DDL CUN-MORATTI UN CUN PER LA CRUI E UNA CORTE PER LA DISCIPLINA ACCADEMICA

Nell’inviare anche all’ANDU il testo del disegno di legge di riforma del CUN, il Presidente dello stesso CUN ha informato che il DDL “in una
prossima seduta del Consiglio dei Ministri verrà preso in esame” e aggiunge che il CUN ha consultato anche “le organizzazioni sindacali”, le quali “hanno partecipato all’allestimento della bozza di testo del disegno di legge” che “recepisce gli orientamenti espressi dal CUN anche sulla base dei risultati delle consultazioni”.

Non conosciamo le posizioni espresse dagli altri interpellati, ma è certo
che ADU, ANDU, APU, CISL-UNIVERSITÀ, CNU, SNALS-UNIVERSITÀ, SNUR-CGIL e UILPA-UR il 24 settembre 2003 hanno chiesto al Ministro dell’IUR “di procedere con urgenza al rinnovo del CUN nei termini istituzionali, indicendo le elezioni entro il mese di novembre 2003.” Le Organizzazioni della docenza avevano in quella occasione chiarito che “già intervenendo sul Regolamento elettorale si può ovviare ad alcune delle disfunzioni che si sono evidenziate.” Inoltre le stesse Organizzazioni hanno chiesto “al Ministro di stabilire nel Regolamento che i rappresentanti dei docenti vengano eletti da un numero di aree scientifico-disciplinari ridotto rispetto a quello attuale, prevedendosi elettorati attivi e passivi comuni di ordinari, associati e ricercatori (Nota 1). Il rinnovo del CUN, ‘organo elettivo di rappresentanza delle istituzioni autonome universitarie’ (comma 102 dell’art. 17 della legge 127/1997), è momento centrale dell’autonomia universitaria.”

Il primo ottobre 2003 le stesse Organizzazioni hanno affermato di
considerare “assolutamente necessario che si vada presto alle elezioni per il rinnovo del CUN in quanto un organismo delegittimato da proroghe e problemi di composizione non è funzionale al Sistema Universitario.”
Di fronte a queste richieste:
1. il Ministro ha mantenuto in “vita” l’attuale CUN, organismo pluri-prorogato e con una composizione da tempo illegittima;
2. il CUN illegittimo ha elaborato una non-riforma di se stesso, fatta propria dal Ministro, che non recepisce nessuna delle indicazioni avanzate da quasi tutte le Organizzazioni della docenza universitaria (per il testo del disegno di legge v. Nota 2).

I CONTENUTI DEL DDL CUN-MORATTI
Il disegno di legge CUN-Moratti fa diventare legge quanto è attualmente in
vigore e che era stato deciso dall’allora sottosegretario Guerzoni con il decreto ministeriale 21.7.97, n. 278: ognuna delle attuali 14 aree esprimerà un ordinario, un associato e un ricercatore eletti dalle rispettive fasce (commi 1 e 8, art. 1, e comma 1, art. 4 del DDL).
Nel progetto di legge viene specificato quello che, logicamente e sensatamente, poteva e può già essere applicato: il rappresentante che cambia di fascia decade (comma 7, art. 1).
È previsto che “ogni due anni ” venga rinnovata una “parte dei Componenti del CUN”, che “durano in carica quattro anni” (commi 6 e 10, art. 1). Nello stesso disegno di legge si modifica la composizione della Corte di disciplina attualmente costituita dal presidente e da 2 ordinari, 2 associati e 2 ricercatori. La nuova Corte sarebbe invece composta da 3 ordinari, 1 associato e 1 ricercatore. Tale composizione, a differenza di quanto avviene attualmente, “resta invariata indipendentemente dalla qualifica posseduta dal soggetto incolpato” (art. 3).

