli incontri avuti dalle Organizzazioni della docenza con i
Responsabili ministeriali è emerso sempre di più uno stato di incertezza e
di improvvisazione, come se non si avesse la convinzione e la forza di
portare avanti quel DDL contro le argomentate critiche e la forte
opposizione espresse da tutto il mondo universitario.
Ma, soprattutto, la lobby che ha ‘ispirato’ al Governo sembra ora meno
compatta e anche meno convinta dell’operazione con la quale voleva imporre
quella controriforma dell’Università.
Una parte di essa, con in testa la Commissione Cultura della CRUI, sembra
più interessata a introdurre la figura del ‘professore eccellente’ e a
formare centri di eccellenza. Questa parte, assieme ai vertici della CRUI e
con il benestare del CUN, vuole ora imporre la CRUI stessa come unico
Organo di rappresentanza del sistema nazionale universitario. Oltre a
questo obiettivo quegli stessi professori perseguono quello del
conferimento di nuovi ed enormi poteri ai Rettori per la gestione degli
Atenei.
Un’altra parte, invece, sembra ora più interessata a ‘risolvere’ alla
radice la questione della riforma dello stato giuridico dei docenti,
eliminando quello che considerano essere il motivo per una normativa
nazionale per i docenti universitari: il valore legale del titolo di studio.
“Se viene a cadere, ogni università, in piena autonomia, decide chi
selezionare in che modo e, in piena responsabilità, risponde delle sue
scelte. Cadono i concorsi e con questo gli Ssd (settori scientifico
disciplinari) che rappresentano uno dei più solidi pilastri del potere
accademico e del conservatorismo scientifico. Ma verrebbe a cadere anche la
motivazione a mantenere il Cun nelle sue attuali forme e compiti, con il
che si darebbe una mano a rendere meno sclerotica e corporativa
l’università.” A pensare e scrivere tutto questo è Adriano De Maio, il
presidente della Commissione che ha elaborato i contenuti del DDL
governativo (nota 3).
E lo stesso De Maio chiarisce anche che senza il valore legale del titolo
cade il motivo per cui oggi “lo Stato deve validare il fatto che un
professore sia ‘adeguato’ e questo perché deve accertare che ovunque la
didattica sia fornita da personale qualificato e quindi il titolo ottenuto
sia universalmente ‘valido'”.
Questa è chiarezza! Niente più concorsi statali, niente più reclutamento
precario statale, niente più, quindi, DDL De Maio-Moratti (ma non ci poteva
pensare prima?!) e, aggiungiamo noi, niente più Università statale.

