EPURAZIONI ACCADEMICHE

EPURAZIONI ACCADEMICHE

L’8.11.02 Salvatore Settis, componente del gruppo di lavoro ministeriale sullo stato giuridico dei docenti universitari, ha risposto su Repubblica (“Professori e cattedre ‘a vita’) all’allarme lanciato da Luciano Gallino il 17.10.02 sullo stesso giornale (“La logica dello spoils system e il giuramento dei professori”) contro “la precarizzazione della docenza universitaria, strumento d´elezione di controllo ideologico”. Gallino sosteneva che “nel disegno di legge ora in gestazione sullo stato giuridico dei docenti universitari sia previsto che i futuri vincitori di concorso delle tre fasce non saranno assunti subito in ruolo in via definitiva”, giacché “ai nuovi vincitori verrebbe invece offerto un contratto con l´università della durata di pochi anni, eventualmente rinnovabile” e le prove sarebbero gestite da “una commissione di nomina governativa”.

Settis afferma che di commissioni governative “non c’è traccia nel disegno di legge” “e poiché è proprio l’ipotesi della ‘commissione di nomina governativa’ che fa scattare le analogie proposte da Gallino con spoils system e giuramento di fedeltà al fascismo, se proprio non mi sbaglio, il suo ragionamento cade in blocco.”

Di fronte alla gravità della denuncia di Gallino l’ANDU (“Epurazioni governative e accademiche – Al lupo?”) aveva scritto che “se fosse vero che si vuole introdurre una commissione di nomina governativa occorrerebbe insorgere e mobilitare l’Università e il Paese contro il Governo. Ma se ciò non fosse e fossero invece commissioni di nomina accademica a ‘gestire’ “la precarizzazione della docenza universitaria, strumento d´elezione di controllo” non governativo, ma accademico? In altri termini, se l’inamovibilità è, come giustamente sostiene anche Gallino, il fondamento della libertà di insegnamento garantito dalla Costituzione, essa non andrebbe garantita comunque?”.

Ci si riferiva a disegni di legge non in gestazione come quello ministeriale, ma da tempo presentati e i cui veri contenuti possono essere visti da tutti. E tutti gli accademici che contano e che possono scrivere sulla ‘grande’ stampa tacciono rigorosamente sulla ‘precarietà’ dei docenti universitari prevista nel comma 6 dell’art. 14 del disegno di legge dei senatori, dei DS e della Margherita, Tessitore, Monticone, Acciarini, Coviello, D’Andrea e Villone e nel comma 8 dell’art. 9 di quello presentato dal senatore di FI Asciutti.

Il meccanismo previsto da questi due disegni di legge è molto più ‘epurativo’ del progetto ministeriale. Infatti i Senatori prevedono che i docenti universitari si sottopongano ogni quattro anni ad una verifica che se non è superata comporta il loro licenziamento, mentre il Governo la prevede ‘solo’ nel momento in cui il docente deve trasformare il proprio contratto in un posto di ruolo in una fascia della docenza.

Quanto previsto dai due disegni di legge parlamentari costituisce un vero e proprio attentato alla libertà di insegnamento e di ricerca che peggiora di gran lunga una situazione già pesante e assurda: oggi un docente che sviluppi interamente la sua carriera avanzando da ricercatore ad ordinario si sottopone a tre concorsi e a tre conferme, e questo sempre svolgendo le stesse mansioni didattiche e di ricerca.

E a nulla finora è valso che tutte le Organizzazioni della docenza abbiano chiesto che venga previsto “un solo periodo di straordinariato all’ingresso in ruolo” e che la grande maggioranza delle stesse Organizzazioni abbia chiesto che la “progressione in carriera (sia) legata al superamento di rigorose procedure nazionali di valutazione individuale sulla base di indicatori fissati per legge”.

Come a nulla finora è valso dimostrare che, se non si va in questa direzione, alla ‘follia’ degli attuali meccanismi concorsuali si sostituirebbe la ‘follia’ delle ‘nuove’ soluzioni come l’idoneo unico o le liste nazionali di idoneità a numero chiuso (v. Documento dell’ANDU “Concorsi(?) universitari. Espropriare l’università alla lobby accademica”).

Su tutto questo c’è stato finora l’assoluto silenzio accademico-giornalistico. Lo stesso silenzio che continua sull’intenzione, già ufficialmente annunciata dal Ministro, di prevedere per il CUN, massimo Organo dell’autonomia universitaria, una “composizione in parte elettiva e in parte di nomina governativa” (v. documento dell’ANDU “Autonomia dal governo della lobby accademica”).

12 novembre 2002

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