IL DDL CUN-MORATTI PER DISARMARE L’UNIVERSITÀ E CONSEGNARLA DEFINITIVAMENTE AI POTERI FORTI
La proroga dell’attuale CUN, ampiamente scaduto e con una composizione illegittima, è servita e serve a disarmare il sistema nazionale delle Università, privandolo di un valido strumento di rappresentanza democratica, legittima e autonoma. Questo stesso CUN, elaborando la sua controriforma, sta servendo anche a coloro che vogliono consegnare definitivamente l’Università italiana ai poteri forti, attribuendo anche formalmente alla CRUI il compito di rappresentare il sistema nazionale delle Università.
La riforma del CUN infatti fornisce ulteriori argomenti a chi giustamente
sostiene che l’attuale sua composizione, confermata nel disegno di legge
CUN-Moratti, non lo rende idoneo a rappresentare autorevolmente ed efficacemente le Università italiane. E la elezione “a rate” dei suoi componenti (metà ogni due anni) rimarca la sua natura di organo tecnico, ben diverso da quell’organo di autogoverno di cui l’Università avrebbe bisogno.
La Fondazione TreeLLLe (v. nota 3) a questo proposito scrive: “È infatti
incongrua la configurazione del CUN ‘come organo di rappresentanza delle istituzioni autonome universitarie’, considerato che – per espressa previsione legislativa – esso rappresenta le aree disciplinari e le categorie del personale docente, integrate da una marginale rappresentanza degli studenti, del personale non docente e – simbolicamente – dei Rettori.
Comunque lo si consideri, il CUN è la rappresentazione delle aggregazioni disciplinari e delle corporazioni e sottocorporazioni accademiche, secondo una logica verticale, neppure più rispondente all’intervenuta riorganizzazione dei saperi.”
Un’analisi questa sostanzialmente coincidente con quella della maggioranza delle Organizzazioni della docenza e, in particolare, dell’ANDU.
“Naturalmente” la Fondazione TreeLLLe si guarda bene dal proporre di
“aggiustare” il CUN per superarne i limiti, ma propone invece di “assumere la Conferenza dei Rettori (Crui) quale referente per la consultazione, il confronto e la verifica del consenso sulle più rilevanti scelte di governo del sistema: ciò in quanto la Crui è espressione dei responsabili della gestione degli atenei e struttura istituzionalmente autonoma e indipendente rispetto al Ministero.”
Quasi una sorta di gioco delle parti per imporre all’Università di essere
rappresentata da un Organismo come la CRUI che ha abbondantemente mostrato la sua inconsistenza politica e la sua intrinseca incapacità di svolgere compiti di rappresentanza del sistema nazionale universitario. D’altronde ogni Rettore è eletto per governare il proprio Ateneo, in competizione con le altre Università e in rapporto con il proprio territorio; ed è quindi portatore di interessi particolari e non può rappresentare e curare gli interessi generali delle Università italiane.

