POTERI FORTI

ANDU – Associazione Nazionale Docenti Universitari

URGENTE

Ai Deputati

POTERI FORTI

L’on. Dalla Chiesa nella seduta del 31.1.01 della Commissione Cultura della Camera ha ricordato la sua impresa: avere bloccato nel dicembre 1999 la legge sulla terza fascia un secondo prima della sua approvazione alla Camera.

Va ricordato che “la sua scelta di promuovere la raccolta di firme per la rimessione del precedente testo in Assemblea” e’ stata allora condivisa da 82 Deputati: 46 Ln, 11 Fi, 5 Fldr, 5 Ds, 4 Segni, 3 Comunisti, 2 Democratici, 1 Popolari, 1 Udeur, 1 Verdi, 3 Nessun gruppo. Tra i firmatari c’erano 11 professori ordinari sui 29 presenti alla Camera. Il Verde di allora era Dalla Chiesa ora Democratico.

Sul contesto e sul significato di quella iniziativa riproponiamo un documento inviato ai Deputati qualche giorno prima.

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A tutti i Deputati

PERCHE’ SI STA CERCANDO DI AFFOSSARE LA LEGGE CHE ISTITUISCE LA TERZA

FASCIA DEI PROFESSORI DI RUOLO?

Onorevole,

da circa un anno e mezzo è in discussione al Parlamento il disegno di legge AC 5980 “Istituzione della terza fascia del ruolo dei professori universitari”.

Il ddl e’ stato già approvato in sede legislativa al Senato e la Commissione VII della Camera ha già approvato, anch’essa in sede legislativa, i singoli articoli che lo compongono.

L’approvazione del provvedimento nel suo complesso è prevista per il prossimo giovedì, presso la VII Commissione in sede legislativa.

Purtroppo, alla Camera è in corso la raccolta delle firme per la revoca della sede legislativa, a suo tempo richiesta dalla larghissima maggioranza dei membri della Commissione Cultura.

Non è il caso di sottolineare sia l’irritualità di un eventuale provvedimento di revoca della sede legislativa, sia il fatto che il passaggio all’Aula sancirebbe il definitivo affossamento di un provvedimento di legge atteso da più di venti anni.

La raccolta di firme si inquadra in un’offensiva contro il disegno di legge culminata con la pubblicazione di un appello, sottoscritto da trenta professori ordinari di cui oltre la metà appartenenti a Facoltà giuridiche. Di questi, otto sono incardinati presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Ateneo di Roma La Sapienza.

Tre sono le motivazioni dichiarate dell’ostilità di questi illustri accademici:

1) il ddl violerebbe i precetti costituzionali e promuoverebbe indiscriminatamente come professori i quasi 20 mila ricercatori;

2) si tratterebbe di una colossale promozione sul campo destinata a bloccare per decenni l’accesso alla docenza universitaria di generazioni di giovani, accentuando l’invecchiamento del nostro sistema;

3) i beneficiati da questo provvedimento sarebbero, nella maggior parte dei casi, persone che scientificamente e didatticamente poco o nulla hanno fatto (o hanno fatto tutt’altro).

Vorremmo confutare queste argomentazioni.

1) il ddl prevede che “I ricercatori e le figure equiparate, ai quali continuano ad applicarsi le norme rispettivamente vigenti in materia di trattamento economico e di stato giuridico, salvo quanto previsto dal presente articolo, assumono la denominazione di professori di terza fascia”. Non sono previsti benefici di natura economica. Le uniche variazioni di stato giuridico sono relative al conferimento dei diritti di elettorato attivo e di partecipazione agli organi collegiali. Una larga parte degli Statuti degli Atenei italiani contiene gia’, in toto od in parte, queste norme.

2) Affermare che il ddl dia luogo ad una massiccia promozione sul campo appare per lo meno avventato: come si può considerare promozione un puro e semplice cambiamento di nome, unicamente associato alla conquista di pochi diritti politici elementari? Per contro, corrisponde a verità l’affermare che l’accesso all’Università di giovani meritevoli sia bloccato. Che lo sia per colpa dei 20.000 ricercatori appare per lo meno opinabile. E’ ovvio che se si sopprimessero tutti i ricercatori in servizio si aprirebbero brillanti possibilità per il reclutamento. Ma la cosa funzionerebbe altrettanto bene se si adottasse analogo provvedimento per tutti gli associati e/o per tutti gli ordinari attualmente in servizio. Con effetti ancor più positivi per lo svecchiamento dei ruoli. In realtà, il blocco del reclutamento è conseguenza di fattori del tutto indipendenti dalla legge in discussione. Essenzialmente, dal mancato rispetto delle cadenze concorsuali (tre invece della diecina previste per legge, negli ultimi venti anni) e dalla mancanza di fondi.

3) Denigrare in modo indiscriminato tutti i ricercatori in quanto “scientificamente e didatticamente poco o nulla hanno fatto (o hanno fatto tutt’altro)” appare una pericolosa generalizzazione. Purtroppo, l’Università italiana e’ popolata anche da personaggi di questa non nobile indole. Nella migliore delle ipotesi, essi sono equamente distribuiti tra le varie fasce della docenza. D’altra parte, e purché venga loro offerta l’occasione, i ricercatori mostrano brillanti capacità didattiche e scientifiche: più del 90% dei concorsi a professore associato e’ appannaggio di appartenenti a questa categoria.

Non vorremmo che l’indignazione e la mobilitazione contro il provvedimento di legge nascessero dal desiderio non espresso di preservare ad ogni costo situazioni indifendibili come quella della Facoltà di Giurisprudenza di Roma (27.000 studenti, 88 ordinari, nessun associato, 132 ricercatori, 5 assistenti). E’ innegabile che l’applicazione della legge in questione modificherebbe fortemente queste realtà, rendendole meno dissimili da quelle che caratterizzano tutto il resto delle Università italiane.

Gli interessi accademici ed economici che hanno ispirato la singolare politica responsabile di questa situazione anomala sono ben noti e purtroppo hanno un riscontro, sia pure in misura assai meno accentuata, anche in altre Facoltà di Giurisprudenza.

Ma è lecito sacrificare le legittime aspettative di una categoria che per più di venti anni ha dato il proprio generoso contributo all’Università italiana sull’altare di interessi di questo genere?

Confidiamo nella sua fattiva azione in difesa del disegno di legge e per la sua rapida approvazione in Commissione Cultura, attraverso il suo personale rifiuto alla revoca della sede legislativa.

Ringraziandola per l’attenzione, porgiamo i nostri più distinti saluti.

14 dicembre 1999

Guido Greco – Coordinatore della Consulta docenti SNUR-CGIL

Nunzio Miraglia – Coordinatore nazionale ANDU (Associazione Nazionale Docenti Universitari)

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