Moratti da bocciare o da mandare via?

E’ evidente che il Ministro Moratti, come i precedenti Ministri
dell’Università (eccetto alcuni casi di “gestione diretta”), per le questioni universitarie è solo uno strumento di quella lobby accademica trasversale che ha sempre gestito il ministero e condizionato pesantemente il Parlamento. 

E’ quindi “normale” che nelle dichiarazioni e nei confronti pubblici il Ministro possa incorrere in qualche imprecisione su una materia che non ha elaborato e conosce poco. Ma a volte esagera. E’ successo negli incontri con le Organizzazioni della docenza, quando ha sostenuto, contro ogni evidenza, che in nessun altro Paese esiste la terza fascia della docenza universitaria. E’ successo anche a “Ballarò” quando ha sostenuto che gli ordinari, gli associati e i ricercatori costituiscono una “piramide rovesciata”. Su quest’ultima affermazione, l’ANDU ha diffuso una nota (qui sotto riproposta), inviata anche al ministero e ai suggeritori del Ministro, che spiega in maniera comprensibile a tutti come le attuali tre fasce della docenza non costituiscano una piramide e tanto meno una “piramide rovesciata”.
Invece il Ministro è tornato a parlare di “piramide rovesciata” nell’intervista sul “Corriere della Sera” del 6.3.04 (v. Nota). Alla domanda “L’accusano di creare precari …” la Moratti risponde: “E’ l’esatto contrario. Ora è una piramide rovesciata, ci sono troppi ordinari e associati e pochi icercatori. Noi vogliamo assumere giovani ricercatori.” Ora è troppo! A questo punto o il Ministro mente o non conosce nemmeno quanti sono i docenti che vorrebbe riformare o non sa che 18.131 ordinari, 18.502 associati e 20.900 ricercatori non costituiscono una piramide, né tanto meno una “piramide rovesciata”. Nelle manifestazioni contro i provvedimenti governativi sull’Università e la Scuola si legge spesso sugli striscioni “Moratti bocciata” (si sa la deformazione professionale dei professori!). A questo punto non è più il caso di bocciare o meno un Ministro irresponsabile, ma diventa sempre più necessario mandarlo via.

Nota. L’intervista al Ministro si trova nell’articolo “Fondi alle universita’, cambia tutto – Contributi anche in base ai risultati” sul “Corriere della Sera” del 6.3.04. Per il testo completo dell’articolo:
http://laricerca.uniss.it/php /proiettore Rassegna.php? cat=32&xml= /xml/rassegn
a/rassegna2039 6.xml&item=

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LA PIRAMIDE ROVESCIATA DALLA MORATTI E I RICERCATORI A TERMINE AD ESAURIMENTO

L’altra sera, alla trasmissione Ballarò, il ministro Moratti ha sostenuto che la docenza universitaria tende alla “piramide capovolta”. Ciò deriverebbe dal fatto che la percentuale dei nuovi posti di ricercatore sarebbe stata di gran lunga inferiore di quella dei nuovi posti di professore. Ciò proverebbe che gli Atenei non sono “interessati” alla figura dei ricercatori di ruolo e quindi si fa bene a metterli ad esaurimento.

Quella della Moratti è una falsa verità. Le cifre relative ai professori si riferiscono sia ai passaggi da una fascia all’altra sia alle immissioni dall’esterno. La verità è che nelle due fasce di professori sono stati immessi dall’esterno circa 600 persone, mentre nel ruolo dei ricercatori sono stati immessi circa 1300 persone. Questi numeri non vanno certo verso la piramide capovolta, ma semmai verso quella “dritta”. Il fatto è che la Moratti era stata istruita per fare pprossimativa campagna al progetto che porta il suo nome, ma che in realtà è stato scritto dalle “alte sfere” di quell’accademia che sta devastando da diversi anni l’Università. In ogni caso i numeri relativi alle tre fasce sono (dati 2002): 18.131 ordinari, 18.502 associati, 20.900 ricercatori. Non di una piramide (certamente non capovolta!) quindi si tratta, ma semmai di una sorta di cilindro. La verità è che si vuole comunque imporre un forte aumento del numero dei recari e della durata della loro precarietà, con una operazione cinica che non tiene conto, tra l’altro, che lì dove i ricercatori a termine sono stati inventati (nel 1999 al Politecnico di Torino) se ne è constatato il fallimento, visto che di recente è stato deciso di metterli ad esaurimento, cioè di non bandire più posti per questa figura a termine, visto che si è riusciti solo a creare un precariato senza prospettive se non quella di avere degli assegni di ricerca.

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