LA SECONDA DOMANDA non vuole essere polemica o irriguardosa nei confronti
di un Ministro di cui apprezziamo la gentilezza e la compostezza. La
domanda nasce da una seria preoccupazione alla luce di fatti oggettivi.
Come può un Ministro pensare di riformare situazioni che ha ampiamente e
ripetutamente mostrato di non conoscere? Negli incontri con le
Organizzazioni il Ministro ha, con ferrea convinzione, più volte affermato
che in nessuna parte del mondo esiste la terza fascia, quando tutti sanno
che, semmai, è il contrario. In TV e sulla stampa essa ha definito
“piramide rovesciata” l’attuale stratificazione della docenza, quando i
numeri sono 18.131 ordinari, 18.502 associati e 20.900 ricercatori (dati
ministeriali del 2002). Più recentemente lo stesso Ministro ha affermato
che “molti atenei hanno già abolito da alcun anni il ruolo dei ricercatori,
sostituendoli con gli assistant professor attraverso contratti a tempo
determinato”. Ora, chiamare “assistant professor” gli attuali docenti
precari, malpagati e privi di autonomia didattica e scientifica, perlomeno
suona come una beffa. E il Ministro evidentemente non sa nemmeno che i
ricercatori a termine sono stati introdotti in pochissimi Atenei e che dove
essi sono stati ‘inventati’ per la prima volta (al Politecnico di Torino
nel 1999) sono stati ora cancellati perché privi di ogni prospettiva. In
CONCLUSIONE, non è il caso di accantonare il DDL governativo e di
riprendere a discutere e votare la legge sulla terza fascia e arrivare poi l più presto ad approvare una legge che preveda il bando di 20.000 nuovi osti in ruolo per i giovani docenti?
Infine, ci sembra urgente un provvedimento che metta fine all’attuale mercato dei finti concorsi. Ribadiamo che per rendere il più corretto possibile il reclutamento e l’avanzamento di carriera dei docenti è necessario ridurre al massimo la cooptazione e il controllo personale. Per questo è indispensabile che i concorsi nella terza fascia (il vero eclutamento) avvengano attraverso commissioni nazionali costituite da soli rdinari tutti sorteggiati e che l’avanzamento di carriera (il passaggio da una fascia all’altra) avvenga per giudizi di idoneità individuali (a numero aperto) con ‘immediato riconoscimento, in caso di valutazione positiva, della nuova qualifica (senza l’ulteriore chiamata da parte della Facoltà dove il docente continua a lavorare). Il maggior onere economico determinato dal passaggio nella fascia superiore dovrebbe gravare sullo Stato e anche in questo caso è indispensabile che le commissioni siano composte solo da ordinari e tutti sorteggiati. Se non si fa subito questa riforma si alimenta di fatto la richiesta di coloro (gli ‘americaneggianti’) che vogliono abolire i concorsi statali per abolire l’Università statale.

12 luglio 2004

= Nota 1. Dai resoconti sommari delle sedute del 7 e dell’8.7.04 della Commissione Cultura della Camera in:
http://www.camera.it/chiosco.asp?source= /attivita/lavori/02.commissioni/07.c
ultura.asp&content=/_dati/leg14/ lavori/bollet/07r.htm

= Nota 2. Vi riproponiamo l’ipotesi di disegno di legge elaborato dall’ANDU:

“Istituzione della terza fascia del ruolo dei professori universitari ed elettorato passivo

1. In attesa della riforma organica dello stato giuridico della docenza universitaria, il ruolo dei ricercatori è trasformato in terza fascia del ruolo dei professori universitari. I ricercatori e le figure equiparate ai sensi dell’art. 16 della legge 19 novembre 1990, n. 341, ai quali continuano ad applicarsi le norme rispettivamente vigenti in materia di trattamento economico e di stato giuridico, salvo quanto previsto dal presente articolo, assumono la denominazione di ‘professori di terza fascia’.
2. Per l’accesso al ruolo dei professori di terza fascia, la procedura di
valutazione comparativa già prevista per i ricercatori è integrata con l’introduzione di una prova didattica. I professori di terza fascia che abbiano svolto corsi di insegnamento per almeno tre anni, nelle procedure di valutazione comparativa per la copertura di posti di professore di prima fascia, sono esonerati dalla prova didattica e nelle procedure di valutazione comparativa per la copertura di posti di professore di seconda fascia sono esonerati dalla prova didattica e dalla discussione dei titoli scientifici.
3. I professori di terza fascia sono componenti degli organi accademici
responsabili della didattica e del coordinamento della ricerca e partecipano alle relative deliberazioni, eccetto quelle relative alle persone dei professori ordinari e associati. I professori di terza fascia votano per tutte le cariche accademiche.
4. Le cariche di rettore e di preside sono riservate ai professori di ruolo di prima fascia.”

= Nota 3. L’intervento di Adriano De Maio “Fermate la riforma, disturba il quieto vivere” si trova in “Tempi” del 22 aprile 2004. Per il testo completo dell’intervento:
http://rassegnastampa.crui.it/ USR_p55.asp?action=new&Page=USR_p4.asp&sourceP
age=USR_p4.asp&startIndex=1&id_ Articolo=11072&id_img=&singleView=true

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