LA CORTE DELLA DISCIPLINA ACCADEMICA
La nuova composizione della Corte di disciplina prevista dal DDL CUN-Moratti sarebbe da sola sufficiente a mostrare la natura degli interessi che ispirano ed hanno ispirato i disegni di legge riguardanti l’Università.
La Corte è chiamata a giudicare su “inflazioni” disciplinari commesse da
ordinari, associati e ricercatori e non deve esprimersi sull’attività didattica e di ricerca svolte dai docenti (Nota 4).
Come è noto, per alcuni reati penali, fanno parte delle Corti di giustizia
giudici popolari, che non vengono scelti sulla base della loro qualifica professionale  (industriali, professionisti, commercianti, operai, casalinghe, ecc.) e tanto meno sulla base della qualifica professionale dell’imputato. Tutto ciò secondo elementari principi di eguaglianza, di democrazia e di giustizia.
Invece nell’Università può risultare naturale, logico, giusto e indispensabile che una categoria di possibili imputati venga salvaguardata, evitando di finire sotto un giudizio espresso da appartenenti a categorie “inferiori”. Per questo la Corte di disciplina deve essere composta da 3 ordinari, con l’aggiunta di un associato e di un ricercatore. Questa composizione assicura che un ordinario venga giudicato da una Corte a maggioranza di ordinari. Una conseguenza “secondaria” è che la stessa Corte a maggioranza di ordinari giudichi gli “inferiori”. Probabilmente l’attuale CUN, con una sensibilità giuridica squisitamente accademica, si preoccupa di impedire che un “reato” commesso da un ordinario possa costituire per gli appartamenti alle fasce sottostanti un’occasione di “rivalsa” categoriale. Naturalmente viene escluso che “astio” categoriale possa essere espresso da parte degli ordinari nei confronti dei sottostanti.
Da non dotti giuristi, noi pensiamo che la Corte di disciplina debba essere composta da appartenenti alle categorie dei “giudicabili”, senza alcuna predeterminazione per fasce dei componenti. Potrebbe così accadere che la Corte risulti composta da soli ordinari o da soli associati o da soli ricercatori? Ed allora? È forse meglio che risulti composta da “soli” ordinari con la presenza di una sorta di avvocato di ufficio (un associato e un ricercatore)? Ma se la preoccupazione di difendere gli ordinari dai giudizi espressi da appartenenti alle “classi” subalterne è un “valore” tanto irrinunciabile, perché gli elaboratori di questa aberrazione
giuridica non hanno pensato a tre Corti di disciplina distinte, ognuna
competente per la propria fascia e composta esclusivamente da appartenenti a quella?
Siamo certi che quel mondo giuridico-universitario che, dentro e fuori il Parlamento, si è scagliato – naturalmente solo per difendere irrinunciabili
principi giuridici – contro la legge che trasformava il ruolo dei ricercatori in terza fascia, ora impedirà, con articoli di fondo e con appelli sui principali quotidiani, che si consumi una mostruosità giuridica in nome di non proprio nobili interessi baronali.

30 marzo 2004

= Nota 1. Tale scelta avrebbe la conseguenza di:
1. consentire una scelta dei rappresentanti dei docenti non legata agli interessi di settori accademici ristretti;
2. evitare le logiche categoriali-corporative;
3. applicare l’elementare principio di una rappresentanza proporzionale alla consistenza delle aree;
4. dare più peso alle rappresentanze degli studenti e del personale tecnico-amministrativo.

= Nota 2. Per il testo del disegno di legge sul CUN:
http://www.snur-cgil.org/ poi cliccare su “Bozza di disegno di legge sul riordino del CUN”


= Nota 3. La Fondazione TreeLLLe svolge anche “attività di lobby trasparente al fine di diffondere dati e informazioni, promuovere le tesi presso i decisori pubblici a livello nazionale e regionale, i parlamentari, le forze politiche e sociali, le istituzioni educative affinché le proposte di TreeLLLe influenzino le azioni di governo e si trasformino in sperimentazioni concrete.”
La TreeLLLe è un’Associazione presieduta da Umberto Agnelli di cui fanno parte, tra gli altri, Fedele Confalonieri, Luigi Abete, Sabino Cassese, Adriano De Maio, Tullio De Mauro, Giuseppe De Rita, Umberto Eco, Ange loPanebianco, Sergio Romano, Umberto Veronesi, Giuliano Ferrara, Dom enico Fisichella, Franco Frattini, Ezio Mauro, Luciano Modica, Andrea Ranieri, Fabio Roversi Monaco, Marcello Sorgi, Piero Tosi, Giuseppe Valditara. Queste informazioni sono tratte dalla pubblicazione della Fondazione TreeLLLe “Università italiana, università europea?”, Quaderno n. 3, settembre 2003, che può essere chiesta a:
http://www.associazionetreelle.it/

= Nota 4. Si ricorda che l’ANDU è l’unica Organizzazione della docenza universitaria che da anni chiede che tutte le commissioni concorsuali e tutte le commissioni chiamate ad esprimere giudizi di idoneità per il passaggio da una fascia all’altra della docenza siano composte solo da ordinari.

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